
A fronte delle tante interpretazioni extra ecclesiali sviluppatesi in questi ultimi secoli, Billeci propone un ritorno ad una più equilibrata ma decisa interpretazione teologica, sorretta anche da una rinnovata ontologia, del mistero dell'unione ipostatica. L'Autore sottolinea come il passaggio da un'interpretazione ontologica a favore di quella biblica, con il prevalente uso del metodo storico-critico, ha sì portato importanti novità e arricchito le chiavi di lettura della figura di Gesù Cristo, con l'aiuto anche delle scienze umane, ma in diversi esiti si è tradotto nello sbilanciamento del mistero dell'Incarnazione a favore dell'uomo Gesù, non più inteso nel contesto della sua unione ipostatica con la divinità del Figlio di Dio Incarnato.
Papa Francesco ha particolarmente a cuore gli anziani e diverse volte è intervenuto per sostenerli e per ridare valore a questa età della vita. La pubblicazione vuole contribuire con una rassegna di persone anziane, tratte dalla Bibbia, a presentare gli anziani come una benedizione per la comunità civile ed ecclesiale. Si vuole anche aiutare a vivere bene la vecchiaia indicando le infinite possibilità ed i servizi che l'anziano può vivere attivamente. Infine si auspica che la nostra società e la Chiesa tengano maggiormente in considerazione gli anziani, perché sono un prezioso patrimonio, come afferma papa Francesco, che non si può disperdere.
Riflessioni e preghiere del vescovo di Bergamo, una delle città più provare dalla pandemia Covid 19. Cinque grandi capitoli: dolore, solitudine, preghiera, limite, comunità. A fronte del senso di vuoto, di rabbia, di disperazione, si erge la forza della preghiera, il valore di un sorriso, il vincolo di una comunità, piccoli segni di speranza e, soprattutto, un sentimento profondo di fede e di condivisione con i sofferenti.
Il dibattito sulla natura teologica del diritto della Chiesa, sviluppatosi dopo il Concilio Vaticano II negli anni della revisione del Codice di diritto canonico, iventa oggi di nuovo urgente, nel contesto della crisi antropologica del nostro tempo, che ha nell'eclissi di Dio, etsi Deus non daretur, una delle principali ragioni, se non la causa determinante. Infatti, il fondamento teologico rende la legge canonica non soltanto un mezzo dell'organizzazione ecclesiastica ma anche la testimonianza sul carattere originariamente trascendente di ogni diritto umano, per cui pure senza nominare Dio, e quindi nella nostra società secolarizzata, all'umanità rimane necessario vivere veluti si Deus daretur. Questo studio, partendo dalla lezione antropologica del teologo contemporaneo milanese Giuseppe Angelini, rilegge i singolari istituti dinamici della legge canonica, quali la dispensa, la consuetudine, i privilegi e il diritto penale medicinale, nella loro relazione con il comandamento di Dio che salva, propiziando una più generale riscoperta della legge umana come strumento a servizio della prossimità tra fratelli e sorelle, al di là della deriva positivistica moderna.
Pensiamo che il lavoro e l'insegnamento di "don Massimo" a servizio della Chiesa, prima come fondatore e superiore della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo e poi come Vescovo, il suo insegnamento e la sua passione per ogni espressione dell'animo umano, la sua apertura al dialogo e il suo amore per la Verità, costituiscano una preziosa eredità da custodire e alimentare. Gli autori, che impreziosiscono questo testo con i loro scritti e i loro ricordi, sono solo alcuni rappresentanti di una schiera innumerevole di persone la cui vita si è incrociata con quella di Mons. Camisasca e idealmente interpretano anche l'affetto e la vicinanza dei tanti che, per ragioni diverse, non sono potuti entrare nell'elenco.
Osservando l'uomo dal punto di vista teologico-pastorale, è possibile suggerire (nuove) idee all'antropologia teologica? Certamente! Anzitutto perché spetta alla teologia pastorale verificare se un'antropologia si è (o non si è) dimostrata "adeguata" a edificare la presenza e l'azione della Chiesa nel mondo contemporaneo. Poi, perché la legittimità di un'antropologia teologico-pastorale non si fonda sulla rivendicazione del miglior modello antropologico presente sul "mercato" delle religioni. Parlare dell'uomo dal punto di vista teologico-pastorale significa mettere a tema la novità che Dio ha realizzato nella morte e resurrezione del Figlio unigenito del Padre che spalanca l'abisso della carità dentro il quale cresce e si alimenta la vita dell'uomo nuovo chiamato all'amore del "fratello per cui Cristo è morto" (1Cor, 8,11).
Chiesa madre e pastora, popolo fedele di Dio, spiritualità popolare, misericordia, tentazioni ecclesiali, neo-pelagianesimo e neo-nosticismo, riforma, sinodalità e sinodo, gioia del vangelo, letizia dell’amore, gaudio della verità, processi da avviare, periferie esistenziali, umanesimo solidale, ecologia integrale, interconnessione e interdipendenza, dialogo, relazione, fraternità e fratellanza: sono le tematiche più significative nell’insegnamento di papa Francesco, le chiavi di lettura tramite cui egli interpreta il mondo odierno, il cambio d’epoca – come lo chiama – cui stiamo assistendo, nonché le sfide più urgenti e promettenti al contempo sia per la riflessione teologica sia per la prassi pastorale, oltre che per l’esperienza credente degli uomini e delle donne di questo nostro tempo. Intrecciate insieme, esse costituiscono l’ordito e la trama di una sorta di arazzo, la cui estensione si va dimostrando sempre più vasta e omnicomprensiva, inglobando la realtà ecclesiale innanzitutto, ma pure sporgendosi oltre i confini della Chiesa stessa e mostrando pertanto una portata universale, arricchita da ricadute ecumeniche, interreligiose, culturali, sociali e politiche. Il nucleo sorgivo di una tale concezione, complessa e articolata, è da individuare in un peculiare fatto relazionale, rappresentato dalla reciprocità. La quale, radicata teologicamente nell’orizzonte dell’agápē, si traduce nella «mistica del vivere insieme», vale a dire del sostenersi a vicenda, del sorreggersi in braccio gli uni con gli altri, del camminare abbracciati.
Nel panorama della filosofia del Novecento il pensiero di Karl Löwith (1897-1973) si caratterizza per il ritorno alla concezione classica dell'essere, e per questo motivo il suo pensiero viene compreso come un "naturalismo cosmologico". Ma come giunge Löwith a riconoscersi nell'onto-logia dei filosofi greci? E perché Löwith prende le distanze non solo dalla meta-fisica postcristiana, ma anche dalla meta-fisica classica? Con questo volume, l'autore intende offrire un contributo al dibattito sulla genesi del "naturalismo cosmologico" löwithiano. Seguendo una linea di ricerca storiografica e teoretica, viene messo a fuoco anzitutto il problema del cristianesimo che Löwith vede emergere nella filosofia tedesca del secolo XIX (Da Hegel a Nietzsche, 1941), per poi proseguire con la critica che egli rivolge alla filosofia della storia (Significato e fine della storia, 1949) e alla metafisica (Dio, uomo e mondo nella metafisica da Cartesio a Nietzsche, 1967) successive all'avvento del cristianesimo. Emerge così l'ampiezza e la complessità della riflessione critica che Löwith esprime nei confronti della filosofia che per secoli si è ispirata al cristianesimo; riflessione che lo conduce, da una parte, a maturare una filosofia che si struttura come ontologia post-meta-fisica; dall'altra, a superare l'ambiguità della filosofia contemporanea che, nonostante i simulacri della secolarizzazione, rimane ancora legata ai presupposti teologici provenienti dal cristianesimo.
Quale immagine di Chiesa emerge profeticamente dal Concilio Vaticano II? Una Chiesa pellegrina, in cammino, alla ricerca e sequela di Cristo, Signore del tempo e della storia. Questo studio prende in esame la produzione teologico-pastorale di Mons. Lorenzo Chiarinelli durante il suo episcopato a Viterbo: alla scuola dei discepoli di Emmaus, il Vescovo ha dato un grande contributo alla metafora Ecclesia peregrinans di LG 48, attualizzando il Concilio Vaticano II nel terzo millennio, sulla scia del ministero apostolico dei Pontefici di questi ultimi decenni. Dopo un'ampia trattazione del tema teologico nella Tradizione e nella storia della Chiesa, l'autore si sofferma nella seconda parte nell'analisi delle lettere pastorali di Mons. Chiarinelli, esplicitandone alla fine l'ambizioso progetto pastorale ispirato alla figura dei discepoli di Emmaus.
Il testo è composto di due parti. Nella prima sono raccolte le omelie per le ordinazioni sacerdotali mentre nella seconda parte si trovano le omelie per le Messe crismali. Scrive il Patriarca di Venezia: «Durante l'ordinazione presbiterale, di fronte alla Chiesa agli ordinandi viene chiesto di assumere gli impegni propri delle promesse sacerdotali; esse caratterizzeranno, plasmeranno e faranno crescere il loro sacerdozio. Con questo gesto che compiono liberamente si impegnano ad aderire a ciò che gli verrà, di volta in volta, chiesto dalla Chiesa e ad andare dove sarà necessario. È bello, quando si è interpellati, dire semplicemente: sì. Un sì anche faticoso, che però genererà in chi lo dice una gioia profonda di cui continueremo a rimanere sorpresi. Gesù, lo sappiamo, ha promesso il centuplo in questa vita e, poi, la vita eterna (cfr. Mt 19, 29)».
Come si istruisce il rapporto tra iniziazione cristiana e Comunità? E ancora possibile fare iniziazione cristiana nel contesto post moderno? E se sì, secondo quali modelli va ricompresa? Quali attenzioni sono dovute oggi per l'elaborazione di un progetto di iniziazione cristiana rivolto ai ragazzi? Quali i soggetti e le esperienze che lo debbono comporre? Queste domande istruiscono la ricerca di alcuni elementi criteriologici, ricavati dai contributi di teologi, liturgisti e catecheti presenti nel panorama italiano che, mentre aiutano ad evidenziare la complessità dell'iniziazione cristiana, divengono un utile riferimento per attuare una verifica sul campo.
Era sessantenne Agostino, nella sua piena maturità teologico pastorale, quando predicò i 124 Trattati sul Vangelo di Giovanni, a cui ha aggiunto 10 Trattati sulla prima Epistola di Giovanni. Il suo uditorio era costituito dai suoi stessi fedeli di Ippona, che in quel momento, dopo un prolungato e profondo travaglio provocato soprattutto dall’impatto con eresie e scismi, avevano bisogno di una sostanziosa cura pastorale.
Attingendo ispirazione dall’evangelista Giovanni, ha consegnato loro, come singolare atto di amore pastorale, il distillato teologico, pastorale e spirituale, di molte delle sue opere, come la Città di Dio, la Trinità, opere polemiche, lettere poderose, piccoli ma interessanti trattati, principalmente sulla fede nel Mistero della Trinità, nel Mistero di Cristo, Verbo incarnato, nel Mistero della Chiesa, suo corpo, sua sposa, e sull’amore fraterno. Li ha incontrati per un anno intero, due o tre volte alla settimana, il sabato, la domenica e, spesso, il lunedì. L’esito si è tradotto in un percorso spirituale che potremmo definire da anno ignaziano, finalizzato a sintonizzare la vita della sua gente con la Parola di Dio.
L’opera è di estrema attualità anche per i Laici.

