
Jean-Pierre Vernant e altri studiosi come Marcel Detienne e Pierre Vidal-Naquet, oltre a delineare una panoramica delle istituzioni militari e a elaborare il ritratto psicologico del combattente, definiscono qui il ruolo, lo statuto sociale e il significato stesso della guerra nella civiltà greca.
Il mondo miceneo, il sistema classico e l’epoca ellenistica costituiscono i tre momenti in cui si articola il nuovo volto della guerra. Nel mondo miceneo, essa sembra costituire una funzione specializzata. Con la polis classica, la guerra diventa “politica” e l’attività guerriera si confonde con la vita in comune del gruppo. In epoca ellenistica, la guerra si separa dalla politica, per assumere la forma di un’attività professionale al servizio dei sovrani.
"Non era forse un po' troppo azzardato pretendere di delineare in pochi capitoli le origini del pensiero greco, ossia di abbozzare il quadro delle mutazioni intellettuali che si producono tra il Dodicesimo secolo prima della nostra era, quando crollano i reami micenei, e il Quinto secolo, il momento in cui si colloca il fiorire di una città come Atene? Settecento anni da sorvolare, la massima parte dei quali, dal Dodicesimo all'Ottavo secolo, rappresentata dal periodo battezzato dagli storici dell'antichità come "secoli oscuri" giacchè, scomparsa in quell'epoca la pratica della scrittura, non disponiamo per conoscerla di nessuna fonte grafica, di nessun testo. Su un'estensione temporale di questo genere non era dunque possibile procedere come uno storico o un archeologo che mobilitano per la loro indagine tutte le risorse della loro disciplina. Nella forma di un semplice saggio, la cui ambizione non era chiudere il dibattito con una ricerca esaustiva ma rilanciarlo orientando la riflessione su una nuova strada, ho così tentato di ridisegnare le grandi linee di un'evoluzione che, dalla monarchia micenea alla città democratica, ha segnato il declino del mito e l'avvento dei saperi razionali. Di questa rivoluzione intellettuale ho proposto un'interpretazione globale che mi sembrava, nella sua coerenza, conforme ai principali dati di fatto di cui disponiamo. Qual è, mi sono dunque chiesto, l'origine del pensiero razionale in Occidente?" (Jean-Pierre Vernant)
A partire dalle opere di Omero, Esiodo, Erodoto, Callimaco, il libro rintraccia nella cultura greca la costante di un'opposizione tra Altro e Identico, civiltà e selvatichezza, ideale apollineo e frenesia dionisiaca. Una eterna oscillazione a cui presiedono tre divinità: Dioniso, Artemide e Medusa. Dioniso, dio del teatro, porta nel quotidiano l'ebbrezza e il delirio; Artemide, dea della caccia e delle zone di confine tra umano e ferino, tra adolescenza ed età adulta, assolve una funzione di mediatrice nella sua veste di dea dell'ospitalità. Medusa infine, con la sua maschera orrida e grottesca, è figura del disordine cosmico, dell'indicibile. Un classico degli studi sulla mitologia greca, che viene qui introdotto dalle belle pagine di Silvia Romani.
A cura di uno dei suoi più grandi studiosi, una nuova immagine del mondo greco che qui cessa di essere un inimitabile modello di perfezione, per diventare una realtà complessa, agitata da problemi e ansie in gran parte simili ai nostri. Jean-Pierre Vernant (Provins, 1914) è professore onorano al Collège de France.
La storia di ogni confine ha sempre due facce: quella raccontata al di là è sempre diversa da quella che si ascolta di qua. I confini in quanto luoghi mutano nel tempo, si costruiscono e si cancellano, e quelli che tuttora delimitano gli Stati europei sono infatti il frutto di guerre, negoziazioni politiche e diplomatiche. Ma il loro valore simbolico è il portato degli orientamenti delle popolazioni residenti lungo i loro versanti. Condizioni favorevoli agli scambi o viceversa al conflitto sono dipese soprattutto dalle società di confine, dal loro interesse a trasformare quel limite in un passaggio piuttosto che in uno sbarramento. Il tracciato di confine che dopo la prima guerra mondiale permise di "ricongiungere" all'Italia la gran parte delle terre irredente, Trieste, Gorizia e l'Istria, creò sconforto tra vasti strati di popolazione slovena e croata residente nella stessa area, inclusa dopo il 1918 nel Regno d'Italia. Scorrono in queste pagine eventi e vicende della storia del confine italojugoslavo nel periodo tra le due guerre: i percorsi degli emigranti politici sloveni e croati fuggiti in Jugoslavia, gli intenti repressivi del fascismo di frontiera e gli obiettivi del movimento antifascista, che operò clandestinamente dagli anni venti fino allo scoppio della seconda guerra mondiale con dichiarati intenti irredentistici.
L'emergere del gruppo socio-professionale dei "dotti" è uno dei fenomeni caratterizzanti della società del pieno e basso Medioevo. All'argomento aveva dedicato oltre quarant'anni fa un celebre libretto Jacques Le Goff: "Gli intellettuali del Medievo". Ora in una prospettiva diversa questo libro di Verger viene a integrare e in parte a correggere il quadro tracciato da Le Goff, fornendo una sintesi organizzata in maniera tematica, del mondo della cultura medievale.
«Il re muore, ne occorre un altro; le elezioni lasciano degli intervalli pericolosi [...]. Si è resa la corona ereditaria in alcune famiglie e si è stabilito un ordine di successione che impedisca ogni disputa alla morte del re. Cosicché [...] si preferisce rischiare di avere per capi dei bambini, dei mostri, degli imbecilli piuttosto che avere da disputare sulla scelta dei buoni re» (J.-J. Rousseau, Contratto sociale). Questo saggio ricostruisce i dibattiti, gli scontri e le tensioni che accompagnarono la gestazione delle leggi di successione, tra la metà del Seicento e la metà del secolo successivo: dalla Danimarca all'Inghilterra della Gloriosa Rivoluzione, dalla Russia di Pietro I alla Francia di Luigi XIV, dalla Spagna borbonica ai domini asburgici, alla Toscana nel passaggio dai Medici ai Lorena. Nel contesto dei dibattiti sulla sovranità e sul rapporto tra sovrano e popolo, da Pufendorf a Hobbes, a Locke, il volume ripercorre la storia d'Europa tra XVII e XVIII secolo per cercare di comprendere il contributo che le leggi di successione dettero alla "costituzionalizzazione" del rapporto tra dinastia, popolo e territorio.
Nel corso del Diciannovesimo secolo, mentre l’Europa è incendiata dai moti rivoluzionari, Londra offre rifugio a gruppi di esuli provenienti da ogni focolaio di lotta contro la Restaurazione. Patrioti, avventurieri e massoni, propugnatori dell’indipendenza nazionale o di una società utopistica, sono accolti nel grembo di una città che offre libertà e anonimato, ma produce anche isolamento, povertà e spleen. Lungo le sponde del Tamigi, tra taverne fumose e alberghi, salotti aristocratici e quartieri popolari, si dipanano le esistenze in fuga dei protagonisti del Risorgimento italiano e dei costruttori immaginari paradisi socialisti. In particolare è su Giuseppe Mazzini, sconfitto dal mondo eppure mai domato nell’animo, che si appunta lo sguardo del narratore. Con minuziosa ricostruzione storica, Enrico Verdecchia scandaglia una messe di documenti editi e inediti, restituendone gli slanci ideali, i palpiti per una nazione unita e indipendente, ma anche il tormento interiore per un grande amore romantico e per un figlio segreto, morto prematuramente. Sono numerosi però i “cospiratori” che sono protagonisti di queste pagine. C’è Garibaldi che, unificata l’Italia, fa il suo ingresso trionfale a Londra, acclamato dalla folla. Ci sono Marx ed Engels, alle prese con la neonata Internazionale, con problemi filosofici e pratici e piccole miserie domestiche. C’è Bakunin, il gigante sognatore estremo in tutto, nella fame di vita come nella rivolta contro le ingiustizie del mondo. E poi Foscolo, i fratelli Ruffini, Prati, Berchet, i grandi intellettuali come Chateaubriand e Mill, gli esuli francesi e quelli polacchi. Sorretto da un incalzante ritmo narrativo Londra dei cospiratori è il risultato di una febbrile ricerca durata quarant’anni, un testo che inserisce il Risorgimento italiano in un movimento di passioni e ideali organicamente europeo.
Enrico Verdecchia è nato nel 1939 provincia di Ascoli Piceno. Cresciuto a Roma, dopo la laurea in Lettere con indirizzo storico ha intrapreso la carriera del giornalismo, prima nella redazione dell’Avanti! e poi in quella del settimanale Il Punto. Nel 1972 si è trasferito in Inghilterra dove ha esercitato una multiforme attività pubblicistica come giornalista radiofonico e televisivo per la Bbc, la Rai, Rete 4 e Canale 5. Ha lavorato come consulente e traduttore di soggetti cinematografici, doppiatore di documentari e pubblicità commerciali e infine, dal 1973 al 2000, in qualità di corrispondente da Londra per il settimanale Panorama e collaboratore di periodici tra cui Epoca, Grazia, Gente. Nel frattempo, mosso da un’intensa passione per i problemi della storia, ha raccolto nel corso di quarant’anni una biblioteca personale di 6.000 volumi di argomento risorgimentale, per il quale ha svolto indagini e reperito documentazione per diversi anni.