
A venticinque anni dalla scomparsa del loro autore, questa antologia raccoglie alcuni dei più importanti contributi di Franco Basaglia. Come ha scritto Franca Ongaro nella nota introduttiva, si tratta di una scelta "fatta seguendo i passaggi dell'evoluzione teorico-pratica di quella che è stata l'impresa di una vita". Un'impresa che da un lato ha contribuito al rinnovamento della cultura sulla follia e la malattia mentale, e dall'altro ha ispirato la promulgazione della celebre e discussa legge 180 del 1978. E proprio oggi che si parla di rivedere quella legge, è di particolare interesse capire la posizione di Basaglia, maturata sperimentando un percorso di superamento del manicomio e di costruzione di risposte nuove alla sofferenza mentale.
Queste conferenze che Franco Basaglia tenne a San Paolo, Rio de Janeiro e Belo Horizonte tra il 18 giugno e il 7 luglio 1979 sono oggi il modo migliore per avvicinare i più giovani al suo lavoro e alle sue idee, e per fare un bilancio, a vent'anni dalla "legge 180" , delle ragioni e dei metodi di chi ha voluto quella riforma e ne ha preparato il terreno.
I bambini, solo conoscendo il senso delle cose, riescono a spiegarsele. E per capire chiedono, instancabili, sempre. Quando si regge lo stillicidio dei loro perché e ci si sforza di dargli le risposte che meritano, si arriva sempre al cuore delle questioni. La voglia di raccontare la storia già molto conosciuta, ma non ancora da tanti digerita, di Franco Basaglia, del manicomio liberato e del suo superamento, nasce proprio dalle domande dei più piccoli e dal tentativo di provare a ripercorrere fatti già noti con gli occhi e il cuore di una di loro, per darne una lettura inedita, unica e spudorata, quella cioè di chi non ha ancora sovrastrutture imposte da regole sociali. In questo lavoro hanno preso forma le parole per cercare di rispondere a quei tanti perché e per raccontare scampoli di vita della bambina che è stata dentro a quella rivoluzione. Bambina che nel frattempo è cresciuta e che spontaneamente ha fatto di quella esperienza la base per costruire la sua professione.
I bambini, solo conoscendo il senso delle cose, riescono a spiegarsele. E per capire chiedono, instancabili, sempre. Quando si regge lo stillicidio dei loro perché e ci si sforza di dargli le risposte che meritano, si arriva sempre al cuore delle questioni. La voglia di raccontare la storia già molto conosciuta, ma non ancora da tanti digerita, di Franco Basaglia, del manicomio liberato e del suo superamento, nasce proprio dalle domande dei più piccoli e dal tentativo di provare a ripercorrere fatti già noti con gli occhi e il cuore di una di loro, per darne una lettura inedita, unica e spudorata, quella cioè di chi non ha ancora sovrastrutture imposte da regole sociali. In questo lavoro hanno preso forma le parole per cercare di rispondere a quei tanti perché e per raccontare scampoli di vita della bambina che è stata dentro a quella rivoluzione. Bambina che nel frattempo è cresciuta e che spontaneamente ha fatto di quella esperienza la base per costruire la sua professione.
Questo volume esplora l'importanza dell'atteggiamento verso la vita, in un viaggio attraverso la psicologia, la filosofia e la scienza, per aiutare il lettore a diventare artefice della propria realtà. L'invito è a riflettere sul concetto di amore strategico, inteso non solo come amore romantico, ma come atteggiamento verso il lavoro, le relazioni e la propria esistenza. Diviso in tre parti, il libro affronta: il rapporto tra l'individuo e il suo ambiente; il modo in cui le persone tendono a subire la vita, bloccate da paure, procrastinazione, rimpianti; alcune tecniche per migliorare la performance e il benessere personale. Ama ciò che fai ci mostra come vivere con consapevolezza e passione, trasformando le difficoltà in opportunità per amare profondamente ciò che si fa e, soprattutto, ciò che si è.
Il DSM-IV, testo di riferimento per la diagnosi e il trattamento dei disturbi mentali, non ha mancato di suscitare perplessità tra gli operatori della salute mentale per il suo approccio ateoretico e categoriale, che trascura gli aspetti dimensionali e della soggettività. Dare un senso alla diagnosi costituisce una fondamentale integrazione al DSM-IV, proponendo di comprendere nell'osservazione diagnostica non solo la descrizione oggettiva dei comportamenti dei pazienti ma anche il significato, conscio e inconscio, che viene loro attribuito.
Un pregiudizio è un errore che si ripete all'infinito, e i ragazzi ne sono le vittime preferite. La psicologia, spesso inconsapevolmente, si è resa complice di questa deriva, contribuendo al loro inscatolamento all'interno di categorie remote, create quando si andava ancora con la carrozza a cavalli e la speranza di vita non superava i cinquant'anni. Basterebbero queste affermazioni per renderci prudenti sulla pretesa di risolvere tutto con un libro: il rischio di rimanere delusi è dietro l'angolo, perché troppi cancelli, pesanti, si sono chiusi nel frattempo intorno ai ragazzi. Occorre fare di più, per evitare questo rischio. Ricordare, innanzitutto, che i ragazzi non sono una categoria sociale ma individui, quindi se smettiamo di identificarli con il "voi", pensandoli come gruppo indistinto, e passiamo al "tu", facendone delle persone, siamo sulla buona strada. Possiamo, o forse dobbiamo, rifare il percorso cancellando tutti i cartelli indicatori che ci portano fuori strada e piantandone di nuovi. Non è difficile: basta capire dove volgere lo sguardo, e così si potranno fare scoperte sorprendenti e finalmente incontrare i nostri figli per quello che sono davvero e non per quello che ci siamo messi in mente da prima che nascessero. Un libro per sfuggire al pregiudizio che deforma gli sguardi di noi adulti e trasforma i nostri figli in oggetti misteriosi, spesso in estranei.
Lo sguardo di Domenico Barrilà, da sempre attentissimo all'influenza dei fenomeni sociali sulla psiche, si posa sui nostri "figli digitali", persi negli schermi dei loro cellulari e apparentemente vivi solo attraverso di essi. Vi scopre una generazione fragile, che oggi più che mai ha bisogno di adulti solidi, che non confondano l'"informazione" con l'"educazione". Si tratta di ragazzi che nella rete e nell'ansia di voler essere costantemente "connessi" trasferiscono - magari distorcendolo - il bisogno di "legami" che è proprio dell'uomo da sempre. Barrilà guarda in faccia la rivoluzione digitale e gli effetti da essa prodotti nel delicato recinto che ospita educatori, genitori, bambini e ragazzi, portandoci a ragionare senza isterie e a misurarci con i riflessi dei cambiamenti, positivi e negativi, generati da vecchie e nuove realtà. Alla fine, sperimenteremo la piacevole sensazione di essere tornati in gioco, con le idee più chiare e con qualcosa di concreto da dire e da fare, ma soprattutto con la certezza che niente è più forte del legame educativo, a patto che si abbia voglia di tenerlo in vita. Una lettura su come la tecnologia ha provato a scipparci i nostri figli, riconfigurando i rapporti fra noi e loro. Un contributo per conoscere i punti di forza e di debolezza dell'ospite digitale, che ci aiuta a superare la fase delle recriminazioni per riavvicinare le generazioni.
Contare qualcosa per qualcuno. Un programma per la vita, apparentemente elementare, il cui perseguimento determina la qualità delle nostre giornate, eppure spesso così difficile da trasformare in una reale risorsa per sé e per gli altri. Vi sono delle precise ragioni che sostengono delusioni, tradimenti, sofferenze, fallimenti emotivi ed esistenziali. Le stesse che sovente ci impediscono di raggiungere una vita affettiva e sentimentale gratificante. Nulla accade per caso in questo delicato dominio. L'autore mette a nudo i meccanismi che stanno alla base della nostra capacità di costruire relazioni stabili, vitali e non distruttive, a partire dalle impressioni acquisite nel corso dell'infanzia, quando prendono corpo le linee fondamentali dello stile di vita. Da lì, mostra il dipanarsi del filo rosso che intesse la storia delle nostre relazioni, aiutandoci a riconoscere i nodi che ne bloccano la carica vitale.
Un pregiudizio è un errore che si ripete all'infinito, e i ragazzi ne sono le vittime preferite. La psicologia, spesso inconsapevolmente, si è resa complice di questa deriva, contribuendo al loro inscatolamento all'interno di categorie remote, create quando si andava ancora con la carrozza a cavalli e la speranza di vita non superava i cinquant'anni. Basterebbero queste affermazioni per renderci prudenti sulla pretesa di risolvere tutto con un libro: il rischio di rimanere delusi è dietro l'angolo, perché troppi cancelli, pesanti, si sono chiusi nel frattempo intorno ai ragazzi. Occorre fare di più, per evitare questo rischio. Ricordare, innanzitutto, che i ragazzi non sono una categoria sociale ma individui, quindi se smettiamo di identificarli con il "voi", pensandoli come gruppo indistinto, e passiamo al "tu", facendone delle persone, siamo sulla buona strada. Possiamo, o forse dobbiamo, rifare il percorso cancellando tutti i cartelli indicatori che ci portano fuori strada e piantandone di nuovi. Non è difficile: basta capire dove volgere lo sguardo, e così si potranno fare scoperte sorprendenti e finalmente incontrare i nostri figli per quello che sono davvero e non per quello che ci siamo messi in mente da prima che nascessero. Un libro per sfuggire al pregiudizio che deforma gli sguardi di noi adulti e trasforma i nostri figli in oggetti misteriosi, spesso in estranei.
L'autore compie un viaggio nell'universo interiore dei bambini cercando di comprendere le ragioni di tanti comportamenti a prima vista inspiegabili. Perché, ad esempio, rifiutano regole comuni o usano strani espedienti per raggiungere i loro scopi? Perché sembrano timidi o arroganti? Il libro analizza il pianeta bambini sollecitando quella voglia di ragionare spesso accantonata dagli adulti per lasciare spazio a risposte preconfezionate e fuorvianti. Se è vero, infatti, che c'è una logica nei bambini, resta necessario e fondamentale individuarla caso per caso.
Un viaggio senza pause alle origini dello stile di vita, in cui l'infanzia è solo un pretesto per raccontare come nasce la personalità, perché sistemiamo in un certo modo i mattoni del nostro edificio interiore e attraverso quali vie diventiamo ciò che siamo. L'approccio è innovativo e spiazzante, figlio di una psicologia del profondo ottimistica, lontana da oscure elucubrazioni e da autocompiacimenti, che pesca nella rivoluzione operata dal grande dissidente della psicoanalisi, Alfred Adler. Un modo diverso per parlare di noi, che ci rende familiare il nostro mondo interiore, svelando la straordinaria logica che lo presiede.

