
In questo libro Stanley Karnow, inviato nel Sud-est asiatico da "Time" e "Life" nel 1959 e rimastovi fino alla caduta di Saigon, racconta la storia della guerra del Vietnam, analizzando in modo particolare le origini del conflitto. Da un lato una potenza di fuoco illimitata, tecnologia, armamenti sofisticatissimi, soldati dotati del meglio...dall'altra armi spesso riciclate, lunghe marce di notte per sfuggire alla caccia degli elicotteri, per nutrirsi una scarsa ciotola di riso al giorno...Eppure, anche questa volta Davide sconfisse Golia...Stanley Karnow ce ne spiega il perché. Questo suo libro è considerato universalmente il reference book sulla guerra del Vietnam.
K. S. Karol, dopo aver scritto tutta la vita raccontando gli eventi del mondo, qui scrive di sé, ricostruendo la propria storia di ragazzo quindicenne, che nel 1939, allo scoppio della guerra mondiale, attraversa le linee polacche per andare a combattere nell'Unione Sovietica con l'Armata Rossa. Già ferito, gli succederà prima di essere deportato nella Siberia occidentale, di fuggirvi poi e di seguire un reparto speciale di aviazione nella battaglia del Caucaso. Sarà ferito nuovamente, passerà tredici mesi in un campo di lavoro forzato prima in Armenia e poi nel Volgalag, infine liberato trascorrerà l'ultimo anno di guerra in una fabbrica di Rostov sul Don. Dopo la vittoria rientrerà in Polonia. I grandi avvenimenti politici e la natura della società sovietica sono lo sfondo di una vicenda durata sette anni, come è stata vissuta da un gruppo di giovani: fatiche, speranze, illusioni, compromessi e amori.
"Non le darò istruzioni né le farò raccomandazioni... Dovrà soltanto riferire obiettivamente quello che ha visto, raccontare quello che ha vissuto in prima persona e ripetere ciò che in Polonia le è stato ordinato di dire su coloro che vivono là e negli altri paesi occupati d'Europa": con questo viatico il premier Sikorski mandò Jan Karski a informare gli Alleati di ciò che stava accadendo agli ebrei nel suo paese e di come i polacchi non avessero mai smesso di lottare. Unitosi alla Resistenza nel 1939, il giovane ufficiale della riserva era stato incaricato di tenere i collegamenti fra lo Stato segreto polacco, e gli organi ufficiali del governo in esilio a Londra. Oltre a svolgere temerarie, Karski aveva compiuto un'impresa inaudita: era riuscito a infiltrarsi nel ghetto di Varsavia e nel campo di transito di Belzec e, fatto ancora più inaudito, a uscirne indenne, deciso a denunciare al mondo le atrocità commesse dai nazisti. Porterà in effetti la sua testimonianza diretta ai grandi della terra, incluso il presidente Roosevelt, ma per motivi politico-strategici il suo appello non verrà raccolto né avrà seguito: non gli resterà, nel 1944, che affidarlo a questo libro. Dimenticato nel dopoguerra in ragione dei nuovi assetti politici mondiali, Karski sarà riscoperto e intervistato dal regista Claude Lanzmann per il celeberrimo "Shoah" (1985), che darà l'avvio alla seconda fase della sua missione: ricordare l'indifferenza degli Alleati di fronte al consumarsi del genocidio.
Il quadro complessivo del saggio di August Karst, che è possibile trarre dai giudizi di storici coevi quali Croce, Hampe e Tout, offre una visione chiara delle valenze e di molte discrepanze nell'inquadramento della complessa vicenda manfrediana, ma allo stesso tempo inserisce il lettore nella temperie culturale e politica dell'epoca. Tra Otto e Novecento la produzione storiografica germanica è, di fatto, fortemente condizionata dal serrato confronto ideologico tra Piccoli e Grandi tedeschi, dall'influsso della scuola prussiana di Droysen, dalla fondazione del Reich dopo la guerra franco-prussiana del 1870 e dagli appetiti imperialistici manifestati in maniera pericolosa dopo l'assunzione al trono di Guglielmo II (1888). In antitesi con la serena visione di storici come Schirrmaker - e senza dubbio condizionato dal giudizio negativo espresso da Jamsilla su Manfredi -, Karst vede con sospetto ogni attentato all'Impero, giudica Manfredi un traditore e considera gli italiani infidi, ponendosi all'origine di quelle aberrazioni nazionalrazzistiche che avrebbero sorretto ideologicamente l'affermazione del nazionalsocialismo hitleriano.
Grazie alle testimonianze di Lee Radziwill e di amici e parenti, Sam Kashner e Nancy Schoenberger ricostruiscono le vite, tragiche e glamour, delle due sorelle Bouvier, indagando il loro rapporto stretto e complicato, intriso di rivalità, gelosia e competizione. Nella vita le due sono state simili per molti aspetti: entrambe hanno avuto un occhio attento per la bellezza - nella moda, nel design, nella pittura, nella musica, nella danza, nella scultura, nella poesia - e sono state artiste di talento. Jackie, schiva, introversa e intellettuale, è diventata la donna più iconica del suo tempo, mentre Lee, estroversa e amante del divertimento, è stata costretta a vivere nella sua ombra. Una doppia biografia che getta luce sulla vita pubblica e privata di due donne straordinarie, icone di stile del secolo scorso.
Un libro che cade come una pietra nello stagno della storiografia, rompe il complice silenzio del passato e del presente, scruta nella notte della dittatura e segnala nuovi orizzonti d'indagine, ringraziando gli italiani che accolsero i profughi albanesi.
Da sempre Beirut, tra i bagliori di una città aperta - orientale e occidentalizzata, cristiana e musulmana, moderna ma profondamente radicata in una storia che ha visto passare Pompeo, Saladino, i Pascià Jazzar e Ibrahim e gli incubi di un luogo esposto di continuo alla guerra, con i suoi abitanti di svariata provenienza, i suoi scrittori e artisti, i suoi contrasti ed eccessi, continua ad alimentare l'immaginario più variegato. Restituendo alla città i mille volti della sua storia, Kassir racconta le grandi contraddizioni della prima metropoli del mondo arabo. Spesso idealizzata in passato per lo scenario felice e la natura lussureggiante, nella seconda metà del Novecento Beirut vive la sua età dell'oro, ponendosi al centro di interessi economici che superano i confini della piccola Repubblica Libanese. Al proprio potere di attrazione la città sottomette i vicini arabi: Beirut con la sua dolce vita rappresenta l'Occidente più vicino. Ed è allo stesso tempo luogo di ritrovo di esuli e intellettuali, fucina di idee e crogiolo di lingue e di culture. Tutto questo subirà una prima battuta d'arresto nel 1967 con la guerra dei sei giorni, per spegnersi del tutto nel 1975, quando il nome Beirut diventa sinonimo di guerra civile. Quindici anni di bombe e sangue che squarciano i muri e gli animi e riempiono i giornali, orfani della guerra del Vietnam. Estroversa e cosmopolita nella prosperità, la città lo sarà anche nella rovina, diventando il teatro della prima guerra evento televisivo.
Dopo l'8 settembre 1943, Roma, formalmente "aperta" e demilitarizzata, era al tempo stesso obiettivo e terreno di uno scontro combattuto su più fronti: militare, politico e diplomatico. Da Pio XII a Herbert Kappler, dai partigiani Paolo e Elena a Erich Priebke: sono loro, insieme a gappisti, militari e a tutti gli abitanti della capitale, i protagonisti di queste pagine. Robert Katz ha ricostruito i mesi drammatici dell'occupazione, raccontando episodi cruciali come l'attacco di via Rasella e la rappresaglia delle Fosse ardeatine, ma anche le manovre diplomatiche che coinvolgevano il Vaticano e i governi stranieri. Consultando gli archivi della Cia e gli atti del processo Priebke, Robert Katz ha dato vita a un grande affresco storico, in cui le piccole vicende quotidiane si mescolano al flusso dei grandi eventi.
Monachesimo e diritto, architettura e musica, letteratura e pittura in una ricostruzione unitaria delle linee fondamentali della civiltà bizantina nell'arco della sua lunga storia e in particolare durante i suoi tre secoli cruciali, quelli che vanno dal X al XII. Il costante contrappunto che Kazhdan stabilisce con il Medioevo occidentale mette in luce coincidenze e differenze che rendono il mondo bizantino a noi più vicino e "contemporaneo".
L'impresa di Fiume ebbe tra i suoi protagonisti Guido Keller, segretario d'azione del comandante Gabriele D'Annunzio. E azione fu. Keller presto si impose come leader dei rivoluzionari convenuti nella città adriatica. Già asso della aviazione, mise al servizio dell'umanesimo anche le sue idee radicali. Libertario, critico del capitalismo, fautore di un nazionalismo del tutto diverso da quello degli anni Trenta, Keller appare come uno dei grandi capitani di ventura rinascimentali che tanto ammirava. Questo libro raccoglie per la prima volta tutti gli scritti di Keller, con numerosi inediti. Dagli articoli pubblicati su “La testa di ferro” a quelli su “Yoga”, passando per un commento alla carta del carnaro e a opere d’impronta futuristica firmate dopo il Natale di sangue che nel 1920 pose fine alla magnifica avventura fiumana.