
La famiglia è un'istituzione con origini antiche ma è sempre mutata nel tempo seguendo i passaggi e le grandi tendenze economiche, sociali e culturali. Sta ora vivendo la sua fase digitale ed è sempre più influenzata dal trionfo di internet e dell'uso dello smartphone che è diventato un'appendice del nostro corpo e della nostra mente. Quali sono le conseguenze di questi mutamenti? Cosa sta succedendo alle figure dei genitori e dei figli e alle relazioni tra loro? E quali sono i rischi per l'immediato futuro se non si affrontano i problemi che stanno emergendo nella vita quotidiana e nei comportamenti, dagli eccessi sui social network al mutismo affettivo, dalla falsa percezione del tempo al dominio dell'economia dell'inutile? Sono alcune delle questioni che Vittorino Andreoli affronta in questo libro analizzando gli effetti della trasformazione «digitale» in atto. Un saggio di ampia prospettiva e forte attualità che evidenzia i pericoli di un adattamento passivo al cambiamento tecnologico e il rischio di una società senza famiglia, ma che riconosce anche la capacità del nucleo parentale di ritrovare la forza e le funzioni peculiari che l'hanno caratterizzato in millenni di storia.
«Mi considero un esploratore alla ricerca delle sorgenti del sogno». Così Vittorino Andreoli si avventura in un'impresa affascinante quanto stimolante: un viaggio alla scoperta delle origini di un'esperienza da sempre al centro delle riflessioni umane. Se fin dall'antichità la dimensione onirica ha sedotto e allo stesso tempo spaventato, come porta d'ingresso a una dimensione spirituale e misteriosa, con l'affermazione della psicoanalisi il sogno è diventato il mezzo fondamentale per accedere all'inconscio, rivelare le nostre pulsioni e scoprire i traumi subiti e celati. Evidenziando ciò che lega il sogno alla memoria, al meccanismo difensivo dell'oblio e ai desideri, alla coscienza e al vissuto personale, l'autore ne fornisce un'interpretazione originale sulle tracce delle intuizioni di Freud ma indicandone gli errori o quanto delle sue teorie può ritenersi superato. Soprattutto, spiega lo psichiatra, non bisogna considerare quella tra mondo reale e mondo onirico una relazione a senso unico. L'esplorazione di Andreoli arriva infine a porsi una domanda fondamentale per il futuro dell'uomo: con il prevalere di un mondo virtuale globalizzato e di massa, corriamo il rischio che questo sommerga, o peggio cancelli, la funzione immaginativa del cervello?
Come dice il poeta Charles Bukowski: «Non sono le grandi cose a farci impazzire, ma il laccio della scarpa che si rompe proprio quando non abbiamo tempo». Accade spesso di avere un programma e che qualcosa di inaspettato lo faccia saltare, come se una realtà contraria e opposta stesse in agguato. È come assistere a uno scontro fra opposti in cui una realtà viene percepita positivamente, mentre l’altra realtà viene vissuta con reattività; dal punto di vista psicologico, la prima è causa di uno stato d’animo “up” (“stare su”), la seconda di uno stato d’animo “down” (“stare giù”). L’Autore aiutare a capire come creare le condizioni psicologiche affinché si riesca ad accogliere positivamente ciò che sta avvenendo, essendone testimone con piena accettazione e senza modalità di giudizio.
Uno strumento utile per il cammino vocazionale. Le storie vocazionali sono state gravate per lungo tempo da un linguaggio e da uno stile di accompagnamento che le ha sganciate dai dinamismi umani e soprattutto dal benessere della persona, come se la "chiamata" di Dio fosse in competizione con i suoi desideri più profondi. L'analisi dei processi psicologici che sostengono una scelta sacerdotale o di vita in comune - come nasce, come si sviluppa, come matura o come si arena - ha diversi obiettivi: ridurre i miti che circondano la vocazione, riflettere sulla vita in comune nel terzo millennio (ha ancora senso?) e ricongiungere finalmente vocazione e felicità.
In questo saggio l'autore propone una psicologia fondata teologicamente, che si rifà al recente orientamento della Psicologia Positiva. Sganciandosi dal paradigma positivista che aveva consegnato lo studio dell'uomo a ideologie relativiste o riduzioniste, essa presenta una prospettiva in cui la felicità non può prescindere dalla vita morale, dalla realizzazione di sé nella propria mission di vita, da una relazione intersoggettiva buona e da un rapporto spirituale con Dio vissuto in modo non fondamentalista. «Questo libro è per invitarti a non chiuderti nella prigione del tuo io», scrive l'autore, «ma per lasciarti incontrare da una Benedizione che ti precede e che non solo ti libera da ogni giudizio di condanna che hai interiorizzato, ma sprigiona anche tutte le tue potenzialità di bene, perché tu possa far fiorire la tua vita a partire da un Cielo che ti sorride, da una Voce che ti bene-dice con un: «È ok che tu sia», cioè «Ti penso positivo!»
La vita è costellata di eventi che consideriamo coincidenze. Quelli che sembrano fatti casuali, possono essere letti come simboli, segnali di quello che si può scegliere di fare nella propria esistenza. Se ci si rende conto di ciò e lo si coglie come un’opportunità, la vita può cambiare e donarci maggiore consapevolezza e libertà nelle scelte. Le coincidenze sono segnali per riflettere su di noi e fare un’autoanalisi, cogliere un segnale per effettuare un cambiamento, individuare segni che la via che si sta percorrendo è quella giusta, scoprire che è Dio che guida la vita e la storia di ogni persona. Per affrontare gli eventi della vita, a volte dolorosi, o gioiosi, o imprevisti, occorre imparare a dare un significato e a cogliere i messaggi delle coincidenze: possono divenire un mezzo per conoscersi in profondità e per intraprendere un cammino di consapevolezza e di maggiore maturità a livello psicologico e spirituale.
L’autore ci conduce alla ricerca dell’“equazione personale”, della sua verità più intima, attraverso lo studio del mito del “Dio che muore”, simbolo di trasformazione che ha accompagnato l’umanità da sempre, con i suoi antichi simboli preclassici e classici fino ad arrivare a Gesù di Nazareth. La pista seguita è innovativa ed insolita, perché nello studio del mito del Dio morente, si muove utilizzando solo strumenti psicologici, evitando deliberatamente di percorrere la pista più frequentemente battuta della teologia. Punto di approdo dell’indagine è la comprensione piscologica di come sia possibile superare la sofferenza attraverso la “via della croce”, trovando la possibilità di sperimentare libertà e pace interiore.
Pasquale Ionata, psicologo e psicoterapeuta, esperto di psicotraumatologia e ipnositerapia metaforica.
Già docente di psicologia della personalità presso la Pontificia Facoltà “Auxilium” di Roma, è autore di numerose pubblicazioni, tra queste, per le edizioni Città Nuova “Ottimismo”, 1997; “Armonia cercasi”, 2001; “Nati per amare”, 2006; “Accogli ciò che è”, 2019.
Dopo aver scritto il libro Il Dio morente, pubblicato in piena prima ondata della pandemia, lo psicologo e psicoterapeuta Pasquale Ionata ci presenta, all'uscita dalla pandemia, Il Dio vivente, conclusione necessaria del suo dittico dedicato agli aspetti "psicologici" del nostro rapporto con Dio. Nella sua visione profondamente ottimistica della vita, Ionata offre al lettore una via per affrontare i grandi temi della vita e della morte - erotismo, nevrosi, ego, rinascita... ? con lo spirito di un terapeuta profondamente ancorato alla tradizione cristiana, ma nell'apertura alle grandi tradizioni di pensiero del mondo intero.
Con Il Dio presente si conclude una trilogia su "Dio" dal punto di vista psicologico. Si è parlato del Dio morente (2020) prendendo spunto dalla crocifissione di Gesù avvenuta di venerdì, poi si è passati al Dio vivente (2021) sulla resurrezione di Gesù domenicale, mentre col Dio presente si affronta l'esperienza di Gesù avvenuta di sabato della "discesa agli inferi". Anche in quest'ultimo libro, come nei precedenti, quando si parla di Dio si intende rimanere sempre nell'alveo della psicologia o al massimo della psicospiritualità e non della teologia o della religione. Al centro dell'interesse è sempre il rapporto della persona con Dio, sia nella sua individualità che nella percezione comunitaria. Chi cercasse una critica serrata della religione, rimarrebbe deluso, perché l'autore offre al lettore una via per affrontare - dopo la vita e la morte - il dilemma del presente grazie anche e soprattutto allo spirito religioso, ancorato alla tradizione cristiana ma nell'apertura alle grandi tradizioni di pensiero del mondo intero.
Oltre a delineare le caratteristiche della dislessia, le sue basi cognitive e i problemi associati, il libro sfata alcune false credenze e fornisce a genitori, insegnanti e professionisti indicazioni su quando e come intervenire per affrontare il problema. Spiega inoltre come muoversi all'interno delle normative vigenti per assicurare ai bambini con dislessia un percorso scolastico adeguato. Ampio spazio è dedicato all'attività degli insegnanti, proponendo strategie per individuare il problema precocemente, fin dalla scuola dell'infanzia, quando già possono essere riconosciuti campanelli d'allarme ed elementi di rischio. Anche quando i bambini cominciano a manifestare problemi di lettura, scrittura e calcolo nella scuola primaria possono essere utilizzate le attività indicate per favorire il recupero delle abilità di apprendimento ed evitare un eccessivo ricorso a percorsi diagnostici specialistici. Infine, il libro presenta la prospettiva di un bambino, di un genitore e di un insegnante che, con la loro testimonianza in prima persona, evidenziano cosa rimane ancora da fare a livello educativo e istituzionale.
Claude Lévi-Strauss ha scritto che "fra tutti i linguaggi, solo la musica riunisce i caratteri contraddittori di essere a un tempo intelligibile e intraducibile". Da sempre l'esperienza musicale ha generato miti e utopie; è stata contestazione dello status quo, nostalgia delle origini e della Armonia Mundi, simbolo di ciò che mai potrà essere detto in parole. Questo libro si propone di seguire qualche percorso che la musica ha tracciato nell'immaginazione umana. Nella prima parte vengono prese in esame le teorie psicoanalitiche della musica e i loro antecedenti nel pensiero del Romanticismo. Nella seconda sono evocati, attraverso l'analisi di alcuni testi letterari e musicali (Hoffmann, Bernhard, Rilke, Offenbach), i rapporti tra musica, inconscio, fantasie cosmogoniche, mitologie del femminile e pratica analitica.
Le persone che amiamo e quelle che ci hanno cresciuto vivono dentro di noi. Proviamo il loro dolore emotivo, sogniamo i loro ricordi: questo dolore e questi ricordi plasmano la nostra vita in modi che non sempre riconosciamo. "L'eredità emotiva" racconta di segreti familiari che ci impediscono di esprimere appieno le nostre potenzialità: come fantasmi che continuano a tormentarci, quei segreti producono una discontinuità tra quello che desideriamo e quello che siamo in grado di raggiungere. Galit Atlas intreccia le storie dei pazienti con le proprie e con decenni di ricerca per aiutarci a identificare il nesso tra le difficoltà della nostra vita e l'"eredità emotiva" che portiamo dentro di noi. Solo seguendo le tracce lasciate da quei fantasmi potremo davvero imprimere un corso diverso al nostro destino.

