
"Opera personalissima, capace di mutare il mondo", secondo la definizione di Thomas Mann, "L'interpretazione dei sogni" vide la luce nel novembre 1899, ma con la data 1900 sul frontespizio: un modo per sottolinearne il profondo valore simbolico e il senso di svolta nella cultura europea. È con questo testo, infatti, che Freud afferma l'idea che la vita psichica abbia una dimensione ben più ampia di quella che può essere riportata volontariamente alla coscienza; e che il sogno sia la manifestazione privilegiata per indagare quella sfera che da allora chiamiamo inconscio. Oltre che via di accesso all'inconscio, l'interpretazione del sogno diventa così strumento fondamentale di terapia. Una terapia che Freud sperimentò sui suoi pazienti nevrotici ma anche su se stesso: "L'interpretazione dei sogni", infatti, ha una forte impronta autobiografica e appare ancora oggi al lettore come un'opera di straordinaria complessità e ricchezza. In essa il rigore concettuale e argomentativo si fonde con il fascino, profondamente letterario, della narrazione di sé e della descrizione di quella Vienna fin de siècle che ha avuto un ruolo ineguagliabile nello sviluppo artistico del Novecento. Il testo è accompagnato da un saggio di Jacqueline Rose e una introduttiva di Paolo Repossi.
Libro tragico, nato in circostanze storiche e personali eccezionali, all'indomani di laceranti conflitti nel movimento psicoanalitico, all'ombra dell'ascesa al potere di Hitler e del drammatico disfacimento della Repubblica di Weimar, nel contesto di una crisi economica internazionale e di dinamiche collettive inquietanti, Il disagio nella civiltà è uno dei testi freudiani piú complessi e controversi. In esso le istituzioni della cultura umana vengono passate al vaglio della decifrazione analitica, che ci mostra il precario equilibrio delle relazioni tra individuo e civiltà continuamente messo a rischio dal conflitto inconscio interno all'individuo, dal sentimento di colpa che tale conflitto produce e dall'aggressività distruttiva che lo accompagna. Freud fa cosí emergere il paradosso di una civiltà che, formatasi per assicurare agli uomini sicurezza e protezione, li ha invece messi in condizione di distruggersi; di una cultura che, lungi dallo strapparli alle feroci necessità della natura, ha consentito loro di infliggersi sofferenze enormi. Freud ci parla della morte iscritta al cuore della nostra psiche e del senso della vita, della lotta inevitabile e dei costi della rinuncia, della colpa e dell'addomesticamento delle pulsioni, della sublimazione e dei suoi limiti, della precarietà - infine - di qualunque cultura e identità. In un'epoca di rinascenti pericoli e alienazioni, in cui la violenza domina nelle relazioni tra esseri la cui naturale aggressività sembra non poter piú essere controllata se non da meccanismi a loro volta mortiferi, il saggio freudiano non ci offre consolazioni, ma solo strumenti per comprendere, insieme a un raro esempio di rigore e di coraggio.
La notte tra il 23 e il 24 luglio 1895 Sigmund Freud sogna una sua paziente di nome Irma: la donna mostra i segni di un'infezione che si è propagata in gola, provocandole forti dolori. Ma né i sintomi della signora né l'aspetto dei medici che la circondano corrispondono al vero: nel sogno tutto sembra diverso, senza un motivo apparente. Ed è proprio con la cosiddetta "iniezione di Irma" che Freud abbandona definitivamente il metodo dell'ipnosi per lanciarsi in una nuova fase di studio dei processi mentali: una ricerca che renderà pubblica soltanto all'alba del nuovo secolo, dando alle stampe "L'interpretazione dei sogni". Ma il capolavoro della psicanalisi, qui riproposto in una nuova traduzione, filologicamente accurata, non è soltanto questo: l'introduzione di Stefano Mistura rivela, come un affascinante documento in filigrana, numerosi episodi fondamentali della vicenda biografica di Sigmund Freud, dalle fantasie infantili alla drammatica morte del padre, dal timore degli insuccessi al complicato rapporto con il medico Wilhelm Fliess, il primo lettore, e censore, di quello che sarebbe diventato "il libro del XX secolo".
I casi clinici di Freud rappresentano la fondazione dell'edificio psicoanalitico. La consistenza di tale fondazione è però ambigua, contraddittoria. All'origine non vi sono fatti, ma storie narrate, ascoltate che tessono la trama di un resoconto che ricorda dappresso la finzione letteraria. Alla grande prosa freudiana, gli storici hanno contrapposto la realtà accertata dai documenti; gli eredi, accettandone la verosimiglianza, ne hanno corretto gli errori, per una sempre maggior coerenza della disciplina. La storia clinica del piccolo Hans, la prima analisi di un bambino, mostra come la messa a punto dei concetti cardine - angoscia, Edipo, castrazione non sia che la testimonianza di quell'incontro straordinario per cui il soggetto viene a modificare il proprio statuto, lasciando emergere i fantasmi che lo abitano e che abitano la teoria. Finzione o realtà, successo o insuccesso terapeutico, la cosa non sembra rivestire una grande importanza.
Anche se il futuro modificherà questo o quel risultato
delle sue ricerche, mai più potranno essere messi a tacere
gli interrogativi che Sigmund Freud ha posto all’umanità.
Thomas Mann
Pubblicata nel 1899, ma datata profeticamente 1900, L’interpretazione dei sogni fu l’atto di nascita del XX secolo. Un contenuto avvincente e uno stile rivoluzionario, nutrito a ogni pagina dalla tensione tra costruzione scientifica e memoria autobiografica, ne hanno fatto il capolavoro di Freud, il racconto di un’avventura intellettuale e, insieme, uno degli esempi più alti della letteratura tedesca. Se il sogno è l’appagamento di un desiderio rimosso dalla vita vigile, il lavoro di interpretazione deve procedere oltre il suo contenuto manifesto, per giungere a definirne il significato latente. Non più un disturbo del sonno, dunque, ma via regia verso l’inconscio. Così lo studio del sogno doveva condurre Freud lontano, al di là del sogno stesso, verso una comprensione più profonda della vita interiore degli uomini. Interrogarsi su questo tentativo è ancora oggi un’esigenza tanto necessaria quanto problematica, una domanda che riguarda il senso del nostro stesso sapere.
Il lutto costituisce un'esperienza inevitabile nella vita di ognuno di noi, al punto da considerare del tutto ovvi il dolore e la tristezza in cui è assorbito chi ha perduto l'essere amato. In questo volume si raccolgono i saggi più noti di Freud sull'argomento, le pagine in cui grazie all'indagine psicoanalitica si evidenzia il faticoso e intenso lavorio interiore che avviene in chi ha vissuto esperienze di perdita, rivelandone anche le pieghe nascoste e gli aspetti contraddittori. Con uno stile chiaro e diretto, Freud fa emergere la profonda enigmaticità del lutto e aiuta a penetrare i punti più oscuri e gli intimi conflitti che accompagnano il comportamento dell'uomo davanti alla morte.
Noi non abbiamo proprio nulla da rimproverare a Schreber, né di aver avuto impulsi omosessuali, né di essersi sforzato di rimuoverli. Sono piuttosto gli psichiatri che hanno molto da imparare da questo malato, che si sforza, malgrado il suo delirio, di non confondere il mondo dell'inconscio col mondo reale.