
La cultura è stata vista di volta in volta nei termini di bellezza che rinfranca e nutre lo spirito, oppure come bene economico che arricchisce il nostro benessere materiale, o come base per lo sviluppo di molte industrie creative. Per Santagata, essa ha valore ai fini della qualità della vita, e identifica una società più libera dal bisogno economico e più aperta ai valori della solidarietà, della cooperazione e della fiducia. L'idea innovativa insita in questa visione è che la cultura "per" lo sviluppo non si appiattisce sui mercati e sulle loro regole egoistiche, ma ambisce a promuovere equità e giustizia sociale. Un libro che porta a compimento il lavoro di anni durante i quali l'autore, forte delle esperienze svolte come consulente dei ministeri della cultura italiano e francese, è giunto a formulare la sua proposta di nuovo "Ministero per la cultura".
Monza, estate 1988, una casa prende fuoco: è l'avvertimento della 'ndrangheta a un teste perché non riveli nulla al magistrato che già allora indagava sulle infiltrazioni mafiose al Nord. Milano, tribunale: il sostituto procuratore ascolta il dramma di una ragazza tenuta per anni in schiavitù, sfruttata e prostituita. E poi San Marino: un luogo caratteristico e ameno per tanti, ma non per i Pm di Forlì che indagano sull'evasione fiscale e per questo ricevono silenziose pressioni e velate minacce. La vita quotidiana dei magistrati è fatta di tante storie come queste. La scelta di battersi in nome della legge comporta rischi, paure e rinunce, quasi sempre sconosciuti all'opinione pubblica. In questo libro, Lionello Mancini dà voce a cinque toghe e alle loro storie di caparbietà, lotta, fatica e ideali forti, offrendoci allo stesso tempo un quadro esaustivo del mondo giudiziario italiano, utile a comprendere cosa significhi oggi, in questo Paese, lottare ogni giorno per un po' di Giustizia. Prefazione di Giuseppe Pignatone
Il testo si qualifica come apporto costruttivo di pensiero e azione in merito all'impegno responsabile - teoretico e pratico, personale e comunitario - dell'essere umano e, nello specifico, del cristiano, nell'attività sociale, particolarmente nella vita politica. Le due parti contenutistiche profilano quei connotati strutturali che caratterizzano l'identità e la missione della vita socio-politica, resi concreti dalla feconda testimonianza che emerge nella relazione vissuta tra don Giuseppe Dossetti ed il cattolicesimo democratico. L'ampiezza di visione che scaturisce dal realismo della dimensione sociale del Vangelo e l'approfondimento propositivo offerto dai singoli contributi qui raccolti, insieme alla conclusione che riflette sul binomio politica e spiritualità, e alla postfazione dedicata al rapporto Chiesa-poveri e alla prossimità agli ultimi, riescono a evidenziare l'itinerario necessario perché si incarni creativamente una genuina e coraggiosa amicizia sociale autenticamente inclusiva, rispondendo, attraverso il vero sviluppo della fraternità universale, alla domanda posta dal titolo del volume.
L'impetuosa crescita economica della Cina, l'eredità dei neocon, le guerre in Afghanistan, in Iraq, in Libia e in Siria, le tensioni costanti in Africa e nel continente eurasiatico, le crescenti conflittualità religiose, i poderosi flussi migratori, il collasso delle istituzioni e delle pratiche multilaterali, le trasformazioni tecnologiche, l'internazionalizzazione dei mercati e le tempeste finanziarie. Questo libro cerca non tanto di definire cosa sia la Globalizzazione, quanto di dar conto dei diversi tentativi di farlo, tratteggiando una mappa di questo mondo nuovo. Un disegno in cui è possibile riconoscere alcune tendenze di fondo. L'impulso alla frammentazione, innanzitutto: la riscoperta delle identità particolari che si scontra con un orizzonte imperiale. Come sarà il nuovo nomos della Terra? Potrà assumere la forma di un vasto mercato planetario, di un'immensa zona di libero scambio, oppure di un mondo in cui i grandi blocchi continentali svolgono un ruolo regolatore nei confronti della Globalizzazione stessa, preservando la diversità degli stili di vita e delle culture, unica vera ricchezza dell'umanità. Sullo sfondo quella che Norman Podhoretz ha definito la «quarta guerra mondiale», iniziata l'11 settembre e tuttora in corso: una guerra multiforme, tanto militare quanto economica, finanziaria, tecnologica e culturale.
«Non ho mai guardato agli eventi dal punto di vista dei governi, sempre con gli occhi dei più umili, di chi ne paga il prezzo in prima persona.» Davanti alle tragedie collettive degli ultimi mesi Michele Santoro sente il bisogno di lanciare un grido d'allarme contro l'orrore che ci lascia ormai indifferenti. In questa sconvolgente e appassionata denuncia non fa sconti e sottopone a una feroce critica tutte le grandi contraddizioni che ci hanno condotto sull'orlo del baratro: una democrazia bloccata da una politica inconcludente e impreparata, che non vede alternative se non affidarsi a tecnici e cavalieri salvifici; la parabola del populismo che ha mostrato tutti i suoi limiti nella disfatta del Movimento 5 Stelle, che pure era emerso come forza dirompente in grado di smuovere le acque di una politica insensibile ai problemi dei cittadini; un'informazione ormai megafono della propaganda, da cui è bandito non solo il dissenso ma qualsiasi interrogativo, e che si riduce a inseguire e ingigantire questioni pretestuose, senza incidere sulle sorti del paese. Un j'accuse che chiama in causa tutti, per ridare un senso alla parola «democrazia» ripartendo dalle domande giuste.
Il volume-guida del seminario di formazione per i giovani studiosi di Comunione e Liberazione.
C'è differenza tra l'individuo e la persona: la persona è quell'entità morale che è dotata di autonomia e relazionalità con l'altro, l'individuo massimizza invece l'utilità personale. Mettere al centro la persona vuol dire mettere al centro un'antropologia positiva. Comprendere il contesto attuale e individuare le opportunità per dare vita a una rinascita umana e culturale è la strada obbligata per guardare al futuro dell'Europa senza l'incubo di un fallimento epocale. Che cosa sta accadendo nel Vecchio continente dopo la crisi degli ultimi anni? Quali cambiamenti comporta in termini di governance delle istituzioni nazionali e transnazionali? Riflettendo sui fattori finanziari, sociali e politici che hanno portato alla crisi, gli interventi raccolti nel volume individuano le strade che possono restituire fiducia al tessuto economico e culturale che costituisce la forza del nostro Paese e che può rappresentare un modello per gli altri partner europei: dal ruolo che le famiglie possono avere nella ripresa ai modi più efficaci di investire in istruzione e capitale umano, fino alle strategie per costruire equilibri più solidi in Italia e in Europa. Esperti provenienti da diversi campi si cimentano in un dialogo ricco e stimolante e ci guidano attraverso i segni di novità e cambiamento che già oggi emergono nel nostro tessuto civile.
"Tutto è instabile, tutto rischia di rovinarci addosso. E proprio in questa situazione il Presidente della Repubblica Italiana pensa di sortire da essa con una sorta di imitazione delle dittature romane che abbiamo studiato perché amavamo e amiamo i classici [...]. La prassi con cui si è proceduto alla nomina di Mario Monti prima senatore a vita, poi Primo Ministro, ricorda l'essenza del processo di nomina del dictator romano"
Il potere in Italia è allo stato gassoso, senza un centro e senza una vertebrazione. È solo fondato sul denaro, quindi instabile e non in grado di ottenere una legittimazione. I partiti si sono trasformati in strutture di dominio personalistiche. La solitudine è, quindi, la cifra di un potere via via disgregantesi in un'Italia sempre più frammentata.
Nuovi scenari si spalancano aperti dalle primavere arabe, dallo "shale gas", dall'accordo fra Asia e America del Sud. Mentre l'Europa si perde nella sua stagnazione più che nella sua depressione, la Russia appare sempre più isolata, la Cina potente e aggressiva, gli antipodi più lontani. La vecchia convergenza di crescita che ha garantito lavoro, commercio, stili di vita è finita: la faglia fra i continenti si allarga, con il disimpegno degli USA dalle aree transatlantiche a favore di quelle transpacifiche. Nella nuova geostrategia mondiale, la sfida decisiva resta pur sempre l'approvvigionamento energetico, ma lo sviluppo dello "shale, oil and gas" lima l'interesse usa per il Golfo e apre pericolosi vuoti di potere. Per questo, mentre le rivolte arabe mettono in crisi l'assetto europeo, soltanto l'integrazione della Russia può por rimedio al caos. E della Russia ha bisogno economicamente e diplomaticamente soprattutto l'Italia, che avanza verso il baratro pagando un dazio eccessivo a un asse nord-teutonico.
In un tempo in cui ci si accontenta sempre più del minimo e si cerca il facile, gli scritti di Paolo VI e di Andreotti suggeriscono un diverso stile, "il primato della qualità", come meta ideale le cose difficili. Non sono gli atti clamorosi, gli eroismi spettacolari a fare grande un uomo, ma l'umile e costante impegno nella vita di tutti i giorni.

