
Questo libro fu pubblicato, la prima volta, quindici anni fa. È il risultato della riflessione, della dignità e dell'indignazione di un uomo che ha riscoperto, nella sua carne, una ferita antica e mai chiusa: il martirio della sua città, Gaeta, per favorire la nascita dell'Italia unita, rivelatasi matrigna e persino ancora nemica di chi, a quella costruzione storica, ha pagato, per tutti, il prezzo più alto, in risorse e sangue.
Scritto tra l'agosto 1937 e il febbraio 1943, il "Diario" di Galeazzo Ciano "una fonte memorialistica di primaria importanza" nelle parole dello storico Renzo De Felice - è un documento prezioso per la comprensione dell'ultima fase del regime mussoliniano: il periodo fatale che va dall'incubazione del secondo conflitto mondiale ai mesi che precedono la caduta del fascismo. L'esistenza del diario è nota ai collaboratori più stretti di Ciano dalla fine degli anni Trenta, ai quali il ministro degli Esteri confida di volerlo pubblicare a guerra finita, allo scopo di riabilitarsi politicamente dinanzi alle potenze alleate. A partire dall'estate del 1943, la "caccia" alle agende manoscritte del genero del Duce da parte dei servizi d'intelligence tedeschi e americani è al centro di un'avvincente spy story in bianco e nero. Una vicenda di tradimenti, colpi bassi, giochi doppi e tripli che Giuseppe Casarrubea e Mario José Cereghino ricostruiscono in modo nuovo nel loro saggio introduttivo. Grazie soprattutto al ritrovamento di vari fascicoli dell'Office of Strategie Services (Oss) e dello Special Counter Intelligence (Sci), carte degli anni Quaranta da poco desecretate negli Stati Uniti d'America e in gran parte inedite in Italia.
Il nucleo centrale di questi scritti riguarda le origini e gli sviluppi del secondo conflitto mondiale, nonché lo svolgimento del duro processo di pace che fu imposto dai vincitori all'Italia. Con la fine del regime armistiziale, il nostro paese riacquistò la piena sovranità. La sua politica estera risultò nondimeno condizionata da difficoltà interne e questo spiega la sua mancata adesione, nel 1948, al patto di Bruxelles. Dalle debolezze allora mostrate, essa seppe, tuttavia, riscattarsi in occasione di snodi cruciali del confronto est-ovest, come prova il ruolo determinante che ebbe, negli anni 1977-79, per l'approvazione del programma relativo alla produzione e allo spiegamento degli euromissili in risposta all'installazione degli SS20 sovietici. Su tale episodio l'autore fornisce una preziosa testimonianza avendo ricoperto l'incarico di rappresentare l'Italia nel ristretto gruppo di esperti al quale fu affidata l'elaborazione di quel programma, nonché della piattaforma negoziale che doveva condurre, pochi anni più tardi, al totale azzeramento delle armi nucleari di teatro in Europa.
«La vicenda secolare dei Ciccardini e dei loro parenti, narrata in questo libro, coinvolge, insieme ad eventi e legami privati, questioni di storia politica, religiosa e sociale che interessano tutti noi, con riferimenti precisi a leggi e a movimenti che oggi finiscono per essere dimenticati o ricordati solo da storici di professione. [...] Chi ricorda oggi la legge Siccardi per l'esproprio dei beni ecclesiastici? Eppure quella legge ha contribuito in misura decisiva a formare la borghesia agraria che per molti decenni è stata il nerbo dei cittadini italiani attivi (perché forniti di diritto di voto). [...] Città come Perugia e, più in piccolo, come Fabriano, erano esempi di dominio di una borghesia agraria di affiliazione massonica. [...] Gli agrari di Perugia, a somiglianza dei padroni toscani, non esitarono a costituire squadre fasciste tra te più feroci, che trascorsero anche a Fabriano, dove riuscirono a far dimettere con la violenza un giunta comunale controllata dai popolari. [...] Un altro tema che emerge è quello della formazione del movimento politico cattolico dal l'intransigenza al Patto Gentiloni, poi al Partito Popolare di Sturzo e infine alla Democrazia Cristiana di De Gasperi. Un discorso a parte meritano i cenni che Bartolo fa alla sua esperienza nella Democrazia Cristiana, o meglio alle idee, ai progetti che egli aveva disegnato per ridare a questo partito un carattere autenticamente popolare e non semplicemente di massa. Spero che Bartolo, in una prossima rievocazione, scriva un saggio in cui esponga le proposte da lui formulate in tempi diversi per ridare un'anima ad una formazione politica cui egli ha partecipato fin dalle origini. [...] La storia della DC ha ancora molte pagine da svelare e tutti noi dovremmo colmare qualche lacuna: "ne ignorata dammentur" ».
"La Confessione di fede" di A.Ch. Belobockij, erudito polacco accusato nel 1861 a Mosca di essere un eretico, è uno straordinario documento manoscritto, testimone di una delle fasi di passaggio più delicate nei rapporti tra Polonia e Russia. La polemica teologica e politica illustra con forza non solo le contraddizioni e le inattese aperture ideologiche della Russia prima delle riforme di Pietro il Grande, ma anche l'importanza del bagaglio retorico e dottrinale di un erudito polacco nutrito di quelle idee di pace e tolleranza sviluppatesi a partire dalle opere del mistico catalano Ramon Llull.
Raccontare la Grande Guerra "dal basso", cioè come è stata vista, vissuta e descritta dai "piccoli uomini", da quei soldati anonimi che la guerra l'hanno fatta. Sono loro a raccontare nelle lettere spedite a casa, o alla morosa, o in appunti di un diario, la loro esperienza fatta di coraggio, paura, speranze, eroismo, solidarietà, sangue, morte, bestialità.
Con un lavoro paziente gli autori di questo libro- nato dalla trasmissione 4 Novembre. La Vittoria del programma TV La grande storia di Rai Tre - componendo le tante piccole tessere costituite da migliaia di lettere dal fronte, disegnano un originale e inconsueto mosaico del conflitto che ha segnato una svolta nei destini dell'Europa.
La storia italiana è caratterizzata da una serie di anomalie che ne hanno influenzato il corso. Tra queste, la politicizzazione di una parte della magistratura, che ha causato una crisi dello Stato di diritto e alimentato una conflittualità permanente tra gli organi costituzionali; la forte presenza della criminalità organizzata; il delicato ruolo geopolitico dell'Italia nel Mediterraneo; la collusione fra il capitalismo privato e lo Stato che ha prodotto il sistema di Tangentopoli; la catena di attentati dal 1969 al 1974 e l'esplosione del terrorismo di destra e di sinistra, con il conseguente "attacco al cuore dello Stato" avvenuto con l'assassinio di Moro. Ma la maggiore anomalia del nostro sistema politico rimane l'esistenza - fino alla caduta del muro di Berlino - del più grande partito comunista d'Occidente, che ha condizionato in modo determinante anche le formazioni politiche nate da quell'esperienza e che a quella tradizione si sono costantemente richiamate (PDS, DS e parte del PD). Questa è "la linea rossa" che ha attraversato la vicenda politica, sociale e culturale dell'Italia. In un grande affresco, Fabrizio Cicchitto ripercorre la storia del PCI e della sinistra post-comunista, dalle origini a oggi, analizzando le ragioni di un fenomeno tutto italiano: le figure di Gramsci, Togliatti e Berlinguer sono oggetto di una ricostruzione minuziosa, volta smontare i miti che la sinistra ha edificato grazie a un predominio incontrastato in vasti settori della cultura.
Roma è sotto assedio. Un lungo assedio criminale che comincia già dopo la breccia di Porta Pia, con l'imponente lottizzazione e con gli scandali della Banca Romana; si rafforza con la presenza di mafiosi di caratura internazionale dediti allo spaccio di droga dopo la fine della Seconda guerra mondiale; si organizza con la comparsa della banda della Magliana e infine dilaga con l'inchiesta Mafia Capitale, che ha puntato i riflettori su un'associazione a delinquere arrivata al cuore della politica e dell'amministrazione capitolina, e che tuttavia la Corte di cassazione non ha ritenuto di qualificare come mafia. Solo a Roma convivono forme tanto eterogenee di malavita, dalla violenza di strada alla criminalità locale evoluta in organizzazione mafiosa, o che agisce con modalità mafiose, alle mafie storiche come cosa nostra, camorra e, soprattutto, 'ndrangheta. Sotto attacco continuo, la città non è stata mai definitivamente espugnata da un solo potere criminale. Per la prima volta, questo libro, a firma di uno fra i massimi esperti di criminalità organizzata, fa luce sul groviglio di interessi e sull'anima oscura della città, lì dove traggono forza i poteri che per conquistarla si sono di volta in volta alternati, combattuti e alleati.

