
L'uso dell'analogia storica e l'appropriazione ideologica del passato da sempre costituiscono un efficace strumento per legittimare il presente o reclamare la necessità di intervenire su di esso. Le riletture fasciste del mitomotore medievale del paradigma agiografico francescano rappresentano in tal senso uno dei casi più espliciti di manipolazione della memoria storica. Ricorrendo a disinvolte decontestualizzazioni e forzature, la dialettica politica del Ventennio fece dell'epopea francescana medievale un fondamentale snodo retorico-propagandistico e, rinvenendovi una diretta ascendenza delle iniziative del regime, ne arruolò personaggi ed eventi per la costruzione della nova identità nazionale. Le celebrazioni centenarie di san Francesco (1926), Chiara d'Assisi (1941) e del beato Bernardino da Feltre (1939) trovarono così una precisa ricollocazione semantica nella cornice politico-ideologica della rivoluzione fascista, del conflitto mondiale e, soprattutto, delle leggi razziali. Il volume ne indaga le acrobatiche rimodulazioni politico-confessionali all'interno della narrazione agiografica e, attraverso la stampa e la libellistica dell'epoca, esamina il ruolo che i publicisti catto-fascisti assegnarono a santi patrioti e predicatori antisemiti.
Questo libro si propone di spiegare alle nuove generazioni quello che a molti giovani di oggi appare forse inspiegabile: come è stato possibile che nel cuore della civile Europa milioni di uomini, donne e bambini siano stati sterminati solo perché ebrei? Quali furono le ragioni profonde che spinsero i nazisti a pianificare uno dei più grandi genocidi della storia dell'umanità? Consapevole che chi non conosce il proprio passato è destinato a riviverlo, l'autrice cerca di rispondere a queste domande, fornendo al lettore, e in particolare agli studenti delle scuole superiori, per i quali il libro è stato pensato, tutte le informazioni e gli strumenti culturali per poter comprendere un evento così tragico, e ricostruendo con rigore e lucidità le tappe di un percorso che dallo strisciante antisemitismo di inizio Novecento conduce ai forni crematori e alle camere a gas. Età di lettura: da 11 anni.
Nel 1534, nella città tedesca di Munster (Vestfalia), l'eresia anabattista prende il potere: prima invoca il ritorno alla purezza della religione cristiana, poi tenta di tornare allo stato edenico attraverso un riordino sociale. Sulla base delle Scritture gli anabattisti suddividono la città in parti, cambiano nome alle strade, proibiscono la proprietà privata ed eleggono un profeta, Jan Matthys, alla cui morte succede Jan Bockelson di Leida, che diventa re di Munster. Il suo regno, della durata di un anno e mezzo, sarà contraddistinto dal sangue e dalla follia: lussuria sfrenata, abusi di ogni tipo, poligamia obbligatoria, isteria collettiva, esecuzioni sommarie quotidiane sulla base di un semplice sospetto. Reck-Malleczewen ricostruisce questa pagina nerissima della Riforma protestante e la legge come il primo grande esperimento di trasformazione sociale rivoluzionaria compiuto in occidente.
L'autore
Friedrich Reck-Malleczewen (1884-1944) di origine prussiana, si trasferisce in Baviera per dedicarsi alla musica e alla letteratura. Protestante, nel 1933 su converte al cattolicesimo. La sua inflessibile opposizione al nazismo lo portò all'arresto e alla morte nel campo di prigionia di Dachau.
Il 28 giugno 1839, la goletta negriera spagnola La Amistad salpò dall'Avana per effettuare una delle sue solite consegne di carico umano. Una notte senza luna, dopo quattro giorni di navigazione, i prigionieri africani si sollevarono, uccisero il capitano e presero il controllo della nave. Cercarono di far vela in un porto sicuro, ma furono catturati dalla marina militare statunitense e incarcerati nel Connecticut. La loro battaglia legale per la libertà finì per arrivare sino alla Corte suprema, dove la causa fu sostenuta dall'ex presidente John Quincy Adams. Grazie a una sentenza epocale gli imputati furono liberati e ricondotti in Africa. La loro rivolta divenne uno dei più emblematici episodi della storia della schiavitù americana. In questo resoconto, Marcus Rediker riconduce la rivolta ai suoi veri campioni: i ribelli africani che rischiarono la vita per rivendicare la propria libertà. Sulla base di nuove fonti, ne ricostruisce la vicenda per dimostrare come un piccolo gruppo di uomini coraggiosi abbia combattuto e vinto una battaglia epica contro gli schiavisti spagnoli e americani e contro i loro governi. Torna in Africa per ritrovare le radici dei ribelli, descrive il loro catastrofico viaggio transatlantico e narra una drammatica storia di prigionia. La rivolta vittoriosa dell'Amistad cambiò la natura stessa della lotta contro la schiavitù.
Quest'opera, allo stesso tempo lezione di storia e corso di cucina, è il frutto di ricerche in biblioteca e di sperimentazione ai fornelli: 150 delle migliori ricette trovate nei manoscritti dal XIV e XV secolo sono qui tradotte e commentate, con tutte le indicazioni per la loro realizzazione pratica. Il lettore viene guidato con scrupolo nella scelta degli ingredienti necessari e nella preparazione, precisando quantità e tempi di cottura, senza disdegnare anche l'uso di quanto (per esempio, freezer e frullatore) la tecnica mette oggi a disposizione. Al tempo stesso, ogni ricetta è anche l'occasione per entrare nella vita quotidiana medievale, conoscendone le abitudini, i riti, i colori e i sapori.
John Reed era un giornalista americano non particolarmente noto. Tuttavia la sorte gli concesse di trovarsi a Pietroburgo, di assistere in prima persona ai momenti decisivi della Rivoluzione d'Ottobre e di conoscerne i protagonisti. Un libro che racconta l'entusiasmo per quella che doveva essere l'inizio della palingenesi del genere umano. Introduzione di Rossana Rossanda.
In questo volume l'autore descrive origine e funzionamento di Auschwitz, da campo di prigionia per i dissidenti politici polacchi a macchina di sterminio in cui trovarono la morte un milione di ebrei. Da qui parte per esaminare l'Olocausto nazista più in generale, le motivazioni e la mentalità dei maggiori gerarchi, facendo ricorso ai resoconti delle SS stesse e a documenti recentemente resi disponibili dagli archivi russi. Il risultato è un saggio che non esita ad affrontare anche questioni "scomode", come la corruzione diffusa nei campi tra i prigionieri stessi, la presenza di bordelli, le complici mancanze dei governi subordinati ai tedeschi occupanti o all'imbarazzante silenzio degli Alleati, che pure conoscevano la situazione.

