
Il volume si prefigge di individuare un possibile quadro di riferimento ed un criterio interpretativo che agevolino il riconoscimento dei tortuosi percorsi dell'ateismo ovunque essi si diano. Tale impegno è richiesto a tutti coloro che desiderano chiarire a se stessi e fornire agli altri le ragioni della propria fede e della propria speranza. Per questo motivo, accanto agli studenti impegnati nello studio dell'ateismo contemporaneo, si pongono quanti desiderano orientarsi nella ricca complessità del quadro culturale di fine millennio, per scorgere in esso percorsi sicuri che preservino da ogni tentazione di "rendersi grande e felice indipendentemente da Dio".
Cristiano di confessione protestante, Paul Ricoeur è uno dei più importanti filosofi viventi. Questo saggio si sofferma sulla logica e l'etica che Ricoeur chiama della "sovrabbondanza", proprie cioè di una filosofia il cui fondamento è determinato dalla speranza. Mentre la logica dell'equivalenza appartiene all'etica della giustizia, la logica della sovrabbondanza, rivelata dal cristianesimo, è l'etica dell'amore. Il saggio indaga sulle particolari concezioni del linguaggio, dell'uomo e dell'azione che sostengono questa prospettiva e sulle implicazioni teologiche della filosofia ermeneutica di Ricoeur intesa come approssimazione alla logica della sovrabbondanza.
Il volume propone una traduzione italiana dei testi di Ammonas, con ampia introduzione storica e teologica. L'opera rende disponibile l'eredità di una grande figura del monachesimo egiziano del IV secolo finora presa in considerazione solo in relazione ad altri autori di quel periodo (Antonio, Serapione di Thmuis, Macario) o a problematiche correlate all'ambiente del primo cristianesimo egiziano (rapporto monaci-chiesa istituzionale, origenismo).
Perchè il Concilio Vaticano II adotta il concetto di "auto-comunicazione di Dio" per esprimere la rivelazione? Da dove derivano i Padri Conciliari questo concetto o chi ha influenzato il loro pensiero a questo riguardo? La ricerca conduce a due grandi teologi del XX secolo: Karl Barth e Karl Rahner, le cui riflessioni sull'auto-comunicazione di Dio all'umanità hanno senza dubbio avuto un impatto decisivo sulle delibere conciliari riguardanti il concetto di rivelazione.
Autore
Bruno Lancuba ha conseguito la specializzazione in Teologia biblica presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e il dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Urbaniana. Attualmente insegna materie bibliche nell’Istituto Filosofico Teologico Salernitano e nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose in Vallo.
Descrizione
Il racconto della passione e della morte di Gesù, nel quale si radicano fede e speranza cristiane, mantiene intatto il suo fascino e continua ad offrire la sua scomoda e inesauribile ricchezza di senso. Una lunga tradizione di ricerche e riflessioni intorno all’evento centrale nella storia della salvezza viene ripresa in questo approfondito studio di un brano del Vangelo di Matteo.
Adottando prevalentemente la metodologia narrativa, esso perviene a una interpretazione teologica e a una valutazione delle diverse posizioni sorte sul piano esegetico. Con il corredo di precise analisi semantiche e sintattiche e ampi riferimenti bibliografici, l’autore fa emergere efficacemente i molteplici significati e il messaggio contenuto nel racconto evangelico, che non cessa di essere fonte di stimolanti interrogativi per ogni esistenza umana.
Viene tradotto per la prima volta in lingua italiana Il vero significato del Signore del Cielo (Tian shi zhi yi), composto nel 1607 in lingua cinese dal missionario gesuita Matteo Ricci (1552-1610).
L’opera è costruita come un dialogo tra un letterato occidentale e un letterato cinese. Negli otto capitoli del libro, corrispondenti ad altrettante conversazioni tra i due letterati, vengono affrontati, nei termini di una “rivelazione naturale”, i temi più importanti del messaggio cristiano; tra questi, la corretta definizione della figura di Dio Creatore e Ordinatore dell’Universo.
In virtù di questo suo metodo innovativo, Matteo Ricci riuscì nell’opera di inculturazione in un contesto in cui molti avevano fallito. Nel “farsi cinese tra i cinesi”, padroneggiando la difficile lingua, si conquistò l’ammirazione dei letterati locali per la sua profonda erudizione.
L’Introduzione della curatrice fornisce strumenti storici, filosofici e culturali (di ambito cinese ed europeo), atti a favorire un’attenta analisi e un’utile fruibilità del testo.
Il sacrificio nel linguaggio corrente è sinonimo di rinuncia. Originariamente, invece, era il momento in cui Dio incontrava il fedele per benedirlo (Es 20,24). Questo è il significato originario che aiuta a porre nella giusta luce il sacrificio per eccellenza della tradizione cristiana, ossia la morte di Cristo in croce. Cristo con la sua morte non placa l'ira di Dio provocata dai peccati dell'umanità, ma invece, associando l'umanità alla sua croce, insegna a trasformare la parte più disprezzata dell'esistenza, la sofferenza, in un sacrum. Sacrificio infatti deriva da sacrum facere, rendere sacro, divino. Ogni uomo può trasformare la sofferenza più incomprensibile, quella provocata dall'egoismo e dalla malvagità umana, in un'offerta sacrificale, che, quando vissuta in Cristo, porta alla resurrezione. Questa seconda edizione, oltre ad avere aggiornato la bibliografia, approfondisce sul piano critico il chiarimento del tema fondamentale del sacrificio, tenendo conto delle osservazioni pervenute da parte dei lettori e degli studenti dei corsi di teologia, nell'ambito dei quali l'opera è stata largamente utilizzata
Il volume propone lo studio esegetico di Mt 5,48 ('Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste') e Mt 19,21 ('Se vuoi essere perfetto... seguimi'). La comunità di Matteo si confrontava con due tendenze tradizionali divergenti: una che tendeva ad essere critica nei confronti della Legge (cf. Marco) l'altra che presentava Gesù come un interprete radicale della legge esistente (cf. Q). Da una parte, rifacendosi alla posizione della corrente critica, Matteo ritiene ancora necessaria la legge ma si emancipa da influenze farisaiche. Dall'altra, accetta il principio dell'universalità della Legge, ma ne riconosce l'origine giudaica. Con genialità, Matteo riesce a costruire un ponte tra le due rive della Legge. Questa tecnica risale alla fonte, in cui nessun affluente è ancora confluito nella corrente della Legge: il 'Padre perfetto' (Mt 5,48). Il verbo 'compiere', che per la prima volta il Gesù di Matteo coniuga alla prima persona singolare (Mt 5,17), sembra distribuire equamente l'amore del Padre a tutti i Suoi figli (buoni o cattivi, giusti o ingiusti). Il Gesù di Matteo invita i suoi veri figli a fare altrettanto (Mt 5,48a) seguendo quell'Unico che rivela il Padre (Mt 11,27) e dichiara 'Se vuoi essere perfetto... seguimi'. Tale pratica rappresenta la chiave per comprendere dal punto di vista esegetico l'insolito uso dell'aggettivo 'perfetto', trasposto dal livello umano a quello divino.
Scegliere di leggere il Libro di Giobbe significa scegliere la via del dolore e della protesta. In questo libro biblico sembra che sia stato proprio Dio a indicare la fecondità di questa via così difficile e sofferta. Giobbe si ribella, protesta, si interroga e interroga Dio riguardo al suo operato fino ad accusarlo di ingiustizia. Egli si dichiara innocente e non comprende perciò la logica del comportamento di Dio. Giobbe parla e parla; Dio tace fino alla fine. Ma è il silenzio di Dio a spianare la strada alla fede che genera la speranza. Meditazione dopo meditazione, il lettore può immergersi nel travaglio del discorso degli uomini sul dolore e sul male e così sperimentare la presenza silenziosa e liberatrice di Dio.