
Uno strumento tecnologico come il computer può farci cambiare modo di pensare, modo di comportarci? Può motivarci a smettere di fumare, a stipulare un'assicurazione, ad associarci a un'iniziativa benefica? La risposta di B. J. Fogg è: si, può. Da circa un decennio lo psicologo comportamentale Fogg studia, alla Stanford University, i modi in cui la tecnologia può essere utilizzata per influenzare idee, atteggiamenti, comportamenti e ha battezzato captologia (dal verbo latino che significa "catturare, attirare") questo campo di indagine. Di captologia ci si può occupare sia per capire e imparare a difendersi, sia per padroneggiare le tecniche migliori per diffondere un'idea, conquistare altri a un'iniziativa o promuovere un progetto.
Economista di formazione, Juliet B. Schor è docente di Sociologia al Boston College. In questo libro Schor analizza come un impegno di marketing enorme per dimensioni, campo d'azione ed efficacia, abbia creato una generazione di "bambini commercializzati". Ne esce uno studio quasi terrorizzante di quello che stanno diventando i nostri figli, sotto gli attacchi di un marketing spietato e privo di scrupoli. Ma è anche un invito a genitori e insegnanti a reagire, con indicazioni positive.
Il testo espone nel dettaglio la Terapia dell’Abbraccio Stretto (TAS), messo a punto da Jirina Prekop. Introdotta dal Nobel Niko Tinbergen alla Terapia Holding di Marta Welch, Prekop l’ha integrata con le Costellazioni familiari di Bert Hellinger, ideando la sua Terapia dell’Abbraccio, volta a rinnovare l’amore in contesti familiari difficili. L’Autrice ne enuncia qui gli obiettivi, come si pratica, e quali sono le sue controindicazioni. La TAS enfatizza la percezione olistica, favorisce lo sviluppo personale del cliente e lo sostiene nelle sue dinamiche familiari con un approccio orientato alla soluzione dei conflitti. L’abbraccio infatti è ciò che il bambino sperimenta non appena nasce, tra le braccia della mamma e, ancora prima, nella pancia della stessa. Attraverso il legame e l’amore dei genitori, mediato dall’abbraccio, il bambino impara a relazionarsi sia con l’empatia sia con l’aggressività. Alla Terapia dell’Abbraccio partecipano le due persone direttamente coinvolte nel conflitto emotivo (marito/moglie, padre/madre e figlio/a, ecc.) e, in alcuni casi, una delle due persone viene interpretata da un adeguato sostituto. L’obiettivo dell’abbraccio è di conciliare le parti in conflitto e di rinnovare l’amore incondizionato per farlo nuovamente fluire. In questo modo avviene il completamento emotivo dell’ordine sistemico, nasce la capacità di superare i conflitti, tollerare l’aggressività, riacquistando attraverso il rinnovamento dell’amore il senso di protezione e di libertà.
Con il termine coping s'intende il complesso processo che gli individui mettono in atto con lo scopo di fronteggiare e ridurre lo stress. Il coping non si riferisce soltanto allo sforzo per ridurre o risolvere i problemi, ma alla gestione delle proprie emozioni e dello stress derivante dalle situazioni problematiche. Il coping si compone di emozioni, pensieri e comportamenti, tutti finalizzati a controllare, tollerare e ridurre le richieste (interne e esterne), le pressioni ambientali e i conflitti che ne derivano. Mentre sta crescendo la sensibilità dei ricercatori e dei professionisti nei confronti dello studio dello stress, il coping - nonostante la sua importanza strategica nel definire il benessere soggettivo degli individui - è un costrutto ancora poco esplorato e conosciuto. Lo scopo del volume è di introdurre il lettore alla conoscenza del costrutto del coping - presentando la più recente letteratura scientifica - e di illustrare i risultati di oltre quattro anni di ricerche svolte in quest'ambito dagli autori. Il volume è arricchito, inoltre, da sette strumenti psicometrici per la misurazione del coping.
Negli ultimi anni della sua vita Wittgenstein ha indagato a lungo e con grande intensità i cosiddetti "concetti psicologici" - dal concetto di dolore a quello di pensare -, cercando di chiarirne l'uso. Al risultato di queste indagini ha dedicato alcuni corsi a Cambridge, frequentati da studenti destinati, in alcuni casi, a diventare a loro volta filosofi. Di uno di questi, Peter T. Geach, sono gli appunti qui tradotti per la prima volta in Italia. Si tratta di appunti che ci permettono di vedere Wittgenstein all'opera e che testimoniano come per lui fare lezione equivalesse letteralmente a pensare, con le incertezze e le esitazioni, ma anche con le sorprese e le scoperte che il pensare comporta. Muovendosi tra le parole di Wittgenstein e le domande e reazioni dei suoi studenti, il lettore è introdotto nel laboratorio di un grande filosofo ed è aiutato a confrontarsi con molte questioni e interrogativi - dal problema delle altre menti alla questione del rapporto tra vedere, pensare e interpretare - che sono ancora oggi al centro del dibattito filosofico e scientifico.
Del 'non detto' si fa grande uso. Nei nostri quotidiani scambi verbali, nella comunicazione politica, giornalistica, pubblicitaria, ciò che si dice in modo esplicito rappresenta solo la punta visibile di un'enorme massa di informazioni comunicate in modo implicito. Attraverso una molteplicità di esempi gli autori ci fanno entrare nel mondo sconosciuto e non visibile di ciò che è comunicato senza essere detto, mettendo in luce il ruolo strategico giocato da ciò che viene dato per scontato e ciò che viene lasciato intendere, svelando così gli usi e abusi dei sottintesi.
Come si alimentano le disuguaglianze? Quali processi psicologici impediscono a chi è in condizione svantaggiata di ribellarsi? E chi domina, come giustifica a se stesso e agli altri il proprio privilegio? Una chiave nuova e originale per capire a fondo una delle questioni centrali del nostro tempo. Le disuguaglianze sono tra le cause principali dell’infelicità collettiva: seminano sfiducia, indeboliscono la coesione sociale e mettono a rischio la democrazia. Perché, allora, i tentativi di contrastarle sono pochi e deboli? Questo libro esamina come le disuguaglianze vengono costruite, occultate, accettate, interpretate, contrastate. Esplora il gioco dei meccanismi di assoluzione o di colpevolizzazione rispettivamente dei dominanti e dei dominati seguendo due diverse prospettive: la prima si sofferma sui processi cognitivi e motivazionali che fanno sì che i privilegiati, che della disuguaglianza beneficiano, si convincono di possedere la ‘stoffa giusta’ e di meritare i propri vantaggi. La seconda ricostruisce i processi di chi subisce la disuguaglianza e la accetta, interiorizzandola.
Chiara Volpato analizza i processi psicologici e sociali che, nelle società occidentali, sorreggono il potere maschile, si oppongono al cambiamento e limitano l'apporto delle donne alla creatività sociale. Esamina i meccanismi di costruzione della presunta superiorità maschile e quelli che perpetuano la subordinazione femminile nel lavoro, nella politica, nei mass media. Il libro è una edizione riccamente ampliata e aggiornata rispetto alla prima pubblicazione di quasi dieci anni fa. Il divario di genere in questi anni, a livello internazionale e nazionale, non è cambiato in modo sostanziale. I progressi sono lenti; persistono troppe discriminazioni e, soprattutto, persiste una cultura ancora per molti aspetti patriarcale. Abbiamo assistito al movimento Me Too, che ha cambiato il panorama delle relazioni tra uomini e donne in molti paesi. Subito dopo, però, l'epidemia di Covid-19 ha pesantemente penalizzato le donne, incidendo sui tassi lavorativi e sulle relazioni familiari. Ma proprio l'esperienza della pandemia ci suggerisce una riflessione: che sia arrivato il momento di capovolgere gli schemi culturali tradizionali e riconoscere che la capacità di cura - tratto stereotipicamente attribuito alle donne - valga più dei principali tratti stereotipici maschili (la forza e il potere)?
Le disuguaglianze sono tra le cause principali dell'infelicità collettiva: seminano sfiducia, indeboliscono la coesione sociale e mettono a rischio la democrazia. Perché, allora, i tentativi di contrastarle sono pochi e deboli? Questo libro esamina come le disuguaglianze vengono costruite, occultate, accettate, interpretate, contrastate. Esplora il gioco dei meccanismi di assoluzione o di colpevolizzazione rispettivamente dei dominanti e dei dominati seguendo due diverse prospettive: la prima si sofferma sui processi cognitivi e motivazionali che fanno sì che i privilegiati, che della disuguaglianza beneficiano, si convincono di possedere la 'stoffa giusta' e di meritare i propri vantaggi. La seconda ricostruisce i processi di chi subisce la disuguaglianza e la accetta, interiorizzandola.
Il percorso storico e teorico che ha portato ai nuovi modelli della mente: dalle prime concettualizzazioni moderne del nesso sensazione-movimento fino agli sviluppi teorici che sono approdati al ‘paradigma motorio’, sul quale si basano gli approcci più recenti. Il corpo e il movimento, dunque, come punto di partenza e al tempo stesso di arrivo di più di quattro secoli di studio della mente.
È un libro che sta all’incrocio tra diverse discipline: psicoanalisi, filosofia e neuroscienze. Interesserà non solo agli psicoterapeuti, ma anche ai filosofi e altre figure professionali.
Un efficace inquadramento storico della terapia cognitiva, che sta affrontando una svolta decisiva. La metafora della mente come computer, adottata entusiasticamente dal cognitivismo clinico, è ormai considerata una forzatura nella scienza cognitiva non clinica. A questo cambiamento di paradigma corrisponde nel cognitivismo clinico l’apertura di nuove linee di ricerca sulle emozioni, sugli interventi di validazione e accettazione, sui livelli di padroneggiamento volontario degli stati mentali, fino ad arrivare agli studi sugli stati di coscienza.
Giovanni Maria Ruggiero, psichiatra e psicoterapeuta, è socio didatta della Società italiana di terapia comportamentale e cognitiva e autore di numerose pubblicazioni sul trattamento cognitivo dell’ansia e dei disturbi alimentari.