
4 agosto 1944 / 4 novembre 1966
Ristampa per il 50° anniversario dell'Alluvione ed il 72° della Guerra.
"Carocci è attento e vigile testimone della difficoltà dell'Italia di realizzare una forma evolutiva di vita politica e civile i cui contenuti ideali (la 'destra' e la 'sinistra') siano sempre chiari e leggibili." (Lucio Villari, "la Repubblica"). "Carocci ha sempre mostrato le qualità dello storico di razza: un distacco sempre più pronunciato di fronte alle vicende del passato, anche assai recente, che dà una lucidità particolare ai giudizi." (Nicola Tranfaglia, "L'Indice"). Giampiero Carocci è libro docente di Storia moderna presso l'Università di Roma La Sapienza e membro della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici presso il Ministero degli Esteri.
Nel percorso compiuto dall'arte per raffigurare il corpo, il volto e l'anima dell'uomo, l'immagine dell'amore occupa un ruolo centrale. Se la letteratura e la filosofia hanno da affrontato il tema con straordinaria profondità, le arti visive hanno dovuto concentrare tutto nell'istante di una sola immagine; per questo sono state a lungo attratte dall'eros. Più arduo si è rivelato il cammino che ha portato alla raffigurazione delle infinite sfumature dell'amore attraverso le fattezze umane, ma la pittura e la scultura si sono dimostrate all'altezza della sfida, dando vita a veri e propri capolavori di introspezione psicologica. Flavio Caroli ci accompagna in un viaggio che prende le mosse dalla sensualità pagana degli affreschi pompeiani e ha il suo punto di svolta con Leonardo da Vinci. Giorgione e Raffaello sono gli artisti che "scolpiscono" per la prima volta la psicologia nei volti dell'amore. L'amore sacro e quello familiare del Cinquecento, l'amore naturale della pittura seicentesca e settecentesca, l'erotismo lieve e carnale di Antonio Canova e quello magico e intenso di Francisco Goya, il bacio romantico e risorgimentale di Francesco Hayez, l'ossessivo tentativo di cogliere l'invisibile attraverso il visibile di Edgard Degas, segnano le tappe di un percorso che vedrà le sue colonne d'Ercole sulla soglia del XX secolo, quando l'inconscio freudiano entrerà con prepotenza nella cultura occidentale.
Flavio Caroli, storico dell'arte fra i più noti e accreditati in Italia, disegna un grande affresco che parte dal Rinascimento e giunge fino ai giorni nostri. Compendio di oltre trent'anni di riflessioni sull'arte di un grande studioso, il libro appaga quel bisogno di magia nella lettura dell'opera d'arte, che è la grande richiesta del pubblico colto di oggi. Caroli legge e narra, in questo volume, oltre 600 capolavori che appartengono al nostro immaginario. "Si va a vedere l'arte per capire il passato, ovvero per cogliere il senso più profondo della nostra esistenza": a partire da questa considerazione, che spinge il grande pubblico a visitare numeroso le mostre e i musei, Caroli coinvolge il lettore in un racconto avvincente attraverso i cinque secoli chiave della storia dell'arte occidentale.
Il libro raccoglie in forma narrativa il contenuto delle lezioni di storia dell'arte tenute da Flavio Caroli nella rubrica "Le vite degli altri. La grande corsa dell'arte moderna" all'interno del programma televisivo di Fabio Fazio Che tempo che fa (stagione Rai 2010-2011). Un viaggio attraverso il XX secolo per stabilire un confronto, a coppie, tra i più grandi artisti dell'età moderna e scoprirne similitudini e differenze. Da Gauguin e Van Gogh fino a Warhol e Rauschenberg, Caroli legge attraverso le vicende artistiche dei loro protagonisti i movimenti che hanno animato la storia dell'arte europea contemporanea: la secessione viennese di Klimt e Schiele, il fauvismo di Matisse, l'espressionismo di Kirchner, il futurismo di Balla e Boccioni, l'astrattismo di Mondrian e Kandinskij, la pittura metafisica di de Chirico e Carrà, il surrealismo di Ernst e Magritte, il realismo di Hopper e Morandi, l'action painting di Pollock e de Kooning e la Scuola di Londra di Freud e Bacon.
Il Giappone rappresenta una realtà così culturalmente distante dal mondo occidentale da sfidare le nostre categorie interpretative. Fa parte di un contesto geografico che l'Occidente ha a lungo designato come Estremo Oriente, ovvero l'Oriente più remoto dall'Europa. Tuttora, nonostante il progressivo avvicinamento, risulta difficile comprendere come tradizioni molto radicate riescano a convivere con la modernità ipertecnologica. Queste difficoltà risiedono molto spesso più nei limiti culturali e psicologici dell'osservatore occidentale, che nella complessità delle vicende. Questa storia del Giappone cerca di chiarire modelli culturali e comportamenti sociali fondati su un sistema di valori poco noto, ma non per questo indecifrabile.
Il Giappone è una realtà culturalmente distante che sfida la nostra conoscenza e le nostre categorie interpretative. Convinzioni e pregiudizi alimentano spesso una visione distorta, dimostrando come la sua percezione in termini di 'Estremo Oriente' continui ad agire a molti livelli della nostra comprensione. Con una metodologia storiografica innovativa, questo libro riduce le distanze narrando la storia del Giappone nei suoi aspetti economici, sociali, politici e culturali, dalle origini sino ai giorni nostri. La parte finale si concentra sulle recenti trasformazioni che hanno peraltro contribuito a ridisegnare la fisionomia della società giapponese nel nuovo millennio: dalle nuove strategie in politica interna ed estera al disastro della centrale nucleare di Fukushima, dai mutamenti nel mondo del lavoro a quelli nella struttura familiare e negli stili di vita.
Divenuta la seconda potenza economica del pianeta tra la fine della Seconda guerra mondiale e l'ultimo scorcio del Novecento, il Giappone è una realtà culturale apparentemente misteriosa e distante che sfida la nostra conoscenza e le nostre categorie interpretative di osservatori occidentali. Con una metodologia storiografica innovativa, questa libro colma la lacuna raccontando a grandi linee le vicende storiche del Paese, nei suoi aspetti economici, sociali, politici e culturali dalle origini sino ai giorni nostri.
Mario Carotenuto è nato a Gosaldo (Belluno) nel 1963, vive e lavora a Brescia dal 1989. Si è laureato presso la facoltà di Scienze politiche di Siena, dove ha conseguito una laurea e una laurea specialistica. È a capo del Gruppo di Brescia del Corpo Italiano di Soccorso dell'Ordine di Malta (C.I.S.O.M.). Si è specializzato nella Gestione degli interventi nelle crisi internazionali e dal 2001 rivolge studi e ricerche sulla natura, la strategia, i mezzi e gli scenari di azioni terroristiche. È docente di “Diritto internazionale umanitario” e “Misure di autoprotezione in aree a rischio sociale, criminalità e terrorismo” al corso di perfezionamento in medicina tropicale e salute internazionale istituito presso la facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Brescia. Appassionato di storia dei conflitti nel mondo contemporaneo, ha dedicato studi approfonditi e ha avviato meticolose ricerche sulla Grande Guerra, cha hanno portato alla realizzazione della presente opera. È donato di devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta, cavaliere del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, confratello della Compagnia dei custodi delle SS. Croci della cattedrale di Brescia e membro della Kaiser Karl Gebets-Liga per la Lombardia.
L’ultimo imperatore d’Austria Carlo I fu un ricercatore di pace e un politico innovativo, sostenitore di un impero federalista: i tentativi da lui intrapresi durante la Prima Guerra Mondiale per ottenere una pace separata furono sabotati dall’intervento della massoneria, soprattutto francese, che voleva “repubblicanizzare” l’Europa eliminando le antiche monarchie, soprattutto quella cattolica degli Asburgo. Un progetto, questo, che vide particolarmente attiva la massoneria italiana, di cui facevano parte molti ministri, che influì sulle decisioni politiche e militari per far uscire l’Italia dallo stato di neutralità e farla alleare con la Francia. Al contrario, alcuni lungimiranti politici come il primo ministro inglese Lloyd George e il segretario di stato americano Lansing cercarono di evitarlo: l’impero austro-ungarico era ritenuto da questi ultimi l’unico contrappeso alla Germania e al militarismo prussiano, nonché la sola barriera che poteva contenere la penetrazione bolscevica in Europa. Se nella primavera del 1917 l’offerta di pace di Carlo I fosse stata accettata, la storia d’Europa sarebbe stata sicuramente diversa.