
Spesso cerchiamo la felicità rivolgendoci all’esterno di noi stessi, anziché guardarci dentro, ascoltarci, sentirci, emozionarci e apprezzare appieno come siamo: persone create per vivere in modo amorevole la propria esistenza nel momento presente, nel «qui e ora».
Gli strumenti forniti nel libro sono rivolti a tutti coloro che sono interessati al proprio benessere personale: si ha necessità di «nutrire» il bisogno di amare la vita, di riscoprire il bello che c’è in sé. Le emozioni represse possono essere recuperate proprio come un reperto archeologico, per essere valorizzate.
Attraverso la lettura di brevi frammenti di storie si possono risvegliare in noi le parti vitali e creative a cui non abbiamo dato ascolto. Pur non essendo nello studio dello psicoterapeuta, il lettore potrà vivere l’esperienza dell’analisi, sarà lui a decidere se abbandonarsi all’introspezione spontanea per ascoltare i propri ricordi e i propri vissuti. Potrà, con delicatezza, ascoltare cosa accade dentro di sé, cogliere le similitudini delle storie riportate e scoprire come alcuni processi di ricerca interna siano somiglianti ai propri, rafforzare l’idea che anche nei momenti più difficili si possa fare qualcosa per vivere meglio. Il libro guida alla riscoperta di una dimensione umana, proponendosi di stimolare lo sviluppo della capacità di cogliere in sé e negli altri il «bello» dell’esistere in modo amorevole, solidale e interdipendente.
Gli autori analizzano, sul piano psicologico con il contributo del dr. D'Auria, e su quello spirituale con le riflessioni del sacerdote don Zonin, il mondo delle relazioni in cui viviamo fin dalla nascita. Qualcuna di esse si sgretola, ma poi si ricostruisce; altre rimangono ferite aperte, generando una sofferenza che deve essere vissuta non come un ostacolo, ma come una possibilità di trasformazione e di crescita. Troveremo indicazioni per sostenere i giovani nei disagi dell'adolescenza, nei cambiamenti che toccano gli aspetti fisici, sociali e affettivi, nella sofferenza e nelle trasgressioni. Leggeremo le testimonianze di coloro che hanno visto il Male impossessarsi delle menti e dei corpi, attraverso malattie inspiegabili e reazioni terribili di fronte al sacro. Sofferenze che si possono alleviare grazie ai ministri della consolazione e alla preghiera, che anche dal punto di vista psicologico è considerata una valida forma di cura, perché il vero scopo è la guarigione interiore, dell'anima. Si sottolineano gli aspetti positivi come la forza dell'amore fra coniugi o fra genitori e figli e la tenacia usata come arma contro le tentazioni.
Se in Internet cerchiamo "omosessualità e sacerdozio cattolico", troviamo migliaia di pagine dedicate a questo argomento: è pruriginoso e quindi appetibile. La Chiesa cattolica è stata coinvolta in scandali relativi all'omosessualità e agli abusi sessuali nei confronti di minori, in cui erano compromessi sacerdoti e vescovi. Ma la maggioranza di loro è fedele alla vocazione e vive la scelta del celibato con coerenza e in molti casi con santità. Rimane, invece, poco considerata la realtà nascosta dei sacerdoti e consacrati che, per il disagio derivato dalla disarmonia che avvertono nella loro vita, scelgono di intraprendere liberamente vari percorsi di aiuto.
Sempre con rispetto delle persone, l'Autore affronta il problema del rapporto tra omosessualità e sacerdozio cattolico, analizzando la formazione psicologica della personalità, i documenti della Chiesa sull'argomento, e individuando le cause che hanno portato all'aumento di consacrati con orientamento omosessuale.
Sull'onda della "rivoluzione sessuale" del 1968, si è verificato un cambiamento antropologico: la scissione tra sessualità e procreazione, la sostituzione dell'identità psicosessuale con l'orientamento sessuale, e l'equiparazione tra eterosessualità e omosessualità, sono ora viste come espressioni della libertà dell'uomo svincolato da ogni limite naturale, morale e sociale.
Questo libro permette di analizzare il rapporto tra sacerdozio, omosessualità e formazione della personalità e dell'identità psicosessuale. La conoscenza di ciò permette di fare scelte libere e maturanti, per il bene proprio e della comunità.
La crisi della speranza è la fonte del malessere esistenziale di molte persone, istituzioni e comunità ed è anche la causa e l’effetto del decadimento morale e del senso di illegalità. Occorre sfondare il «muro» che molti hanno ritenuto utile costruirsi e dietro il quale si sono arroccati, ma anche isolati. In tale prospettiva è urgente: considerare la formazione come impegno per tutti; rivalutare la formazione degli educatori e legittimarne il ruolo; conoscere e far conoscere le fasi di sviluppo morale delle persone.
L’impegno a formarsi consentirà a ciascuno di scoprire il senso della speranza, star bene con se stesso e con gli altri, agire con moralità e legalità, contribuire ad umanizzare le comunità di appartenenza.
Un libro dedicato alla psicoanalisi come avventura umana, di incontri "ravvicinati" in cui, attraverso la passione e l'amore, ci disponiamo a vivere la parte più intima dell'altro e a offrire il meglio di noi stessi.
Solo in Italia oltre otto milioni di persone soffrono di disturbi legati all'ansia. Leonardo Alloro ne spiega le cause e ne analizza le tipologie, proponendo strategie e soluzioni concrete per vincere la "paura della paura". "Panico" è un'opera fruibile da tutti, facile da capire e aliena da terminologie complesse, perché più fiducia in se stessi e più sicurezza equivalgono a una vita più ricca e soddisfacente. Sempre e in ogni contesto. "Siamo alla fine del XIV secolo sulle colline prospicienti Firenze. In questo scenario si narra che il vecchio priore di un eremo francescano stesse leggendo la liturgia quotidiana fuori dalle mura conventuali, quando vide affacciarsi la Peste (...). 'Quante vittime farai oggi?' chiese il monaco con inquieta curiosità alla Peste. 'Mille' rispose questa, 'i morti saranno mille, non uno di più. Te lo prometto' e proseguì il suo cammino. Senonché le notizie che giungevano di ora in ora all'eremo riferivano di circa diecimila morti, ben oltre rispetto ai mille concordati. 'Maledetta' pensò il frate. E 'maledetta' le urlò con tutta l'acredine di cui disponeva, quando la rivide al tramonto sul sentiero del ritorno. 'Maledetta, mentecatta, perfida' incalzò il frate. La Peste lo lasciò sfogare, rimanendo impassibile. Quindi lo zittì, potenziando il tono della risposta. 'Le mie vittime sono state esattamente mille come ti avevo promesso, vecchio frate ignorante' scandì la Peste, 'le altre novemila non le ho fatte io, ma la Paura'."
Gutton ci suggerisce che non vi è momento della vita altrettanto sensibile ai sismi dell’animo quanto l’adolescenza. La tesi che il libro propone è che l’adolescenza sia un atto di creazione e anche un’esperienza di creazione. Ciò significa pensare ad ogni singolo adolescente come immerso in una dimensione di sé che intravede e insegue, ma che continuamente gli sfugge. È come se egli fosse confrontato, con forza, alla possibilità di realizzare qualcosa di molto importante, la creazione di sé e, al contempo, intuisse, con altrettanta forza, che tale esperienza deve necessariamente svolgersi in un clima libero dalle costrizioni del pensiero razionale, proprio e altrui.
Così, l’accostamento che il libro propone in vari modi è quello con l’artista impegnato nella realizzazione della sua opera. In effetti, può esserci molto utile pensare all’adolescente come un artista al lavoro! In realtà tale immagine dell’adolescente è il risultato di un complesso e raffinato percorso di conoscenza clinica e di osservazione profonda del suo specifico funzionamento psichico.
Quanto è diverso poter pensare che di fronte a noi abbiamo un artista in uno stato di febbrile creatività, piuttosto che un giovane paziente sofferente, confuso, in balìa di forze incontrollabili e distruttive, violentemente all’opera.
Dalla Prefazione di Gianluigi Monniello
Philippe Gutton, psichiatra, psicoanalista, professore di psicopatologia all’Università della Provenza, fondatore e direttore della rivista «Adolescence», è autore di numerose pubblicazioni tra cui ricordiamo i volumi Le Pubertaire (1991), Adolescens (1996) e, pubblicato in Italia, Psicoterapia e Adolescenza (2002).
Attraverso un’analisi esaustiva della struttura e del funzionamento dei cosiddetti gruppi carismatici e dei dati relativi all’attività di un centro di ascolto, il volume offre una riflessione psicologica sulle motivazioni individuali, i processi sociali e le dinamiche relazionali che sottendono il fenomeno del settarismo e dell’antisettarismo religioso moderno.
Il bisogno di credere, di evadere, di ricercare il senso e la speranza sono tutti bisogni costitutivi dell’esperienza umana. Ma cosa succede quando il credere scivola in credulità, il fideismo e l’appartenenza diventano gregarismo e dipendenza, la fiducia nel leader degenera in ipocritica, la fantasia e il gioco sono mortificate in stereotipia e ripetitività, il simbolismo decade in totemismo, il rito in rituale esoterico per iniziati e la solidarietà e coesione interna diventano chiusura e distacco dall’esterno…
L’autrice analizza i fenomeni religiosi per coglierne strutture e dinamismi psicologici, si interroga sulle caratteristiche di personalità e sulle motivazioni dei soggetti coinvolti, sottolineando il potenziale trasformativo che le esperienze del genere hanno sulla loro personalità.
Raffaella Di Marzio, laureata in Psicologia, Scienze dell’educazione e Scienze storico-religiose, è insegnante di religione cattolica. Membro del direttivo della SIPR (Società Italiana di Psicologia della Religione) e del comitato scientifico della rivista «Cultic Studies Review» pubblicata dall’ICSA (International Cultic Study Association), ha insegnato Psicologia della religione presso la Pontificia Facoltà «Auxilium» di Roma. Autrice di numerosi articoli in lingua italiana e inglese pubblicati su riviste specializzate nel settore, è tra i collaboratori del volume Le religioni in Italia (Elledici, 2006). Direttrice editoriale dei primi corsi online sul fenomeno religioso in Italia (www.corsiweb.org), ha fondato ed è responsabile del Centro di Informazione online SRS (Sette, Religioni e Spiritualità: www.dimarzio.it).
L'essere felici non dipende tanto da fattori esterni o da particolari tecniche, ma dal nostro cuore. Sono le buone radici della nostra infanzia che ci rendono capaci della felicità. C'è una felicità sana, propria degli ottimisti che, possedendo una buona fiducia di base, si sentono amati e sono pronti a dare amore. E c'è una felicità malata, propria dei cercatori del piacere scambiato per felicità, dei dipendenti da psicofarmaci o da droghe, degli euforici, degli iperattivi, degli iperadattati che, per evitare la critica ed essere accettati e amati, si sentono inconsciamente obbligati a esibire la maschera della contentezza. Ci sono coloro che, pur desiderandolo, si sentono in colpa o hanno paura di essere felici. Ci sono i pessimisti che si sentono tagliati fuori dal mondo della felicità, ma essa può loro dischiudersi, se saranno aperti a un serio e impegnativo itinerario psicoterapeutico. Aspirare a essere felici è una potente molla dell'esistenza. Rivela che non abbiamo perso la fiducia in noi stessi e nei nostri simili e che la speranza non è spenta nei territori della nostra psiche. Ciò aiuta a crescere, anche quando l'anagrafe ci colloca nella terza o nella quarta età.
Capire la mente umana è una delle sfide più impegnative e affascinanti di sempre, una sfida che corre però il rischio di scontrarsi con la complessità di un oggetto di studio che non può essere rinchiuso dentro la rigida gabbia di un'unica disciplina. La nuova scienza della mente di cui parla Domenico Parisi nasce dall'esigenza di superare le separazioni che ci sono tra le diverse scienze dell'uomo, e tra queste e le scienze della natura, e di esplorare quello che si trova "sotto" (nel corpo, nel cervello, nelle cellule e nelle molecole) e sopra la mente (nella società, nella cultura, nella storia). Il metodo proposto è quello delle simulazioni con il computer, che non solo spiegano la realtà ma la ricreano, rendono più chiare e "meccaniche" le nostre teorie e costituiscono una "lingua comune" parlata da tutte le discipline. Il volume ripercorre il cammino che ha portato l'autore ad accettare la sfida di una nuova scienza che può, e deve essere, la psicologia del futuro.
Il territorio, piuttosto che come "dato", può essere concettualizzato in termini "potenziali". La realtà e consistenza dello stesso rimandano, infatti, al quadro rappresentazionale di coloro che al medesimo fanno riferimento, focalizzando l'attenzione sugli aspetti che lo caratterizzano in termini di "limiti" o, viceversa, individuandone le "potenzialità". La problematica specifica, peraltro, va oltre i processi puramente cognitivi, coinvolgendo la rappresentazione del sé, specialmente per le dimensioni che, in termini di possible selves, rimandano alla progettualità di vita delle persone coinvolte.