
Cosa significa essere Italiani oggi? Quale è la vera identità nazionale di un popolo che spesso si denigra? Quale è il nostro Spirito? Chi siamo noi Italiani?
Il libro fornisce risposte basate su molti dati statistici inconfutabili e sulle analisi di 21 prestigiosi ed autorevoli studiosi, che sono stati intervistati. Il volume lascia sorpresi ed orgogliosi, intende essere un “manualetto di italianità”, fa scoprire molto dell’animo italiano, rifiuta il nazionalismo ma induce all’orgoglio nazionale.
Gli Italiani hanno un DNA di stampo realistico e pertanto sono flessibili; hanno un carattere comunicativo. La nostra Nazione ha una congenita sintonia con la Bellezza, per questo ha potuto creare tante opere d’arte.
Il volume espone i molti oggettivi dati di fatto che dovrebbero imporci di essere fieri dell’italianità; presenta l’Italia come non l’avete mai vista, opposta agli stereotipi correnti. Punta il faro sulla nostra attuale identità. Mentre quasi tutti sottolineano solo i problemi del Paese, questo libro sfida i luoghi comuni e mette in luce quel tanto che c’è di buono in Italia e nel nostro essere Italiani.
L’autore rivolge un invito: gli Italiani compiano il Miracolo Spirituale di credere in sé e costruiscano un nuovo Rinascimento italiano.
Tutti i popoli hanno virtù e difetti; anche il popolo italiano ha difetti; il principale consiste nel fatto che ignora il proprio grande valore.
Il libro potrebbe interessare in primis studenti del triennio finale di scuole secondarie di II grado ed i loro docenti, in particolare quelli di storia e filosofia.
La genesi della cultura occidentale è da ricercare nella cultura greco-ellenistica, nella cultura latina, in quella cristiana e nella bizantina, che rispettivamente si sono sviluppate con specifiche peculiarità nel contesto della civiltà occidentale. Queste forze culturali e spirituali, nell'incontro-scontro con i barbari che invasero l'impero romano e con gli Arabi, hanno dato origine prima ad una manifestazione unitaria della cultura europea nel Medioevo e poi alla sua variegata articolazione nell'epoca moderna e contemporanea. Ma le radici sono sempre da ricercare ad Atene, a Roma ed a Bisanzio. Il volume intende offrire una sintesi, delle piste di ricerca e di approfondimento personale del contesto storico-culturale dell'Occidente.
Come ogni raccolta di testi, anche quest’antologia di documenti della storia contemporanea è un testo ausiliare, che aiuta a comprendere meglio i volumi di storia generali o particolari. Essa si rivolge, in particolare, ai giovani studenti, affinché la storia non si riduca ad un meccanico apprendimento, ma diventi un momento educativo del metodo storico nelle sue tre componenti: euristico, ermeneutico e critico. Lo studio della Storia e la ricerca storica, infatti, hanno tra i loro scopi generali quello di orientare nella ricerca della comprensione del presente, quello prospettico, quello critico e quello di guidare, insieme ad altre scienze, nella conoscenza e comprensione degli uomini, perché la storia e la ricerca storica, mettendo in contatto con la complessità della vita di uomini e donne del passato, ci consentono, attraverso la comune eredità storico-culturale, di comprendere meglio la condizione umana e l’accettazione reciproca per una pacifica convivenza.
La presente antologia di documenti ha prevalentemente un taglio di politica istituzionale e internazionale ed è strutturata in sette parti: le Rivoluzioni americana e francese e l’Epoca napoleonica; l’Ottocento dal 1815 al 1848; la seconda metà dell’Ottocento e la crisi di fine secolo; il periodo dalla prima alla seconda guerra mondiale; il periodo dalla seconda guerra mondiale al mondo bipolare; la Chiesa cattolica e il mondo contemporaneo; gli ultimi decenni del 1900 e i primi anni del 2000. Ogni singola parte contiene, prima, le tematiche storiche essenziali del periodo e una relativa cronologia e, poi, in particolare per il Novecento, un’articolata suddivisione interna raccolta intorno ad alcune problematiche, che consentono di osservare lo svolgersi della politica internazionale degli Stati, protesa, prima, verso opposti ordini mondiali e, poi, verso una visione globalizzata del mondo, che tende, almeno così sembra, a specificarsi sempre meglio.
Occorre avere la consapevolezza che, addentrandoci sempre di più nel nuovo secolo appena iniziato, tanto più cresce la distanza (non solo cronologica, ma anche psicologica e culturale) delle nuove generazioni dagli avvenimenti storici, a volte epocali, del Novecento, che ci hanno introdotti nel nuovo secolo, ma che, tuttavia, occorre comprendere per conoscere meglio il mondo globale nel quale viviamo, per non appiattirsi in una contemporaneità autoreferenziale.
Nell’ottica storico-critica dei 150 anni dell’Unità d’Italia si situa anche il presente volume, che intende verificare, in analogia a quanto avvenuto a livello nazionale, e nel contesto del Mezzogiorno d’Italia, come si è sviluppato il rapporto dialettico fra Stato e Chiesa nella provincia di Caserta, di certo non privo di tensione, nelle fasi immediatamente precedenti l’Unità d’Italia e nei primi decenni del nuovo Stato.
La monografia, collocandosi in un contesto molto ampio di ricerca storiografica nell’ambito del Mezzogiorno d’Italia, e grazie ad un’ampia consultazione dell’Archivio di Stato di Caserta, esplora il rapporto tra il clero e lo Stato unitario nella provincia di Caserta (1860-1878) in cinque capitoli: 1. Il clero dal legittimismo borbonico all’opposizione verso lo Stato unitario; 2. L’opposizione del clero durante il governo della Luogotenenza; 3. Il clero reazionario e il clero liberale; 4. Il clero e i vescovi tra reazione e rinnovamento; 5. Il clero e l’opinione pubblica.
Dalla documentazione esaminata emerge che il rapporto fra clero e Stato unitario ebbe punte di asprezze molto dure, all’interno di tentativi piuttosto fragili di conciliazione. Tuttavia, anche nella provincia di Caserta si manifestò un certo rinnovamento, dopo il 1870, con una maggiore adesione al Papa, con la nomina di nuovi vescovi, con l’attenzione a nuove forme di vita pastorale e religiosa e con la ricerca di nuove vie per l’educazione dei ragazzi.
Che cos'hanno in comune una rivolta di pescatori corsi in un mare colorato di rosso, un volantino piegato in quattro trovato nella tasca di una giacca, un circuito elettrico nascosto da un controsoffitto, una telefonata nel cuore della notte e un testo poetico usato nel posto sbagliato? L'inizio di una storia. O di più storie, individuali e collettive, ma sempre con due protagonisti in comune: l'ex magistrato Gian Carlo Caselli e l'Italia. Dieci date per dieci capitoli, dalle Brigate rosse alla mafia, dalla strage del cinema Statuto al 'processo del secolo' contro Giulio Andreotti, passando per il Csm e la 'ndrangheta al Nord, fino ad arrivare alle polemiche sulla Tav. Questo libro racconta gli snodi fondamentali di cinquant'anni di storia italiana intrecciati con la biografia, non solo professionale, di un testimone forse unico nel panorama della magistratura italiana: un giudice accusato di essere 'toga rossa' o 'fascista' con sorprendente disinvoltura a seconda delle stagioni e - soprattutto - degli interessi colpiti da indagini e processi. O forse semplicemente perché schierato sempre da una parte: quella della Costituzione, dove ogni cittadino è uguale davanti alla legge.
Torino, quartiere San Paolo. Accanto alla via intitolata all'eroe della Resistenza Paolo Braccini c'è via Francesco Millio; è una strada anonima come tante, più brutta che insignificante, attorniata da condomini in stile anni '50. Ci sarebbe davvero poco da dire su via Millio, se non fosse per quella ammaccatura circolare al centro della saracinesca metallica di un negozio. È lì, immobile, dal 9 marzo 1979. Quel giorno in via Millio - durante una sparatoria tra un commando di Prima linea e una pattuglia di polizia - esplosero sessantaquattro pallottole: una trafisse il torace di Emanuele Iurilli, studente di diciotto anni. Morì per caso, mentre stava rientrando da scuola. Quella di Emanuele lurilli è una delle tante cicatrici incise nei muri di Torino. A ricordarle, a raccontarne il dolore e lo smarrimento, l'indignazione e la rabbia, la reazione e la rivolta, sono due giovani autori - Stefano Caselli e Davide Valentini, torinesi entrambi - che non hanno ricordi diretti degli anni '70 ma hanno però in comune lo stupore per la scoperta di una città a volte inafferrabile e di strade percorse abitualmente che sono state teatro di appostamenti, scontri, attentati e omicidi solo pochi anni prima che loro nascessero. Hanno raccolto memorie e storie, hanno ascoltato i parenti delle vittime e recuperato le testimonianze sui tanti cittadini comuni - piccoli imprenditori, guardie carcerarie, poliziotti, consiglieri comunali, dirigenti d'azienda, baristi e studenti...