
"Con un approccio originale al tema del popolarismo, Lino Prenna risale alle radici filosofiche e teologiche che ne hanno segnato il percorso, quale declinazione storica del cattolicesimo democratico. Ma in questo bel libro c'è anche il tentativo, altrettanto ambizioso, di indicare una ipotesi di attualizzazione (il «nuovo popolarismo», appunto) su cui è prevedibile che si apra una qualche discussione. Il professor Prenna ci offre poi un'ulteriore suggestione, quella di intrecciare il discorso con il pensiero di papa Francesco, un Papa apparentemente non politico, perché non mostra alcun interesse ai partiti, mentre lo è profondamente nella sostanza del suo insegnamento, perché aiuta la politica e i politici a vedere ciò che da soli non riescono a fare. I cattolici democratici, popolari o neopopolari, sono sollecitati da queste pagine a trasformare in progetto politico il suo magistero sociale: un magistero declinato in modo comprensibile e convincente anche per i non credenti e, soprattutto, per chi fa politica, spesso vivendo il proprio tempo nel più assoluto smarrimento culturale." (dalla Prefazione di Pierluigi Castagnetti)
Il testo presentato costituisce la prima traduzione in italiano dell'encomio per il santo monaco Sergio di Radone. Il suo discepolo, Epifanij, che ne ha tracciato il profilo, sottolinea come l'igumeno di Radone svolse a più livelli un ruolo fondamentale per il destino della Russia. Sul piano religioso egli è concordemente considerato colui che ha provocato lo straordinario risveglio spirituale del paese dopo il lungo giogo tataro. Sergio di Radone partecipò attivamente alle vicende storiche della Russia, appoggiando il principato moscovita e sostenendo la sua candidatura a centro organizzatore della lotta per la liberazione del paese. Infine, il santo incise a lungo sullo sviluppo culturale russo tramite il monastero da lui fondato.
L'esistenza dell'anima e una verita di ragione, che puo essere compresa da ogni uomo, anche da chi dichiara di non credere in Dio.
Un gruppo di Amici dell'Oratorio, appassionati non solo al carisma del S. Padre Filippo, ma alla storia che da esso ha avuto origine e si è sviluppata lungo i secoli, ha pensato a questo omaggio a Padre Edoardo Aldo Cerrato, Procuratore Generale della Confederazione per diciotto anni, fino alla sua ordinazione a Vescovo di Ivrea, avvenuta nella chiesa di S. Maria in Vallicella l'8 settembre 2012, alla presenza dei Padri partecipanti al Congresso Generale Oratoriano che si celebrava in quei giorni. Sono pagine di storiografia oratoriana quelle che compongono questo volume, voluto con affetto e riconoscenza.
La dicotomia religione/popolo è tipica delle religioni del Libro, dove si forma storicamente un ceto di specialisti (sacerdoti, teologi) che detengono i poteri e i saperi e guidano la massa dei "fedeli". Ma la vita religiosa non è monodirezionale: il "popolo" recepisce i messaggi e li trasforma entro la complessità del vissuto quotidiano, in parte con obbedienza legata alla tradizione, in parte con forme devozionali ed etiche relativamente autonome, in parte rivendicando, per lo più implicitamente, una propria capacità d'iniziativa. In questo libro si seguono, in ambito cristiano, alcuni itinerari di tale complessa fenomenologia a doppio senso, che è costellata di incontri, scontri e forme di reciproco adattamento, ma è anche sottoposta agli inesorabili processi di erosione/metamorfosi cui l'incalzare della modernità sta sottoponendo il proteiforme mondo delle religioni.
«Se dovessimo individuare quale sia il motore dell'educazione, esso resta sempre l'inquietudine. Le pagine di questo volume ce lo ricordano. Bergoglio ha sempre esortato gli educatori a non trattare i giovani come recipienti da riempire, ma come individui dotati di sogni, inquietudini e desideri. Un ragazzo "inquieto" - scrive Bergoglio nel 2008 - "è un ragazzo sensibile agli stimoli del mondo e della società, uno che si apre alle crisi a cui va sottoponendolo la vita, uno che si ribella contro i limiti ma, d'altra parte, li reclama e li accetta (non senza dolore), se sono giusti. Un ragazzo non conformista verso i cliché culturali che gli propone la società mondana; un ragazzo che vuole imparare a discutere...". Dunque, occorre "leggere" questa inquietudine e valorizzarla perché tutti i sistemi che cercano di "acquietare" l'uomo sono perniciosi: conducono, in un modo o nell'altro, al "quietismo esistenziale". L'educazione autentica stimola i cittadini a scoprire le proprie aspirazioni, rendendoli parte attiva nella costruzione della società. La libertà non può esistere senza la giusta inquietudine, che spinge a esplorare, a desiderare e a spingersi verso nuovi orizzonti». Da questo estratto della Prefazione di Antonio Spadaro si riconosce una possibile, concreta, finalità di questo libro: permettere all'inquieta curiosità pedagogica di ciascuno di interrogare la realtà e il significato di educazione. In questa collettanea si ritrova il frutto di un cammino di ricerca che ha coinvolto i diversi autori in un tempo di ascolto e dialogo con il pensiero e gli scritti di papa Francesco. È il traboccamento di un'itineranza fatta di studio e riflessione, per offrire una geografia per orientarsi, osservare, ascoltare, approfondire, discernere la visione di un pastore in cammino con i popoli e le chiese nel e con il mondo.
La cultura originaria dei cappuccini non si desume dai libri. Né quelli letti né quelli scritti. I frati li conservavano in locali dignitosi, ma spogli, selezionandoli con il ferreo criterio della coerenza a un progetto di vita o tollerandoli perché utili a incoraggiare la pietà. Solidali con coloro che non hanno nome, convinti di non lasciare nulla dietro di sé, se non qualche gesto o parola, i fratelli che nel Cinquecento progettano di tornare all'originario spirito francescano ricercano la più disadorna precarietà. Non possiedono nulla, i loro mezzi di sussistenza sono ridotti all'indispensabile, abitano in penuria e devozione, il loro lessico è specifico e disciplinato, le loro architetture sono essenziali e minimaliste. Un tale progetto si presenta alternativo non solo alla cultura dominante, ma anche a quella specifica di marca francescana e porta inevitabilmente a una diversa interpretazione dei documenti fondatori - la regola e il testamento di Francesco - e della relativa tradizione storica e agiografica. Una rilettura che conduce all'ascetismo estremo e che si traduce, in prima istanza, in una dottrina e in un'arte del levare.
Il suo volto è dappertutto: pennellato sui muri, tracciato sulle rocce, tatuato sulla pelle. Anche il suo nome risuona in ogni dove: nelle chiese, nei manicomi, nelle galere. La sua popolarità è seconda solo a quella del Figlio. Un umano, di fronte a lei, mai si sognerebbe di prendere appunti: ha parlato così poche volte nei vangeli, solo sei, ch'è persino arduo indovinarne il timbro: soprano, mezzo soprano o contralto? Ancora oggi, però, è incredibile la potenza della sua voce, la destrezza dell'intuito. "Bisognerebbe essere mamma per capire certe cose" potrebbe risponderci. Il suo splendore è nato da uno spavento di naufragio. Che lei, come un marinaio scafatissimo, ha aggredito da vecchia lupa di mare. Dietro Lei, Maria di Nazareth, è rimasto soltanto il sole. Quello maiuscolo.
Per quattro anni 2800 vescovi provenienti da tutto il pianeta si sono impegnati a rafforzare le basi dottrinali e pastorali dell'evangelizzazione. È importante per ogni uomo di buona volontà conoscere i frutti di questi scambi, riflessioni, decisioni e preghiere che animarono questo concilio determinante per la vita della chiesa. Il cardinale Poupard, testimone diretto e poi profondo analizzatore di questo evento straordinario ce ne dà una profonda e viva lettura d'insieme, fornendo una sicura chiave interpretativa dei documenti conciliari. In particolare fa vedere come, grazie al Vaticano II, la chiesa, in cammino e in dialogo con il mondo di oggi, sia in grado di affrontare le sfide del 2000, con i grandi mutamenti, spesso sconvolgenti, che caratterizzano i vari continenti.
Destinatari
Per chi voglia approfondire lo studio e la comprensione di quell'evento straordinario.
Autore
Il card. Paul Poupard presente alla solenne apertura dei lavori del Concilio Vaticano II, ha svolto il suo servizio al fianco di Giovanni XXIII e Paolo VI. Nel 1979 è stato eletto ausiliare dell'arcivescovo di Parigi. Il 27 giugno 1980, Giovanni Paolo II lo ha chiamato ad assumere la carica di Pro-Presidente del Segretariato per i non credenti. Creato cardinale, dal maggio 1985 è stato Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo con i non credenti e dal 1988 è Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.
Il canto delle pietre è il diario immaginario del monaco che nel XII secolo edificò in Provenza l'abbazia di Le Thoronet, un capolavoro di architettura cistercense. La vita di un cantiere medioevale, i problemi tecnici, finanziari e dottrinali che ostacolano i lavori, le soluzioni adottate, di una modernità sorprendente, appaiono ben poco conformi a quell'immagine convenzionale del Medioevo che si è consolidata nel corso dei secoli. Ma ciò che nel racconto "tocca" e coinvolge di più è la lotta che il monaco ingaggia con la fragilità degli uomini e l'inerzia della materia, e, soprattutto, con le proprie contraddizioni interiori. La costruzione dell'abbazia diventa così un viaggio iniziatico nel profondo dell'essere umano. Ma non è tutto. Questa cronaca che per altro si fonda su ricerche storiche originali e su una lunga esperienza di costruttore - è anche una riflessione appassionata sui rapporti fra il bello e il necessario, fra l'uomo e la natura, fra il dovere verso gli altri e quello verso Dio. Ed è una meditazione lirica sull'Ordine nel quale tutti gli ordini trovano spazio, e su quell'arte che riassume tutte le altre: l'architettura.
Per comprendere l'enigmatica lettera inviata da Dante ai cardinali nel 1314 in vista dell'elezione papale non è sufficiente un'analisi letteraria: l'originale ricerca filologica e storica di Potestà permette di accedere al pensiero politico di Dante e alle sue speranze per la Chiesa del XIV secolo.
Secondo Michel de Certeau, nel riportare alla luce il passato, la scrittura storica lo seppellisce: gli costruisce una tomba, "nel duplice senso che, attraverso lo stesso testo, onora ed elimina. Il linguaggio ha qui la funzione di introdurre nel dire quello che non si fa più".
Questa raccolta di dodici studi, comparsi nell'arco di quasi quarant'anni, vorrebbe a suo modo onorare figure e e storie lontane: leader carismatici, intellettuali brillanti, polemisti abili e coraggiosi che si sforzarono di creare un'identità originale e una legittimazione teorica per gli Spirituali visti come eredi autentici (figli legittimi) di Francesco. Non solo le polemiche sulla povertà volontaria e sul suo lessico, ma anche concezioni apocalittiche e profetiche, costruzioni storiografiche e agiografiche, traduzioni e riprese di antichi patrimoni ascetici e spirituali greco-orientali, tutto fu pensato in vista della creazione di un modo nuovo e autonomo di conservare e vivere intatto il messaggio di frate Francesco.