
George L. Mosse (1918-1999) è stato uno dei maggiori storici del nazismo e del fascismo, di cui ha profondamente rinnovato l'interpretazione. Il libro è un racconto affascinante e scorrevole di una vita fuori del comune che attraversò tre continenti ed è anche la storia di molti dei maggiori eventi del secolo scorso. L'autore lo scrisse negli ultimi mesi della sua vita. Vi descrive la sua infanzia nella Berlino di Weimar, il suo esilio a Parigi e in Inghilterra, la vita di collegio e di studio a Cambridge, il secondo esilio negli Stati Uniti, i lunghi soggiorni a Londra e Gerusalemme e affronta questioni di identità personale, come l'essere ebreo e sionista.
Perché nacque il nazismo? Quali furono le sue basi sociali e i suoi alleati? Quali le tecniche per egemonizzare il consenso delle masse? Quali le radici profonde dell'antisemitismo? Rispondendo a queste domande, Mosse formula una nuova interpretazione del nazismo come fenomeno culturale e analizza gli elementi che lo accomunarono o differenziarono dal fascismo di Mussolini. George L. Mosse (1918-1999) è stato uno dei più grandi storici del nazismo e del fascismo. Ha insegnato nell'Università di Madison (Wisconsin) e nell'Università ebraica di Gerusalemme. Tra le sue opere tradotte in italiano vanno ricordate: "La nazionalizzazione delle masse", "Il razzismo in Europa"; "Le origini culturali del Terzo Reich".
Perché il Mussolini di Salò continua, a distanza di sessant'anni, a impegnare gli storici, a interessare i lettori, a dividere gli animi? Se non è in discussione il giudizio su questa estrema avventura del fascismo, restano da chiarire molte questioni (la liberazione di Mussolini e la sua morte, per esempio) e sono da approfondire le ragioni che portarono molti italiani dalla parte sbagliata. Moseley, in una ricostruzione non ideologica, propone un ritratto a tinte forti dell'ultimo Mussolini, consapevole della sconfitta e sempre in bilico fra rimpianto, autocritica e disprezzo per i propri compatrioti.
Questo saggio analizza il rapporto di autonomia o di dipendenza assunto storicamente da alcune categorie di cattolici nei confronti del potere politico. Nelle prime due parti del libro si esamina il ruolo avuto dai cattolici nella presa del potere dei liberal-massoni nel Risorgimento e dei comunisti e dei post-comunisti nell'Italia contemporanea. Mentre nell'ultima parte del testo si evidenzia come oggi sia attiva una categoria di cattolici, rappresentata soprattutto dai "nuovi movimenti", che agisce nella vita pubblica senza essere subalterna al potere politico e in sintonia con il magistero della Chiesa.
Dal Venezuela al Brasile, dalla Bolivia all'Argentina, da Cuba all'Ecuador, un confronto tra la storia del continente latinoamericano nel XX secolo e quella dei primi anni del nuovo millennio. Dalle tante rivoluzioni tentate, all'ultimo decennio in cui sussulti improvvisi spazzano via regimi apparentemente solidi ed elezioni regolari consentono finalmente a coalizioni di sinistra di arrivare al governo. Se per decenni ogni modesto tentativo riformista è stato rapidamente stroncato da un golpe militare subito riconosciuto da Washington, oggi si muovono i primi passi in direzione di una cooperazione tra governi per utilizzare razionalmente e in comune le grandi risorse del continente. Sembra realizzarsi il sogno di Bolivar.
I Fenici e i loro eredi - i Cartaginesi - furono una presenza stabile in Sicilia e Sardegna, ed estesero il proprio controllo fino alla penisola italica. Importanti ritrovamenti archeologici rivelano un loro profondo influsso in tutta l'area circostante, e non solo dal punto di vista militare e commerciale, ma anche da quello artistico-culturale. Le stele di Mozia e di Sulcis, le eleganti figurine di Bitia e i preziosi gioielli di Tharros svelano una cultura evoluta che ha lasciato tracce di sé nelle civlità con cui ha avuto contatti. In questo libro l'autore ha ricostruito il panorama storico e culturale in cui vanno inquadrate le ultime scoperte, addentrandosi nei fatti che hanno decretato la fortuna e la fine di questi popoli.
Questa è una storia che attrae e fa paura. Sembra che i protagonisti siano Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, i due attori che furono fucilati dai partigiani in una via di Milano; ma è così solo in parte. Più di altri personaggi, vittime della guerra e della guerra civile che imperversarono in Italia dal 1940 al 1945, i due divi più cari al pubblico del fascismo appartengono a una lacerante vicenda che stenta a chiudersi. La loro fine è stata chiarita, ma non abbastanza; le loro colpe sono state accertate, ma non abbastanza; la decisione di fucilarli è stata motivata, ma non abbastanza. Il dramma continua, alimentato dal senso di colpa di un'Italia che fu fascista in massa e che non sa staccarsi dal passato. La luce su un periodo su cui è stato scritto molto, e di tutto, si fa a volte sfocata, confusa, e comunque sempre cupa, terribile, carica di ambiguità. Come tante vicende italiane, di ieri e di oggi.
Imperatore fra il 117 e il 138 d.C, Adriano, grazie al suo grande talento politico e amministrativo, conseguì notevoli successi sulla scena sia interna sia esterna. Uomo pieno di contraddizioni, letterato, fervido ammiratore della cultura greca, ha lasciato traccia della sua grandezza nella Villa Adriana di Tivoli. Il volume ne ricostruisce la figura e ne racconta le imprese, collocandole sullo sfondo di Roma all'epoca del suo massimo splendore.
Attorno al Mille, in un'Europa cristiana assediata a nord dai vichinghi, a est dagli slavi, a sud dall'islam, presero piede istituzioni che erano a un tempo ordini religiosi e fratellanze di cavalieri in armi. Accomunati da un ideale di lotta in nome della fede, furono protagonisti della conquista della Terrasanta, della riconquista della penisola iberica e delle crociate sul baltico. Templari, Cavalieri Teutonici, Ospitalieri, Cavalieri di San Lazzaro. Il volume traccia la storia di questi ordini sui diversi fronti, ne descrive l'organizzazione, ne segue la fortuna e l'evoluzione fino al processo dei Templari (1314).

