
Questo libro si interessa dell'amore che dura, delle sue pene e della sua possibile redenzione. Non si occupa degli innamoramenti che si esauriscono nel tempo di una notte senza lasciare tracce. Indaga gli amori che lasciano il segno, che non vogliono morire nemmeno di fronte all'esperienza traumatica del tradimento e dell'abbandono. Cosa accade in questi legami quando uno dei due vive un'altra esperienza affettiva nel segreto e nello spergiuro? Cosa accade poi se chi tradisce chiede perdono e, dopo aver decretato che non era più come prima, vuole che tutto torni come prima? Dobbiamo ridicolizzare gli amanti nel loro sforzo di far durare l'amore? Oppure possiamo confrontarci con l'esperienza del tradimento, con l'offesa subita, con il dolore inflitto da chi per noi è sempre stato una ragione di vita? Questo libro elogia il perdono come lavoro lento e faticoso che non rinuncia alla promessa di eternità che accompagna ogni amore vero.
Jacques Lacan è stato innanzitutto uno psicoanalista che ha dedicato la sua vita all'ascolto della sofferenza sintomatica dei pazienti e al rinnovamento della teoria e della clinica della psicoanalisi. Il suo impegno è stato costante e capace di frutti originalissimi per più di mezzo secolo. In questo libro viene offerto un ritratto articolato della clinica psicoanalitica seguendo i diversi tornanti che caratterizzano l'insegnamento di Lacan e la sua ripresa della lezione freudiana: la clinica delle psicosi (paranoia, schizofrenia, melanconia), quella delle nevrosi (isteria e nevrosi ossessiva), quella della perversione e la sua concezione della cura analitica. In un tempo in cui il rigore del ragionamento clinico sembra destinato a essere sostituito da classificazioni diagnostiche anonime e la pratica della cura da un'operazione disciplinare di normalizzazione, questo libro ricorda, con Lacan, che l'analisi è uno spazio radicale di libertà dove il soggetto può incontrare le impronte del proprio destino singolare. Massimo Recalcati conclude con questo secondo volume l'opera monografica dedicata al suo maestro.
Un giovane psicoanalista formato alla scuola di Jacques Lacan è chiamato a insegnare a contratto dall'Università di Urbino per la cattedra di Teoria e tecnica del colloquio psicologico. L'anno accademico è quello del 1998-99. Le sue lezioni si svolgono nell'Aula Magna dei Collegi di Urbino e vengono seguite da centinaia di studenti della facoltà di Psicologia. L'atmosfera è elettrica: è la prima volta che, in quella università, il nome di Lacan non viene lasciato ai filosofi e agli studiosi di scienze umane ma viene calato nella realtà viva della clinica psicoanalitica. Nell'Aula Magna dei Collegi i posti sono esauriti e col passare del tempo gli studenti si sistemeranno accalcati e seduti a terra. Questo libro riporta quelle lezioni, che hanno avviato molti allievi allo studio di Lacan e della psicoanalisi. Il lettore troverà inoltre un saggio e una conferenza ritrascritta da un Recalcati più maturo che hanno sempre come tema il colloquio clinico e la pratica della costruzione del caso clinico in psicoanalisi.
Massimo Recalcati interroga la funzione paterna nell’epoca della sua crisi.
Attraverso Sigmund Freud e Jacques Lacan e alcune figure tratte dalla letteratura (Philip Roth e Cormac McCarthy) e dal cinema (Clint Eastwood), si delineano i tratti di una paternità indebolita ma comunque essenziale.
Nel tempo dell’evaporazione del padre, che cosa può essere ancora una guida per il soggetto? Insomma, cosa resta del padre?
La passione per il sacrificio è solo umana. Gli uomini non si sono limitati a sacrificare sull’altare animali offerti ai loro Dei ma hanno sacrificato su quell’altare anche la loro vita. È il caso dell’uomo ipermorale che sacrifica il suo desiderio, o del martire del terrorismo che si immola per una Causa. Un fantasma fondamentale ha attraversato l’Occidente: vivere nel sacrificio per ottenere un rimborso illimitato (da Dio, dalla propria famiglia, dall’Altro). In psicoanalisi questa è la Legge paradossale del Super-io: il sacrificio non è una semplice rinuncia al soddisfacimento ma una forma masochistica del soddisfacimento. È un fantasma che proviene da una interpretazione solo colpevolizzante del cristianesimo. La psicoanalisi, insieme alla parola più profonda di Gesù, si impegna invece a liberare la vita dal peso del sacrificio. Il che comporta un diverso pensiero della Legge: l’uomo non è schiavo della Legge perché la Legge – come sostiene la lezione cristiana – è fatta per l’uomo e non l’uomo per la Legge.
Il progresso delle neuroscienze, l'uso degli psicofarmaci, le terapie brevi centrate sulla correzione del sintomo sembrano decretare la morte della psicoanalisi. La cura deve comprimersi il più possibile. Contro questa deriva cinica un pamphlet che sintetizza perché vivere senza inconscio sarebbe una catastrofe interiore.
Il senso di colpa più profondo, l'unico giustificabile è quello di tradire, cedere sulla propria vocazione. Questa la verità che l'autore presenta attraverso delle riflessioni sulla parola "desiderio". Finché c'è desiderio, c'è la vita. Il desiderio allunga la vita, ne dilata l'orizzonte. E quando qualcuno rinuncia ad ascoltare la chiamata del proprio desiderio, lì la vita si ammala.
Questo libro non è uno scritto. È fatto di una serie di conversazioni svoltesi nelle circostanze più varie, su riviste e in trasmissioni radiofoniche, tra il 1998 e il 2011, quasi tutte inedite in lingua italiana. Le parole sono state lasciate nella loro improvvisazione originale. Il lettore potrà notare che alcuni temi ritornano con insistenza; sono quelli del desiderio e del godimento, del disagio della giovinezza e dei suoi sintomi, delle anoressie-bulimie e delle mutazioni antropologiche che caratterizzano il disagio della nostra Civiltà, dell'esperienza del fallimento come antagonista al discorso del capitalista e della crisi diffusa del discorso educativo. Attraverso Lacan (accostato qui al Pasolini luterano), Massimo Recalcati, meditando sulla propria pratica clinica di psicoanalista, offre una visione lucida e appassionata del nostro tempo e dei sintomi che lo rappresentano, insieme a una sintesi chiara ed efficace del proprio itinerario di ricerca che può considerarsi una prima introduzione generale al suo pensiero.
La crisi dei partiti, la sfiducia verso le istituzioni e l'ascesa dei nuovi populismi; una precarietà sempre più opprimente; il malessere diffuso che dà luogo ad apatia o a violenza incontrollata; le dimissioni di un pontefice e l'attardarsi al potere di una classe dirigente incapace di crearsi degli eredi: questi sono i fenomeni che si intrecciano nell'Italia degli ultimi anni, creando una situazione di instabilità profonda, difficile da interpretare e quindi da risolvere. In questo libro-intervista, uno dei più stimati psicoanalisti italiani di oggi propone una lettura della nostra vita politica e più in generale collettiva attraverso le categorie su cui basa da sempre il suo lavoro di ricerca e la sua pratica clinica: il desiderio e la Legge, il rapporto con l'Altro, il narcisismo, la dinamica del conflitto, la relazione fra padri e figli. È un percorso che ci porta - superando le facili interpretazioni di giornalisti, politologi, sociologi- a capire non solo cosa accade davvero nella mente degli italiani (e di chi dovrebbe governarli), ma anche da dove possono ripartire un dibattito e un'attività pubblica psicologicamente sani, liberi da logoranti perversioni e fatti di responsabilità, testimonianza, coraggio.
Obiettivo del volume è presentare il caso grave nel contesto della clinica dei disturbi dell'alimentazione (DA), considerandolo non solo dal punto di vista medico, ma soprattutto da quello della comorbilità psichiatrica. La gravità del paziente DA si declina infatti attraverso l'interazione di tre dimensioni: il corpo (gravità medico-internistica), la psiche (con riferimento alle comorbilità psichiatriche) e il contesto (dal punto di vista familiare e sociale). Gli autori offrono una riflessione su quanto la multidisciplinarità e la differenziazione degli interventi influiscano positivamente sull'esito della cura dei pazienti DA. L'esperienza clinica della Residenza Gruber a Bologna e il lavoro in rete hanno infatti evidenziato l'importanza dell'integrazione di approcci e interventi multiprofessionafi in ogni contesto (pubblico e privato) e in ogni setting (ambulatoriale, residenziale, ospedaliero). All'interno del volume vengono identificati e approfonditi gli elementi di cura nel trattamento residenziale e nella presa in carico in rete del caso grave DA. In particolare, la prima parte del testo affronta i contenuti teorici generali legati alla descrizione del caso grave, alla diagnosi e all'orientamento della cura, alle linee guida, al lavoro della rete e alla presa in carico multidisciplinare. La seconda parte, invece, è dedicata alla descrizione della terapia residenziale, focalizzata su interventi non protocollari ma fondati sul rispetto della singolarità del paziente.

