
«Nel primo volume abbiamo cercato di cogliere le principali manifestazioni del monachesimo delle origini: ciò che potremmo chiamare la sua vita esteriore e visibile. Lo abbiamo visto nascere e diffondersi... Abbiamo visto sfilare davanti a noi figure egregie per santità, per opere, per autorevolezza. Abbiamo assistito all'insorgere di forme diverse di vita monastica... Ci siamo adoperati per sapere in che modo vivevano i monaci, quali erano le loro occupazioni quotidiane, quali i loro rapporti con la Chiesa e la società... In questo secondo volume cercheremo di analizzare ciò che potremmo definire la vita interiore del monachesimo delle origini: l'ideale che lo animava, il suo mondo spirituale. L'importanza di questa ricerca è evidente. I veri monaci non nutrivano alcuna ambizione terrena. La sola cosa che loro importava era cercare di trovare Dio facendo la Sua santa volontà... Accingiamoci dunque a trattare alcune questioni: quale è la vera natura della spiritualità del monachesimo delle origini; come esso si formò e chi furono i suoi principali teorici; su quali basi si regge; quali sono i suoi principi più saldi; come i monaci concepivano l'ascesa spirituale, dalla 'conversione' fino alle vette della carità e della contemplazione.» (dall'Introduzione dell'autore)
Le origini del monachesimo, come quelle della Chiesa, esercitano un fascino insostituibile non solo sugli ammiratori della vita monastica, ma su tutti i cristiani. È la primavera del monachesimo, la sua epoca idilliaca, carismatica, libera, spontanea. Tuttavia l'ammirazione dei grandi monaci delle origini spesso è accompagnata da una insufficiente conoscenza della loro vita, delle loro gesta, della loro spiritualità. García M. Colombàs colma proprio questa lacuna tracciando un quadro scientifico di figure come Antonio Pacomio, Simeone, Efrem, Basilio, Girolamo, Cassiano, Onorato e delle correnti monastiche di cui furono gli iniziatori. Scopriamo così che, già nel secolo, il monachesimo pre-benedettino aveva conosciuto un grande sviluppo istituzionale e spirituale.
È fuori dubbio che le storie del ritrovamento della santa Croce abbiano sostanziato e diffuso il culto e la venerazione del Legno santo; si è trattato di un avvenimento che avrebbe presto cambiato il modo di pensare e di rappresentare il simbolo della Croce. All’inizio del cristianesimo sono ben quattro le feste in onore della santa Croce (Venerdì santo adorazione della Croce, 3 maggio ritrovamento, 7 maggio apparizione, 14 settembre esaltazione) poi ridotte a due (7 maggio e 14 settembre). L’insegnamento veicolato dai racconti sulla santa Croce, nel corso del tempo, ha condizionato profondamente anche la vita e il culto delle chiese d’Oriente e d’Occidente. Le storie del ritrovamento della santa Croce sono un tesoro per la Chiesa, leggendole tra le righe ne viene fuori la bellezza e la forza della Croce che, onorata ed esaltata, diventa segno di speranza e di salvezza. Ri-leggere oggi la Croce in un contesto di «guerra mondiale a pezzi», per i credenti non è facile, forse è più facile svuotare il segno della Croce della sua «potenza» di amore e perdono, far finta di niente e andare avanti ma, come avvertiva papa Francesco, così facendo «non siamo discepoli del Signore»; la Chiesa andrà avanti solo se confessiamo «l’unica gloria: Cristo Crocifisso». Il 7 ottobre 2023 un «anticroce» è esplosa nella Terra del Signore, quella della morte e dell’odio, della vendetta e della guerra. Una «croce» oscura e malvagia frutto della cattiveria degli uomini. Una croce di morte che è entrata nella vita di israeliani, palestinesi e cristiani avvelenandone i cuori e le menti. Nella Croce, ricorda il patriarca Pizzaballa, «ritroviamo tutta l’umanità sofferente: le ingiustizie, le guerre, i soprusi, le umiliazioni, il grido di dolore di ognuno». Il volume è arricchito da fonti antiche, basilari per comprendere l’avvenimento, e da alcuni interessanti testi patristici riguardanti l’adorazione e le feste in onore della santa Croce.
Un prezioso volume che raccoglie tutti i discorsi ufficiali e le foto più significative della Visita Pastorale di Papa Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo.
Chi erano gli uomini che fondarono i primi monasteri? Quali le loro esigenze? Perché ben presto gli ordini monastici divennero un faro della cultura nelle temperie del Medioevo? Partendo dai dati disponibili, prese in esame tutte le fonti antiche giunte fino a noi, l'autore delinea la storia del monachesimo dalle origini a Benedetto da Norcia, chiarendo gli aspetti religiosi, spirituali, ambientali, sociali che hanno portato alla nwascita del fenomeno. Un libro di agile lettura, in cui le vicende di uomini e donne votati alla contemplazione sono narrate con dovizia di particolari.
Il XVI secolo, che segna l'emancipazione della cultura dalla tutela del clero, offre nel campo della spiritualità un'impressionante abbondanza di materiale scritto, favorita anche dall'invenzione della stampa. Accanto alla frattura protestante e alla reazione cattolica, la Chiesa assiste in questo periodo anche a una riforma dall'interno suscitata da un gran numero di "santi" impegnati a fare rifiorire una religiosità più autentica. Senza uscire dall'istituzione che talvolta li avversa o li frena e che costituisce il bersaglio della loro contestazione implicita, i grandi spiriti religiosi ritengono possibile un vero rinnovamento e un'autentica pratica cristiana nella Chiesa vivendo in prima persona le esigenze del vangelo. Tre di queste grandi figure segnano il "secolo d'oro" della spiritualità spagnola: Ignazio di Lojola (1491-1556), Teresa d'Avila (1515-1582) e Giovanni della Croce (1542-1591), protagonisti, assieme alle loro scuole, del volume.
All'appello che nel 1095 Urbano II rivolse da Piacenza agli italiani e da Clermont ai francesi, risposero entusiasti principi, vassalli, scudieri e ribaldi. Salvare la cristianità dalla più barbara e fanatica ondata musulmana, riportare i cristiani d'Oriente alla fratellanza con i cristiani d'Occidente, ricreare un unico ovile sotto un unico pastore: questo era il programma bandito da Gregorio VII e in seguito dal suo successore Urbano II. La società europea si stava organizzando attorno a Roma papale, erede e continuatrice di Roma imperiale. Un nome, Gerusalemme, rappresentava per tutti il simbolo del grande programma. La liberazione del Santo Sepolcro significava la sintesi di tutta una fede, di una vita di dedizione e abnegazione. Nel corso dei decenni, con le loro passioni, gli egoismi e le cupidigie, papi e principi corruppero questi ideali di rinnovamento creando al contempo la storia dell'Europa medievale e moderna. Ma le Crociate non furono soltanto un episodio di fanatismo sterile e di avidità grossolana: esse rappresentarono anche la realizzazione di alti pensieri e nobili sentimenti vissuti, oltre che dalle aristocrazie feudali o sacerdotali, da popoli interi. Letteratura, arte ed economia in Europa portarono e portano tuttora l'impronta dei sacrifici fatti in nome di Gerusalemme, del Sepolcro di Cristo.
Seguendo la devozione presente nel Santuario di Cotignac (Francia), l’autrice in prima persona ci fa immergere nella bellezza della vita di san Giuseppe, uomo del servizio, del silenzio, dell’obbedienza.
Il presente volume, che interesserà piu’ ambiti disciplinari, è un’importante opera di Storia realizzata da un giurista da sempre studioso del mondo russo. La storia della Chiesa russa è segnata da uno stretto rapporto di unione tra Sacerdotium e Imperium che trova il suo fondamento nella dottrina bizantina della sinfonia dei poteri, ma che, fatti salvi periodi assai brevi, si è realizzato come totale e incondizionata subordinazione dell’autorità spirituale a quella temporale. Il fattore religioso permea tutta la storia della Russia: basti pensare all’idea di Mosca Terza Roma e alla sua negazione, che alla fi ne del XVI sec. si esprime nell’Unione con Roma delle eparchie rutene della Confederazione polacco-lituana, o nella metà del secolo successivo al grande Raskol o scisma dei Vecchi credenti, i quali danno vita ad una Chiesa nazionale contrapposta a quella ufficiale, o ancora, in negativo, a cavallo tra XVII e XVIII sec. al periodo di Pietro il Grande, che trasforma la Chiesa in un dicastero statale, impone un modello di società totalmente estraneo alla tradizione russa e dà inizio alla grande frattura che porterà alla contrapposizione tra slavofili e occidentalisti, tra fautori del modello europeo e di quello asiatico e successivamente all’imposizione intollerante del bolscevismo. Dopo l’esperienza sovietica, attentamente analizzata dall’autore, prevarrà ancora una volta il rapporto di stretta sinergia tra Chiesa e Stato dell’epoca zarista e, siamo ai giorni nostri, riprenderà vita un sistema confessionista, intollerante nei confronti delle religioni considerate estranee alla tradizione del Paese. Il volume esamina diffusamente anche l’evoluzione storica dei rapporti dello Stato russo con la Chiesa dei Vecchi credenti e con quella greco-cattolica, analizzando le cause che ne hanno favorito la nascita, e gli attuali rapporti della Chiesa Ortodossa Russa con le altre Chiese e Confessioni. Particolarmente attuali sono le pagine sul progetto di unione tra cattolicesimo e ortodossia elaborato da Petro Mohyla, elevato all’onore degli altari dalle Chiese ortodosse ucraina (Patriarcato di Mosca), romena e polacca nel 1996 e dalla Chiesa Ortodossa Russa nel 2005.
L’idea bizantina delle sinfonia dei poteri trova applicazione solamente in periodi assai brevi, lasciando spa-
zio a una costante subordinazione della Chiesa allo Stato. Le tappe fondamentali della storia russa, deli-
neate in questo volume, non possono essere comprese senza tenere presente il fattore religioso: dall’idea di
Mosca Terza Romaall’assolutismo teocratico di Ivan il Terribile, dallo scisma dei Vecchi credenti a Pietro
il Grande. Imponendo con la violenza un modello estraneo alla cultura e alla tradizione russa, Pietro crea
le basi per la grande frattura che contrapporrà nel XIX secolo slavofili e occidentalisti; questa frattura, che
sopravvive anche nel periodo comunista, è tuttora presente nella cultura russa e nella mentalità popolare.
Una particolare attenzione viene dedicata alla storia della Chiesa del periodo bolscevico e dei giorni nostri,
che vede l’ortodossia riproporre un modello di rapporto con lo Stato che richiama alla memoria quello esi-
stente nell’era zarista. Il lavoro esamina diffusamente anche i problemi attuali della Chiesa ortodossa russa
e le sue relazioni con le altre Chiese e confessioni cristiane e con le altre religioni.

