
Uomini, idee e fortuna storica, in Francia e in Europa, del più famoso club rivoluzionario dell'89 e del paradigma politico che tanta parte ha avuto nella storia mondiale degli ultimi due secoli.
« "L'ultimo atto è cruento, per quanto bella sia stata la commedia in tutto il resto: alla fine, ci gettano un po' di terra sulla testa, ed è finita per sempre". Così Pascal. Il senso complessivo e il finale di questa commedia cambiano però nel tempo, perché la morte non costituisce un semplice e immutabile evento naturale. Ha una storia, che Michel Vovelle ci racconta in maniera rigorosa, intrecciando i dati demografici alle indagini sulla mentalità, il folclore alla religione, le gioie e le speranze della vita alle arti del morire. Sfilano così nel libro le varie forme di immaginare e affrontare l'inevitabile: dalle danze macabre medioevali al gusto del barocco nel sottolineare la caducità dell'esistenza; dalla progressiva scristianizzazione della morte alla connessa perdita di importanza del paradiso e dell'inferno; dall'esilio dei morti nei cimiteri suburbani alla commercializzazione del 'caro estinto'; dalle brevi aspettative di vita all'attuale allungamento della vecchiaia; dall'agonia in pubblico alla 'solitudine del morente'; dalla rimozione della morte all'attenzione che di recente si dedica ad essa, a causa dell'incertezza del futuro. trattati». Remo Bodei
1944. Due ebrei slovacchi in fuga da Auschwitz portano con se' appunti dettagliati di quello che hanno visto. Era la prima prova concreta dell'esistenza dei Lager. Con saggio introduttivo di Alberto Melloni.
Nel marzo del 1933, appena due mesi dopo la presa del potere da parte di Hitler, Heinrich Himmler, il nuovo capo della polizia di Monaco, diede l'annuncio di aver scelto una fabbrica in disuso nei pressi di Dachau per farne un campo di concentramento per i prigionieri politici. Poche settimane dopo, le SS presero il controllo del posto, un capannone circondato da filo spinato, in grado di contenere non più di 223 prigionieri. Dopo questo modesto inizio, il sistema dei campi di concentramento crebbe fino a diventare un vastissimo panorama di terrore, che comprendeva 22 campi principali e l.200 satelliti sparsi tra la Germania e l'Europa controllata dai nazisti. All'inizio del 1945 i campi tedeschi contenevano circa 700.000 persone provenienti da tutta Europa. Lì morirono due milioni di uomini. In questo libro, lo storico tedesco Nikolaus Wachsmann ricostruisce la storia del sistema dei campi di concentramento tedeschi, le violenze, gli abusi, i massacri, facendo rivivere un'epoca atroce attraverso le vicende di quanti vi furono rinchiusi e lì tragicamente morirono.
Definiamo la nostra epoca moderna, ma cosa significa "moderna" e come può una riflessione sulla "modernità" aiutarci a capire il mondo contemporaneo? Ecco le principali domande alle quali Peter Wagner intende rispondere con questo suo sintetico ed esemplare saggio che riconsidera il problema delle origini occidentali della modernità e delle sue pretese di aver inaugurato una nuova e migliore epoca nella storia dell'umanità. Le rivendicazioni e le aspettative tipiche della modernità sono ormai largamente condivise, ma nel corso della loro realizzazione e diffusione hanno subito radicali trasformazioni. Nella sua coinvolgente analisi, Wagner esamina alcune questioni fondamentali: la modernità si è basata sulla speranza della libertà e della ragione, ma ha creato le istituzioni del capitalismo contemporaneo e della democrazia. Che rapporto intercorre tra la libertà del cittadino e la libertà del venditore e del consumatore oggi? Cosa implicano le varie forme di critica al capitalismo e alla democrazia per la sostenibilità della modernità? A prescindere da tutte le sfumature e le ambiguità, il nostro concetto di modernità è comunque inestricabilmente legato alla storia dell'Europa e dell'Occidente. Come possiamo paragonare forme diverse di modernità in modo "simmetrico", imparziale e non eurocentrico? Come possiamo sviluppare una sociologia-mondo della modernità?
In breve
«A volte è giusto combattere, e a volte i soldati combattono in modo giusto. Nessuno che sia cresciuto durante la seconda guerra mondiale può dubitare dell’esistenza di guerre giuste, oltre che ingiuste. Ma è altrettanto vero che a volte è sbagliato combattere, e a volte i soldati combattono in modi sbagliati. E dunque è necessario che ogni decisione di scendere in guerra e ogni scelta strategica e tattica vengano discusse. La teoria della guerra giusta è ancora il miglior linguaggio di cui disponiamo per affrontare questi argomenti.»
Indice
Prefazione alla presente edizione - Premessa - Ringraziamenti - Parte prima: La realtà morale della guerra I. Contro il «realismo» - II. La guerra come crimine - III. Le regole della guerra - Parte seconda: La teoria dell’aggressione IV. Legge e ordine nella società internazionale - V. Azioni preventive - VI. Interventi - VII. Gli scopi della guerra e l’importanza della vittoria - Parte terza: La convenzione di guerra - VIII. Gli strumenti di guerra e l’importanza di combattere bene - IX. L’immunità dei non combattenti e la necessità militare - X. La guerra contro i civili: assedi e blocchi - XI. La guerriglia - XII. Terrorismo - XIII. La rappresaglia - Parte quarta: I dilemmi della guerra XIV. Vincere e combattere bene - XV. Aggressione e neutralità - XVI. L’emergenza suprema - XVII. La deterrenza nucleare - Parte quinta: La questione della responsabilità - XVIII. Il crimine dell’aggressione: dirigenti politici e cittadini - XIX. I crimini di guerra: i soldati e i loro ufficiali - Appendice. La nonviolenza e la teoria della guerra - Indice analitico
Un uomo venuto al mondo nel 1900 nella cittadina di Ungvar ha trascorso infanzia e adolescenza come suddito dell'impero austroungarico, nel 1918 è diventato cittadino della Cecoslovacchia, nel 1939 di un effimero stato ucraino-carpatico, poi dell'Ungheria ed infine dell'Unione Sovietica. Questa è solo un'immagine della turbolenza connaturata a quell'area dell'Europa. Un'area che ha una storia comune segnata da una marcata instabilità delle compagini statali e, per converso, da forti identità etniche oltre che da arretratezza economica. La narrazione di Wandycz prende le mosse dall'epoca medievale e giunge fino alla caduta dei regimi comunisti che ha restituito la regione alla sua posizione tradizionale di periferia dell'Occidente.

