
L'uomo per natura non è un centometrista, è un maratoneta: questo è il risultato di due milioni di anni di adattamento all'ambiente circostante come dimostrano le più recenti teorie scientifiche sull'evoluzione umana. Il suo scatto non gli consentirà mai di raggiungere un'antilope, ma la sua resistenza e la sua motivazione sì. Purché sappia coltivarle e mantenerle salde nel tempo. Questa è la lezione che Pietro Trabucchi, psicologo e coach di atleti che praticano le discipline più dure dell'universo sportivo, come l'ultramaratona, ci insegna in questo libro. Il problema è che nella vita e nella società di oggi, la nostra più intima natura viene ostacolata da elementi estranei e fuorvianti come il mito del talento, la sopravvalutazione del potere degli incentivi o la leggenda dei motivatori esterni. Sempre più spesso crediamo che sia possibile avere successo in qualcosa - nello sport, nello studio, nel lavoro - solo se "siamo portati" oppure se riceviamo una spinta o una ricompensa che prescindono dall'intima soddisfazione di svolgere bene ciò che ci prefiggiamo. Siamo motivati, certo, abbiamo delle ambizioni, degli scopi, ma molto spesso non riusciamo a mantenere con costanza la nostra motivazione. Come coach, Pietro Trabucchi insegna in primo luogo a trovare e mantenere in se stessi la forza di raggiungere un obiettivo; e a costruire un sistema sano di relazioni in cui ognuno trova il suo ruolo mostra le sua capacità e ottiene i suoi obiettivi aumentando la propria autostima.
Gran parte della nostra vita mentale si svolge a livello inconsapevole: la consapevolezza è uno stato mentale temporaneo e fuggevole che si limita per lo più ai momenti di difficoltà. Siamo consapevoli, per esempio, quando impariamo ad andare in bicicletta, ma appena presa confidenza entrano subito in gioco degli automatismi. Subentra, così, uno stato mentale passivo, inconsapevole, che in molte situazioni impoverisce la nostra vita: ci siamo privati di quella risorsa fondamentale dell'esistenza che è la consapevolezza. Ellen Langer spiega le prerogative e i vantaggi di uno stato mentale consapevole. In questo libro ricco di insegnamenti, consigli, aneddoti e profonde verità, l'autrice mostra come consapevolezza significhi maggior controllo della nostra vita, capacità di inventare soluzioni nuove, libertà dal pregiudizio, possibilità di attingere a risorse nascoste del corpo e della mente. Basato su anni di ricerche e supportato dall'analisi di una vasta serie di casi clinici, "Mindfulness, la mente consapevole", un classico della psicologia, ritorna in libreria con una nuova prefazione dell'autrice che, a venticinque anni dalla prima edizione, spiega il successo di un indirizzo di studi che ha aperto nuovi orizzonti nella psicologia e nella vita di ognuno di noi.
Il volume propone una rassegna di Casi Clinici di Psicologia presentati secondo le indicazioni dell'Esame di Stato per Psicologi; è diviso in due sezioni: nella prima vengono affrontati in maniera sintetica gli aspetti teorici rilevanti per la terza prova dell'Esame di Stato. Gli argomenti sono proposti in base ai contenuti della Psicologia Clinica e della Psicologia Dinamica; nella seconda sezione è presentata una rassegna di casi svolti che copre tutto il programma necessario allo svolgimento del caso. Verranno presentate una serie di strumenti e tecniche relative alla prassi operativa dello Psicologo Clinico, quali l'approccio al caso, la diagnosi psicologica e psicodinamica e infine l'uso degli strumenti psicodiagnostici. Tale approccio rende il testo fruibile non solo agli studenti universitari, ma anche ai laureati che si approcciano all'Esame di Stato, e ai professionisti che possono avvicinarsi, secondo una prospettiva diversa, ad argomenti già noti.
Come può l'intelligenza emotiva aiutare a rompere il silenzio dei bambini sulle cause del loro malessere? Come può far crescere l'autoconsapevolezza e l'autocontrollo del genitore e dell'educatore? Come può modificare l'atteggiamento degli adulti verso il disagio dei bambini? E ancora, come si può contrastare la stupidità emotiva che rischia di dilagare nella famiglia e nella scuola? Come può l'attenzione alle emozioni offrire strumenti per prevenire e contrastare l'abuso e il maltrattamento sui più piccoli? A queste domande il libro di Claudio Foti fornisce risposte concrete, partendo da una dimensione teorica, ma integrandola con una specifica attenzione al piano operativo.
La terapia di gruppo è un trattamento relazionale fondato sulla teoria del campo e centrato sul cambiamento consapevole. Gli interventi provengono da diversi approcci clinici basati su un'epistemologia psicosociologica, che prevede l'utilizzo di diverse procedure tecniche derivanti dalla migliore ricerca scientifica a prova di evidenza. Il testo fornisce una guida utile sia per il conduttore che per l'utente, sulla prassi gruppale nelle sue varie forme, e sui numerosi campi d'intervento e finalità di un'esperienza altamente coinvolgente e curativa.
Il libro nasce dall'esperienza professionale e umana in un settore dove è necessario assumere un atteggiamento meno tollerante verso l'inosservanza dei diritti umani e dei bambini. "Mai più un bambino..." sta a indicare: mai più un bambino abusato, abbandonato, sottratto alla sua famiglia, drogato, violentato, mercificato. Significa mettere in campo iniziative culturali, istituzionali, legislative nazionali e internazionali, promuovere le migliori buone pratiche affinché i diritti umani, e dei bambini in modo particolare, non siano più negati o disattesi. Mai più.
Secondo l'autore, per consentirci di avere piena coscienza della situazione in cui ci troviamo dobbiamo imporci una pausa per inquadrare il presente. È solo allora che potremo cogliere l'attimo, impararne l'insegnamento e continuare. Questo libro tratta appunto della "consapevolezza", della capacità di cogliere l'"adesso" lla nostra vita e della necessità di non essere continuamente proiettati verso il passato o il futuro. Solo grazie alla meditazione, che vuol dire semplicemente essere presenti a se stessi, possiamo vivere invece che lasciarsi vivere. La meditazione è infatti il processo finalizzato ad approfondire attenzione e lucidità e a metterle in atto nella vita.
«Ho lavorato per decenni sul filo della ricerca sull'esperienza di pre-morte. Nel corso dei miei studi ho ascoltato migliaia di persone che mi narravano di viaggi profondamente intimi verso... cosa? L'aldilà? Il paradiso del quale parlava la loro religione? Una zona del cervello che si rivela soltanto nel momento della disperazione? So che molti studiosi sono convinti in cuor loro che le esperienze di pre-morte siano un accenno della vita oltre la vita, ma non hanno ancora trovato la 'prova scientifica' del fatto che una parte di noi continui a vivere dopo la morte fisica. Partendo da questo presupposto, sono convinto che l'esperienza di pre-morte costituisca un'occhiata nell'aldilà, un breve passaggio in una realtà completamente diversa.»
L'universo è un luogo estremo per eccellenza. Un'incognita che iniziò a essere svelata soltanto a partire dal 12 aprile 1961, quando, a bordo della navicella Vostok, Yurij Gagarin avrebbe avuto la sorte di essere il primo uomo a volare nello spazio. Ma cosa sente un essere umano al cospetto di una dimensione percepita come infinita? Cosa ne è dei suoi valori, delle sue emozioni e del suo stesso legame con il mondo quando si trova immerso in un'atmosfera completamente estranea a tutto ciò che può chiamare "casa"? E come, in una simile situazione, vissuta in realtà soltanto da un numero minimo di persone, le percezioni possono essere alterate, le valutazioni distorte, i criteri di valutazione modificati per sempre? Dopo aver raccontato la sua vita di cosmonauta in "Non c'è nessun dio quassù", Jurij Gagarin ritorna nello spazio insieme allo psicologo Vladimir Lebedev, già responsabile del suo addestramento, per raccontare ciò che davvero ha visto e sentito nel corso del più celebre di tutti i viaggi interstellari e per spostare nel cuore dell'universo la frontiera di ciò che ancora oggi può essere considerato umano.
«Una rosa è una rosa dal momento in cui è un bocciolo a quello in cui appassisce e muore. In ogni stato, sempre, contiene l’intero suo potenziale. Apparentemente sembra seguire un processo di costante cambiamento, invece in qualsiasi stato, in ogni istante, è perfettamente se stessa. Per un tennista, come per chiunque, il primo passo nella giusta direzione è vedere e sentire ciò che sta facendo, cioè aumentare la consapevolezza di ciò che realmente è»
Il tema centrale del volume è il rapporto tra psicologia (psiche) e religione centrata sull'anima, su una forza trascendente, su Dio.
Il volume tratta di paternità e di maternità, del difficile compito di essere e divenire genitori, e di come il mutare dell'assetto familiare abbia, nel tempo, determinato nuove e complesse declinazioni del ruolo paterno e materno. In particolare viene affrontato il tema della paternità e del ruolo paterno, spesso dimenticato dalla concettualizzazione psicoanalitica, specialmente da quella che si è occupata della relazione primaria madre-bambino. Si parla, quindi, di paternità anche allo scopo di mettere in luce il ruolo specifico della figura paterna e dei codici di cui è portatrice. Si parla di maternità e di come essa si coniuga con la paternità nel concetto di coppia-madre che costituisce il primo tessuto relazionale, vitale per lo sviluppo del bambino.

