
A inizio Ottocento l'impero d'Austria è la più affascinante organizzazione pluralistica del vecchio continente, un coacervo di territori e di popoli, tedeschi, ungheresi, polacchi, italiani, che occupa il cuore dell'Europa. Ma con la rivoluzione del 1848-49 inizia per Vienna la sfida con il modello vincente del resto d'Europa, quello nazionale: l'impero poco a poco la perderà. Nella seconda parte del secolo, un clima politico avvelenato dalle sconfitte militari con Italia e Germania esaspera i conflitti fra grandi e piccole nazionalità, ma anche all'interno di ogni gruppo nazionale. La Prima guerra mondiale sarà solo l'ultima pagina, la più tragica, di questi conflitti.
Le impressionanti analogie tra la moderna anoressia nervosa e il percorso alla santità di tante figure d'eccezione - da Chiara d'Assisi a Caterina da Siena, da Francesca Romana a Veronica Giuliani - in un affascinante racconto, ampiamente documentato. Rudolph M. Beh (1942) è professore di Storia nella Rurgers University.
Perché la seconda guerra mondiale è andata come è andata? Quali sono stati i momenti che ne hanno indirizzato il corso? Una guerra si può raccontare anche così, attraverso le sue tappe cruciali. È quanto ha scelto di fare l'autore di questo libro, individuando i dodici momenti decisivi in cui si riassume la seconda guerra mondiale. Questi momenti sono: il trionfo delle armate tedesche con l'invasione della Francia; la battaglia d'Inghilterra; l'attacco tedesco all'Urss; Pearl Harbour con l'entrata in guerra degli Stati Uniti; la battaglia delle Midway; la battaglia di Stalingrado; la guerra dei sottomarini in Atlantico; la competizione dell'industria bellica; le conferenze alleate di Teheran e di Yalta; lo sbarco in Normandia e infine la disfatta del Giappone con il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki.
"Che cos'è l'arte e dove è iniziata? Perché facciamo arte e perché l'arte cambia in continuazione?" Sono solo alcune delle molte domande che Julian Bell si pone in questa nuova storia dell'arte per il XXI secolo. Con una sapienza da addetto ai lavori e un'ammirevole maestria, Bell tesse i diversi fili del racconto artistico creando un saggio splendidamente scritto, lucido e avvincente che è allo stesso tempo una perfetta introduzione alla più ampia storia dell'arte e un'incursione dentro la mente artistica.
Rachele. Storia lombarda del 1848, scritto in francese da Cristina di Belgiojoso e qui presentato per la prima volta in traduzione italiana, è il romanzo di un “amore rivoluzionario” che ruota intorno alle vicende di una famiglia di contadini nel periodo dei moti di Milano.
La principessa compose il breve romanzo all’indomani dei suoi cinquanta anni, dopo il ritorno a Milano dall’esilio orientale, successivo alle burrascose vicende della Repubblica romana (1849) che l’avevano vista protagonista in qualità di direttrice degli Ospedali militari.
La storia si svolge in una fattoria della Lombardia in pieno Risorgimento e porta all’attenzione dei lettori una serie di tematiche care all’autrice e proprie di quegli anni attraversati da fortissime tensioni politiche e sociali: la mentalità della famiglia patriarcale, la condizione femminile, il pensiero cattolico, l’impegno dei patrioti e la condizione dei rifugiati.
In anni recenti si è assistito a un moltiplicarsi di studi e contributi importanti sulla complessa personalità di Cristina di Belgiojoso, ormai liberata dall’etichetta di donna fatale e bizzarra: in questo processo di risarcimento e di restituzione storico-critica si colloca l’edizione italiana di Rachele.
Un libro atteso: la ricostruzione della tragedia di Moro vista con gli occhi dei più stretti collaboratori del Segretario della Democrazia Cristiana, Benigno Zaccagnini. L'evento, che ha segnato la storia italiana della seconda metà del '900, è interpretato dal punto di vista di chi fu, nella DC, protagonista.
Per un incidente informatico scopriamo che una città non esiste più: cancellata, scomparsa con ogni segno del passato, svaniti i volti e i luoghi che affollano i nostri ricordi. Ma la nostra memoria si ribella, esige di restituire vita, tempo e spazio ai personaggi, agli eventi, alle cose.
Così l'assurdo irrompe nel preambolo al racconto, annunciandosi come seme di una metafora che dichiara l'assenza di una "logica" nella storia. Per l'Autore, l'urgenza è il recupero della sua vita vissuta a Pola, la "città scomparsa", dai primi anni Trenta del Nocevecento sino al tumultuoso biennio post bellico. Il risultato è la narrazione passionale di una voce pacata, un crescendo che, dall'elegia dell'infanzia, trascorre all'epica dell'impegno politico, fino all'inevitabilità tragica dell'esodo istriano: la millenaria Sola non sarà salvata dall'iniquità della Storia.
Tra il II secolo a.C. e l'inizio dell'Impero la popolazione emigrata a Roma proveniva, per lo più, dalla parte orientale del Mediterraneo, conquistata dalle legioni romane, e anche le divinità straniere avevano la medesima origine. La natura aperta e politeistica del sistema religioso consentiva nuovi culti, che venivano "naturalizzati" in modo completo quando lo Stato decideva di aggiungerli al calendario pubblico, eventualmente conservando il rituale originario. Anche se la società romana dell'Impero classico era aperta e inclusiva, una xenofobia latente colpiva, in particolare, gli orientali per il loro presunto esotismo variopinto ed eccessivo; la tradizione letteraria latina, non senza forzature, si compiaceva di descrivere le loro cerimonie esotiche, caratterizzate dall'uso di lingue barbare e di musiche stordenti, celebrate da sacerdoti abbigliati con vesti eccentriche e dai costumi depravati.
La celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia è occasione propizia per meditare sul cammino storico compiuto dalla nazione. Di tale percorso viene offerta in questo volume una narrazione puntuale ed esauriente, utile a comprendere in profondità come si sia giunti a formare la comunità nazionale. L’analisi dei sistemi sociali, delle visioni del mondo e delle relazioni internazionali che hanno reso possibile l’Unità, nonché l’esame dei tempi e dei modi che governarono l’equilibrio tra l’impulso delle minoranze e la partecipazione popolare, si affiancano ad un’attenta descrizione delle personalità che, dalla fine del Settecento sino alla Grande Guerra, hanno dato il loro contributo ideale e concreto alla realizzazione del sogno risorgimentale. Un’ampia bibliografia arricchisce tale narrazione ripercorrendo tutte le tappe del pensiero storiografico sul nostro “passato fondante”.
È solo negli anni Venti e Trenta che in Italia il sostantivo "intellettuale" diventa d'uso comune, anche grazie al fatto che gli intellettuali vengono largamente coinvolti dal fascismo nelle attività culturali e di propaganda. La straordinaria fioritura di riviste, testimonianza dei rapporti particolarmente stretti tra il regime e gran parte della cultura; il famoso testo del 1932, sulla Dottrina del fascismo, apparso nell'Enciclopedia italiana e lo scontro con la Santa Sede che ne seguì; la nascita e l'evoluzione del mito della romanità; ma anche tre figure intellettuali di spicco, Gioacchino Volpe, Delio Cantimori, Antonio Gramsci. Su questi fatti, personaggi e aspetti del Ventennio, Belardelli presenta una ricostruzione generale.
Chi sa quanto sia variabile il clima e quanto sia elastica la reazione culturale dell'uomo ai suoi mutamenti, sarà in grado di comprendere meglio il dibattito che si sta svolgendo in questi anni sul Riscaldamento globale. Gli uomini sono figli dell'Era glaciale: solo quando il freddo intenso dell'ultima glaciazione cominciò a stemperarsi, oltre 10 000 anni fa, iniziò la coltivazione, e con questa l'urbanizzazione e - in definitiva - l'inizio della storia. Può apparire paradossale, ma è stato il riscaldamento del clima a crearci. Nel corso di tutta la storia umana, d'altra parte, il clima non è certo rimasto stabile e i suoi effetti sulle culture sono stati enormi. Non si può prescindere dalle condizioni climatiche nello studio delle civiltà, dei popoli, delle guerre, delle migrazioni, delle carestie, delle religioni e persino dell'arte e della letteratura. Diventa sempre più chiaro che il clima della Terra è parte integrante e motore inconsapevole dello sviluppo storico, politico e culturale dell'uomo.