
Dalla conquista dell'Italia meridionale e della Sicilia da parte dei Normanni nell'XI secolo alla creazione del Regno di Sicilia nel secolo successivo, la ricostruzione storica di David Abulafia si allarga fino alle due sponde del Mediterraneo, dalla Spagna ai Balcani, teatro vastissimo delle battaglie con le quali Angioini e Aragonesi si contesero il dominio sul Regno delle Due Sicilie. Ne viene fuori un'inedita storia dell'Italia del basso Medioevo e un quadro completo di un fondamentale periodo storico che illustra le principali realtà politiche del Mediterraneo occidentale in quei secoli: Catalogna-Aragona in Spagna, la casa d'Angiò in Francia e, sull'altra sponda, Sicilia, Sardegna e Italia meridionale dominate alternativamente ora dall'una ora dall'altra casata.
Si è scritto molto sulle grandi scoperte geografiche dell'età di Colombo, assai meno sull'esperienza che quei primi viaggiatori europei fecero incontrando le popolazioni native. Questi incontri cominciarono in realtà un secolo prima, quando i primi spagnoli arrivarono alle Canarie, continuarono sulle coste africane e infine nelle isole caraibiche in cui approdò Colombo. Gli europei scoprirono che il genere umano era più vasto e differenziato di quanto avessero saputo fin lì. Ma quei «selvaggi» nudi, licenziosi, magari anche cannibali, erano uomini davvero? E se lo erano per l'aspetto, lo erano per l'anima? Perché non conoscevano la parola di Cristo? E potevano riceverla? Abulafia racconta come quegli incontri si svolsero, e quali effetti ebbero sia sull'idea europea di genere umano sia sul destino, tragico, di quei popoli sconosciuti.
All'uscita dalla guerra e con il ritorno dell'Italia nel consesso delle nazioni democratiche entro i nuovi equilibri della guerra fredda, la Democrazia cristiana elaborò una propria visione dell'identità del paese e del suo ruolo internazionale. Questa originale ricerca approfondisce l'intenso lavoro di costruzione di miti politici e ideologie svolto dal gruppo dirigente Dc con l'obiettivo di contribuire a un ordine nazionale e internazionale cristianamente fondato. Partendo dalla tradizionale immagine dell'Italia nazione cattolica e mediterranea erede della civiltà latina, la Dc si spostò in quegli anni sul nascente ideale di una nuova patria europea e sull'appartenenza dell'Italia a una comunità atlantica, dove nell'antagonismo con l'Europa orientale comunista l'accento era posto sulla comune radice "occidentale".
Il volume propone un’attenta e articolata analisi delle posizioni che la rivista «Studium» assunse negli anni in cui Aldo Moro ne fu direttore, dal 1945 al 1948. Tale momento della vicenda politica ed intellettuale del giovane Moro, sinora poco esplorato, coincise con anni cruciali nella storia italiana, segnati dalla conclusione della guerra mondiale, dalla Costituente, dall’edificazione del nuovo Stato repubblicano. Animando un vivace dibattito tra intellettuali di grande prestigio, la rivista contribuì alla elaborazione e alla diffusione di una cultura democratica e cristiana e rappresentò un qualificato punto di riferimento anche all’interno della DC.
Il dialogo con la cultura e la modernità oggetto del presente studio fece emergere alcune tra le più originali proposte del cattolicesimo politico italiano del secondo dopoguerra.
Paolo Acanfora è dottore di ricerca in storia moderna e contemporanea. Ha svolto attività di docenza in università italiane e straniere e pubblicato numerosi studi su riviste specializzate nazionali ed internazionali. Nel 2010 è stato borsista presso la Fondazione Giulio Pastore. Attualmente collabora con l’Istituto Luigi Sturzo e con l’Accademia di Studi Storici Aldo Moro
Questo libro è l'opera di uno storico di destra - se pure questo termine ha ancora un senso - che, basandosi su un imponente materiale di documentazione, ricosruisce oltre mezzo secolo di vita italiana. Un libro dove al pessimismo per il crescente disinteresse dei cittadini nei confronti della politica si alterna l'ottimismo per la libertà ormai divenuta parte integrante del nostro DNA. Una ricostruzione politica ma anche sociologica ed economica.
Il racconto di un fatto primario e sconosciuto della reazione italiana all’occupazione tedesca: dodici monaci della Certosa di Farneta, Lucca, fucilati dai tedeschi nel settembre del 1944 perché nascondono nel monastero un centinaio di perseguitati politici, partigiani ed ebrei. Fatti prigionieri dalle SS nella notte tra l’1 e il 2 settembre 1944, condotti prigionieri a Nocchi di Camaiore e poi a Massa, uccisi a piccoli gruppi e in diversi luoghi, tra il 7 e il 10 di quel mese insieme a 32 persone da loro accolte nel monastero. L’atteggiamento riservato dei Certosini e il conflitto interpretativo dell’evento – tra chi lo voleva “resistenziale” e chi l’intendeva come opera di carità – hanno impedito fino a oggi che questa storia arrivasse al grande pubblico. Accattoli ha ottenuto dall’Ordine Certosino l’autorizzazione a pubblicare un documento riservato e, ad oggi, inedito, ha conversato con gli ultimi protagonisti dei fatti e ne svolge un racconto asciutto e vivo, il più completo realizzato fino a ora, fruibile a ogni lettore.
I saggi qui pubblicati intendono proporre una nuova riflessione, anche di carattere storiografico, sulla funzione etica attribuita all'attività ludica tra Medioevo ed età moderna, sulle sue molteplici forme di espressione e di rappresentazione, e sulle modalità con le quali il gioco viene interpretato e utilizzato in chiave morale. Il volume ragiona dunque sulle dinamiche di relazione tra donne, uomini e prassi ludica, per analizzare gli spazi, i tempi e le modalità di accesso al gioco nel lungo periodo che va dalla teorizzazione medievale dell'eutrapelia alle riflessioni gesuitiche sull'educazione dei fanciulli. L'analisi di fenomeni di grande interesse antropologico, come quello ludico, merita infatti di essere condotta in un'ottica ampia, tesa a indagare prospettive generali, e capace quindi di individuare elementi strutturali che si ripercuotono sul lungo periodo e possono così rivelarsi indicatori di cambiamenti significativi negli assetti sociali, istituzionali e culturali delle società medievali e moderne. Il lettore è così condotto a seguire le fila della storia di un'esperienza culturale straordinaria, tra morale e religione, tra morale e politica.
"Ho fatto solo il mio dovere. Se puoi salvare la vita di qualcuno, è tuo dovere provarci." Con questa semplicità disarmante Jan Zabiriski, direttore dello zoo di Varsavia negli anni della seconda guerra mondiale, ha parlato della straordinaria impresa grazie alla quale lui e la moglie Antonina sottrassero alla furia nazista più di trecento ebrei. È il 1939, i bombardamenti tedeschi devastano lo storico zoo della capitale polacca: Jan e Antonina reagiscono allo sgomento e salvano gli animali superstiti. Ma ben presto il razzismo nazista si accanisce sugli uomini: quando iniziano i pogrom contro gli ebrei, i due coniugi non esitano a trasformare lo zoo in un rifugio per i perseguitati, creando un mondo alla rovescia in cui gli "ospiti" segreti vengono chiamati con il nome in codice degli animali di cui occupano la gabbia vuota, mentre le bestie portano nomi di persona. Al disprezzo per chi è diverso e alla follia di voler imporre alla natura un disegno mitomane, Jan e Antonina oppongono il rispetto per gli esseri viventi, che siano animali in pericolo o ebrei polacchi, "uomini in via d'estinzione". Basandosi sul diario di Antonina e su molte altre fonti storiche, l'autrice ha recuperato dall'oblio una storia vera di coraggio e compassione.
Luogo riservato al riposo, allo svago, all'otium, ma anche simbolo di potere politico o economico, la villa, nel corso dei secoli, riflette i mutamenti del gusto e delle esigenze di chi la abita. La sua struttura e la posizione che occupa nel paesaggio sono da sempre il segno tangibile di una volontà di affermazione e di dominio sull'ambiente circostante ed è per questo che descriverne le forme significa, prima di tutto, descrivere le abitudini e le esigenze dei proprietari. Analizzando gli elementi comuni e quelli specifici della villa, dall'epoca romana (con i Tusci e il Laurentinum di Plinio il Giovane) a quella medicea, dai giardini romantici fino ai tentativi opposti di Le Corbusier, impegnato a estraniare l'edificio dalla natura, e di Wright, che nella celebre Casa sulla Cascata punta a raggiungere la simbiosi tra paesaggio e architettura, Ackerman mostra le molteplicità di forme che la villa ha assunto nel tempo, ma anche il ritratto di una vita di campagna il cui spirito è arrivato fino a noi praticamente immutato.
L'Europa è in declino e fiorisce un nuovo mondo cui gli europei diventano estranei. Vengono meno i valori che hanno guidato gli europei nell'itinerario della loro storia. Ma assistiamo anche al collasso demografico, al crollo dell'identità economica e dell'imprenditorialità. Contribuisce alla decadenza la crisi della giustizia e di un diritto che ha orientato la storia del mondo. La politica coagula tutto questo perché inadatta a una società cosi diversa. Bisognerebbe accelerare l'unificazione economica e politica e ridare vita a un sistema di valori e di ideali simili a quelli che garantirono il primato dell'Europa. È possibile che sia vicina l'ora della nostra scomparsa, o forse l'Europa può salvarsi dando origine a una civiltà diversa?