
Quali sono stati i percorsi e le aporie del "fare" gli italiani fra età liberale, fascismo e repubblica? Un integrativo declinato in questo saggio tracciando due itinerari, solo apparentemente divergenti. Da un lato, i dibattiti e gli argomenti di una pedagogia nazionale di natura antipolitica, antiparlamentare e antiburocratica, alla ricerca di altre "agenzie", oltre allo Stato, meglio adeguate alla pedagogia nazionale rispetto alle istituzioni scolastiche. La scuola stessa poteva meglio assolvere al suo ufficio educativo se praticava un'antipedagogia del vitalismo e della spontaneità. D'altro canto, la riflessione sugli strumenti di selezione e formazione delle classi dirigenti, propria del discorso sull'istruzione superiore, identifica un preciso compito dello Stato.
Le vicende della Sindone sono da sempre un rebus irrisolvibile per gli storici e gli scienziati di fama mondiale che si sono dedicati, con passione e competenza, a ricostruire la storia del sudario che avrebbe avvolto il corpo morto di Gesù dopo la deposizione. Ci sono stati secoli di vero e proprio buio, durante i quali non sono state rinvenute tracce della enigmatica reliquia. Finché essa non ricompare al tempo delle crociate, quando i luoghi santi sono minacciati dagli infedeli e la cristianità teme per i tesori e le testimonianze più preziose della propria fede e della propria storia. È in questo contesto che, dice la tradizione, lo stesso Gran Maestro dell’Ordine del Tempio, Jacques de Molay, avrebbe affidato ad alcuni fedelissimi cavalieri il compito di proteggere a costo della vita il Santo Graal e la Sindone. E, proprio in questo frangente, il mistero si infittisce ancor più, legandosi alle trame, agli intrighi e alle oscure vicende dell’Ordine dei Templari.
Massimo Centini ci trascina con la sua scrittura coinvolgente in una vera e propria avventura alla scoperta di documenti e testimonianze inedite facendoci rivivere in tutto il suo mistero il rapporto tra la Sindone e i Cavalieri dal mantello crociato.
Scritto a cavallo tra il XIV e il XV secolo da Cennino Cennini, un pittore di scuola fiorentina, nato a Colle di Val d'Elsa, allievo di Agnolo Gaddi e autore forse di una "Madonna col Bambino" conservata presso il Deposito degli Uffizi, "Il libro dell'arte" è certamente tra i più famosi trattati sulle tecniche artistiche che siano stati tramandati. La fortuna di quest'opera, che probabilmente nacque nell'ambito di una delle potenti corporazioni che regolamentavano e tutelavano l'attività dei pittori risale soprattutto agli ultimi due secoli, nei quali è diventata una sorta di totem, di manifesto della pittura a partire da Giotto, il gran maestro che secondo le parole di Cennino "rimutò l'arte del dipingere di grecho in latino e ridusse al moderno". Sin dai primi dell'Ottocento divenne un documento prezioso per la storia dell'arte e per quanti ne potevano cogliere i valori storici, stilistici o filologici. Con l'edizione curata da Franco Brunello nel 1971, fu definitivamente recepito come "il primo esempio di opera tecnologica rinascimentale, precorritrice di quella serie di trattati sulle diverse arti industriali, fioriti in Italia tra il XV e il XVI secolo". Questa edizione sottopone il testo cenniniano a un esame integrale e contestuale.
La donna romana descritta dagli scrittori antichi o negli elogi funebri appare una donna ideale, moglie e madre integerrima, dedita alla casa e alla famiglia, sottratta allo sguardo e al contatto con gli estranei. Dall'altra parte ci sono le donne "facili", di condizione sociale ed economica inferiore o schiave, puro oggetto sessuale privo di qualsiasi considerazione. Gli stessi scrittori, però, e soprattutto le fonti epigrafiche, archeologiche e giuridiche, ci parlano spesso di donne diverse, ricche e volitive, decise e capaci di farsi strada in un mondo di uomini, donne autosufficienti economicamente, dotate di visibilità e impegnate per la comunità.
La donna romana raffigurata dagli scrittori antichi o negli elogi funebri appare una donna ideale, moglie e madre integerrima, dedita alla casa e alla famiglia, sottratta allo sguardo e al contatto con gli estranei. Per contrasto, le donne "facili", di condizione sociale e economica inferiore, e le schiave, sono prive di qualsiasi statuto e considerazione. Attraverso l'uso critico delle fonti disponibili, il volume disegna il profilo variegato della donna nella società dell'antica Roma, cogliendola nelle diverse dimensioni: il diritto e la famiglia, il matrimonio, l'educazione ricevuta e quella impartita ai figli, il quotidiano, l'abbigliamento e la cura di sé, i costumi sessuali, la religione e il lavoro. Ci sono, dunque, molte donne romane: le storie raccontate nell'ultimo capitolo ci parlano di alcune di loro.
"Meretrix Augusta", ovvero prostituta imperiale. Con questo non invidiabile epiteto, il poeta satirico Giovenale tramandò nei secoli l'immagine di Messalina, moglie dell'imperatore Claudio e figura di grande rilievo nella Roma del I secolo. Che cosa si nasconde dietro la leggenda nera che ha infamato il ricordo di questa giovane aristocratica? Non solo Giovenale, infatti, ma molti storici romani - Tacito, Svetonio, Cassio Dione sono i più conosciuti - la descrivono impietosamente come una ninfomane dedita all'appropriazione indebita di tutto, uomini e cose. Quello che suscita sconcerto particolare è una sua supposta bigamia, un legame con il patrizio romano Caio Silio. Che cosa spinge la moglie dell'imperatore, madre di suo figlio Britannico, a comportarsi in questo modo? Questo libro intende fornire una chiave di lettura riguardo a cosa, in realtà, si nasconde dietro questa narrazione su Messalina. Era davvero una adultera e una donna inadatta a coprire il suo ruolo regale o è stata artefice del proprio destino, rendendosi protagonista di una vera e propria congiura politica volta a spodestare il marito?
"Si può aver paura della storia? Noi in Turchia ne abbiamo paura, ed è una paura molto profonda... Forse per questo solo il nostro inno nazionale turco inizia con la parola 'paura'". Nipote di Cemal Pasa, che fu fra gli esecutori materiali del genocidio, l'autore racconta il proprio percorso di formazione dal negazionismo iniziale al rifiuto della "leggenda nera" sugli armeni. E conclude: "Un domani verrà fuori qualcuno che riporterà in un libro i dolori della sua nonna turca, un altro quelli della sua nonna curda. Lo faccia. Di cosa dovremmo avere paura? Chiunque ha dei legittimi dolori". "È stato un percorso, il suo, difficile e impervio. Ha dovuto affrontare, prima di tutto, la sua stessa pesante eredità famigliare! Ma questo libro è unico per la freschezza inaspettata e persuasiva con cui Hasan Cemal allinea un'antologia impressionante: documenti su documenti, testimonianze, articoli, informazioni di prima mano su ciò che veramente accade oggi in Turchia" (dalla Prefazione di Antonia Arslan).
Pietro Badoglio, Ugo Cavallero, Francesco Saverio Grazioli, e ancora Umberto di Savoia, Ettore Bastico e Carlo Favagrossa: chi erano i generali di Mussolini? Come si sono formati e che influenza hanno avuto sulle strategie militari e politiche del Duce? Questo libro ripercorre la carriera dei generali del regime, analizzandone con rigore storico le mosse vincenti, le operazioni riuscite, ma anche gli errori tattici e le cocenti sconfitte. Personaggi come Rodolfo Graziani o Giovanni Messe, figli di una realtà rurale meridionale, sono stati l'espressione più alta di come la prima guerra mondiale abbia mutato l'intero assetto gerarchico degli uomini in divisa, tanto da farli ascendere successivamente ai massimi gradi del Regio esercito. Il fascismo, con la sua capacità di aggregazione interclassista, ha contribuito a un processo già avviato, e in parte lo ha fatto proprio. Ereditando l'esperienza della trincea e di una generazione borghese che si sentiva scoraggiata e tradita, ha dato un nuovo impulso e senso al significato di essere comandanti. Non è quindi un caso se il primo governo Mussolini nobilitò il generalissimo Armando Diaz, facendolo ministro della Guerra. E pure la nomina di Pietro Badoglio a capo di Stato maggiore generale fu una delle ulteriori mosse di Mussolini per tenere sotto scacco le Forze armate e allo stesso tempo per definire la costruzione del tanto auspicato Stato totalitario.
La seconda guerra mondiale, grande contenitore di più confitti distinti ma collegati tra loro, è in realtà un serbatoio di storie incredibili, spesso sconosciute, che vale la pena di approfondire per capire meglio il nostro presente e le cause che hanno contribuito a rendere il mondo come lo conosciamo oggi. Questo libro intende quindi travalicare la tradizionale narrazione cronologica, procedendo per argomenti chiave come le alleanze, la diplomazia, l'economia, gli armamenti, gli oltre sessanta milioni di morti e gli scenari del dopoguerra. Il quadro complessivo è quello di una pagina fondamentale della storia dell'uomo che, nella sua brutale ferocia, esercita ancora oggi grande fascino su tutti gli appassionati di storia. Ogni storia, infatti, rappresenta un frammento di quello che è stato uno dei momenti più complessi di tutta la storia contemporanea, nonché lo spartiacque del Novecento.