
Il presente volume è una riedizione, totalmente rinnovata, del Manuale di preparazione al concorso per Dirigente Psicologo. Il prodotto è stato accuratamente revisionato e integrato di nuovi contenuti, per rendere la preparazione ai concorsi più semplice e accurata.
Il Testo è suddiviso in quattro parti.
Nella prima parte del testo è presente:
- una descrizione accurata del Sistema Sanitario Nazionale;
- una rassegna delle documentazioni più importanti inerenti gli obiettivi nel campo della salute mentale, che guidano gli interventi e le programmazioni in ambito sanitario;
- le linee guida ufficiali (es. NICE e APA) per le problematiche psichiche di maggiore importanza, utili all’inquadramento diagnostico e alla programmazione del trattamento in ambito clinico.
Nella seconda parte, sono raccolti i contenuti di tipo prettamente teorico e metodologico, essenziali per la preparazione alla prova preselettiva, che costituisce lo step primario del concorso. In questa sede, sono state raccolte nozioni fondamentali di psicologia generale, psicologia dello sviluppo, psicologia sociale, del lavoro delle organizzazioni, metodologia e neuroscienze.
La terza parte è, invece, dedicata alla clinica, alla diagnosi e alla nosografia dei principali disturbi. Vengono presentati il PDM, manuale diagnostico psicodinamico, e il DSM, manuale statistico dei disturbi mentali, che, insieme, possono essere la chiave di lettura del caso clinico, per una valutazione che tenga conto di un approccio più prettamente idiografico e di uno più specificamente nomotetico.
La quarta parte fornisce un utilissimo strumento di esercitazione pratica per permettere al concorsista di misurarsi con le domande a riposta multipla. Sono presenti più di 500 domande, con annesse risposte, prese da database di concorsi già passati o, in alcuni casi, formulate ad hoc.
Il Manuale è completato da una Appendice, contenente alcune tra le leggi maggiormente richieste nei concorsi pubblici per Dirigente Psicologo, così da fornire al candidato una panoramica ancor più esaustiva dei contenuti dell’esame.
I temi del saggio: analfabetismo sentimentale, i tabu che circondano i gesti di stringere e accarezzare, della violenza senza sangue", del linguaggio che il corpo riesce a stabilire tra gli individui... " questo volume ci parla della proibizione tacita che impedisce al soggetto maschile di aprirsi al linguaggio della sensibilita, in particolare nel campo della sessualita, facendo riferimento ai simboli culturali che stabiliscono le regole coera e propria lotta invece di una convivenza affettiva. Fra i temi inquietanti che il libro affronta, c`e quell o del discorso accademico, dal quale la tenerezza e`stata bandita a favore del rigore scientifico, della presunta verita sui sentimenti e dei requisiti teorici dell'apprendimento.
Descrizione dell'opera
Il diritto del bambino alla tenerezza è inalienabile, perché egli possa sviluppare integralmente la sua personalità. Il suo sorriso o il suo pianto indicano la ricerca di una corrispondenza affettiva, ed è un serio problema quando questa viene a mancare. La tenerezza che si fa carezza rappresenta infatti per il bambino la linfa vitale del suo riconoscersi come persona.
Il volume muove dalla comprensione del bambino come uno “scrigno di tenerezza”, che ha bisogno di essere accolto con amore. Di qui la necessità, da parte dei genitori e degli educatori, di creare le migliori condizioni di disponibilità accogliente. L’autrice affronta alcune dinamiche della coppia e genitoriali alla luce del messaggio cristiano, proponendo anche percorsi operativi attraverso domande e suggerimenti pratici.
Sommario
Prefazione (C. Rocchetta). 1. Uno scrigno di tenerezza. 2. Il travaglio del genitore. 3. La tenerezza è concretezza. Conclusione. Carta dei diritti del bambino alla tenerezza. Bibliografia.
Note sull'autrice
Maria Rita Castellani (Perugia 1966) a sedici anni vive un’esperienza forte di fede che ella definirà la sua «conversione» ed entra a far parte delle Comunità Magnifica del Rinnovamento nello Spirito. All’interno del movimento segue la scuola internazionale per formatori, promuove un’esperienza di animazione giovanile ed è attualmente responsabile di una fraternità. Laureata in pedagogia e madre di cinque figli, collabora alla rivista Venite e Vedrete con la quale ha pubblicato tre quaderni: Insegnami a servire; Vocazione all’unità; Dialoghi fraterni.
Libro tragico, nato in circostanze storiche e personali eccezionali, all'indomani di laceranti conflitti nel movimento psicoanalitico, all'ombra dell'ascesa al potere di Hitler e del drammatico disfacimento della Repubblica di Weimar, nel contesto di una crisi economica internazionale e di dinamiche collettive inquietanti, Il disagio nella civiltà è uno dei testi freudiani piú complessi e controversi. In esso le istituzioni della cultura umana vengono passate al vaglio della decifrazione analitica, che ci mostra il precario equilibrio delle relazioni tra individuo e civiltà continuamente messo a rischio dal conflitto inconscio interno all'individuo, dal sentimento di colpa che tale conflitto produce e dall'aggressività distruttiva che lo accompagna. Freud fa cosí emergere il paradosso di una civiltà che, formatasi per assicurare agli uomini sicurezza e protezione, li ha invece messi in condizione di distruggersi; di una cultura che, lungi dallo strapparli alle feroci necessità della natura, ha consentito loro di infliggersi sofferenze enormi. Freud ci parla della morte iscritta al cuore della nostra psiche e del senso della vita, della lotta inevitabile e dei costi della rinuncia, della colpa e dell'addomesticamento delle pulsioni, della sublimazione e dei suoi limiti, della precarietà - infine - di qualunque cultura e identità. In un'epoca di rinascenti pericoli e alienazioni, in cui la violenza domina nelle relazioni tra esseri la cui naturale aggressività sembra non poter piú essere controllata se non da meccanismi a loro volta mortiferi, il saggio freudiano non ci offre consolazioni, ma solo strumenti per comprendere, insieme a un raro esempio di rigore e di coraggio.
Il Freud psicoanalista della civiltà dà vita a un’analisi pessimistica, dura e spietata: la promessa di felicità, il miraggio su cui la società moderna poggia la propria superiorità e perfezione, è destinata a rimanere nient’altro che una promessa. Anzi, è proprio lo sviluppo della civiltà, con le sue norme, divieti e permessi, a comprimere l’individuo negando quella felicità a cui ognuno aspira. Arte, religione e scienza si rivelano enormi monoliti istituiti dalla civiltà per arginare le forze primordiali e le pulsioni che agitano l’uomo. In una società dove l’uomo è in apparenza pienamente libero di autodeterminarsi, dove sesso e ostentazione di forza imperversano incontrastati, quest’opera potrebbe apparire ingenua o inattuale. Ma la nostra civiltà ha preso un’altra e più sofisticata direzione: la società odierna, uguale a quella di un secolo fa, è impegnata a fornirci strumenti per rendere più tollerabile il compromesso con la nostra dimensione perennemente svuotata e inappagata...
dall antichita ai giorni nostri, la melanconia non ha mai smesso di occupare la storia delle idee, sia dal punto di vista filosofico che medico. Lungi dal rientrare nelle categorie tradizionali delle nevrosi, la melanconia richiede una propria collocazione. Che cosa indica il discorso melanconico, che si richiude su se stesso delineando in un certo senso i bordi di un buco - il buco emorragico" di cui parlava freud -, senza che sia possibile individuarne l'origi ne? Che tipo di organizzazione psichica testimonia attraverso il rigore del suo formalismo logico e l'automatismo della sua dinamica negativa? Al'"io non sono niente" melan conico segnala una catastrofe originale che solo la ricostruzione metapsicologica puo`cercare di ristabilire: catastrofe generata dalla scomparsa dell'altro quando questi comincia va a introdurre il futuro soggetto nel campo del desiderio. Prima del linguaggio, prima de"
L'utilizzo delle parole spesso vincola e limita l'informazione comunicata rendendola parziale. Il disegno in quanto modalità di comunicazione analogica e visuale, può arricchire questa parzialità, ma non il disegno in sé come insieme di tratti colorati (altrimenti si rischierebbe di considerarlo unicamente una tecnica o un compito) ma come mezzo attraverso il quale i soggetti organizzano, strutturano e interpretano se stessi e il proprio mondo sociale e culturale, rivelando al tempo stesso le loro idee, i loro sentimenti e le loro conoscenze. Le immagini, quindi - come d'altronde le foto, i video, il mito (e i miti familiari), i riti sociali - sono fatti di cultura o fatti sociali totali che riflettono il sistema di valori, i codici interpretativi ed i processi cognitivi del loro autore e mettono in scena la realtà sociale e culturale nella sua globalità, permettendo a singoli o gruppi di confrontarsi con molteplici versioni del mondo oltre quella accettata e dominante della propria cultura.

