
Psicologia, neuroscienze, aneddoti, letteratura e filosofia; sono alcuni degli ingredienti che compongono questo libro che scandaglia, in sintesi e con chiarezza, il cuore delle domande che la vita quotidiana ispira a ciascuno di noi. In che modo il cervello cresce e cambia con l'avanzare del tempo? Perché ci ricordiamo eventi accaduti decenni fa come se fossero successi poche ore prima, ma non cosa abbiamo fatto l'altro ieri? Perché la nostra memoria a volte sembra lavorare bene e a volte no (e cosa succede quando funziona male)? Può la memoria, per mezzo di tecniche psicologiche e impianti cerebrali, essere migliorata, potenziata o addirittura manipolata? Una cosa è certa: senza memoria non potremmo guidare la macchina, parlare con chi ci sta intorno, leggere, lavorare, giocare. Non potremmo, in una parola, vivere.
Come può l'intelligenza emotiva aiutare a rompere il silenzio dei bambini sulle cause del loro malessere? Come può far crescere l'autoconsapevolezza e l'autocontrollo del genitore e dell'educatore? Come può modificare l'atteggiamento degli adulti verso il disagio dei bambini? E ancora, come si può contrastare la stupidità emotiva che rischia di dilagare nella famiglia e nella scuola? Come può l'attenzione alle emozioni offrire strumenti per prevenire e contrastare l'abuso e il maltrattamento sui più piccoli? A queste domande il libro di Claudio Foti fornisce risposte concrete, partendo da una dimensione teorica, ma integrandola con una specifica attenzione al piano operativo.
Sono gli anni caldi del dibattito antipsichiatrico, della rivoluzione manicomiale di Franco Basaglia e degli esperimenti di Thomas Szasz e della londinese Kingsley Hall, uno dei primi centri di accoglienza non segregativi. Foucault riprende il tema della "Storia della follia", a partire da un interesse per le strategie, gli stratagemmi e i rituali che hanno permesso agli psichiatri di assumere il controllo dei corpi. Nell'uso degli strumenti di contenzione riconosce la messa a punto di una serie di tattiche di assoggettamento dell'altro di cui l'ospedale psichiatrico è solo un laboratorio. Una storia dell'istituzione ospedaliera che studia i meccanismi di definizione del potere psichiatrico.
Ritornando sui temi affrontati nel 1961, nelle lezioni tenute tra la fine del 1973 e l’inizio del 1974, Michel Foucault analizza il costituirsi di un sapere medico sulla follia e la nascita del manicomio come luogo di “trattamento” dei folli, mostrando gli esiti che lì si realizzano e il lento, ma decisivo, montaggio del dispositivo psichiatrico. Foucault ricostruisce così l’emergere di fenomeni come l’ipnotismo e l’isteria, descrive come l’infanzia diventi oggetto d’intervento psichiatrico, esamina l’elaborazione della dottrina della degenerazione e i rapporti della follia con l’esperienza della droga e del sogno, delinea la costruzione medica del “corpo sessuale” e la nascita della psicoanalisi. Ma questo corso consente anche a Foucault di mostrare come, attraverso pratiche che vanno dall’interrogatorio alla presentazione dei malati, si sia costituito un discorso di verità che ha fatto della psichiatria un potente “agente di intensificazione” del reale, preposto all’allestimento e al controllo di forme d’identità e di individualità che sono ancora le nostre.
Oltre alla ricostruzione delle tecniche della formazione del sè dalla Grecia antica all'età cristiana, si troverà qui il frutto di una ricerca collettiva che spazia dall'introduzione in Occidente delle tecniche orientali del sè al loro confronto con la tradizione puritana, per finire con un paragone tra il metodo di Foucault e quello di Freud.
In questo saggio sul sogno Foucault traccia un percorso che da Eraclito va a Platone, Schelling, Novalis, Sartre, Freud, Bachelard passando attraverso riferimenti alla poesia francese e a Shakespeare. Egli esamina e supera le principali concezioni del sogno fino a scorgervi l'a priori storico dell'uomo, lo spazio originario in cui si dispiegano in modo privilegiato la trascendenza dell'immaginario e il movimento della libertà.
Da "La psicologia dal 1850 al 1950" a "Archeologia di una passione", questa selezione di testi, interviste e conferenze di Michel Foucault, un maestro del pensiero del Novecento, restituisce al lettore italiano uno dei grandi assi della sua riflessione: l'interrogazione sull'enigma della follia e sui meccanismi di definizione del potere psichiatrico. In oltre trent'anni di ricerche appassionate e di lavoro febbrile, al centro delle preoccupazioni teoriche e politiche di Foucault è stata l'indagine su quell"'Homo psychologicus" che altre epoche e altre culture non avevano mai conosciuto e in cui noi oggi riconosciamo la nostra verità.
Ci sono situazioni limite dove spesso i partner si presentano talmente in conflitto che anche durante la terapia manifestano totale assenza di connessione intima, disprezzo reciproco, senso di scoraggiamento e sfiducia verso la possibilità di cambiare la situazione. Queste coppie hanno spesso già provato senza successo diversi percorsi terapeutici e, quando decidono di darsi un'ultima possibilità, vogliono vedere già dalla prima seduta se gli si può offrire qualcosa di concreto per migliorare la loro situazione. Quale deve essere l'atteggiamento del terapeuta quando si trova a confronto con coppie il cui rapporto è ormai lacerato e la terapia diviene così carica di emozioni e aspettative? Peter Fraenkel presenta un approccio pratico, creativo e integrato che combina tecniche orientate all'azione per aiutare le coppie che vogliono concedere un'ultima possibilità alla loro relazione per imparare a gestire i conflitti, modulare le intense emozioni negative, sviluppare la compassione reciproca e ripristinare l'intimità e la connessione emotiva. "Coppie da salvare" è un testo fondamentale per gli psicoterapeuti che vogliono apprendere le tecniche per lo sviluppo di un'alleanza terapeutica collaborativa e efficace con le coppie in crisi.
Il volume è un'introduzione a un metodo innovativo di terapia familiare: utilizzare il lavoro intergenerazionale con le famiglie d'origine dei clienti non come momento terapeutico a sé stante, ma come consulenza all'interno di terapie individuali, di famiglia e di coppia. Il metodo permette al terapeuta di sfruttare le importanti possibilità offerte dal lavoro intergenerazionale senza essere obbligato a impostare in tal modo l'intera terapia.

