
Il racconto della risurrezione di Lazzaro affascina e sconcerta i lettori di tutte le epoche: perché Gesù tarda a salvare? Come intendere il nesso tra fede e miracolo? Si può credere che la fede vinca la morte (Gv 11,25)? L'evangelista si riferisce alla risurrezione presente o a quella escatologica? E inoltre: Lazzaro è stato veramente risuscitato?
Lo studio offre un esempio di lettura semiotica, esegeticamente fondata e insieme ricca dal punto di vista ermeneutico, come modello esegetico integrativo, capace di superare la tradizionale classificazione metodologica.
«Scopo del racconto è risvegliare la fede del lettore in Gesù. Ma il contenuto della fede non è la risurrezione, bensì Gesù come (principio di) risurrezione e vita. Il vero soggetto narrativo non è Lazzaro né la risurrezione dai morti, bensì il Figlio e il suo rapporto col Padre come porta della vita per i credenti» (dalla Conclusione).
Il lettore viene quindi introdotto al testo svolgendo il percorso di lettura nei suoi ritmi reali, sciogliendo i nodi interpretativi e trovando risposta alle domande esistenziali che il brano affronta.
Sommario
Prefazione. Introduzione. I. «Status quaestionis». 1. I commentari. 2. Le pubblicazioni periodiche e gli studi monografici. 3. Sintesi orientativa. 4. A cavallo del terzo millennio (1990-2005). 5. Riepilogo e prospettive di lettura. II. Lettura semiotica del testo. 1. Il testo. 2. Traduzione, suddivisione del testo e note. 3. Lettura semiotica: lineare e rizomatica. III. Rilettura olistica: «Io sono la risurrezione e la vita». Il messaggio della vita nel segno della risurrezione. 1. Il segno: senso e contenuto. 2. Studio dei personaggi e caratteristiche narrative del racconto. 3. Senso globale del testo: il messaggio della vita nel segno della risurrezione. IV. Speranze nella risurrezione ai tempi di Gesù. 1. La risurrezione dall'Antico al Nuovo Testamento. 2. La risurrezione nel racconto di Lazzaro. V. La problematica storica. Conclusione. Bibliografia. 1. Abbreviazioni. 2. Fonti extrabibliche. 3. Autori moderni.
Note sull' autrice
Silvia Pellegrini ha conseguito la laurea in lettere classiche a Milano, il dottorato di ricerca in teologia a Berlino e la licenza in teologia cattolica a Münster. È docente di teologia biblica - esegesi del Nuovo Testamento presso l'Università di Vechta (Germania).
La vicenda della modernità si gioca tutta sull'intreccio, esaltante e problematico allo stesso tempo, tra ragione e libertà. Le due sfere stanno tra loro in rapporto circolare e di reciproca fondazione. La forza della ragione si misura sulla sua capacità di produrre spazi di libertà. E la grandezza della libertà sta nel suo ancoraggio al rigore della ragione.
Sorge legittima la domanda se e fino a che punto il programma della modernità sia compatibile con il disegno di un'antropologia teologicamente proponibile. A questa domanda il libro tende a dare una risposta positiva. Con analisi molto fine e mediante un percorso certamente esigente, i capitoli del volume costruiscono i tasselli di un mosaico che alla fine potrà rendere ragione della plausibilità di un autentico rapporto tra teologia e filosofia, tra una visione moderna - cioè critica e autonoma - di uomo e di mondo e l'articolazione teologica della stessa, ancorata nel Vangelo e capace di riscatto della ragione e della libertà da quei possibili eccessi che pure devono essere tenuti in considerazione per non far scivolare la vicenda della modernità in un mito alla fine rivolto drammaticamente contro l'uomo stesso.
Intorno alla metà degli anni Sessanta si verifica nel percorso riflessivo di Karl Rahner (1904-1984) una svolta nell'interpretazione del pluralismo dei saperi, fenomeno del tutto caratteristico del nostro tempo e nuovo per dimensioni quantitative e qualitative. Il teologo riprende la categoria di concupiscenza, tipica della tradizione ascetico-morale, e la dilata in direzione epistemologica. Essa può così esprimere l'insidiosa condizione storica della conoscenza, ricordare «l'innocenza perduta del sapere» che si sarebbe resa più evidente dalla modernità in poi. La «concupiscenza gnoseologica» diviene chiave ermeneutica decisiva nel pensiero dell'ultimo Rahner. Egli intende in tal modo prospettare la fisionomia della fede e della teologia nel mezzo della moltiplicazione inarrestabile, avvincente e talora conflittuale, delle visioni del mondo e delle specializzazioni scientifiche.
Descrizione dell'opera
Che cos'è la postmodernità? È davvero il paradigma oggi dominante? In tal caso, quale significato assume la realtà ecclesiale nel mondo postmoderno? Per la Chiesa non fu facile affrontare le questioni della modernità, un'epoca segnata dalle pretese del sapere scientifico. Oggi la comunità ecclesiale sembra muoversi con difficoltà pure nei confronti delle domande postmoderne, segnate invece da incertezza e frammentarietà. La risposta postmoderna alla domanda di Pilato sulla verità sembra consistere nell'indifferenza e nel non-senso.
Il volume prende in esame la situazione della Chiesa che vive nel contesto postmoderno. Le grandi svolte culturali e sociali del XX secolo esigono una diversa risposta da parte della Chiesa di oggi; sono in gioco la visione morale, l'azione pratica e pastorale, ma anche il significato teologico e spirituale e il senso della chiamata alla santità della Chiesa attuale.
L'autore ritiene che dopo il Vaticano II la Chiesa cattolica sia come rimasta in una specie di limbo, in attesa di formarsi una visione chiara della sua missione e del suo futuro. Invece di dedicarsi a singole questioni, egli offre piste e suggerimenti perché la Chiesa giunga a una migliore e più armoniosa autocomprensione, riscopra un'ecclesiologia più positiva, attui una prassi quotidiana più coerente.
Sommario
Prefazione. Ringraziamenti. Parte prima: Un nuovo paradigma per la Chiesa cattolica? I. La Chiesa nel nostro tempo: introduzione alle tematiche. II. La postmodernità e la Chiesa. Parte seconda: Risposte problematiche dell'ecclesiologia alla postmodernità. I. Dalla «Chiesa aperta» al neo-esclusivismo? II. La Chiesa e il religioso 'altro': ermeneutica dell'identità ecclesiale nella postmodernità. Parte terza: L'arte di costruire ponti. I. Dalla disputa al confronto. II. Preliminari di una metodologia ecclesiologica per l'epoca postmoderna. III. La promessa dell'ecclesiologia comparativa: verso un'ermeneutica ecumenica e interculturale. Parte quarta: «Analogia ecclesiae»: la prospettiva di una comunità virtuosa. I. «Analogia ecclesiae». II. Dall'etica delle virtù a una 'ecclesiologia delle virtù' per il nostro tempo. Conclusione: Aver cura dell'amore: spunti teologici e pratici iniziali per una «ecclesiologia delle virtù». Bibliografia. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Gerard Mannion si occupa di ecclesiologia ed etica. Dopo la sua formazione presso le università di Oxford e Cambridge, ha insegnato presso la Liverpool Hope University e nei Church Colleges di Oxford e Leeds. Attualmente presiede l'Ecclesiological Investigations International Research Network, oltre a essere Senior Research Fellow alla Katholieke Universiteit di Leuven (Belgio) e Visiting Professor presso l'Università di Chichester (UK). È anche co-presidente dell'Ecclesiology Program Group of the American Academy of Religion. Fra i volumi più importanti ha pubblicato Schopenhauer, Religion and Morality (2003) e ha curato Catholic Social Justice: Theological and Practical Explorations (2007), Comparative Ecclesiology: Critical Investigations (2008) e The Routledge Companion to the Christian Church (2008).
La corporeità umana, di cui la sessualità costituisce un aspetto fondamentale, si pone come tema di ricerca di diverse discipline. Ma nonostante gli sforzi analitici di sociologia, biologia, filosofia, storia e teologia, essa rimane sostanzialmente un mistero. Ci si può avvicinare alla sua essenza solo attraverso uno studio dei vari nessi che si intrecciano all'interno del complesso mistero dell'essere umano.
I contributi presentati nel volume trattano della relazione non sempre facile, ma fondamentale, tra religione ed esperienza del divino da un lato, e corporeità e sessualità vissuta materialmente e concretamente dall'altro. Nella loro varietà di prospettive, essi svelano scenari interessanti mostrando che questi aspetti non sono slegati l'uno dall'altro, ma intrecciati in tanti modi nell'incrocio tra religione, società e individuo corporeo.
I saggi sono il risultato di riflessioni maturate nel contesto di un laboratorio di pensiero rigoroso e libero da precomprensioni, uno spazio aperto di elaborazione sulle tematiche dei Gender Studies, connesse alle discipline teologiche e religiose che da circa dieci anni la Fondazione Bruno Kessler - Centro per le Scienze Religiose ha attivato nel quadro delle sue attività di ricerca, tra cui il seminario Gender, Sessualità, Religione tenutosi a Trento nel 2008.
Sommario
Introduzione. I. Corporeità da comprendere. Il contributo delle scienze naturali nella comprensione delle differenze sessuali (V. Chizzola). La religiosità ha un sesso? (S. Wendel). Una sessuazione non-segregante: il «terzo sesso» interpella la Bibbia (M. Perroni). Estatici e selvaggi: pratiche di «cross dressing» in alcuni esempi tratti dalla storia delle religioni (A.-K. Höpflinger). Essere creatura, diventare umano: una critica a Oliver O'Donovan (G. Loughlin). II. Corporeità da disciplinare. Maternità versus sessualità femminile: versioni cristiane di una contraddizione classica (A. Pedregal). Corporeità e sessualità in sant'Agostino: spunti per una lezione esemplare (A. Autiero). Ridendo con Aretino, ovvero: si può fare una storia del genere e del sesso dell'Italia pre-moderna? (G. Ruggiero). Carne negata, carne dovuta, carne inquisita fra XVI e XVII secolo (F. Alfieri). Qualcosa è cambiato? Corsi e ricorsi nell'immaginario erotico cattolico (G. Mannion). Cittadinanza sessuale e violenza religiosa nello Stato nazionale laico (L. Viefhues-Bailey). III. Corporeità da realizzare. Lance mistiche e teorie della sessualità (C.M. Furey). Sessualità e religione: ancora «diavolo e acqua santa»? (S. Knauss). Rendere «queer» la teologia morale: de-moralizzare e rimoralizzare la sessualità (R. Ammicht Quinn). «Queering» il corpo del Cristo: una lettura ecclesiologica (G. Ward).
Note sui curatori
ANTONIO AUTIERO (Napoli 1948) è professore ordinario di teologia morale presso la facoltà di teologia cattolica dell'Università di Münster. Direttore del Centro per le scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento dal 1997, è membro, tra l'altro, dei gruppi di lavoro per la bioetica presso la Conferenza Episcopale Tedesca e presso la Commissione delle conferenze episcopali dell'U.E. di Bruxelles, nonché membro della Commissione Etica del governo federale tedesco per la ricerca sulle cellule staminali.
STEFANIE KNAUSS è dottoressa di ricerca in teologia. Ha studiato presso le università di Freiburg, Manchester e Graz e ora è ricercatrice presso la Fondazione Bruno Kessler - Scienze religiose di Trento. Nella sua ricerca si occupa soprattutto della corporeità nella religiosità e nella teologia, e della relazione tra teologia e cultura.
Il Decalogo è uno dei testi più fraintesi dell'Antico Testamento. Nel corso dei secoli, infatti, esso è divenuto un paradigma del formalismo etico e politico, mentre a un'indagine più attenta si dimostra essere qualcosa di diverso e molto più ricco. Lo studio introduce a una graduale presa di coscienza del significato dei dieci comandamenti, attraverso la loro analisi e la discussione di alcune delle numerose questioni che essi sollevano.
Nonostante compaia all'interno di un corpus di testi ritenuti sacri, a ben vedere il Decalogo è infatti un testo eminentemente politico: il primo manifesto d'indipendenza, il primo vero ordinamento sociale e politico di Israele. Per comprenderlo è tuttavia necessario soffermarsi non solo su cosa il testo dice, ma sul modo in cui lo esprime.
Posto al termine di un cammino di liberazione come chiave di volta del processo di autoconsapevolezza religiosa e, soprattutto, politica di Israele, sarebbe una contraddizione interna voler leggere il Decalogo come una nuova forma di costrizione, di schiavitù. Le «dieci parole», lungi dall'essere un pesante fardello, sono il segno e l'espressione di una vita nuova, delimitano e garantiscono lo spazio della libertà.
Sommario
Prefazione (D. Zordan). Introduzione. 1. Lo stato attuale della ricerca. 2. Es 20,1-17: commentario esegeticogiuridico. 3. Uno sguardo retrospettivo in chiave politica. 4. Questioni dal testo: alleanza, isonomia e la tutela della vita politica. Bibliografia. Indici.
Note sull'autrice
DEBORA TONELLI è dottore di ricerca in filosofia politica. Ha studiato filosofia a Roma, Francoforte e Cambridge e ha pubblicato diversi saggi su Taylor, Apel e il pensiero politico contemporaneo. Dal 2005 svolge attività di ricerca presso la Fondazione Bruno Kessler di Trento, ed è dottoranda in esegesi dell'Antico Testamento presso la Westfälische Wilhelms-Universität di Münster. Le sue ricerche vertono principalmente sul tema della violenza divina.
Descrizione dell'opera
Il presupposto che accomuna i saggi raccolti nel volume è che la teologia fondamentale, per non accontentarsi di essere un vago aggiornamento dell'apologetica, deve implicare un'estetica, intesa inscindibilmente come teoria dell'arte e del sentire. Solo così la sostanza teologica della rivelazione e la forma antropologica della fede possono essere adeguatamente vagliate, alla luce del sentire umano. Affinché la promessa cristiana ci appaia degna di fede non basta considerarla ragionevole, occorre saperla 'immaginare': impegnare cioè nei suoi confronti le risorse della sensibilità e dell'immaginazione.
Sommario
Introduzione (S. Knauss - D. Zordan). I. APERTURE. Religione nel «cultural turn»: prolegomeni a un'estetica teologica per l'oggi (G. Larcher). Logiche dell'estetico: ritrattazioni teologiche (P. Sequeri). L'estetico e l'idea cristiana di Dio. Attrazioni e disaffezioni di un rapporto inquieto (M. Neri). II. SENSI. L'estetica della soggettività (A.D. Ornella). La soggettività, la persona e l'arte moderna. Riflessioni teologiche su Jacques Maritain e Charles Taylor (W. Dyrness). Il sentimento. Il teologico cristologico come verità dell'estetico alla luce della rifl essione di F. Schleiermacher e R. Otto (R. Maiolini). «Aisthesis»: i sensi e la teologia (S. Knauss). Il corpo di Dio: implicazioni estetiche della rivelazione cristiana di Dio (P. Lia). Sensi spirituali e anime di materia: del come la sapienza ci dice qualcosa di sé (S. Morra). III. SGUARDI. Immagine di culto - scrittura - corpo - arte. Riflessioni per una teoria elementare dei media nel monoteismo (E. Nordhofen). Lo spazio tra immagine e parola: il viaggio dalla «Deposizione» di Rogier van der Weyden a «Sliding Time» di Walter Verdin (D. Apostolos-Cappadona). Vedere l'invisibile, sentire il visibile. Interiorità e apprezzamento estetico in Kandinsky, riletto da Michel Henry (D. Zordan). Il mago come teologo: le 'Costellazioni' di Juan Miró (C. Pickstone). Vedere la luce: la contemplazione e le opere di James Turrell (J.L. Kosky). IV. PRATICHE. Arte, congenialità, contemplazione. Sulla possibilità di una relazione fra estetica e rivelazione a partire da Luigi Pareyson (A. De Santis). Calvino e Ricoeur. Da un'estetica del segno a un'estetica del senso (J. Cottin). Arte sacra, autonomia e servizio. Cinquant'anni dopo la «Sacrosanctum concilium» del Vaticano II (F. Boespflug). Senso teologico della liturgia e riscoperta dell'estetica rituale. Considerazioni sul Movimento liturgico del XX secolo (A. Grillo). Teo-drammatica come prassi di liberazione (R.S. Goizueta).
Note sui curatori
STEFANIE KNAUSS, dottoressa in teologia, ha studiato presso le Università di Freiburg i.Br., Manchester e Graz ed è attualmente ricercatrice presso il Centro per le scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler. Si occupa soprattutto del rapporto tra teologia e cultura e della corporeità nelle religioni e nella teologia.
DAVIDE ZORDAN ha ottenuto il dottorato in teologia presso l'Institut d'Études Théologiques di Bruxelles ed è ricercatore presso il Centro per le scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler. Insegna inoltre teologia fondamentale al Corso superiore di scienze religiose di Trento. I suoi studi riguardano in particolare l'estetica teologica e le dinamiche del credere nel contesto contemporaneo.
L'idea di città evoca complessità, intrecci di relazioni, spazio pubblico in cui si confrontano visioni e stili di vita diversi. Ogni città appare realtà ambivalente: include ed esclude, raccoglie e separa, rassicura e spaventa. Come se la abitassero parte delle promesse legate a Gerusalemme e parte dell'eredità di Babele. Al rapporto tra la città (nella sua densità simbolica e nel variare delle sue figure storiche) e le espressioni religiose (riferite, in particolare, al cristianesimo) sono dedicati i saggi del volume, i cui autori appartengono a più aree disciplinari. Il tema si ritrova dunque illuminato da prospettive diverse, anche se emerge il tentativo comune di interpretare le trasformazioni di quel rapporto nel corso del tempo, di indagarne i motivi, gli aspetti e le forme, di evidenziare le chances e i problemi che alla città e allo spazio pubblico derivano dall'esprimersi della dimensione religiosa. Affiora, percorrendo il volume, l'urgenza dell'interrogativo: che cosa sono oggi, per noi, «città» e «religione»?
Come abitiamo la terra? E come la lasceremo alle future generazioni? Sarà ancora «casa comune» per la varietà dei viventi, oppure gli squilibri che osserviamo e sperimentiamo già oggi determineranno mutamenti irreversibili e condizioni sfavorevoli alla vita nelle sue diverse forme? Di fronte alla crisi ecologica attuale possono ben poco allarmismi e catastrofismi. Serve piuttosto un'assunzione di responsabilità, personale e collettiva, alimentata dalla conoscenza dei problemi reali e da una più profonda riflessione. Il volume approfondisce questo tema attraverso il contributo di tre autori: Jürgen Moltmann, tra i più attenti promotori della causa ecologica e delle sue implicazioni etiche e politiche; Pietro Stefani, che avvicina la crisi ambientale richiamandosi alla tradizione biblica; Paolo Trianni, che prende in esame il vegetarianesimo nei suoi intrecci con l'etica ambientale.
Mistagogia è parola che si potrebbe tradurre con «introduzione al mistero». Mistero è Cristo stesso; mistero sono anche i sacramenti attraverso i quali incontriamo Dio. Per gli adulti che chiedono il battesimo è previsto dal Rito per l’iniziazione cristiana degli adulti un itinerario formativo così che essi possano vivere attraverso i riti e le preghiere il loro incontro e il loro rapporto con Dio.
In un momento in cui la Chiesa italiana si interroga su come ripensare la comunicazione della fede e come organizzare itinerari di fede per i credenti praticanti, per chi torna dall’indifferenza o per gli immigrati che chiedono il battesimo, l’arcivescovo di Bari-Bitonto propone la mistagogia come una scelta pastorale complessiva.
Invita a prendere sul serio il fatto che ogni battezzato deve essere «introdotto al mistero» attraverso la mistagogia. Si tratta di una proposta «capace di armonizzare tra loro catechesi, liturgia e vita, e di favorire il coinvolgimento della comunità, in tutte le sue componenti, nell’agire pastorale».
Il volume spiega il perché della proposta, la sua origine, la forte accentuazione liturgica, come essa sia in grado di costruire l’impegno nella vita e come aiuti il costituirsi della comunità.
Sommario
Introduzione. La mistagogia in un mondo che cambia. La mistagogia: il mistero di Cristo, vita del cristiano. La mistagogia: sintesi tra Parola, celebrazione, vita. La mistagogia per una comunità testimone di speranza. Conclusione.
Note sull'autore
Francesco Cacucci (Bari, 26.4.1943), sacerdote dal 1966, è stato parroco, docente di teologia, vescovo ausiliare della sua diocesi (1987-1993), arcivescovo di Otranto (1993-1999). Dal settembre 1999 è arcivescovo di Bari-Bitonto e dal 2005 è presidente del Comitato dei congressi eucaristici nazionali. Tra le varie pubblicazioni segnaliamo: Teologia dell’immagine: prospettive attuali, Roma 21971; Il prete nel cinema italiano, Bari 1980; La domenica pasqua settimanale. Per un cammino mistagogico nell’anno liturgico. Ciclo/A, Città del Vaticano 2004. Presso le EDB ha pubblicato Catechesi liturgia vita. Una proposta pastorale, Bologna 22000, che contiene in germe le idee sviluppate nel presente volume.
Descrizione dell'opera
A cinque anni di distanza dalla morte dell’autore, vengono riproposte le sue Letture bibliche sulla carità. Attraverso di esse, Federici intendeva offrire un sussidio di spessore per la catechesi biblica e liturgica sulla carità. Lo stile è quello della spiegazione, che è insieme meditazione.
La disposizione della materia in due parti, che riguardano l’amore di Dio e l’amore degli uomini, traccia uno schema preciso dell’opera. La carità è azione esclusiva di Dio Padre, Figlio e Spirito: essa appare come l’amore esclusivo che il Padre ha per il Figlio nello Spirito. E appare come l’amore comunicato dal Padre mediante il Figlio nello Spirito agli uomini, i quali nella fede ricambiano tale amore con Dio e lo scambiano con gli altri uomini.
Nella seconda parte i testi dell’Antico e del Nuovo Testamento inducono a comprendere che la carità è, e deve essere, un atteggiamento fondamentale della vita del fedele verso Dio, verso se stesso, verso il prossimo, verso il mondo. Tuttavia essa non è condizione propria dell’uomo, ma grazia gratuita da chiedersi continuamente a Dio.
Sommario
Introduzione. I. «Dio è carità» (1Gv 4,8.16). 1. L’Agapêtós, l’«Eletto-Diletto». 2. «Affinché il mondo conosca che io amo il Padre» (Gv 14,31). 3. «E lo Spirito e la Sposa dicono: “Vieni!”» (Ap 22,17). 4. «Tanto Dio ha amato il mondo» (Gv 3,16). 5. «Ti fidanzerò a me nella fedeltà» (Os 2,22). 6. Il dono divino della libertà: la liturgia. II. «Da questo tutti conosceranno (Gv 13,35). 1. L’amore dopo la conversione. 2. L’Antico Testamento. 3. «La pienezza della Legge è la carità» (Rm 13,10b). 4. «Adesso restano fede, speranza e carità» (1Cor 13,13). 5. La seconda generazione cristiana. 6. La carità e la liturgia romana antica. Indici.
Note sull'autore
Tommaso Federici (1927-2002) conseguì le lauree in giurisprudenza e in lettere orientali antiche, il diploma di paleografia presso l’Archivio di Stato e la licenza in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico. Al Pontificio Ateneo S. Anselmo portò a termine il dottorato in teologia con una tesi dal titolo: La Liturgia, dono divino della libertà. Fu il primo interprete delle iscrizioni accadiche delle tavolette conservate al Museo Barracco di Roma. Insieme a studiosi come E. Lanne, M. Lohrer, B. Neunhauser e A. Nocent fu tra i fondatori del Pontificio Istituto Liturgico. Docente di teologia biblica alla Pontificia Università Urbaniana, fu consultore delle Congregazioni per il culto divino e per le Chiese orientali, e degli allora Segretariati per i non credenti e per l’unità dei cristiani, in particolare nella sezione per il dialogo con l’ebraismo. Ricoprì, inoltre, l’incarico di pro-segretario della Pontificia commissione per la neo-Vulgata. Le EDB hanno pubblicato il suo volume Cristo Signore Risorto amato e celebrato. II. La scuola di preghiera cuore della Chiesa locale (2005). Nel nome di Tommaso Federici si è costituita una Fondazione per proseguire la sua opera culturale e teologica.
Descrizione dell'opera
«La fede e la carità formano un'unica e identica realtà, essendo ambedue dono divino, dovendo ambedue operare nel medesimo individuo e nella medesima comunità, dovendo ambedue crescere contemporaneamente e impegnare e coestensivamente tutto l'uomo» (dall'Introduzione).
A sette anni dalla morte dell'autore, vengono riproposte le sue Letture bibliche sulla fede. Attraverso di esse, Federici intendeva offrire, dopo la pubblicazione delle Letture bibliche sulla carità, un ulteriore sussidio di spessore - complementare al primo e concepito come un unico contesto con esso - per la catechesi biblica e liturgica, al fine di aiutare gruppi e singoli ad accedere sempre meglio alle fonti. Come per il volume precedente lo stile è quello della spiegazione, che è insieme meditazione.
Sommario
Introduzione. I. «E lo seguono perché conoscono la sua voce» (Gv 10,4b). La fede umana. 1. La fede umana interpersonale. 2. La spiegazione evangelica. II. «E credette nel Signore» (Gen 15,6). L'Antico Testamento. 1. «Tornate da me e io tornerò da voi» (Ml 3,7). 2. «Se non credete non sopravvivrete» (Is 7,9). 3. «E credette nel Signore» (Gen 15,6a). 4. «E credette il popolo e ascoltarono» (Es 4,31a). 5. «E quanti sperano nel Signore rinnovano le forze» (Is 40,31). 6. «Senza fede è impossibile piacere» (Eb 11,6a). III. «Annunciate la morte del Signore» (1 Cor 11,26b). Il Nuovo Testamento. 1. «Convertitevi e credete nell'evangelo» (Mc 1,15b). A. Il Nuovo Testamento. B. La liturgia. C. La spiritualità. D. L'ecumenismo. 2. «Credo - Aiuta la mia incredulità!» (Mc 9,24). Premessa. A. «Abbiate la fede di Dio!» (Mc 11,23). B. I personaggi evangelici. C. Dopo la Pasqua Pentecoste. D. La fede efficace. E. Fede e sacramenti. F. La fede fruttuosa. G. Fede: crescita, adempimento, consumazione. 3. «"Signore è Gesù" nello Spirito Santo» (1 Cor 12,3b). 4. «Annunciate la morte del Signore finché non venga» (1 Cor 11,26). IV. «Se confessi… che Signore è Gesù» (Rm 10,9a). Le espressioni della fede. Premessa. 1. «Ascolta, Israele» (Dt 4,6a). A. I «Credo» storici pasquali dell'Antico Testamento. B. La liturgia. 2. «Se confessi… che Signore è Gesù» (Rm 10,9a). A. La Parola. B. La liturgia. Indice dei riferimenti biblici.
Note sull'autore
Tommaso Federici (1927-2002) conseguì le lauree in giurisprudenza e in lettere orientali antiche, il diploma di paleografia presso l'Archivio di Stato di Roma e la licenza in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico. Al Pontificio Ateneo S. Anselmo portò a termine il dottorato in teologia con una tesi dal titolo: La Liturgia, dono divino della libertà. Fu il primo interprete delle iscrizioni accadiche delle tavolette conservate al Museo Barracco di Roma. Insieme a studiosi come E. Lanne, M. Lohrer, B. Neunhauser e A. Nocent fu tra i fondatori del Pontificio Istituto Liturgico. Docente di teologia biblica alla Pontificia Università Urbaniana, fu consultore delle Congregazioni per il culto divino e per le Chiese orientali, e degli allora Segretariati per i non credenti e per l'unità dei cristiani, in particolare nella sezione per il dialogo con l'ebraismo. Ricoprì, inoltre, l'incarico di pro-segretario della Pontificia commissione per la neo-Vulgata. Nel nome di Tommaso Federici si è costituita una Fondazione per proseguire la sua opera culturale e teologica. Le EDB hanno pubblicato Cristo Signore Risorto amato e celebrato. II. La scuola di preghiera cuore della Chiesa locale (2005) e Letture bibliche sulla carità (2008).