
Il libro racconta la storia dei testi cristiani, dalle origini lontane della Bibbia ebraica fino ai clamorosi ritrovamenti negli ultimi decenni di manoscritti che si credevano perduti, tra le sabbie dei deserti ma anche in biblioteche europee. Traduttori e filologi, eretici e vescovi, patriarchi e stampatori, chierici e laici, eremiti e umanisti, imprenditori e falsari, uomini e donne spesso dimenticate: ecco alcuni tra i protagonisti di vicende che per oltre due millenni hanno unito, ma anche separato, Oriente e Occidente. È la storia della ricerca intorno a una parola che si crede ispirata divinamente e si trasforma in scrittura sacra. Scrittura che a sua volta dà vita a innumerevoli altre scritture che la traducono e la commentano, libri di Dio da allineare in un'ideale immensa biblioteca. Al centro di una vicenda poco conosciuta che aiuta a capire anche l'oggi.
Il libro racconta la transizione del papato dalla fine dell'antico regime agli ultimi tre pontificati, nuovi ma con limiti evidenti di governo. In una crisi profonda del cattolicesimo l'assolutismo papale sembra essere al suo apogeo ma non riesce a riformare la curia romana e si scontra con difficoltà serie: il rapporto con il denaro, la comunicazione, la problematica santità papale. L'eredità di Ratzinger resta fondamentale, tra l'altro, per il rapporto con l'ebraismo, per la riflessione sull'estinguersi della fede in Occidente e per l'azione lucida e determinata contro lo scandalo degli abusi, ma poco efficace è stato il suo governo. Irrisolto e contraddittorio risulta invece il pontificato di Bergoglio, caratterizzato da una decisa volontà riformatrice ma anche da scelte che hanno finito per accentuare le divisioni nella Chiesa, rendendo in questo modo urgente una riflessione sull'esercizio del potere papale e sulla collegialità episcopale.
La donazione di Costantino è uno dei falsi più famosi della storia occidentale. Il testo, composto tra l'VIII e il IX secolo d.C., si presenta come l'atto con cui l'imperatore avrebbe concesso al papa Silvestro e ai suoi successori poteri e beni in Oriente, ma soprattutto in Occidente, un atto che avrebbe poi consentito la nascita di quello che per secoli sarebbe stato lo Stato della Chiesa. Invocata dai papi e avversata da molti fin dall'XI secolo, la donazione fu dimostrata definitivamente falsa nel XV secolo da Lorenzo Valla. Una questione che ha nei secoli successivi innescato il dibattito sul potere temporale dei papi, sui rapporti fra religione e politica, chiarendo molti aspetti dell'identità del paese che ospita il romano pontefice.
"Vian offre di questo famoso falso un'esemplare analisi che va ben oltre il testo in sé" (Gianfranco Ravasi)
"Un bellissimo libro" (Silvia Ronchey)
La donazione di Costantino è uno dei falsi più famosi della storia occidentale. Il testo fu composto a metà dell'VIII secolo, proprio mentre nel cuore dell'Italia nasceva lo Stato della Chiesa. Presentato come l'atto con cui l'imperatore avrebbe concesso a papa Silvestro e ai suoi successori Roma, l'Italia e l'Occidente, il documento servì più tardi a sostenere l'espansione territoriale della Chiesa romana. Questione italiana per eccellenza, la storia della donazione di Costantino non solo implica e chiarisce aspetti centrali dell'identità culturale del paese dove risiede il "romano pontefice", ma costituisce anche una chiave d'accesso assai efficace per meglio comprendere il rapporto tra religione e politica.
Giovanni Maria Vian è docente di Filologia patristica nella Sapienza-Università di Roma. Ha tra l'altro pubblicato "Bibliotheca divina. Filologia e storia dei testi cristiani" (Carocci, 2001, tradotto in spagnolo nel 2005). Dal 2007 è direttore dell'"Osservatore romano".
Il volume ricostruisce l'atteggiamento della Chiesa valdese verso il riformismo religioso cattolico nel primo Novecento, principalmente attraverso l'esame delle riviste valdesi. Ne emergono l'importanza che la questione del modernismo rivestì nell'ambiente valdese e per l'intero evangelismo italiano e la polarizzazione della maggioranza dei protagonisti intorno a due opzioni divergenti: il sostegno ai tentativi dei modernisti di riformare la Chiesa cattolica dall'interno; e la sollecitazione rivolta ai modernisti ad abbandonare la Chiesa di Roma, considerata irriformabile dopo la condanna del modernismo da parte di Pio X, e a aderire a una delle Chiese evangeliche. Spicca tra l'altro l'identificazione dell'autore di un articolo pseudonimo sui rapporti tra protestanti e modernisti, fino a oggi infondatamente attribuito al celebre modernista Ernesto Buonaiuti, che ora induce a ridatare i rapporti tra lo stesso Buonaiuti e gli ambienti evangelici. Nell'insieme il volume offre un apporto alla comprensione della storia religiosa contemporanea e delle relazioni tra le Chiese cristiane, che, anche grazie all'esperienza del modernismo, in quegli anni si andavano faticosamente aprendo alla prospettiva dell'ecumenismo.
La crisi modernista fece vacillare la Chiesa cattolica all'inizio del Novecento. La dura repressione del tentativo di accogliere nel cattolicesimo alcune istanze contemporanee costituì l'acme del secolare conflitto della Chiesa con la modernità. Il volume ripercorre la storia della crisi modernista, presenta le principali proposte di rinnovamento e i maggiori protagonisti del riformismo religioso cattolico, indugia sulla condanna del modernismo come "sintesi di tutte le eresie" da parte di Pio X (1907) e sulla reazione antimodernista, si sofferma brevemente sui "neomodernismi" denunciati dal papato nel secolo seguito alla crisi e accenna ai fenomeni "modernistici" nelle altre tradizioni religiose
I quattro volumi della Storia del cristianesimo rendono conto, insieme, della straordinaria ricchezza di un fenomeno religioso che permea duemila anni di storia ma possono anche esser letti ciascuno come opera a sé stante. L'interazione del cristianesimo con i diversi ambiti culturali è oggetto di particolare attenzione: alcuni capitoli sono dedicati alle arti, all'economia, alle scienze, alla filosofia, in prospettiva interdisciplinare. Il volume ripercorre il passaggio, che si realizza tra la fine del Settecento e il presente, da un cristianesimo erede delle società di antico regime ed eurocentrico all'attuale Global Christianity: un cristianesimo a diffusione mondiale, che conta la sua maggiore presenza nel sud del pianeta e che è segnato da quello straordinario processo della recente storia dell'umanità costituito dall'emancipazione delle donne. Fenomeni che, insieme al confronto con la modernità più avanzata, ma anche con lo sviluppo dei fondamentalismi religiosi, hanno innescato un profondo ripensamento di dottrine e pratiche.
Le tracce di interpretazione di questo libro non intendono esaurire la ricchezza del testo dell'Enciclica Fratelli tutti: il loro intento è quello di individuare possibilmente gli antecedenti dell'Enciclica, la sua struttura e le tematiche fondamentali affrontate. Il richiamo ad alcune prospettive per il domani offre essenziali indicazioni non tanto di conclusione, bensì di invito alla lettura e all'approfondimento. Non va disatteso il fatto che la Lettera Enciclica si colloca nel contesto storico attuale caratterizzato dalla situazione creatasi a causa della pandemia mondiale da Covid-19, che ha evidenziato la criticità sostanziale di un pragmatismo tecnocratico assolutista, accentuato da una deriva di onnipotenza delirante. In questa prospettiva, l'Enciclica Fratelli tutti, ben più delle risposte, offre la possibilità di interrogativi decisivi, che fanno appello all'intelligenza, alla maturità e alla fatica della ricerca della verità di senso dell'esistenza degli umani, nello stile della fraternità che caratterizza ogni relazione
La conversione di Costantino al cristianesimo è uno degli avvenimenti decisivi della storia mondiale. Nel 309 e nel 311 due feroci persecuzioni avevano provocato migliaia di vittime tra i seguaci del nuovo culto e solo una piccola percentuale degli abitanti dell'immenso impero era di religione cristiana. Ottant'anni dopo il paganesimo sarebbe stato vietato, scomparendo per sempre dalla storia. Paul Veyne individua le ragioni di quella svolta epocale: le cause storiche, che affondano le radici nella situazione politica dell'impero romano; ma anche le motivazioni personali, radicate nella psicologia di un sovrano che si riteneva il salvatore dell'umanità e che fu dunque in grado di compiere un gesto di straordinaria audacia. Questo studio ricostruisce la cornice di quella rivoluzione politica, culturale e religiosa, e ne analizza le conseguenze. La cristianizzazione dell'impero seguì un cammino tortuoso, che portò alla sintesi tra due sistemi di valori, cambiando profondamente sia la romanità sia la Chiesa, che convertì milioni di persone senza fare martiri. Ma quel processo lasciò anche cicatrici profonde: l'antisemitismo cristiano iniziò proprio allora a sedimentare i suoi veleni. Senza dimenticare che quegli eventi così lontani nel tempo riverberano ancora nel dibattito politico, come conferma la discussione sulle radici cristiane dell'Europa. Una visione documentata e a tratti provocatoria di sul rapporto tra ideologia e religione, monoteismo e psicologia, tra storia e politica.

