
Un'analisi e una lettura puntuali che raccontano e fanno emergere la bellezza e l'attualità della figura di Gesù. Il Vangelo di Marco è il più antico e il più breve tra i quattro vangeli. Autore del testo, secondo la tradizione, è Marco che intorno al 70 d.C. avrebbe raccolto e messo per iscritto la testimonianza dell'apostolo Pietro, dando vita così ad un genere letterario originale. È forse il testo dei Vangeli più sorprendente e affascinante perché la figura di Gesù appare in tutta la sua provocante misteriosità e nella sua coinvolgente originalità.Coda accompagna il testo con una lettura e analisi puntuali con l'obiettivo di raccontare al cuore e alla mente del lettore la figura, l'annuncio, la vicenda di Gesù in persona facendo emergere la bellezza e l'attualità del suo messaggio.
I Movimenti e le comunità ecclesiali costituiscono oggi una realtà nuova e significativa della Chiesa. La loro presenza invita a ripensare l'identità del laicoe contemporaneamente in relazione ad essa il carattere distintivo della vocazione sacerdotale. Illuminante il ricco insegnamento di Balthasar sugli stati di vita ecclesiali per averne evidenziato le rispettive specificità in tutte le loro sfumature e particolarità.
In occasione del dottorato honoris causa dell'Istituto Universitario Sophia "per il suo servizio all'unità della famiglia umana". A Loppiano il 26 ottobre 2015 il conferimento del Dottorato honoris causa in Cultura dell'Unità al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I da parte dell'Istituto Universitario Sophia costituisce una pagina storica. Di essa ci è qui offerta la documentazione di prima mano: in particolare, l'intenso messaggio augurale di Papa Francesco e la lectio magistralis del Patriarca Bartolomeo, teso a promuovere un pensiero e una prassi di giustizia, di fraternità e di pace segnati dall'inscindibile equilibrio dinamico tra comunione e libertà/diversità.
Il volume raccoglie una selezione di oltre 330 lettere, perlopiù inedite, scritte da Chiara Lubich negli anni della Seconda guerra mondiale, del Secondo dopoguerra e della lenta ricostruzione politica, economica e morale dell'Italia. In un Paese e in un mondo lacerato, Chiara Lubich annuncia e diffonde, attraverso questa corrispondenza, la sua fede indefettibile nell'unità spirituale e sociale alla quale forma tantissime persone: i familiari, il primissimo gruppo di ragazze e giovani che si coinvolgono nella sua "divina avventura", personalità civili e religiose. Il genere letterario epistolare dà la possibilità di rivelare le parte più personale di Chiara e di esprimere i suoi pensieri nel modo più immediato ed efficace.
Un'opera che ripensa il pensiero grazie al contributo di teologi e filosofi.
Si sente oggi più che mai il bisogno di riprendere il modo di pensare di Tommaso d'Aquino, che aveva fondato il pensiero religioso e laico sull'obbligo morale per l'uomo di dare a ogni soggetto (incluso lo stesso Dio) il suum, non solo quando lo giudica secondo verità, ma anche quando pone in essere atti che devono mettere l'uomo stesso in rapporto con tale soggetto secondo giustizia. Tale ritorno, fatto allo scopo di trovare in questo modo di pensare un valido aiuto per meglio capire allo scopo di meglio risolvere i problemi reali dell'uomo di oggi, non può prescindere dalla rilettura della sua opera principale, la Summa theologiae. Questa, a tutt'oggi, non è stata ancora edita con un apparato critico completo e puntuale né la letteratura critica ha mai sufficientemente richiamato l'attenzione a leggerla secondo la metodologia e l'epistemologia aristotelica, come qui si propone. Temi del tomo 2: «Poiché si dice che l'uomo è stato creato a immagine di Dio, dopo aver parlato dell'esemplare, cioè di Dio, e di quelle cose che procedettero dalla potenza di Dio secondo la sua volontà, ora resta da indagare sulla sua immagine, cioè l'uomo, in quanto anch'esso è principio delle sue opere». Poiché, poi, si agisce in vista di un fine e i fini sono ordinati al fine ultimo, «bisogna indagare per primo intorno all'ultimo fine della vita umana [qq. 1-6] e, per secondo, intorno a quelle cose con cui l'uomo può pervenire a questo fine (mediante le virtù: qq. 6-70) o da esso deviare (mediante i vizi: qq. 71-89)». «Poi bisogna indagare intorno ai princìpi degli atti esteriori», il primo dei quali «è Dio, che muove l'uomo verso il bene, lo istruisce mediante la legge e lo aiuta mediante la grazia. Perciò, bisogna per primo parlare della legge (qq. 90-108), per secondo della grazia (qq. 109-114). Quanto alla legge, per primo bisogna indagare sulla legge in generale (qq. 90-97); per secondo, sulle sue parti»; cioè, dapprima sulla legge antica (qq. 98-105) , poi sulla legge nuova (qq. 106-108).
Si sente oggi più che mai il bisogno di riprendere il modo di pensare di Tommaso d'Aquino, che aveva fondato il pensiero religioso e laico sull'obbligo morale per l'uomo di dare a ogni soggetto il 'suum', non solo quando lo giudica secondo verità, ma anche quando pone in essere atti che devono mettere l'uomo stesso in rapporto con tale soggetto secondo giustizia. Tale ritorno, fatto allo scopo di trovare in questo modo di pensare un valido aiuto per meglio capire allo scopo di meglio risolvere i problemi reali dell'uomo di oggi, non può prescindere dalla rilettura della sua opera principale, la Summa theologiae. Questa, a tutt'oggi, non è stata ancora edita con un apparato critico completo e puntuale né la letteratura critica ha mai sufficientemente richiamato l'attenzione a leggerla secondo la metodologia e l'epistemologia aristotelica, come qui si propone.
«Poiché il nostro Salvatore Gesù Cristo, per testimonianza dell’Angelo, “salvando il suo popolo dai suoi peccati”, ci ha mostrato in se stesso la verità, attraverso la quale, con la sua risurrezione, possiamo pervenire alla beatitudine della vita immortale, è necessario che, per portare a termine quest’opera di teologia, dopo aver indagato intorno al fine ultimo della vita umana e intorno ai vizi e alle virtù, la nostra indagine rivolga ora la sua attenzione sul Salvatore di tutti e sui suoi benefici arrecati al genere umano». Così Tommaso introduce la Terza parte della sua Somma e gli argomenti in essa trattati: Il Salvatore medesimo (Parte III, QQ. 1-59) e I Sacramenti salvifici del nostro Salvatore (Parte III, QQ. 60-90)
Uno dei testi fondativi dell'ontologia trinitaria nell'originale tedesco e con una nuova traduzione alla luce degli sviluppi della ricerca condotta presso l'Istituto Universitario Sophia nell'ultimo decennio.
Il terzo volume del Dizionario Dinamico di Ontologia Trinitaria (DDOT - 3) è dedicato alla parola Unità che dischiude e indirizza la vocazione di un pensare plasmato nel dialogo tra metafisica, teologia e cosmologia. Alla luce del Manifesto, il percorso disegnato si propone di rileggere, dopo un'ampia introduzione contestuale e grazie alle vie aperte dai tre saggi che lo compongono, il classico e quanto mai dibattuto plesso pratico e teorico dell'unità in vista di una sua feconda risignificazione nello sfidante nostro oggi. Si tratta d'inaugurare una riflessione ontologica da e nell'orizzonte di quell'unità che è tale in quanto si dice e si dà nella molteplicità, nelle differenze, nella reciprocità aperta delle libertà e così si fa spazio di un rinnovato incontro con se stessi, con gli altri, col mondo, con Dio. Il volume - come di consueto - è arricchito da un'articolata rassegna bibliografica.
Dal grido di dolore proviene l'istanza di un nuovo modo di pensare come la cifra di ciò che nel più profondo piega la carne e lo spirito dell'uomo e muto geme in tutti gli esistenti che popolano la terra. I tre saggi contenuti in questo volume danno voce: all'arte come sentinella che, nel buio della notte, avvista l'appressarsi della luce; alla drammatica invocazione di giustizia, pace e fraternità che sale come "grido dei poveri e della terra"; alla storia di Dio con gli uomini e col creato, che conosce nel grido dell'ora nona del Figlio dell'uomo sulla croce la parola non-parola che pro-voca l'avvento d'un nuovo giorno del vivere e del pensare.
La tesi svolta in questo saggio, frutto maturo e prospettico della meditazione teoretica di uno dei più riconosciuti teologi contemporanei, muove dalla contemplazione dell'ascensione in Cielo di Gesù il Cristo: il fatto che nell'intimità trinitaria di Dio è insediato a pieno titolo - per sempre e quindi da sempre - un essere umano. Nessuna creatura abiterà mai questo spazio e questo tempo assoluto nel modo singolare in cui lo abita il Figlio. Eppure, questo insediamento apre la certezza di una ospitalità inimmaginabile del grembo di Dio per tutte le creature, iscrivendo nella partecipazione trinitaria del Figlio la storia di Gesù e, in lui, dell'umanità. L'ontologia trinitaria e l'affezione creatrice chiedono perciò di essere esplorate pensando fino in fondo il corpo del Signore con la libera disposizione dell'interiorità e dell'esteriorità di Dio. Il corpo del Signore, insediato per sempre nell'intimità di Dio, rende infatti irrevocabile il pensiero e l'evento della comunità di origine e di destino che Dio inaugura con il mondo umano "fin da prima della creazione del mondo". L'impegno - che accredita il saggio, nella sua qualità di argomentata e orientatrice quaestio, a contributo di decidente rilevanza nel percorso tracciato dal DDOT - è quello a tessere i fili di questo ripensamento delle implicazioni della differenza trinitaria nella sua unità con il corpo del Signore, attraverso i passaggi che il kairós attuale rende possibili ed esige nel pensiero e nella prassi.