
"ASSISTIAMO A UN RITORNO DELLA CORTINA DI FERRO QUALE SIMBOLO DEL CONFLITTO TRA EST E OVEST, SOLO CHE ORA E' PIU A EST. IL MONDO EUROPEO - GIA' DIVISO E SPACCATO DAL COVID-19, CHE HA RIATTUALIZZATO I CONFINI EUROPEI DA TEMPO DIMENTICATI - SI TROVA DI NUOVO IN UNA SITUAZIONE DI TENSIONE TRA EST E OVEST PER LA QUALE NON E PREPARATO.
L'invasione russa dell'Ucraina è soltanto il risultato di una decisione irrazionale e imprevedibile di Putin, o non è piuttosto l’effetto a distanza di un'eredita autoritaria che non ha mai smesso di influire sulla storia degli Stati post-sovietici? Sergej Lebedev cerca di dare una risposta analitica e storicamente consapevole a queste domande oggi inaggirabili, sottolineando come in Russia "l’apparato simbolico sovietico stia vivendo una rinascita postmoderna" che vede la sacralizzazione del passato militarista e la criminalizzazione del dissenso. La nostalgia per una mai esistita età dell’oro e lo spettro di un futuro che ha in sé "il germe della decomposizione, la malattia del liberalismo, il virus dei diritti umani" Sono dunque le armi che il regime autoritario di Putin si accinge a usare per ricostruire i fasti di un'Unione Sovietica che non è davvero scomparsa.
Sergej Lebedev
(Mosca, 1981)
Giornalista, geologo e scrittore, i suoi libri sono tradotti in oltre 20 lingue. "Il confine dell'oblio" (Keller, 2018), che gli ha aperto le porte del successo internazionale, è il suo primo romanzo tradotto in italiano, seguito da "Gente d'agosto" (Keller, 2022). Il New York Review of Books l'ha definito "il miglior scrittore russo dell’ultima generazione".
Aperto oppositore della politica di Putin, vive in Germania.
Il monaco, il cavaliere, il contadino, l'intellettuale, l'artista, il mercante, la donna, il santo, l'emarginato: l'affascinante mondo medievale attraverso le sue figure più significative.
Un confronto serrato sul valore della conoscenza e della storia tra due maestri del nostro tempo. "La lotta contro la storia evenemenziale ha cambiato tutto. Sappiamo ora che l'evento non è creato dalla storia ma dallo storico. Da una parte, lo storico crea l'evento. Dall'altra parte sappiamo ora che esiste un evento nuovo. Le tecniche di produzione degli eventi sono profondamente cambiate da oltre mezzo secolo. Col giornalismo, ma soprattutto con la televisione, la produzione dell'evento è del tutto nuova. Esiste un evento nuovo per il quale servono nuovi modi di fare storia." (Jacques Le Goff). "Noi poniamo all'oggetto dei nostri studi le domande che il presente pone a noi. È per questo che esiste una storia degli avvenimenti storici: ogni periodo li vede in maniera differente, perché si modifica l'orizzonte di riflessione" (Jean-Pierre Vernant).
Un confronto serrato sul valore della conoscenza e della storia tra due maestri del nostro tempo. "La lotta contro la storia evenemenziale ha cambiato tutto. Sappiamo ora che l'evento non è creato dalla storia ma dallo storico. Da una parte, lo storico crea l'evento. Dall'altra parte sappiamo ora che esiste un evento nuovo. Le tecniche di produzione degli eventi sono profondamente cambiate da oltre mezzo secolo. Col giornalismo, ma soprattutto con la televisione, la produzione dell'evento è del tutto nuova. Esiste un evento nuovo per il quale servono nuovi modi di fare storia." (Jacques Le Goff). "Noi poniamo all'oggetto dei nostri studi le domande che il presente pone a noi. È per questo che esiste una storia degli avvenimenti storici: ogni periodo li vede in maniera differente, perché si modifica l'orizzonte di riflessione" (Jean-Pierre Vernant).
"Perché il corpo nel Medioevo? Perché il corpo ha una storia. La concezione del corpo, il suo spazio nella società, la sua presenza nell'immaginario e nella realtà, nella vita quotidiana e nei momenti salienti hanno subito mutamenti in tutte le società storiche. Quale trasformazione è intercorsa dalla ginnastica e dallo sport dell'antichità greco-romana all'ascetismo monastico e allo spirito cavalleresco del Medioevo! Ebbene, dove si ha una trasformazione nel tempo, vi è storia. La storia del corpo nel Medioevo è dunque parte essenziale della sua storia globale. "
"La ricerca per Jacques Le Goff non è mai finita. Poiché il Medioevo che ha studiato è molto più di un "periodo". Jacques Le Goff ha presto avuto l'intuizione di incontrare un mondo, una civiltà, molto vicini e molto lontani. Nonostante l'intensa opera di rimozione - talvolta di negazione - che permette alla nostra cultura di affermarsi contro le sue origini, il grande millennio che appassiona Jacques Le Goff ci tocca da vicino. Ecco il nostro problema: siamo spesso "medievali" quando ci vantiamo di essere moderni; e spesso siamo soltanto "medievaleggianti" quando crediamo di radicarci nel tempo delle cattedrali, dei cavalieri, dei contadini e dei mercanti." (dalla Prefazione di Jean-Maurice de Montremy)
"La ricerca per Jacques Le Goff non è mai finita. Poiché il Medioevo che ha studiato è molto più di un "periodo". Jacques Le Goff ha presto avuto l'intuizione di incontrare un mondo, una civiltà, molto vicini e molto lontani. Nonostante l'intensa opera di rimozione - talvolta di negazione - che permette alla nostra cultura di affermarsi contro le sue origini, il grande millennio che appassiona Jacques Le Goff ci tocca da vicino. Ecco il nostro problema: siamo spesso "medievali" quando ci vantiamo di essere moderni; e spesso siamo soltanto "medievaleggianti" quando crediamo di radicarci nel tempo delle cattedrali, dei cavalieri, dei contadini e dei mercanti." (dalla Prefazione di Jean-Maurice de Montremy)
Cosa voleva dire essere un "intellettuale" nei cosiddetti "secoli bui"? In questo volume, pubblicato originariamente nel 1957, uno dei più insigni studiosi del Medioevo europeo traccia una sintesi rapida, chiara, ricca di notizie e di calzanti interpretazioni sull'argomento. Le Goff ripercorre l'evoluzione degli intellettuali, il loro rapporto con la Chiesa e con la realtà urbana, il faticoso emergere di una cultura laica, il mondo degli scriptoria monastici e delle università, dei poeti e dei giuristi, e delinea alcuni ritratti di figure esemplari quali Abelardo, Bernardo da Chiaravalle, Pietro il Venerabile, Sigieri di Brabante. Oggi, a oltre mezzo secolo dalla sua prima edizione, Gli intellettuali nel Medioevo rimane un testo fondamentale per la ricchezza dei contenuti e la precisione del metodo storiografico; un libro che ha insegnato a generazioni di specialisti "come si fa la storia", ma anche e soprattutto una lettura piacevole - memorabili le pagine in cui rivive la vicenda di Eloisa e Abelardo - che permette di gettare uno sguardo a tutto tondo su cosa significasse vivere nell'Età di Mezzo.
Cosa voleva dire essere un «intellettuale» nei cosiddetti «secoli bui»? In questo volume, l'autore traccia una sintesi rapida, chiara, ricca di notizie e di calzanti interpretazioni sull'argomento. Le Goff ripercorre l'evoluzione degli intellettuali, il loro rapporto con la Chiesa e con la realtà urbana, il faticoso emergere di una cultura laica, il mondo degli scriptoria monastici e delle università, dei poeti e dei giuristi, e traccia alcuni ritratti di figure esemplari quali Abelardo, Bernardo da Chiaravalle, Pietro il Venerabile, Sigieri da Brabante. "Gli intellettuali nel Medioevo" permette di gettare uno sguardo a tutto tondo su cosa significasse vivere nell'età di mezzo.

