
La decima e l'undicesima battaglia dell'Isonzo, le ultime due "spallate" di Cadorna narrate da due testimoni diretti di quei drammatici episodi, da essi seguìti in qualità di ufficiali di Stato Maggiore all'interno di due osservatori privilegiati: il Comando della XXVII Divisione del Generale Badoglio e quello della Isonzo-Armee di Boroevic´. La professionalità dei loro ruoli si riverbera in una prosa asciutta, da "relazione ufficiale": in quella del Baj-Macario, in particolare, percorsa a tratti da valutazioni personali e spunti polemici su fatti e protagonisti, ispirati - non è difficile immaginare - dallo stesso Badoglio, già superiore diretto dell'Autore. L'essenziale narrazione del von Pitreich è arricchita nel finale da pagine cariche di pathos, tratte dal diario di un soldato austriaco che descrive gli estremi, inani sforzi italiani per aver ragione del San Gabriele, il "Monte della Morte", l'ultimo baluardo che sbarrava loro il passo sulla soglia di Gorizia. La sofferta conquista italiana della Bainsizza segnò lo sforzo massimo profuso dai combattenti e dalla Nazione, ormai stanchi della guerra, ma anche gli austro-ungarici, ormai consapevoli che non sarebbero più stati in grado di sostenere da soli una dodicesima spallata, rivolsero un'accorata richiesta di aiuto all'alleato tedesco. Due opposti stati di prostrazione che, come indica il titolo della presente opera, recano in sé i germi di Caporetto.
Annibale, come Alessandro Magno e Napoleone, è tra i pochi comandanti che hanno allargato il concetto di civiltà. Baker, oltre a raccontare la vita e le battaglie di uno dei più straordinari condottieri della storia, colloca la sua figura nel contesto socioeconomico del periodo, restituendo a Cartagine il suo ruolo mercantile e il suo interesse primario nei commerci del Mediterraneo, non nell'arte della guerra. Figlio di Amilcare Barca, che gli fece giurare in tenera età odio eterno nei confronti dei Romani, e cresciuto in Spagna, da dove partì per la conquista della penisola italica e di Roma, Annibale era un cosmopolita, cittadino della grande civiltà mediterranea, che vedeva rigorosamente identica nella sua essenza, nonostante le varietà e le differenze locali. Il suo genio di stratega e lo spirito dei suoi discorsi infiammarono l'animo delle sue turbolente truppe mercenarie, che tanto avevano fatto penare Amilcare alla fine della Prima guerra punica, e suscitarono vivo terrore e ammirazione nei suoi avversari, tra cui il celebre Scipione "l'Africano" che, secondo Baker, fu una vera e propria "creazione diretta, per quanto involontaria" del cartaginese. Il racconto della straordinaria vita di Annibale è nel contempo la narrazione della lotta epica tra Roma e Cartagine, una vera battaglia disperata, piena di casi imprevedibili e di ingannevoli capovolgimenti di fortuna; un duello terribile che contrapponeva due avversari risoluti e determinati, e che non poteva finire se non con la distruzione.
Giugno 1941, Operazione Barbarossa: alla ricerca di "spazio vitale", la Germania attacca l'URSS. Una guerra nella guerra, un conflitto distruttivo e feroce costato decine di milioni di morti, che decise le sorti della seconda guerra mondiale e gli assetti dell'Europa nel mezzo secolo successivo. Il volume dà conto delle ragioni che portarono la Germania a combattere la guerra su due fronti e analizza le diverse fasi del conflitto così come i fattori che ne determinarono l'esito, senza trascurare il ruolo dei movimenti di resistenza e la relazione fra eventi bellici e Olocausto
Un mondo affascinante e straordinario, in cui la cultura, soprattutto quella religiosa, vive momenti di grande creatività: quello del Medioevo e, in particolare, del medioevo ebraico. Mito e leggenda permeano la creatività ebraica dell'epoca. Si affrontano questioni come l'esistenza nella diaspora, il significato della vita secondo i comandamenti e i problemi legati ai rapporti con il mondo circostante e, al contempo, quelli rivolti a una maggiore attenzione alla propria identità. I racconti biblici vengono adattati alla luce dell'esperienza delle crociate e delle persecuzioni, vengono ricostruiti in considerazione della realtà che le comunità vivevano in quei contesti storici e allo stesso tempo interpretati e sviluppati ulteriormente sia nello studio che nella predicazione.
In occasione dei 150 anni dell'Unità viene ripresentata un'importante raccolta di scritti di uno dei padri "spirituali" del Risorgimento il moderato cattolico e monarchico Cesare Balbo, figlio di Prospero che era già stato ministro nel Piemonte della Restaurazione. La sua "Storia d'Italia" uscita nel 1844 suscitò un certo scalpore, ecco cosa scrive il conte di Cavour della Storia d'Italia in una lettera al Balbo del 1844: "Ho letto o piuttosto divorato due terzi del vostro libro. Mi mancano le parole per esprimere in poche righe i sentimenti di simpatia e ammirazione che mi ha fatto provare. È un'opera magnifica, ma più ancora una grande e bella azione. L'Italia vi dovrà la verità che nessuno sa od osa dirle. Quale che sia il giudizio del momento, siate certi che la posterità confermerà quello che vi ho appena detto in un modo così imperfetto". Oltre a questo scritto, che influenzò tutta la generazione successiva degli storici piemontesi, si pubblicano altri scritti come le memorie sui moti del 1821, sul progresso della letteratura cristiana, tutte opere importanti per capire meglio la personalità complessa di Cesare Balbo, tutte opere difficili da trovare e che rendono prezioso questo classico.
In questo volume l'autore chiude strappi e colma lacune, suggerisce con discrezione la rete delle relazioni, le reali e le istituzionali, tra i soggetti coinvolti. E disegna le coordinate dell'ambizioso progetto di chiudere il circolo tra il Gymnasium e la comunità cittadina, nei limiti e negli eccessi ricostruendo la vicenda travagliata del 'privilegio' che perde in estensione mentre cerca miglior fondamento nella qualità, specie laddove come nella medicina e nell'economia più acuto è lo scontro, diretto a promuovere in diritti i bisogni, e più tenace l'interposizione ora ideologica, ora corporativa dei filtri.
In questo volume l'autore si propone di delineare le modalità di diffusione della cultura in Italia tra Settecento e Ottocento, verificandone dimensioni e sviluppi nella realtà urbana di Catania, città destinata a divenire, nel fermento della rinascita seguita al distruttivo terremoto del 1693, 'capitale' della Sicilia orientale. In particolare l'attenzione si rivolge, in un tentativo di ricostruzione ad intreccio, al rinnovamento apportato dalle idee dell'Illuminismo, alla produzione e al commercio dei libri in un contesto 'periferico', ma comunque in crescita, al processo di organizzazione dell'istruzione pubblica tra intervento statale e iniziative locali.
Nell'Ottantesimo della fine della Seconda guerra mondiale, un racconto sulle vicende dei preti uccisi nel dopoguerra nel bolognese, basato su materiali e fonti d'archivio. Le storie dei sacerdoti uccisi sono state spesso narrate in funzione anti-comunista. Questa ricerca ricostruisce il contesto storico in cui le biografie si sono dipanate, utilizzando i documenti disponibili, per mostrare la complessità del periodo ed evitare letture semplificatorie. «La guerra non finisce mai con la firma di un armistizio, come l'odio non termina con la fine della violenza. Spesso, anzi, si radica ancora più profondamente». Così il cardinale Matteo Zuppi nell'omelia in ricordo dei sacerdoti uccisi durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Questo libro, a partire da fonti d'archivio e documenti storici, ricostruisce le vicende di diversi preti uccisi nel dopoguerra nel bolognese, nel contesto di una violenza nata prima della guerra e acuita dal conflitto armato. Un invito a indagare la complessità e a «disarmare i cuori
Il volume illustra il profondo cambiamento che ha subito il nostro paese negli ultimi cinquant'anni, caratterizzato soprattutto da un netto calo della natalità, dal progressivo invecchiamento della popolazione e dall'aumento dei flussi immigratori. Non tralasciando di collegare le vicende demografiche a quelle politiche ed economiche, l'analisi fornisce anche utili indicazioni per la programmazione della politica sociale di lungo periodo, che dovrà essere concepita in chiave europea e locale, e non solo nazionale.
Una informata sintesi che dà conto della riflessione elaborata sia dagli antichi sia dalla storiografia classica e contemporanea sul tema dell'impero romano. L'obiettivo è quello di illustrare le stratificazioni che contribuiscono a formare le diverse interpretazioni e rappresentazioni della parabola imperiale.
Antonio Baldini insegna Storia romana nell'Università di Bologna. Tra i suoi libri: "Storie perdute. III secolo d.C." (2000) e "Ricerche di tarda storiografia" (2004), usciti da Pàtron.