
La teologia cherigmatica, che ha per oggetto l'annuncio dell'azione salvifica di Dio nel Cristo, sorge dalla presa di coscienza della necessità che la teologia dogmatica, tradizionalmente sistemata in una struttura di tipo scolastico, venga riproposta all'uditore nella forma di predicazione di salvezza (Kerygma). Lungi dal rinnegare il valore oggettivo di un "corpus" di verità esposto in una salda trama di concatenazioni logiche, la cherigmatica lo presuppone e vi si appoggia, ma lo presenta a partire dall'idea centrale della salvezza soprannaturale così da acuire nel fedele il senso del sacro nell'essere e nella vita. Non per questo si deve intendere la cherigmatica come un semplice strumento pragmatico, che serva ad "adattare" la Rivelazione ai singoli secondo considerazioni psicologistiche, o come tributaria di qualsivoglia "analisi esistenziale" minacciata da un pericolo di soggettivazione della realtà religiosa: la cherigmatica è saldamente ancorata al dato scritturistico. Il noto teologo austriaco Hugo Rahner in quest'opera si propone di riflettere sul fondamento dogmatico della missione sacerdotale indicando la via per la quale il prete - ma anche il laico che aspira a cognizioni sostanziali - può pervenire a informare dogmaticamente il suo pensiero, la sua predicazione, tutto il suo modo d'agire.
"Aver fiducia" è una disposizione dello spirito che si riflette in gesti ed espressioni della vita quotidiana e permette di interagire nel mondo con adattabilità e saggezza. è una virtù antropologica - che sorge da un'esperienza universale: l'essere stati, durante l'infanzia, oggetto di cure e amore in uno scambio gratificante - e anche teologica: la fede in Dio e la fiducia divina nell'uomo sono, secondo le tradizioni religiose, modello di ogni vera relazione. Una varietà di significati presentata da Massimo Giuliani attraverso una fenomenologia dell'atto di fiducia - e della sua mancanza -, che trova espressione nella letteratura greca e nella. Bibbia, nel pensiero ebraico anche dopo Auschwitz, nei rapporti tra giudaismo e cristianesimo. Paolo De Benedetti mostra come nelle Scritture la fiducia che l'uomo ripone in Dio segua alla fiducia che Dio per primo ha riposto nell'uomo: la storia della salvezza può essere vista come la ricerca di una vicendevole corrispondenza tra questi due amen, "ci credo e mi affido".
I filosofi italiani e la Resistenzaa cura di Ilario Bertoletti- I. Bertoletti, Una "brigata kantiana" nella guerra civile- F. Lijoi, Pilo Albertelli. Un martire filosofo alle Ardeatine- F. Papi, Antonio Banfi. Resistere insegnandoR. Celada Ballanti, Alberto Caracciolo. L'eredità etico-religiosa della Resistenza- G. Cambiano, Pietro Chiodi. La Resistenza con i "banditi" sulle colline- G. Cerchiai, Eugenio Colorni. Fra politica e filosofia- G. Cotta, Sergio Cotta. La Resistenza Autonoma- D. Borso, Mario Dal Pra. Una via religiosa alla Resistenza- F. Minazzi, Ludovico Geymonat. Scegliere la ragione contro la barbarie nazifascista- F. Tomatis, Luigi Pareyson. Fra azionismo e filosofia della libertà- F. Minazzi, Giulio Preti. La Resistenza come rivolta etico-esistenziale- A. Franchi, Con Teresio Olivelli, Romeo Crippa e Alberto Caracciolo.
Unde male faciamus? O meglio, unde malum? (donde viene il male?) Partendo da queste domande - domande classiche in forza dell'enigma in esse raccolto Ricoeur torna a riflettere sullo scandalo del male. In pagine intessute di finezza ermeneutica e rigore teoretico, Ricoeur disegna da un lato una fenomenologia del male: la sofferenza, la pena, il peccato, l'intreccio di male subìto e male commesso... D'altro lato ricostruisce il formarsi dell'onto-teologia e delle sue diverse teodicee, in quanto tentativo - da Agostino a Leibniz, da Kant a Hegel, fino alla paradossale dialettica spezzata di Barth - di coniugare realtà del male e credenza in un Dio onnipotente. Ma reggono queste soluzioni dinanzi alle forme estreme del male nel nostro secolo? Per Ricoeur, consumatosi il progetto stesso dell'onto-teologia, alla fine non resta che il riconoscimento dell'aporia di un male in sé ingiustificabile e di una fede che ripeta il gesto ultimo di Giobbe: credere in Dio per nulla. In margine al saggio di Ricoeur, De Benedetti, nella Postfazione, si sofferma sui riflessi teologici dell'enigma del male, dopo che la caligine di Auschwitz ha oscurato (fino a quando?) i segni di Dio.
Gli scritti editi e inediti di etica, che mostrano l'attualità della riflessione morale di Guardini dopo l'epoca Moderna, in particolare la sua dimensione "dialogica", dove il Tu non è solo Dio, ma l'altro, la persona, la comunità...
Il concetto di "fedeltà" - alla base della vita dei singoli, delle comunità e delle fedi religiose - sembra perdere progressivamente rilevanza nella società contemporanea mentre i confini della libertà si espandono; ma al venir meno di ogni limite corrisponde una carenza di senso che per eterogenesi dei fini torna a interpellarci. Una dialettica fra libertà e bisogno di fondamento che si riflette nei vari ambiti dell'umano, e sulla quale il volume offre una ricca panoramica: dalla prospettiva antropologica, leggendo il tema della fedeltà come origine dell'agire umano in cerca di sicurezza, a quella etico-filosofica, riprendendo la fenomenologia della fedeltà di Paul Ricoeur come apertura all'alterità, a quella teologico-esistenziale di Romano Guardini, che riporta alla "fiducia". Parallelamente l'indagine è condotta sui testi della Bibbia più significativi per comprendere il tema della fedeltà di Dio, oltre che a Dio (per esempio nel Libro di Isaia) e approfondendo il significato teologico e cristologico di ciò che è "degno di fede". La rilettura di Ignazio di Antiochia aiuta poi a comprendere il nesso tra fedeltà e martirio. Un ponte fra teologia e filosofia, in dialogo con la letteratura psicanalitica (Lacan), lo si trova nel confronto tra la fede in quanto consegna a un fondamento e l'affidarsi nelle relazioni personali, entrambi atti costitutivi dell'umano. Si osserva poi come il tema si declina nella vita liturgica...
Risalgono all'ultimissimo periodo della vita di Karl Barth i testi qui raccolti, tra cui uno incompiuto che stava redigendo la sera prima di morire, il 9 dicembre 1968. Tre brevi scritti e due interviste minori se paragonati alla mole dell'opera barthiana, ma in grado di condensare alcuni temi della sua riflessione teologica colti nella prospettiva più matura della sua attività: il "cristocentrismo", l'ottimismo teologico - qui curiosamente accostato all'opera di Mozart -, l'estrema libertà di pensiero che lo ha sempre contraddistinto, il vivo interesse ecumenico. Questo in particolare divenne predominante proprio nelle ultime testimonianze di Barth, che rappresentano il suo testamento spirituale: la coesistenza fra le Chiese, accentuata da una sempre maggiore eterogeneità del contesto sociale, non si limiti a essere benevolente, ma sia il punto di partenza per la ricerca della loro unità.
La storia di Gesù, e la narrazione che ne fanno i Vangeli, è ampiamente approfondita all'interno degli studi sul cristianesimo, dal punto di vista teologico e biblico. In questo volume la prospettiva su Gesù si scompone nei molti osservatori esterni alla sua cultura, nelle tradizioni non cristiane: nell'ebraismo, nell'islam, nel Sufismo (o mistica islamica), nell'induismo. Si nota l'assenza di Gesù, la sua marginalità, la sua "ebraicità" nel Talmud babilonese (Piero Stefani); si mostrano il suo "magistero" nelle comunità islamiche delle origini e le testimonianze che vi sono del Corano (Ignazio De Francesco); si evidenziano i lineamenti di ascetismo e spiritualità nella corrente Sufi (Alberto Ventura); si scopre infine la sua presenza nella letteratura hindu (Sergio Manna). Emergono i molti volti di Gesù che attestano, nella persona e nel personaggio, nella predicazione e nella vita, più linee interpretative, messianica, religiosa, spirituale, capaci di illuminare la nostra stessa storia.
Del libro profetico di Giona, contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana, fa eco la domanda che Dio rivolge al profeta: "non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra?". L'incapacità dei pagani di discernere fra bene e male rinvia al tema della giustizia, che sta alla base dell'ebraismo. Attraverso il commento a questo libro biblico, la riflessione sui concetti di giustizia e colpa, sulla dimensione messianica, sul tema della lamentazione, e l'esposizione delle "novantacinque tesi" su ebraismo e sionismo, i cinque testi (1917-1923) di Scholem qui raccolti fungono da guida per comprendere l'essenza del giudaismo. Pagine che fanno luce sulla prospettiva teologico-filosofica dell'autore, che conduce dall'analisi delle fonti e della storia ebraica allo studio della Qabbalà, la sua fondamentale tradizione mistica.
"Come potremmo delineare l'ideale di una città concreta? Non intendo una città ideale ma un ideale di città: una città nella quale ci sono spazi per quell'azione dello Spirito che fa da contrasto al lievito e al fermento di Babilonia, di Sodoma e di Gerico e conduce verso la Gerusalemme che speriamo. Questi spazi sono di diversi tipi. Anzitutto sono spazi di silenzio, anche nel centro della città. [ ... ] Come il Duomo ci vorrebbero tanti luoghi propizi al silenzio, alla riflessione, all'ascolto. Dopo il silenzio e l'ascolto occorre il dialogo. Per questo ci vogliono le piazze, le agora in cui la gente si possa ritrovare per capirsi e scambiarsi i doni intellettuali e morali di cui nessuno è privo. In terzo luogo ci vogliono le vie percorribili in tutti i sensi, cioè tutte quelle reti di relazioni che si coagulano in amicizie e accoglienze [ ... ] Quarto luogo o situazione: l'intercessione e l'ospitalità [ ... ] Coi mezzi sopra indicati, e con molti altri che si potrebbero ricordare, non intendo dire che avremmo una città ideale, ma che saremmo in cammino verso una città eh ancora non c'è". Carlo Maria Martini.
Letture bibliche. Figure, riflessioni, esperienze; a cura di Vincenzo Vitiello e Giacomo Petrarca; V. Vitiello, Fare "midrash"; Figure; F. Duque, Caino, o della tragica fedeltà alla terra; M. Cacciari, Noè dopo il diluvio; H. Baharier, Ismaele; A. Colasanti, Rebecca madre; G. Petrarca, Elia, il profeta; A. Fabris, Tobi; V. Vitiello, Giuditta e Medea; D. Di Cesare, Ester; G. Petrarca, Marta e Maria; P. Coda, Le sette parole di Gesù dalla Croce; Riflessioni; V. Melchiorre, L'a priori biblico; M. Donà, Le ragioni della fede. Una lettura di Qohelet; Esperienze; M. Miegge, Come leggo la Bibbia; S. Nitti, Ermeneutica dell'inno di Natale. I fundamentalia di un protestante riassunti in un racconto di formazione; B. Forte, A Emmaus per guardare negli occhi il Viandante.