
Quarant'anni dopo, gli archivi desecretati del Dipartimento di Stato e della CIA restituiscono un piccolo tesoro: la versione americana del fallito tentativo insurrezionale dell'argentino Ernesto "Che" Guevara in Bolivia. Un vero e proprio contro-diario scritto giorno per giorno da Washington e dall'ambasciata USA a La Paz nei caldi mesi del 1967, quando sembrava imminente l'esplodere di un "nuovo Vietnam" dal Rio Grande alla Terra del Fuoco. Le carte rivelano in tutta la sua drammaticità la fragile, contraddittoria politica dell'amministrazione Johnson nei confronti dell'America Latina, e completano il celebre Diario in Bolivia del Che, un cult mondiale della rivolta giovanile del 1968.
A cinquanta anni dalla scomparsa di Alcide De Gasperi, Andreotti ne racconta la vita. Non si tratta soltanto della biografia di un grande statista, di un uomo che, cittadino dell'Austria fino alla fine della prima guerra mondiale, antifascista, cattolico ma immune dai condizionamenti che il cattolicesimo italiano ebbe sempre nei confronti dello stato vaticano - fu senza dubbio il protagonista della rinascita democratica dell'Italia del dopoguerra. È la storia di una stagione essenziale della vita del nostro paese rivissuta da Andreotti. In queste pagine, accanto alle considerazioni politiche, al resoconto e al concatenarsi degli eventi, Andreotti si sofferma su episodi solo all'apparenza minori, ma che raccontati dalla voce di un protagonista gettano nuova luce sugli anni che vanno dalla liberazione di Roma nel 1944 sino alla morte di De Gasperi nel 1954. Andreotti rievoca il suo primo incontro con De Gasperi avvenuto in biblioteca dove egli si recava per cercar testi per la tesi di laurea in Diritto della navigazione. De Gasperi, che, uscito di prigione, lavorava alla biblioteca vaticana, lo apostrofò: "Non hai niente di meglio da studiare? Lascia perdere la marina pontificia e vieni a lavorare con noi". Iniziava così la frequentazione di Andreotti, allora presidente della Fuci, con il gruppo della Democrazia cristiana.
Con Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi lo scrittore Giosuè Carducci (1835-1907) fu il Maestro della Terza Italia dal Risorgimento alla prima guerra mondiale. Insegnò ad amare lo studio e l'impegno politico quale dovere del cittadino. La sua vita fu costellata di tragedie: la morte del fratello e dei due figli maschi, passioni amare, polemiche politiche, scandali, un'aggressione all'Università di Bologna in cui insegnava da quando aveva 25 anni. Chi fu Carducci? "Garibaldino" cantò la regina, repubblicano fu senatore del regno: un vero statista. Nel 1906 ebbe il premio Nobel per la letteratura perché dette voce a un ideale di validità universale: saldare la classicità greco-latina con l'Europa contemporanea. Qui se ne propone un ritratto a tutto tondo.
Ivan IV, detto "il Terribile" rimane una delle figure cruciali della storia russa. Famoso per l'efferata crudeltà, ebbe grandi doti diplomatiche e di organizzatore e fu il fondatore del moderno Stato russo centralizzato. Questa biografia segue per intero la sua vita e ne studia i contradditori aspetti, pubblici e privati: l'agire politico, i matrimoni, le atrocità e la personalità disturbata.
Un profilo di un uomo straordinario. Una interpretazione originale di una delle figure più controverse della storia. Il libro è già stato tradotto e ha suscitato interesse di pubblico e di critica in Germania, Francia, Spagna, America, Brasile. Luciano Canfora insegna Filologia classica all'Università di Bari.
"Merito di questo lavoro di Stefano Trinchese è aver scavato in profondità nella prima metà della vita di De Gasperi: dalla famiglia di origine alla prima formazione, all'impegno religioso e sociale e poi via via fino all'assunzione di pubbliche responsabilità nell'impero asburgico, sempre in funzione della rappresentanza e della difesa degli interessi italiani. Una ricostruzione fondata su una ricca documentazione inedita, che coglie tutti gli aspetti di una vita intensa e impegnata." Dalla Prefazione di Pietro Scoppola
Avido di piacere non meno che di conoscenza, Raffaello Sanzio intuisce molto presto che soltanto nella Roma libera, felice e sfrenatamente sensuale di Giulio II e Leone X il suo talento potrà essere apprezzato. Vi arriva venticinquenne, la incarna e la seduce diventando nel giro di pochi mesi la stella più brillante del suo firmamento intellettuale. La morte, a soli 37 anni, lascia la città nella disperazione che segue la scomparsa di un principe ammirato e amato. In una biografia avvincente come un racconto, Antonio Forcellino ripercorre la fulminante parabola di Raffaello rileggendo i documenti e le testimonianze e interpretando le opere d'arte con l'occhio dell'esperto restauratore. In pagine straordinarie e finalmente libere da pregiudizi, Raffaello si svincola dalle censure che hanno tentato di addomesticarne il mito, e torna a essere uomo e artista.
Trasgressiva, colta, androgina e bellissima, Annemarie Schwarzenbach ha attraversato la sua epoca come una meteora, la cui scia infuocata è visibile ancora oggi. Scrittrice eclettica di romanzi e racconti, reportage e articoli politici, fotografa di talento e archeologa, è nata a Zurigo nel 1908 da una famiglia dell'alta borghesia conservatrice. Ha passato l'infanzia all'ombra di una madre possessiva e non ha mai smesso di fuggire da un ambiente in contraddizione totale con la sua aspirazione a una libertà senza compromessi, fino alla morte, a soli trentaquattro anni, per una caduta in bicicletta. Dalla Russia alla Persia, dagli Stati Uniti al Congo, la sua esistenza è stata segnata anche dalla morfina, da diversi internamenti, ma soprattutto da una lotta accanita contro il nazismo e ogni ingiustizia sociale, e da un'amicizia tumultuosa con Klaus ed Erika Mann, gli enfants terribles del maestro Thomas Mann. Grazie alla scoperta di carteggi e manoscritti inediti, in questa nuova biografia Dominique Miermont è riuscita a portare alla luce aspetti del carattere di Annemarie Schwarzenbach finora rimasti in chiaroscuro, mettendo a fuoco una volta per tutte il suo sguardo così impregnato di umanità e umanismo.
Poetessa del Novecento nata nel 1892 a Mosca, la Cvetaeva pubblica già neI 1909 la prima raccolta di versi. Nel '12 sposa Sergej Efron, che dopo la Rivoluzione di Ottobre seguirà in Occidente, con alterne fasi di relativa prosperità e di assoluta indigenza. La tragedia si abbatte sulla famiglia quando si scopre che il marito, coinvolto in un clamoroso affaire politico, è un agente sovietico, e la figlia Arianna ne condivide entusiasticamente le idee. La Cvetaeva, ormai scrittrice affermata, è così costretta a rientrare in URSS nel '39 per ricongiungersi al marito e alla figlia, ma i due sono arrestati subito dopo l'arrivo di lei a Mosca; ex emigrata, moglie e madre di condannati politici, nella "patria ritrovata" la donna conduce una tremenda vita da paria (senza un tetto, senza denaro, sfuggita da tutti) nell'orrore della guerra e dello sfollamento, fino al suicidio, nell'agosto del 1941.