
Il fenomeno dell'immigrazione in Italia spinge a riflettere su un fenomeno analogo e contrario: l'emigrazione degli italiani verso l'America e altre terre verificatasi negli ultimi due secoli. Il volume ne offre un quadro completo attraverso le pagine dei maggiori studiosi e le testimonianze d'epoca: dalla emigrazione prima dell'unità nazionale, alla Grande migrazione nell'età liberale, nel periodo fra le due guerre, nell'età della ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale, nella contemporaneità. Uno sguardo insieme storiografico e civile: ricordare i decenni in cui gli emigrati erano gli italiani può servire a capire le storie dei migranti odierni. E nella memoria della sua stessa storia l'Italia può meglio comprendere i flussi migratori epocali che interessano oggi tutta l'Europa.
Questo libro ricostruisce il percorso compiuto dalla Chiesa nella sua relazione con il moderno, assumendo un punto di vista specifico: l'atteggiamento elaborato dal papato. Se il confronto di quest'ultimo con la cultura moderna era iniziato già nel corso della Rivoluzione francese, il punto di partenza prescelto è il pontificato di Pio X che, con la solenne condanna del modernismo nell'enciclica "Pascendi" del 1907, segna una svolta: il moderno, da avversario con cui misurarsi anche per poter essere al passo con i tempi, diventa il nemico che penetra nascostamente all'interno della Chiesa per dissolverla. Vengono qui delineati i tratti fondamentali con cui ciascuno dei pontefici successivi, fino a papa Francesco, si è confrontato con questo insieme di problemi, cercando di definire una linea di presenza della Chiesa nella modernità. Tra continuità dottrinali, differenze pastorali e, talvolta, innovazioni teologiche.
In questa "Introduzione alla Storia del Cristianesimo ed alla Storia della Chiesa" Bolgiani chiarisce che cosa si debba intendere cori "Storia del Cristianesimo" e "Storia della Chiesa": essenzialmente due oggetti di studio storico - la storia degli uomini e delle istituzioni - del tutto distinti dall'insegnamento teologico. Di qui una serie di domande, cui si cerca di rispondere nei cinque capitoli: quali sono i contenuti di una "Storia del Cristianesimo"? Che cosa si intende storicamente per "religione cristiana"? Perché la Storia del Cristianesimo e della Chiesa non sono storie "filosofiche" né "ideologiche"? Qual è la differenza tra "Storia del Cristianesimo" e "Storia delle Religioni"? Interrogativi che ripercorrono plurisecolari tradizioni di studi mostrando l'attualità della lezione di metodo di Bolgiani: egli si è posto la necessità di assumere il metodo storico-critico nello studio del "fatto" della religione cristiana e delle religioni, attraverso lo scavo dei documenti e la continua attenzione alla complessità della storia.
Il racconto della scoperta, alla Royal Society di Londra, della lettera originale di Galileo all'allievo Benedetto Castelli su cui si basa la condanna del copernicanesimo da parte della Chiesa. La lettera, che si credeva perduta, rappresenta uno snodo nella nascita della cultura moderna: per la prima volta Galileo, nel difendere la teoria eliocentrica, rivendica la necessità di distinguere l'ambito della scienza da quello della Sacra Scrittura. Con la trascrizione del manoscritto, dove si possono vedere le correzioni apportate da Galileo alla lettera quando fu avvertito di essere stato denunciato alle autorità ecclesiastiche.
L'apertura degli Archivi vaticani relativi al pontificato di Pio XI ha concesso alla storiografia di approfondire gli studi sulla posizione della Santa Sede e su quella di don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano, in merito alla Seconda Repubblica spagnola (1931-1936) e al conflitto che si concluse con la vittoria dei nazionalisti di Francisco Franco. Il sacerdote siciliano seguì attivamente, seppur a distanza, i risvolti della guerra civile che sconvolse il paese iberico dal 1936 al 1939, analizzando la vicenda e affidando le proprie riflessioni a quotidiani e lettere private. I documenti presi in esame mostrano i tentativi dell'esiliato don Sturzo di mettere fine alle violenze antireligiose, spingere la Chiesa a disimpegnarsi dal sostegno al campo franchista e a promuovere un negoziato che ripristinasse la pace religiosa, politica e sociale. Emergono le iniziative del movimento pacifista cattolico europeo, le attitudini delle autorità ecclesiastiche spagnole e i timori vaticani durante il pontificato di papa Ratti.
Il tema della regalità sociale di Cristo ha conosciuto profonde trasformazioni nel corso del Novecento: a partire dal primo riconoscimento della sua dimensione politica e sociale durante il pontificato di Leone XIII; con l'enciclica Quas primas di Pio XI che sviluppa la dottrina e inserisce nel 1925 la nuova solennità di Cristo Re nell'ufficiale liturgia latina; e - per tutto l'arco del secolo - in rapporto ai totalitarismi, nel dopoguerra e nei ripensamenti del Concilio Vaticano II.
Quel che risulta è un cambiamento di prospettiva della Chiesa cattolica: se con papa Ratti attribuiva all'autorità legale di Cristo quella della Chiesa stessa e del pontefice, chiamati a stabilire regole per una collettività, oggi interpreta tale regalità come il potere dell'amore di Dio, per il quale a pastori e credenti è chiesto di realizzare il regno di Cristo in tera accompagnando la promozione di processi di trasformazione sociale con la "medicina della misericordia". Un mutamento di atteggiamento che illumina le dinamiche del rapporto tra cattolicesimo e politica nel secolo scorso e il cammino verso una maggiore laicizzazione, avviato con la riforma della liturgia nel dopo Concilio.
DANIELE MENOZZI è professore emerito di Storia contemporanea alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Per Morcelliana, tra i fondatori e coordinatori della "Rivista di storia del cristianesimo" e nella direzione di "Modernism", ha pubblicato "I papi e il moderno" (2016) e curato "La Chiesa italiana nella Grande Guerra" (2015).
Baldassarre Cossa-Giovanni XXIII fu un antipapa sui generis. Vissuto durante lo Scisma d'Occidente (1378-1417), quando di papi se ne contavano addirittura tre, questo focoso ischitano rampollo di una famiglia dedita alla pirateria fu accusato dai suoi contemporanei di incredibili nefandezze, dipinto come un campione di avidità, violenza, depravazione e, infine, dichiarato "indegno" e deposto dal Concilio di Costanza, che lui stesso aveva convocato per risolvere lo scisma.
La fuga clandestina da Costanza, il carcere duro, la liberazione e la sottomissione al pontefice legittimo Martino V non attenuano le colpe di Baldassarre Cossa. Ma, a seicento anni da quegli eventi, è forse il momento di guardare con più obiettività all'altro Giovanni XXIII. E magari scoprire che, quando la confusione è massima, perfino un antipapa può contribuire a salvare l'unità della Chiesa.
«La testimonianza di don Sturzo in questo libro intervista non è solo l'illustrazione di una vicenda coraggiosa e personale. Fa luce su una storia contemporanea: quella del cattolicesimo in Italia dal Risorgimento alla Repubblica. La presenza dei cattolici nel secondo dopoguerra con un grande partito maggioritario e popolare non è un fungo sorto all'improvviso nella temperie della guerra o per volontà della Santa Sede. Bensì è l'emersione politica di una storia lunga che accompagna tutta la vicenda italiana dall'Unità. I cattolici non si sono estraniati dalla vita italiana come potrebbe apparire da alcune interpretazioni del non expedit. La stessa vicenda di Sturzo illustra questa realtà: i cattolici sono stati radicati nelle realtà del paese; hanno dato vita a organizzazioni nazionali; sono stati portatori di proposte fino a esprimere due partiti, il p.p.i. e la d.c. Queste tematiche, che Sturzo affronta nelle conversazioni con De Rosa, sono state nel cuore degli studi storici di quest'ultimo.» (Dalla Prefazione di Andrea Riccardi)
Per secoli epidemie di diversa natura hanno falciato l'umanità. Sin dall'esodo del popolo ebraico guidato da Mosè, si è adottato un semplice schema interpretativo: la "pestilenza" - di volta in volta identificato con la peste, la lebbra, il collera, etc. - è una punizione divina per i peccati degli uomini, che devono pentirsi ed espiare le proprie colpe con appositi riti. Pontefici e cardinali hanno guidato processioni, penitenti laici e religiosi dei diversi Ordini si sono sacrificati per assistere malati e moribondi, senza peraltro impedire che ci si scagliasse contro il capro espiatorio del momento, come gli ebrei nel medioevo e gli untori nell'età moderna. Papi e santi sono stati invocati per arginare il fenomeno. La pandemia del coronavi ha richiamato in auge rituali tradizionali e antiche spiegazioni, mettendo però in discussione la praticabilità dei primi e il senso delle seconde. Come mostrano le parole e i gesti di papa Francesco.
Roberto Rusconi, già professore di Storia del cristianesimo e delle Chiese all'Università Roma Tre, è tra i fondatori della "Rivista di storia del cristianesimo". Tra le ultime pubblicazioni per Morcelliana: Storia del cristianesimo e delle Chiese. Dalle origini ai giorni nostri (2019).
Arsenio Frugoni tra il 1943 e il 1946 scrisse un ciclo completo e molto impegnativo di storia dell'arte, trentuno conferenze divise in tre gruppi: pittura, scultura e architettura dai tempi paleocristiani ai suoi giorni. I testi e l'elenco delle didascalie delle immagini proiettate si tradussero in minuscoli libretti, uno per conferenza, ciascuna corredata da una quarantina di immagini correlate a diapositive, pubblicati dalla Scuola Editrice di Brescia. Quest'opera sembrava scomparsa perché non ne è rimasta traccia nell'archivio della Scuola (devastato da un terribile bombardamento), né in alcuna biblioteca italiana. L'unica copia rimasta della sola parte cartacea era in casa, un cimelio custodito e insieme dimenticato. Scritte di getto, le quindici conferenze dedicate alla pittura italiana offrono citazioni selezionate e illuminanti; i giudizi non sono né scontati né banali, ma scaturiscono da personali meditazioni e apprezzamenti. Mio padre scrive con una prosa semplice e affascinante; gli aggettivi sorprendenti si rivelano sempre necessari. Con una frase spiega la sostanza di un'intera epoca, comunica di un'immagine l'essenziale, fa vibrare un'emozione. Descrive le immagini dal punto di vista stilistico ma è molto attento anche alla personalità del pittore, alla sua vita, al suo carattere: quanto ad esempio poté incidere nell'espressione artistica la povertà, la sfortuna, un pessimismo o un ottimismo di fondo, l'indole più o meno morale del pittore. Questo libro non è un manuale di storia dell'arte e nemmeno una storia dell'arte raccontata come ha fatto Ernst Gombrich. È come se le immagini fossero parole. Lo definirei: il romanzo della storia dell'arte. (Chiara Frugoni)
La prima guerra mondiale in Italia segna uno snodo della storia del progressivo inserimento dei cattolici nella vicenda umana, sociale e politica del paese. Incertezze, divisioni e conflitti alla fine misero capo anche a nuovi equilibri e punti di convergenza diversi da prima della guerra, dalla quale il cattolicesimo italiano uscì profondamente modificato: se nel 1914 il movimento cattolico aborriva la stessa espressione "partito", nel 1919 nacque il Partito popolare italiano, di chiare ascendenze cristiane, che alle elezioni politiche divenne il secondo partito di massa del paese. Il libro identifica alcuni passaggi cruciali di questo mutamento, individuandone gli effetti nel breve periodo della drammatica crisi post bellica, ma anche le tracce di una influenza più lungamente distesa nella storia successiva.
L'Italia carismatica è storia del cristianesimo, ma anche di donne e di uomini italiani, attraverso i percorsi più diversi: popolari, personali come l'incontro con il mistero, devoti o militanti. Religiosità popolare, religione dei pellegrini, pietà, iniziative carismatiche, movimenti, fondazioni, ma anche miracoli, visioni, santuari e immagini sacre. È un mondo che il libro esplora, con la consapevolezza che questa Italia ha un posto nella storia religiosa del paese, ma anche in quella sociale e civile. L'Italia carismatica è storia dell'entusiasmo religioso: da una fondatrice come Chiara Lubich alla testa del Movimento dei Focolari, ai devoti di padre Pio, stigmatizzato santo della preghiera, a Zeno Saltini e alla sua rivoluzione cristiana, ma anche a don Lorenzo Milani, don Oreste Benzi, Luigi Guanella e tanti altri. È la storia di Giorgio La Pira, costruttore di incontri geopolitici e interreligiosi, ma anche visionario di nuove dimensioni dei rapporti internazionali. È un mondo complesso e diversificato, verso il quale la Chiesa istituzionale ha guardato con interesse e preoccupazione. Seguire i percorsi delle personalità carismatiche, cogliere le connessioni spirituali, riflettere sul ruolo dei santuari è entrare nel mondo popolare e "segreto" di quell'Italia carismatica e far luce su persone, traiettorie e luoghi di un cattolicesimo rimasto troppo in ombra.