
Il villaggio di Deir el Medina si trova nell'Alto Egitto, sulla riva occidentale del Nilo, nei pressi dell'antica Tebe. Era il villaggio destinato agli operai e agli artigiani dei cantieri reali: gli artefici della splendide tombe della Valle dei Re e delle Regine. Una storia di uomini e di donne che l'archeologia ci permette oggi di ricostruire attraverso i dettagli della vita quotidiana: la struttura delle case, l'organizzazione delle scuole per i bambini, l'amministrazione della giustiza, i riti religiosi, i tempi del lavoro e quelli del riposo.
Il rapido sviluppo della Cina avvenuto negli ultimi decenni ha avuto effetti significativi su molti fronti, dalle relazioni internazionali alla tecnologia, dal commercio alla salute globale, dal mondo accademico al cambiamento climatico. Tuttavia, la Repubblica popolare continua ad avere un potere limitato a livello internazionale, mentre la sua crescita economica suscita forte preoccupazione nella società civile occidentale. Con uno stile chiaro e accessibile, il volume esamina le implicazioni internazionali dell'ascesa della Cina e le sfide che pone sia all'ordine liberale occidentale sponsorizzato dagli Stati Uniti sia agli stessi leader comunisti cinesi; offre così gli strumenti per comprendere il tumulto politico e mediatico che la circonda, le cause di questa situazione e le sue possibili evoluzioni future. Il Paese del Dragone sta senz'altro contribuendo alla formazione di un ordine mondiale multipolare, ma è necessario riflettere anche sulle difficoltà del mondo occidentale nel gestire questo nuovo scenario.
Grande fu il contributo che italiani e italiane animati dalla fede cristiana hanno reso alla Resistenza tra il 1943 e il 1945. Il loro apporto, cosi consistente, è qui ampiamente documentato sulla scorta di una ricerca storica che si è avvalsa del lavoro sul campo attingendo a testimonianze, lettere e memorie civili. Non si riscontra nel saggio alcun intento polemico né il tentativo di strumentalizzare quel movimento popolare. A partire da fatti, numeri, volti e atti di eroismo e di martirio, emerge una storia di popolo che merita di essere ritrovata e raccontata. La Resistenza è stata anche cristiana, nella misura in cui vi hanno partecipato uomini e donne la cui coscienza era mossa dalla fede non meno che dal patriottismo. Erano tanti, patrioti e fratelli al di là dei luoghi, della notorietà e degli atti compiuti. L'apparato iconografico è parte documentale del saggio: le immagini sono talvolta piccole, sbiadite, rovinate ma sempre eloquenti. II lettore resterà impressionato dalla giovinezza e dall'innocenza dei volti dei protagonisti di questo spaccato di storia, una rassegna che unisce veri e propri condottieri a uomini sconosciuti e miti che hanno incontrato il martirio nell'eroico e disarmato esercizio della carità.
Alberto Leoni ha tradotto la storia del Risorgimento italiano scritta da Patrick Keyes O’Clery, con il titolo La Rivoluzione italiana (2000). Tra i numerosi titoli pubblicati con Ares: La croce e la mezzaluna (2007), Il paradiso devastato. Storia militare della campagna d'Italia (2012), "O tutti o nessuno!". Storia e ritratti dei 123 sacerdoti e religiosi morti in Emilia Romagna nella Seconda guerra mondiale (2020).
Stefano Rodolfo Contini, laureato presso la facoltà di Scienze politiche dell'Università di Milano, ha frequentato un master di primo livello in Security Studies presso l'Institute for Global Studies (Roma), organizzato in collaborazione con lo Stato Maggiore della Difesa.
Sono passati già diversi anni dall'11 settembre 2001, dagli attentati di New York e di Washington. Da quel giorno, che bruciò le speranze di una lunga età di pace presagite a inizio millennio, numerose altre città in Europa e nel mondo hanno subito attacchi terroristici e località sconosciute - come Fallujah, Nassiriya, Gardez o Helmand - sono diventate teatro di sanguinose battaglie. Toponimi che, emersi a notorietà per qualche fatto di particolare ferocia, rapidamente svaniscono dalle prime pagine degli organi di informazione sommersi da una continua chiacchiera che oscura la percezione degli avvenimenti. Con richiamo a diffuse correnti della storiografia anglosassone Alberto Leoni legge la lotta al terrorismo internazionale come quarta guerra mondiale (la terza definisce il semisecolare confronto a freddo tra Occidente e Urss, conclusosi con la caduta del muro di Berlino e la fine del Patto di Varsavia), di cui l'autore spiega le origini politico-ideologiche, delinea gli schieramenti in campo, fornisce la mappa delle organizzazioni terroristiche e dei suoi capi, individua le aree nevralgiche nei diversi continenti, descrive le operazioni militari illustrando tattiche e strategie, denuncia alcuni errori di Bush e la presunzione dei suoi consiglieri, come pure le ambiguità e la tiepidezza degli alleati europei. Ma lo sguardo di Leoni è volto soprattutto ai protagonisti veri di questo conflitto dalla incerta durata, alle persone che vivono nella carne la guerra combattendo sui vari fronti o ne soffrono gli effetti devastanti. Molti loro nomi e molte loro gesta sono ricordati in queste pagine - uomini e donne, cristiani e islamici, laici e religiosi - per aiutarci a fronteggiare le sfide mortali alle nostre libertà , reimparando l'etica del sacrificio disinvoltamente rimossa dalle narcisistiche società occidentali (pp. 272).
Alberto Leoni (1957) vive a Desio. Ha tradotto la storia del Risorgimento dell'irlandese Patrick Keyes O'Clery, pubblicata con il titolo La Rivoluzione italiana (Ares, 2000). E' autore di: Novecento in celluloide (Cesed, 1998); La croce e la mezzaluna (Ares, 2002), Premio Capri 2003, sezione «Attualità»; Storia militare del cristianesimo (Piemme, 2005).
A distanza di sette anni ritorna questo volume in nuova veste, riveduta e ampliata. Gli avvenimenti dell’11 settembre 2001, che avevano gettato ombre angosciose sul futuro dell’umanità, non sono stati dimenticati (non del tutto, per lo meno) e non hanno perduto uno iota del loro valore storico, nonostante la smemoratezza e l’incoscienza dell’Occidente. Nella loro cifra simbolica gli attentati di al Qaeda, condotti in luoghi ove era inimmaginabile potessero accadere, recano ancora un secco, ma significativo messaggio: la forma di vita occidentale divenuta egemone sull’intera Terra può essere vinta attraverso la guerra del terrore, odierna modalità di quel duro conflitto che per secoli oppose (e oppone) cristiani e musulmani in Europa, Asia e Africa. Di questo conflitto Alberto Leoni narra la storia dalle guerre arabo-bizantine ai giorni nostri, situando il confronto militare e le relative operazioni belliche (battaglie, assedi, strategie) entro i sistemi di valori propri delle civiltà islamica e cristiana e rendendo, in pari tempo, contemporaneo un passato con troppa faciloneria rimosso per convinzioni ireniche o per opportunismo politico. Emerge da queste pagine una verità incontrovertibile, che l’asfittica e provinciale storiografia italiana non ha mai adeguatamente sottolineato, preferendo i Masaniello ai Giovanni da Capistrano o agli Eugenio di Savoia: i popoli cristiani d’Europa (in particolare quelli cattolici) hanno combattuto guerre sanguinosissime e feroci contro l’Islàm per non perdere la propria identità e difendere, con la fede, la libertà e la dignità della persona a vantaggio dell’Occidente e dell’umanità tutta. La presente edizione accoglie un’appendice che attualizza quei conflitti e fa comprendere come, rispetto al 2001, la situazione mondiale sia addirittura peggiorata. La sfida dell’Islam fondamentalista all’Occidente continua.
I secoli compresi tra la fine dell’Impero romano d’Occidente e gli albori del secondo millennio segnano la nascita dell’Europa. Queste pagine narrano le vicende di Imperi e principati duraturi o effimeri, di popoli e stirpi, di eroici condottieri e di eccezionali individualità religiose, in uno spazio geografico che va dal Mediterraneo al mare del Nord, dalle coste dell’oceano Atlantico alle pianure germanico-slave, fino alle terre di Bisanzio e agli altipiani iranici. Su questo immenso scacchiere geopolitico si sono svolte nell’alto Medioevo battaglie decisive per la sopravvivenza della fede cristiana e della libertà. Nel descriverle in tutta la loro barbarica crudezza, Leoni spiega le tattiche e le strategie delle forze in campo, sottolineando con realismo come la resistenza armata dei cristiani prima e poi le loro vittorie su pagani e islamici siano state condizioni essenziali per l’opera di evangelizzazione e inculturazione promossa dalla Chiesa verso i popoli dell’intera Europa, progressivamente inglobati nell’universalismo cristiano. Nei ferrei secoli dell’Età di mezzo il cristianesimo occidentale fu spesso a rischio di estinzione: i saraceni dell’Africa settentrionale giunsero addirittura a Roma, saccheggiando la stessa basilica di San Pietro. Pochi decenni dopo, alle soglie del Mille, lo scenario muta radicalmente: terminate le invasioni, definita nei suoi contorni generali la mappa politico-territoriale del Continente, portata a compimento la riforma della Chiesa per iniziativa di grandi Pontefici, gli europei si accingono nel segno della Croce a varcare il mare diretti in Oriente.
Il 10 giugno 1940 l'Italia entrava nella Seconda guerra mondiale, il più rovinoso conflitto della storia umana. Dopo aver subìto il martirio di durissimi bombardamenti, il suo territorio venne invaso dagli Alleati il 10 luglio 1943: da quel momento l'intera Penisola, da Capo Pachino a Domodossola, diventò una sconfinata arena di battaglia, in cui si affrontarono centinaia di migliaia di combattenti provenienti da ogni angolo del globo. Per la prima volta uno storico italiano ricostruisce ogni singolo tassello di quella interminabile campagna, non confinando la prospettiva al campo della politica o della guerra civile, ma approfondendo l'analisi dei protagonisti militari di quel conflitto, ossia delle macchine da guerra alleate e naziste. È una narrazione del volto sporco della guerra fatta dalla prospettiva dei soldati, che furono prima di tutto uomini, dei loro slanci come delle loro paure. In ogni pagina di questa "storia di storie", Leoni riscopre la Resistenza come valore unificante della Nazione e come risposta morale nello sfacelo dell'8 settembre 1943, ma ha saputo anche andare controcorrente ricordando, per esempio, il coraggio e l'abnegazione dei tanti combattenti che scelsero l'"altra" guerra militando nelle truppe della Repubblica Sociale italiana.
Le guerre di religione del XVI e XVII secolo tra cattolici e protestanti sono, ancora oggi, un argomento imbarazzante per i cristiani di ogni confessione. Un tabù che non si può nemmeno sfiorare, senza che i toni si alzino con reciproche e rinnovate scomuniche. Inoltre, questa storia sanguinosa viene spesso adoperata dall'ideologia laicista per attaccare un cristianesimo che, a fronte di simili orrori, non riesce a costruire un'apologetica realmente efficace e obbiettiva.
Une storia delle guerre di religione sarebbe, tuttavia, incompleta senza uno sguardo alle guerre contro la religione: una serie di atrocità, dalla Rivoluzione francese ai totalitarismi, per le quali ben poche volte si è assistito a un mea culpa laico.
Alberto Leoni riprende la cruenta materia della storia militare in un viaggio che parte dalla crociata contro i catari e arriva fino alla guerra civile irlandese degli anni Settanta, passando per la notte di San Bartolomeo, la guerra dei Trent'Anni, il Terrore giacobino, il Risorgimento italiano, la rivoluzione dei cristeros in Messico. Il tutto approfondendo motivazioni e istanze degli uomini di allora, per capire meglio loro e noi stessi.
"Addio mia bella addio" è una canzone del 1848 che cantavano i giovani volontari che combattevano per la libertà dell'Italia. Di quei ragazzi oggi restano i teschi negli ossari di Custoza, di San Martino e in tanti altri luoghi d'Italia. E allora, per capire cosa animava quei giovani è necessaria una narrazione «dal basso», una storia militare che porti a immedesimarsi negli uomini di quel tempo, oggi così svalutato. Alberto Leoni ha ripercorso i campi di battaglia di allora, camminando su quei colli, in quei vigneti, visitando le case che ancora oggi portano i segni delle cannonate. E ripercorrendo quelle strade, salendo su quelle alture o visitando quelle cascine, il lettore riuscirà a varcare il cancello del Tempo, riappropriandosi così del passato per capire meglio il presente.
L'aggressione della Russia in Ucraina sembra aver dato vita a una nuova stagione di violenza contagiosa. In realtà, come l'autore dimostra con dovizia di dettagli, la situazione in cui ci troviamo non è "nuova" sia perché preceduta fin dagli anni Novanta - dopo la fine della Guerra fredda tra Est e Ovest - da una costellazione di conflitti e di prepotenze "locali", sia perché molti antichi nodi mondiali di potere e di politica attendevano di arrivare al pettine. Questo libro mostra la reale portata di ciò che sta avvenendo in questi anni e il ruolo che l'Occidente, l'Europa e l'Italia sono chiamati a ricoprirvi, perché non accada di peggio.
Più di cinquantamila civili e militari sottoposti per mesi (alcuni per due interi anni) a una brutale limitazione della libertà, concentrati in campi di internamento insufficienti nelle strutture sanitarie, nell'alimentazione, nella tutela della dignità umana. Questa la realtà dei "campi dei vinti", quei campi di concentramento realizzati in Italia fra l'estate del 1943 e la primavera del 1946 nei quali furono rinchiusi dagli Alleati e senza processo decine di migliaia di fascisti o presunti tali. Per la prima volta di questo tema si parla a livello scientifico, sulla base di documentazione archivistica italiana e britannica. Da Padula, in provincia di Salerno, a Collescipoli (Terni), da Coltano (Pisa) a Laterina (Arezzo), da Miramare (Rimini) a Taranto, Paolo Leone ha tracciato una sorta di geografia del reticolato, senza dimenticare le decine di campi di transito dove venivano ammassati centinaia di prigionieri destinati, nel migliore dei casi, ad altri campi definitivi, ovvero agli improvvisati tribunali del popolo, che provvedevano a esecuzioni sommarie. Un saggio ampio e originale che fa luce sulle normative giuridiche e sulla vita quotidiana nei campi di internamento, sulle violenze cui furono sottoposti tanti italiani rei di avere combattuto dalla parte dei "vinti", che divennero così la base di consenso del neofascismo italiano.