
Nessuna delle grandi religioni ha avuto con l'immagine un rapporto così stretto come quella cristiana, fede in un Dio trascendente e incarnato, eterno e storico, che per questo si è posta da subito come essenziale la domanda su come e dove vedere il "Dio invisibile". Eppure, i remoti iniziali passi della vita delle immagini cristiane, avvenuti alla flebile luce delle catacombe e delle domus ecclesiae o annunciati negli scritti dei primi padri della Chiesa, non sono facili da decifrare. Spesso considerati nient'altro che meri primordi di una tradizione solo dall'epoca bizantina in poi giudicata davvero significativa, forse celano, invece, la vera essenza dell'immagine cristiana; quella che per secoli ha influenzato la tradizione iconografica occidentale e in un certo senso allunga ancora oggi la sua ombra sulla nostra civiltà dell'immagine. Specialisti italiani e stranieri di diverse discipline, dalla storia del cristianesimo alla storia dell'arte, dalla teologia all'estetica, sono chiamati in questo libro a rispondere, in modo diretto e senza accademismi, agli interrogativi intorno alle origini dell'immagine cristiana e ai suoi potenti riflessi nella storia della nostra cultura.
Ai miracoli credono solo i cattolici e i fedeli di qualche altra religione? Magari solo quelli più semplici e ingenui? No. Il miracolo, che comporta un superamento o una sospensione di una legge naturale, non è di per sé una realtà contraria alla ragione e al pensiero scientifico, come dimostrano le riflessioni e le testimonianze di tanti filosofi e scienziati, molti dei quali protagonisti di appassionanti ricerche sulla Sindone, la Tilma della Vergine di Guadalupe, le guarigioni di Lourdes, le profezie di Fatima o gli straordinari miracoli eucaristici (quello di Lanciano su tutti). Questo libro non nasce dalla semplice curiosità verso fatti "strani", né dal bisogno di giustificare la fede in Dio tramite la ricerca di segni evidenti ed eclatanti, ma piuttosto vuole mostrare come la realtà soprannaturale non sia meno vera di quella naturale, perché "l'essenziale è invisibile agli occhi" (Antoine de Saint-Exupéry), e perché, per dirla con Wittgenstein, "il senso del mondo dev'essere fuori di esso". Prefazione di Massimo Gandolfini.
Nel racconto di chi ha avuto in sorte di viverle, le esperienze di pre-morte hanno molto in comune con l'immaginario associato alla visione cristiana del Paradiso e del destino dell'anima. Esse infatti presentano una serie di caratteristiche ricorrenti: una sensazione di pace, rilassamento e calma; la fuoriuscita dal corpo; l'impressione di muoversi in un tunnel buio; la visione di una luce brillante alla fine del tunnel; l'immersione nella luce. I processi cognitivi si svolgono in modo lucido, le percezioni sensoriali come il gusto o l'olfatto sono abolite, il tempo sembra dilatato o addirittura assente, mentre lo spazio appare infinito. Nella pre-morte sembra insomma verificarsi quella che la teologia cattolica chiama "visione beatifica": un bagno di luce, pace e amore, rievocato dai sopravvissuti in modo così verosimile da far dubitare gli scettici. Sulla scorta di un ricco repertorio di testimonianze e opinioni, Agnoli offre una panoramica sui principali argomenti a favore e contro le diverse tesi, chiamando in causa scienziati e religiosi sul passaggio più misterioso della nostra esistenza.
Credere significa trovare un senso alla vita, avere una meta davanti a sé, poter compiere le scelte importanti dell'esistenza usando punti di riferimento certi. Credere, insomma, aiuta a vivere. Eppure la fede è oggi una merce rara, molto più che in passato. La deriva nichilista di una parte della cultura contemporanea, lo scientismo esasperato, il culto di un'individualismo che si crede capace di tutto hanno svuotato le chiese e con esse il cuore delle persone, che si ritrovano sole, smarrite, senza speranza. Padre Zanotti-Sorkine ha colto questo malessere e si è messo in gioco per stabilire un canale di comunicazione con quanti sentono il bisogno di ritrovare una luce che illumini la strada. Ed è con semplicità e verità che in questo piccolo libro affronta una serie di grandi ed eterni interrogativi e ci offre risposte attuali e capaci di cogliere l'essenziale, aiutandoci a ritrovare la fede perduta o a rafforzare quella che, tra molte incertezze e difficoltà, siamo comunque riusciti a conservare. Con un testo di Marina Corradi.
Considerando la povertà spirituale della nostra epoca, con la vita interiore sottoposta a mutazioni, cancellazioni, innovazioni, necessari rinnovamenti, può essere utile ripercorrere la via attraverso la quale l'uomo è salito dalla sua condizione materiale all'individuazione di valori spirituali e soprannaturali, conquistando la dimensione religiosa. Seguire l'itinerario che il pensiero ha segnato attraverso immagini, metafore, simboli, analogie (forme del linguaggio e delle parabole evangeliche) costituirà una premessa e un aiuto per ritrovare, nel confuso mondo che la modernità ha generato, una visione coerente della realtà che sia feconda di linfa capace d'alimentare le esigenze di spiritualità. La realtà del passato è stata scardinata nel suo ordine ed è stata cancellata o invasa da un «nuovo» in parte benefico, in parte utile, in parte futile o dannoso, comunque sempre arido e non ancora elaborato in un senso accettabile. Il mondo della macchina, della scienza, aspetta questa bonifica, questa fecondazione, per poter vivere l'eternità nel tempo. L'esempio dell'opera umana dei decenni e dei secoli che abbiamo alle spalle è una traccia per il lavoro che compete agli uomini di oggi.
Il linguaggio, anche quello religioso, non è «innocente», riflette e serve a configurare un mondo di interessi. Non è solo riflesso della cultura, ma ne è soprattutto un agente. Inoltre, in quanto realtà viva, è esposto all'erosione del tempo e necessita di un rinnovamento continuo per non perdere la sua capacità espressiva e stimolante. Gesù si è manifestato sorprendendo con il suo modo di parlare di Dio; e quanti lo hanno ascoltato hanno ritrovato entusiasmo e speranza. Non ha predicato un altro Dio, ma l'ha presentato diversamente, con un altro tono, un altro linguaggio: più affettuoso, dinamico, accessibile, profetico, meno solenne e rituale. Insegnava a contemplare la vita e a contemplare Dio usando parole e criteri nuovi. Per l'evangelizzazione ha scelto il vocabolario poetico-sapienziale della parabola, immaginativo, partecipativo e sovversivo. Secondo Domingo J. Monterò bisogna seguire le sue orme, aprirsi al suo Spirito, per evitare di presentare un'immagine che isoli Dio e lo allontani dalla comprensione affettuosa della sua Verità e del suo Amore.
"Nel proliferare discorde di commenti e interpretazioni sull'esortazione post-sinodale Amoris laetitia, il presente saggio intende percorrere una via diversa e originale. Non ha come obiettivo una valutazione immediatamente morale o pastorale delle indicazioni contenute nel documento pontificio, ma cerca di mettere in luce i presupposti impliciti e sottintesi che vi agiscono nascostamente e da cui scaturiscono soprattutto i problematici orientamenti del capitolo VIII. La diagnosi a cui si approda è che in realtà, alla radice della «nuova disciplina» sui cosiddetti «divorziati risposati» che Amoris laetitia propone, si riscontra una carente impostazione dei rapporti fra sacramenti e morale cristiana e una riduzione della morale specifica del sacramento del matrimonio a etica generale. La morale del discernimento e del «caso per caso», che l'esortazione pontificia propone, mostra una debolezza originaria: lo sradicamento della morale matrimoniale dal suo naturale terreno liturgico-sacramentale. Ma questo è anche il limite di un'idea e di una prassi pastorali, oggi largamente diffuse (e di cui l'esortazione pontificia è un esempio), che a loro volta fanno a meno del carattere di culmen et fons della celebrazione e del sacramento. Una pastorale del discernimento, se staccata dalle coordinate comprensive della natura e dell'azione sacramentali della Chiesa, non rappresenta più un semplice e neutrale «metodo» che traduce nell'oggi il Vangelo di sempre, ma rischia piuttosto di compromettere il nucleo più profondo della vita e della fede cristiane. Il volume di Meiattini, nonostante questi rilievi critici, non intende porsi come contestazione al magistero in quanto tale, ma come un tentativo di rigorizzazione del principio supremo della caritas, nelle sue conseguenze di verità teorica e vitale."
Il male costituisce senza dubbio uno degli aspetti più sconcertanti e assurdi dell'esistenza. Esso coinvolge l'essere umano nella sua globalità, dall'ambito dei sentimenti al corpo, dalla sfera morale e religiosa a quella politica, dai rapporti col prossimo a quelli con l'ambiente. Ma se Dio, sommo Bene, ha creato ogni cosa, perché tanta malvagità? La risposta risiede nel peccato di Satana, che di sua libera iniziativa si ribellò a Dio sovvertendo l'ordine della creazione e diffondendo il caos nell'universo. Ma esiste davvero Satana e chi è esattamente? Qual è la sua natura e quali i suoi poteri? Renzo Lavatori affronta questi quesiti con puntualità e rigore, analizzando le fonti antiche e moderne e offrendo ai lettori una panoramica esaustiva sulle posizioni dei teologi contemporanei. Dall'incontro tra demonologia e antropologia scaturisce una comprensione della figura satanica che, paradossalmente, getta luce sulla complessità dell'essere umano. Attraverso lo studio di Satana si conferma la visione positiva dell'uomo, al centro della quale emerge l'opera del Cristo, il Verbo incarnato, morto e risorto, che mostra come il bene prevalga sul male, la vita sulla morte e il mysterium amoris sul mysterium iniquitatis.
Nel proliferare discorde di commenti e interpretazioni sull'esortazione post-sinodale Amoris laetitia, il presente saggio intende percorrere una via diversa e originale. Non ha come obiettivo una valutazione immediatamente morale o pastorale delle indicazioni contenute nel documento pontificio, ma cerca di mettere in luce i presupposti impliciti e sottintesi che vi agiscono nascostamente e da cui scaturiscono soprattutto i problematici orientamenti del capitolo VIII. La diagnosi a cui si approda è che in realtà, alla radice della «nuova disciplina» sui cosiddetti «divorziati risposati» che Amoris laetitia propone, si riscontra una carente impostazione dei rapporti fra sacramenti e morale cristiana e una riduzione della morale specifica del sacramento del matrimonio a etica generale. La morale del discernimento e del «caso per caso», che l'esortazione pontificia presenta, mostra una debolezza originaria: lo sradicamento della morale matrimoniale dal suo naturale terreno liturgico-sacramentale. Ma questo è anche il limite di un'idea e di una prassi pastorali, oggi largamente diffuse (e di cui l'esortazione pontificia è un esempio), che a loro volta fanno a meno del carattere di culmen et fons della celebrazione e del sacramento. Una pastorale del discernimento, se staccata dalle coordinate comprensive della natura e dell'azione sacramentali della Chiesa, non rappresenta più un semplice e neutrale «metodo» che traduce nell'oggi il vangelo di sempre, ma rischia piuttosto di compromettere il nucleo più profondo della vita e della fede cristiane. Il volume di Meiattini, - qui presentato in una edizione riveduta e ampliata con nuovi materiali -, nonostante questi rilievi critici, non intende porsi come contestazione al magistero in quanto tale, ma come un tentativo di rigorizzazione del principio supremo della caritas, nelle sue conseguenze di verità teorica e vitale.
Va bene tutto, ma no, il latino no! È questa la frase che spesso sente ripetere chi va ad assistere alla Messa in Rito Antico. Ma la differenza tra questa e quella riformata dal Concilio Vaticano II si riduce soltanto a una mera questione linguistica? La risposta non può che essere negativa. Ricostruendo la storia e analizzando l'ordinamento liturgico e il significato profondo del cosiddetto Vetus Ordo, Massimo Cicero dimostra come il suo contenuto teologico sia molto più aderente alla millenaria Tradizione cattolica rispetto alla nuova Messa, per molti versi snaturata dall'ansia di modernizzazione che ha contraddistinto la Chiesa negli ultimi decenni. Questo pamphlet, vibrante e documentato, è un atto d'amore per quella che è stata la Messa di san Francesco, di san Pio da Pietrelcina, di santa Teresa. Un atto d'amore per la Verità, per l'antica liturgia, per la profondità del silenzio, per l'universalità del latino e del canto gregoriano, per quel Santo Sacrificio che riesce a toccare le corde più profonde dell'animo umano.
Buchi neri, particelle elementari e multiversi. La fisica contemporanea, in particolare quella teorica, è la disciplina scientifica che più di ogni altra si confronta quotidianamente con diversi concetti - il nulla, l'inizio e la fine, lo spazio e il tempo - propri della filosofia e della teologia. Il metodo che guida matematici, fisici e cosmologi tuttavia non consente loro di allargare il campo a valutazioni e considerazioni di carattere metafisico. Guardando alla storia del pensiero, ci si accorge che tale frattura è recente. Nel mondo antico, infatti, soprattutto in quello greco, i primi filosofi si interessarono prevalentemente di fisica e nel ricercare le cause dei fenomeni naturali non abbandonarono mai il loro legame col divino. Metafisica e teologia furono accantonate solo in seguito, quando il rapporto fra fede e ragione si incrinò e prevalse il carattere razionale e pratico della ricerca. In questo volume Antonio Nasuto ripercorre la storia travagliata dei legami fra fisica e teologia nel pensiero occidentale, dai filosofi presocratici alla moderna cosmologia sperimentale passando per pensatori unici ma fondamentali, fra cui Spinoza. Le figure di grandi scienziati contemporanei, come Stephen Hawking e Carlo Rovelli, costituiscono il punto d'arrivo del percorso qui proposto. Una tappa dopo l'altra l'autore mostra come tra scienza e teologia può esistere una feconda amicizia reciproca, necessaria alla scienza per mantenere aperto il suo orizzonte epistemologico e alla teologia per rinnovare il suo linguaggio e per aggiornare il suo sistema categoriale.