
"C'è in noi un potenziale di vitalità che, a forza di frustrazione, passa sul piano dell'atto aggressivo." In pochi giorni, in maggio, nasce un grande movimento rivoluzionario. Rivoluzionario perché contesta i fondamenti, i postulati primi della nostra società. E tutta una civiltà cui si ingiunge di spiegarsi. Dalle commissioni di lavoro, dai comitati di base, dalle assemblee generali nascono nuove forme di intervento e un linguaggio politico originale: la volontà di affrontare di petto i problemi essenziali, di procedere a una revisione totale, senza debolezza, senza cedimenti di fronte all'inerzia e all'abitudine. Istigato anche dalla repressione, il movimento trova la sua unità nella contestazione. Contestazione dell'università oppressiva per i suoi metodi, arcaica nelle sue strutture, inadatta nel suo contenuto. Contestazione di una società insipida nelle sue ambizioni, inumana nei suoi rapporti, alienante nella sua organizzazione.
Gli squilibri demografici ed economici che sospingono le migrazioni non accennano a diminuire. D'altra parte, anche il fabbisogno di braccia e menti migranti è in crescita in tutto l'Occidente. Nonostante la consapevolezza dell'inevitabilità del fenomeno,i governi dei paesi di destinazione faticano ad andare al di là di risposte puramente repressive o anche solo difensive. Questo studio si propone di valutare in una prospettiva globale il fenomeno, di comprendere i motivi della sensazione diffusa di minaccia e di rifiuto che assale la maggior parte dell'opinione pubblica, nella convinzione che sia possibile un governo mondiale delle migrazioni.
Preoccuparsi dei ricchi vuol dire interrogarsi sui meccanismi che portano all'arricchimento e valutarne la compatibilità con il buon funzionamento delle istituzioni e dei mercati, oltre che con riconosciuti valori di giustizia liberale. Vuole anche dire esaminare le conseguenze economiche e sociali della ricchezza. In questo libro gli autori, prendendo le distanze sia da chi sostiene che della presenza dei ricchi finirebbe per avvantaggiarsi tutta la società, sia da chi considera sempre e sistematicamente i redditi elevati un attentato alla giustizia, forniscono una lucida e approfondita valutazione dei modi con cui si formano le disuguaglianze estreme di reddito nel capitalismo contemporaneo e ne illustrano le implicazioni per il sistema economico nel suo complesso.
"Il Dizionario di Politica è un'opera importante, unica nel suo genere, non soltanto in Italia, ma anche all'estero dove è stato apprezzato e tradotto. Rigoroso nelle definizioni, articolato e convincente nella trattazione dei termini politici, questo Dizionario, opportunamente rivisto e aggiornato, è uno strumento istruttivo, utile per gli studenti, per i docenti e sicuramente anche per tutti coloro che di politica vogliono saperne meglio e di più."
"Il Dizionario di Politica è un'opera importante, unica nel suo genere, non soltanto in Italia, ma anche all'estero dove è stato apprezzato e tradotto. Rigoroso nelle definizioni, articolato e convincente nella trattazione dei termini politici, questo Dizionario, opportunamente rivisto e aggiornato, è uno strumento istruttivo, utile per gli studenti, per i docenti e sicuramente anche per tutti coloro che di politica vogliono saperne meglio e di più."
In 48 voci - scritte da alcuni dei più autorevoli esperti nel loro settore - le chiavi interpretative e il panorama del dibattito e della ricerca scientifica sui principali temi della politica, oggi soggetta a continui cambiamenti, accelerati dall'esplosione della comunicazione digitale e dei social media. Ci sono "parole nuove" (Beni comuni, Bio-politica, Capitalismo digitale...), accanto a quelle classiche (Democrazia, Lavoro, Stato...) e ad altre di carattere antropologico (Libertà, Passioni, Persona...). L'obiettivo è favorire quel "pensare politicamente" auspicato da Giuseppe Lazzati, costituente e storico rettore dell'Università Cattolica di Milano. Anche nel nostro Paese c'è bisogno di una cultura politica degna di questo nome, di pensieri e giudizi informati, capaci di una sintesi che tenga conto di tutti i fattori in gioco.
Il mondo contemporaneo celebra la "diversità": la pluralità della globalizzazione rende la vita più interessante, più libera. Ma c'è anche il rovescio della medaglia: l'esistenza di molteplici credenze religiose - e la consapevolezza che oggi ne abbiamo - solleva svariati problemi, al di là della retorica che circonda il fenomeno. Innanzitutto solleva delle questioni filosofiche cruciali riguardo alla natura e al senso della religione; per esempio: le singole religioni rivendicano le une di fronte alle altre una pretesa di verità. In secondo luogo solleva acute questioni di carattere politico; per esempio: si fa difficile la convivenza o viene persino minata alla base la coesione sociale. Questo libro intende affrontare di petto l'una e l'altra dimensione, facendo luce e suggerendo piste da percorrere. La linearità e la chiarezza delle argomentazioni di Trigg svela elementi utilissimi per capire la condizione nella quale oggi ci troviamo immersi e mette in discussione pregiudizi consolidati.
Ormai i giovani danno per scontato che le uniche possibilità di cominciare a lavorare saranno temporanee e poco garantite, mentre molti lavoratori stanno facendo i conti con la possibilità che tutta la loro vita professionale sia all'insegna della precarietà. Ma cosa significa questo per la società nel suo insieme? Dopo aver presentato il precariato come classe di massa emergente, e potenzialmente pericolosa per la stabilità politica, nel suo precedente libro ("Precari. La nuova classe esplosiva"), Guy Standing compie qui un passo ulteriore, approfondendo il discorso sul tipo di politiche progressiste necessarie per ridurre le ineguaglianze e l'instabilità caratteristiche dei precari nelle nostre società. Le idee di Standing sulla condizione, sempre più globale, dei precari e le conclusioni a cui è giunto sono state ampiamente riprese da intellettuali come Noam Chomsky e Zygmunt Bauman, da attivisti e uomini politici. In questo autentico programma politico per una nuova sinistra, ricorda come i diritti, politici, civili, sociali ed economici, siano stati negati al precariato, favorendo nuove forme di sfruttamento e mettendo a rischio la democrazia, e sottolinea la necessità di riconsiderare la nozione stessa di "lavoro", il fondamento del contratto sociale e l'idea di cittadinanza. Mettendo al centro di questo suo manifesto dei diritti di libertà, sicurezza ed eguaglianza, il tema, caldo e ineludibile anche in Italia, del reddito minimo garantito.
Nel disordine che colpisce l'Europa con la Grande Guerra, la crisi del sistema parlamentare apre in Italia la strada al fascismo. Sul piano internazionale esso si muove tra Francia e Gran Bretagna da una parte, Germania dall'altra. Le sfide si susseguono su diversi terreni: delitto Matteotti, Patti lateranensi, depressione del 1939, imprese coloniali, guerra civile spagnola, legislazione razziale, seconda guerra mondiale. All'iniziale non belligeranza segue l'allineamento alla Germania, fino al crollo del regime di Mussolini. È in questo ampio scenario che si colloca il problema delle relazioni tra dittatura e monarchia. Qual è il significato della "diarchia"? Come si configura il dualismo di Stato e partito? V'è stata la "fascistizzazione" dello Stato e della società civile? Quale ruolo ha svolto la Corona, e perché, nella fine del regime e nel capovolgimento dell'alleanza bellica? Perché e come il Re ha lasciato Roma? Quale lettura dare della Resistenza, e come si giunge alla Repubblica? Infine, quali sono oggi le condizioni della democrazia repubblicana?
In Italia i ricchi sono non soltanto molto più ricchi dei poveri ma anche, in generale, figli di ricchi. Le disuguaglianze si ereditano, come le opportunità, che troppo spesso sono distribuite per nascita piuttosto che per merito. Per la maggioranza dei giovani italiani la "scalata" sociale ed economica è impossibile e ampie distanze la separeranno sempre dal ristretto gruppo dei "più fortunati". Per ridare mobilità economica e sociale all'Italia, per intraprendere una battaglia di modernizzazione, per fare in modo che le "scalate" tornino a essere possibili, occorre agire su quelle manifestazioni della disuguaglianza nei redditi e nelle ricchezze che oltre a essere inaccettabili sono ostacoli alla vera eguaglianza delle opportunità. Come è accaduto in altre epoche storiche, potrebbe essere che partendo dalla disuguaglianza si vada molto lontano. Forse più lontano di dove si può andare parlando in modo ossessivo e a ore alterne di austerità e di crescita.
«La politica è stata sospinta a trasferire e nascondere le decisioni nella "tecnica". Lo ha fatto come se si potesse ignorare che dietro ogni decisione c'è sempre anche un giudizio di valore. Possiamo renderlo esplicito, questo giudizio, facendone il cuore del processo democratico, elettivo e deliberativo. oppure possiamo nasconderlo, raccontando che non ci sono alternative. Qui sta l'origine della sfiducia diffusa. Qui il cambiamento radicale da compiere, attraverso pubblico dibattito, conflitto, alleanze, compromessi. Questi sono i passi del cambiamento, della svolta radicale di cui c'è bisogno. Per affrontare, per intersecare le quattro forme di subalternità da cui emanciparsi: di classe, di genere, di razza e ambientale».