
Il declino del Cristianesimo è dovuto al benessere, al consumismo, al progresso della scienza? Perché il marxismo e il nazismo erano anticristiani? Perché dietro l'antisionismo c'è l'anticristianesimo? A cosa mira lo scientismo? Quali sono i pericoli della manipolazione genetica? Da quando è cominciata la cacciata di Cristo? Si può davvero cancellare l'esigenza del sacro? Si può cacciare Cristo dalla mente dei cristiani e dal palcoscenico della storia? E i cristiani credenti cosa devono fare per fronteggiare le minacce del terzo millennio? Rosa Alberoni risponde a queste domande in un pamphlet che si inserisce nel dibattito attuale sul relativismo culturale e la distruzione della morale cristiana.
La riflessione classica e giudaico-cristiana propone molteplici spiegazioni della morte ed elabora diverse strategie di superamento, proiezioni non solo nel mondo ulteriore, ma anche in quello terreno, a seconda della concezione materialistica o spiritualistica della vita. I cinque autori rispondono alle sollecitazioni dei testi classici e riflettono, con leggerezza e profondità, su un tema che coincide con l'essenza stessa della vita terrena.
"Gli episodi della creazione di Adamo e di Eva, nella Cappella Sistina di Michelangelo, affascinano non solo per la genialità dell'artista, ma soprattutto perché danno un senso - il senso cristiano - al posto dell'uomo nell'universo. Le ricerche scientifiche di Darwin hanno destato e destano tanto interesse soprattutto perché mettono in questione quel posto dell'uomo nell'universo. Il Dio di Michelangelo è il Dio della dottrina cristiana, che crea l'universo secondo verità e amore e vi colloca l'uomo in una posizione eminente, unica creatura ad essere stata amata per se stessa. La barba di Darwin, che rappresenta l'ideologia darwinista e neodarwinista, "pone il mondo a caso", come diceva Dante di Democrito, e secondo Rosa Alberoni, considerava l'uomo solo come un anello nella filiera evolutiva, senza alcun salto qualitativo tra di esso e gli animali inferiori." (dalla Presentazione del Cardinale Renato R. Martino)
LA FEDE HA MOTIVAZIONI OGGETTIVE O E' UN ATTO "CIECO E ASSOLUTO"? GESU' CRISTO "VERO DIO E VERO UOMO" E' UN'INVENZIONE DEI VANGELI? LA SCIENZA RIUSCIRA' MAI A SPIEGARE PERCHE' C'E' QUELLO CHE CI CIRCONDA E NON PIUTTOSTO IL NULLA? C'E' UN DESTINO CHE ATTENDE L'ANIMA AL TERMINE DELLA VITA? RACCOGLIENDO LA SFIDA DEI NUMEROSI TESTI CHE IN QUESTI ULTIMI ANNI SI SONO PROPOSTI DI METTERE IN DISCUSSIONE LA DIMENSIONE SPIRITUALE CHE DA MILLENNI ACCOMPAGNA L'UMANITA, QUESTO LIBRO INTENDE MOSTRARE CHE DIO PER PRIMO HA CREDUTO NELL'UOMO, CREANDOLO E PONENDOLO AL VERTICE DELL'UNIVERSO, E CHE PROPRIO PER QUESTO MOTIVO LO HA RESO LIBERO DI SCEGLIERE SE RICAMBIARE IL SUO AMORE.
“Verso la fede cieca, e verso l’amore cieco, ho nutrito e nutro sospetti fin dai tempi in cui studiavo a Roma.” Questa diffidenza nei confronti di ogni assolutismo ha sempre guidato Hans Küng, il più critico tra i teologi cattolici, il rivoluzionario che ha detto sì alla pillola e no all’infallibilità papale. È possibile oggi, si chiede, credere in una religione? Oppure la complessità del mondo contemporaneo ci spinge sempre più verso un’etica globale, condivisa e condivisibile da tutti? Per illustrare le sue risposte a queste domande universali, Hans Küng ripercorre i momenti fondamentali della propria esistenza. Dai dubbi del periodo universitario ai dissidi con le gerarchie ecclesiastiche negli anni Settanta, dall’impegno volto a favorire il dialogo interconfessionale al conferimento nel 2008 della medaglia d’oro Otto Hahn per la pace, le tappe di questo itinerario esemplare toccano alcuni tra i temi caldi della nostra epoca: il multiculturalismo, la natura contraddittoria della libertà, la delicata relazione tra morale e ricerca scientifica, la necessità di superare i limiti angusti dell’intolleranza religiosa. Questo libro racconta l’avventura affascinante di una ricerca personale instancabile e coraggiosa. Scagliandosi contro il nichilismo di troppi pensatori moderni, Küng accompagna il lettore in una straordinaria ascesa spirituale, alla ricerca di una nuova prospettiva fondata sull’amore, la consapevolezza di sé e il rispetto del diverso. Un autentico inno alla gioia capace di rivolgersi a tutti, anche a chi non crede: perché sia il valore dell’uomo, e non il dogma, a guidare finalmente la nostra storia.
HANS KÜNG (1928) è un sacerdote, teologo e filosofo svizzero. Ha partecipato come esperto al Concilio Vaticano II. Nel 1979 la Congregazione per la dottrina della fede gli ha revocato l’autorizzazione a insegnare la teologia cattolica. Con Rizzoli ha pubblicato tra gli altri Ebraismo (1993), Cristianesimo (1997), Islam (2005), tutti presenti in BUR, e Ciò che credo (2010).
"Questo è un libro che avrei preferito non scrivere" dichiara Hans Kung, ma non ha potuto tirarsi indietro di fronte allo spettacolo della sua Chiesa che si condanna alla morte. Negli ultimi tre decenni infatti la Chiesa cattolica ha affossato gli impulsi promettenti del Concilio Vaticano II e ha abbracciato di nuovo una visione retrograda della società e del proprio ruolo: per esempio, l'appello costante alla tradizione non è un richiamo alla purezza delle origini, ma un tentativo di mantenere un papato autocratico e medievale che ha già irrigidito la struttura ecclesiastica e la dottrina morale. Dalla Controriforma alla condanna della scienza, dalla negazione dell'evoluzionismo alla visione ristretta della sessualità, Roma ha scelto di rimanere cieca e sorda di fronte ai problemi dei fedeli, perdendo la presa sulla realtà. Né ha saputo riconoscere le questioni che tormentano i suoi ministri, prima fra tutte l'obbligo del celibato, una delle cause del calo di vocazioni che condiziona negativamente la cura pastorale. La dura analisi di Küng ripercorre la storia e gli errori del Vaticano, ne diagnostica con chiarezza i mali e propone le uniche cure possibili per risanarlo e riportarlo, presente e vivo, in mezzo alla gente: lasciarsi alle spalle i vecchi pregiudizi, condannare (non solo a parole) gli sbagli del passato, abolire le gerarchie a favore di una struttura democratica, e instaurare un dialogo aperto con i credenti e le altre confessioni.
Nella nostra esperienza di vita, le certezze sembrano non trovare più posto. Ogni giorno ci sembra più diffìcile appoggiarci a verità che guidino i nostri comportamenti e chiariscano i nostri pensieri. Siamo ormai irrevocabilmente condannati, tutti noi uomini moderni, a un'esistenza instabile? In un mondo percorso da sommovimenti tanto imprevisti quanto drammatici, l'io di ciascuno ha qualche chance di uscire dalla confusione? Gli importanti interventi di questo volume, nati dagli incontri del Meeting di Rimini 2011, indagano e affermano il bisogno condiviso di trovare qualcosa di sicuro, senza il quale il vivere stesso sarebbe inaccettabile. Un contributo per affrontare quella che don Giussani definisce "emergenza uomo", sottolineando che "il nostro compito è quello di ridestare l'identità dell'uomo in questa dissociazione universale. E la sua identità è il rapporto con il Mistero che lo fa. È una percezione della realtà che nasce dal di dentro, percezione conoscitiva e affettiva, che si sviluppa come lavoro in giudizio e prassi creativa". Le testimonianze raccolte possono aiutare a prendere coscienza di che cosa è in gioco e di quale responsabilità compete a chiunque non abbia rinunciato a vivere all'altezza della propria umanità, secondo l'invito del Presidente Giorgio Napolitano: "Portate, nel tempo dell'incertezza, il vostro anelito di certezza".
Un'accesa condanna della fede cieca nel sistema del libero mercato. Hans Kung torna a esercitare il suo acume critico contro un dogma del nostro tempo.
"Un libro come questo dovrebbe richiedere in realtà l'impegno di una vita. E forse neppur tanto basterebbe." Così, a metà degli anni Settanta, scriveva nella nota introduttiva a "Essere cristiani" un Hans Küng non ancora quarantenne, e non era una semplice dichiarazione d'intenti: avrebbe dedicato l'intera esistenza (fino alla promozione del dialogo interreligioso e al "Progetto per un'etica mondiale") proprio allo scopo che sta al cuore di questo volume, rintracciare le costanti del cristianesimo, "le divergenze rispetto alle religioni universali e agli umanesimi moderni e al tempo stesso, il patrimonio comune alle Chiese cristiane separate". In "Essere cristiani", dunque, egli disegna le coordinate di un cammino che è ed è stato il suo ma che è al contempo quello di tutta la società e di ogni fedele, mettendo in luce gli elementi determinanti ed esclusivi del "programma cristiano" a partire dalla figura di Gesù. "Fu la concretezza di questa figura storica e del suo destino a innalzare il cristianesimo primigenio al di sopra delle contemporanee dottrine filosofiche della salvezza, delle visioni gnostiche, dei culti misterici. E la concretezza storica della sua figura è rimasta nei secoli il nerbo della fede cristiana rispetto a generiche 'Weltanschauungen' religiose, costruzioni filosofiche astratte e ideologie politico-sociali."
"Questo è un libro che avrei preferito non scrivere" dichiara Hans Kung, ma non ha potuto tirarsi indietro di fronte allo spettacolo della sua Chiesa che si condanna alla morte. Negli ultimi tre decenni infatti la Chiesa cattolica ha affossato gli impulsi promettenti del Concilio Vaticano II e ha abbracciato di nuovo una visione retrograda della società e del proprio ruolo: per esempio, l'appello costante alla tradizione non è un richiamo alla purezza delle origini, ma un tentativo di mantenere un papato autocratico e medievale che ha già irrigidito la struttura ecclesiastica e la dottrina morale. Dalla Controriforma alla condanna della scienza, dalla negazione dell'evoluzionismo alla visione ristretta della sessualità, Roma ha scelto di rimanere cieca e sorda di fronte ai problemi dei fedeli, perdendo la presa sulla realtà. Né ha saputo riconoscere le questioni che tormentano i suoi ministri, prima fra tutte l'obbligo del celibato, una delle cause del calo di vocazioni che condiziona negativamente la cura pastorale. La dura analisi di Küng ripercorre la storia e gli errori del Vaticano, ne diagnostica con chiarezza i mali e propone le uniche cure possibili per risanarlo e riportarlo, presente e vivo, in mezzo alla gente: lasciarsi alle spalle i vecchi pregiudizi, condannare (non solo a parole) gli sbagli del passato, abolire le gerarchie a favore di una struttura democratica, e instaurare un dialogo aperto con i credenti e le altre confessioni. Con una nuova prefazione dell'autore.
Chi era la singolare figura che ha dato il nome al cristianesimo? Come moltissimi altri cattolici prima del concilio, Küng è cresciuto con l’immagine di Cristo tramandata dalla tradizione: il Figlio di Dio assiso in trono, frutto di una “cristologia dall’alto”. Ma il vero Gesù Cristo il battagliero teologo svizzero lo ha conosciuto dopo i suoi studi romani, attraverso la moderna esegesi: “dal basso” ovvero “dalla prospettiva dei suoi primi discepoli ”, come reale figura della storia. “L’essenza del cristianesimo, infatti, non è nulla di astrattamente dogmatico [...] bensì è da sempre una figura storica viva”: Gesù Cristo. È lui il fondamento dell’autentica spiritualità cristiana. A lui dobbiamo ispirarci per il nostro rapporto col prossimo e con Dio stesso. Ed è a lui che la Chiesa deve riferirsi; è il suo vissuto – ciò che ha predicato, combattuto e patito – che deve diventare il criterio di orientamento e di vita; è alla verità storica delle origini che occorre tornare per combattere le amnesie, le dissimulazioni e gli occultamenti correnti.
In questo libro Hans Küng affronta il tema a cui ha dedicato la sua vita di studioso e di cristiano, già portato alla luce nella sua opera capitale Essere cristiani: il Gesù storico così come lo incontriamo nel Nuovo Testamento, nei tratti essenziali del suo annuncio, del suo comportamento e del suo destino unico. Lo annuncia agli uomini e alle donne di oggi come una figura viva del nostro presente.
Il più importante libro del grande teologo eretico, la prima riflessione, originale e dirompente, su un Cristianesimo senza Chiesa.