
Da un amato e apprezzato narratore, una raccolta di 50 brevi racconti che raccontano la pace in tutte le sue sfumature. Piccole perle di scrittura che conservano la freschezza e la semplicità della tradizione orale, adatte ad ogni età, utili per riflettere ed emozionarsi, dando nuovo slancio e senso alla propria esistenza.
Meister Eckhart (1260ca-1328ca) ha inteso l'esperienza mistica non nel senso di eventi spettacolari dell'anima o di teofanie celesti improvvise. La sua unione con Dio non è un evento isolato dell'anima, bensì la presenza perdurante del divino nel fondo dell'esistenza umana. Egli ritiene valido soltanto pensare a Dio di continuo, quasi abbracciandolo con il pensiero e senza dirsi mai soddisfatto di un Dio soltanto pensato. La presenza continua e ineffabile di Dio viene colta dallo sguardo nell'atto in cui egli dona in sovrabbondanza la vita.
«La malattia, soprattutto quella grave, mette sempre in crisi l'esistenza umana e porta con sé interrogativi che scavano in profondità. Il primo momento può essere a volte di ribellione: perché è capitato proprio a me? Ci si potrebbe sentire disperati, pensare che tutto è perduto, che ormai niente ha più senso... In queste situazioni, la fede in Dio è, da una parte, messa alla prova, ma nello stesso tempo rivela tutta la sua potenzialità positiva. Non perché la fede faccia sparire la malattia, il dolore o le domande che ne derivano, ma perché offre una chiave con cui possiamo scoprire il senso più profondo di ciò che stiamo vivendo; una chiave che ci aiuta a vedere come la malattia può essere la via per arrivare ad una più stretta vicinanza con Gesù, che cammina al nostro fianco, caricato della Croce.» (Papa Francesco)
La pratica del digiuno e le scelte alimentari rivestono un'importanza fondamentale per la storia del movimento monastico nella tarda antichità, nonostante la carenza delle fonti materiali e il fatto che cibo e bevande possiedono un significato simbolico non univoco, bensì continuamente rimodulato, anche all'interno di uno stesso contesto culturale e religioso. In merito alla pratica ascetica del digiuno l'autore prende in esame due esempi. Il primo riguarda Paolo il Semplice, che per essere accolto come monaco da Antonio viene sottoposto a diverse prove, in cui il cibo e l'acqua svolgono un ruolo centrale. Il secondo è un passo delle Confessioni in cui Agostino afferma di lottare "ogni giorno contro la concupiscenza del cibo e della bevanda" perché, a differenza dei "piaceri venerei", la gola è più difficile da tenere a freno. Dai due casi emerge che la sfida più importante degli asceti non consisteva nel reprimere il desiderio sessuale, come invece sostiene lo storico Peter Brown, ma nel controllare la fame e la sete. La categoria moderna di sessualità, dunque, sarebbe poco adatta per comprendere il fenomeno tardoantico dell'ascetismo.
Beatrijs, una giovane e nobile suora, bella d'aspetto, cortese nei modi e diligente nella devozione, adempie al proprio dovere di sacrestana nella più completa dedizione. Tuttavia l'amore che nutre per un giovane la porta ad abbandonare il convento. Per sette anni i due amanti vivono nella ricchezza e dalla loro unione nascono due bambini. Ben presto però giunge la povertà. Beatrijs viene abbandonata con i suoi figli e per sette anni è costretta a prostituirsi per sopravvivere, finché, in sogno, la voce di un angelo la invita a tornare al convento, dove scopre che nessuno si è accorto della sua assenza poiché la Madonna l'ha sostituita in tutto e per tutto per quattordici lunghi anni. La leggenda della sacrestana è contenuta in un codice miniato che risale con ogni probabilità alla seconda metà del XIV secolo. Poema scritto in medio neerlandese da autore anonimo, è un testo di profondo significato religioso e di notevole bellezza e raffinatezza psicologica che si può leggere come una riscrittura medievale della parabola del figlio prodigo. In "Beatriijs" il lettore osserva la protagonista nel passaggio da uno stato di innocenza incosciente alla conoscenza del peccato e dal peccato al desiderio di salvezza, qui reso in sublime poesia.
«L'amore, come passione, non ha un carattere determinato: nel superbo diventa esigente e tirannico, nel sensuale diventa bizzarro e incostante, nell'egoista diventa materiale e volgare, nel geloso diventa cupo e sospettoso, nel sensibile diventa timido e delicato». Nei primi anni Sessanta, David Maria Turoldo sta ideando una trilogia di film sul Friuli. Per mettere nero su bianco la sceneggiatura recluta un giovane che scrive a macchina velocemente. Si chiama Carlo Santunione: ha terminato il noviziato e ha fatto la professione solenne per diventare religioso. Il loro accordo di collaborazione deve rimanere segreto perché il Sant'Uffizio tiene Turoldo sotto osservazione.Come compenso, il giovane chiede di poter trascrivere di tanto in tanto commenti alla liturgia che il poeta friulano detta all'impronta con «quelle braccione che remavano nel vuoto della stanza» e «quel vocione che violentava il silenzio». Quelle parole che «vibravano di sublime teologia calata nella realtà della vita», rimaste inedite per oltre mezzo secolo, vengono ora riproposte in forma integrale.
Sant'Atanasio di Alessandria, vescovo e teologo, considerava il Salterio un «libro degli affetti», un testo che consente di riconoscere gli infiniti registri dell'anima. I salmi, infatti, sono lo specchio dei sentimenti: da un lato ci rivelano il nostro stato interiore, dall'altro i moti più negativi che richiedono risanamento e maturazione.«Il libro dei Salmi - secondo Atanasio - possiede una sua propria grazia meritevole di particolare attenzione; oltre a tutto quello in cui vi è comunione e relazione con gli altri libri, ha anche questo di meraviglioso, che riporta impressi e scritti in esso i moti di ciascuna anima e il modo con il quale essa cambia e si corregge».
Le riflessioni raccolte nel volume sono frutto di anni di studio e di lavoro, ma soprattutto dell’incontro e dell’ascolto con numerose persone ferite. Ogni persona, con la propria storia, diventa maestra di vita e offre un frammento del grande puzzle della felicità: basta saperlo scorgere e cogliere. Il segreto della felicità, dice l’autore, è dentro di noi, nel più profondo del nostro essere, nel vissuto dei fatti e degli incontri quotidiani. Esso consiste nel saper vivere qui ed ora la vita, nel saper valorizzare tutto quello che si è e si ha, nell’accogliere la realtà che ci si presenta, senza sfuggirla.
Note sull’autore
Antonio Ventre, psicologo psicoterapeuta, vive e lavora a Torino. Ha lavorato nei servizi per la cura delle tossicodipendenze, nei servizi sociali, nelle comunità residenziali, nei servizi psichiatrici. Attualmente è impegnato presso il Servizio di psichiatria dell’Ospedale Molinette e collabora con alcune associazioni di volontariato. Insegna presso la Scuola di specializzazione per psicoterapeuti in analisi transazionale di Torino (ITAT), presso la Scuola per educatori professionali e all’Università di Torino nel settore dei Diplomi universitari per infermieri.
Il Decalogo viene consegnato agli uomini nel contesto di una storia di liberazione nella quale Dio appare come il liberatore. Il preambolo, recita il Deuteronomio, afferma infatti: "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile". La collettività di Israele non viene fondata sulla signoria del re, ma sulla volontà divina sintetizzata nelle Dieci Parole che costituiscono l'antimodello al diritto regale antico-orientale e si propongono di superare una mentalità di sudditanza per una formazione del cuore. Per la prima volta, la libertà politica viene connessa alla volontà di Dio, il quale relativizza tutti i diritti di lealtà. Su questo fondamento si basano "i moderni diritti umani, non solo come diritti di difesa contro lo stato, bensì come doveri per la coesione solidale nella società". I Dieci Comandamenti hanno dunque il compito "di dare una forma alla libertà", tenendo vivo per tutte le generazioni il ricordo della fine dell'oppressione.
Descrizione dell'opera
L'autore riflette sul alcuni proverbi o espressioni tratti dai capitoli 36 e 37 del libro del Siracide, che commenta in maniera esortativa con stile nitido e piano. Sono "spigolature" di grande fruibilità morale, che respirano l'atmosfera della sapienza tradizionale e riflettono la quotidianità dell'esistenza in cui l'umanità da sempre si trova coinvolta. «La sapienza nel saper scegliere, giudicare, vivere è una luce che brilla e può riscaldare l'esistenza di tutti, anche se molti preferiscono vie tenebrose e scivolose» (dalla Presentazione del card. G. Ravasi).
Sommario
Presentazione (G. Ravasi). Introduzione. I. Necessità del discernimento. II. Vera e falsa compagnia. III. Veri e falsi amici. IV. Veri e falsi consiglieri. V. Vera e falsa sapienza. Conclusione.
Note sull'autore
CARLO GHIDELLI (1934) ha conseguito la Laurea in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e la Licenza in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico di Roma; è stato docente nel Seminario Teologico diocesano di Crema e alla Facoltà Teologica di Milano. Segretario del Vescovo di Crema (1964-1982), assistente diocesano dell'Azione Cattolica, già consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, è stato sottosegretario della CEI (1983-1986) e assistente ecclesiastico generale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore (1986-2000). Arcivescovo di Lanciano-Ortona dal 2001 al 2010, presidente della Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana dal 2004 al 2011, è membro del Centro Studi dell'Unione Apostolica del Clero (UAC). Biblista noto in campo nazionale e internazionale, ha collaborato alla traduzione interconfessionale della Bibbia in lingua corrente, nonché all'ultima revisione della Bibbia CEI. Autore di numerose pubblicazioni, ha approfondito in particolare lo studio dell'opera lucana.
Descrizione dell'opera
Scopo del volume è aiutare il lettore a rileggere il mistero della vita intradivina - le dinamiche trinitarie - come la fonte e il modello della vita umana. La novità dell'approccio consiste nel cogliere come il mistero dell'incarnazione, in cui si rivela l'infinita condiscendenza del Creatore verso il creato, abbia mutato per così dire la stessa vita di Dio. L'incarnazione del Verbo, che si fa percepibile sensibilmente nelle parole e nei gesti di Gesù, diventa così il paradigma e il modello del nostro processo di umanizzazione come pure una rivelazione teologica che apre a uno sguardo sul mistero di un Dio veramente coinvolto nella storia.
Come si evince dai titoli dei capitoli che lo compongono, il testo accompagna a un cammino di riscoperta del volto e dei modi di Dio riletti alla luce del mistero di Cristo. Esso diventa, al contempo, rivelazione di Dio e rivelazione dell'uomo fino a rivelare a Dio stesso un modo diverso di essere Dio. Tutto ciò non è semplicemente un percorso teorico, né tantomeno si prefigge di offrire una riflessione teoretica. Al contrario, questo sguardo posto sul mistero di Dio permette - anzi obbliga - a maturare uno sguardo su se stessi e sul mondo segnato da un atteggiamento contemplativo che ha nulla a che vedere con un modo disincarnato di sentire e di vivere la spiritualità.
Dedicato alla memoria di Raimon Panikkar, il testo sostiene la ricerca spirituale di tanti credenti in Cristo che, nel suo volto, ritrovano e amano i mille volti che il mistero di Dio assume nella concretezza della storia. Si rivolge a quanti, nello spirito del Vaticano II, cercano di seguire Gesù e il suo Vangelo come traccia sicura di umanizzazione possibile, che ci fa scoprire fratelli e sorelle in umanità. Tale scoperta è certamente un dono, ma anche una sfida che esige il dono totale di sé e il superamento di ogni attaccamento ai propri parametri precostituiti. Un libro per essere grati a Dio di essersi rivelato in Cristo Gesù, per sperare di potersi sedere alla medesima tavola dell'amore e della compassione di tutti e per tutti.
Sommario
Prologo. Dio dai mille volti. Dio al plurale. Dio esposto nella parola. Dio versatile. Dio danzante. Dio passionale: relativo assoluto. Dio matura maturando. Dio vero nell'assoluto relativo. Dio vasaio sereno nel provvisorio. Dio per noi.
Note sull'autore
MICHAELDAVIDE SEMERARO osb (1964) (www.lavisitation.it) è monaco benedettino del monastero di Germagno dal 1983 e, dopo la sua formazione monastica, ha conseguito il dottorato in teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana. Ha pubblicato per EDB: Con Gesù in compagnia di Luca. La Parola festiva nell'anno C (2006); Cantico dei Cantici. L'amore non s'improvvisa (2006); Con Gesù in compagnia di Matteo. La Parola festiva nell'anno A (2007); Facciamo l'uomo! Invecchiare e morire: un'iniziazione possibile (2007); Con Gesù in compagnia di Marco. La Parola festiva nell'anno B (2008); L'altra Mensa: la Parola nella liturgia (2008); Seme è la Parola. Invito alla lectio divina (2011); Betlemme: la casa del pane. Il futuro è possibile (2011); Spero lo Spirito Santo. Meditazioni per la Pentecoste (2012). Insieme a Milena Simonotti Il presepe nel cuore. Novena. Tavole di Giuseppe Cordiano (2011) e L'Ora dell'Amore. Presepe di Pasqua. Ierofanie di Giuseppe Cordiano (2013). È inoltre autore delle riflessioni alle letture della rivista mensile Messa e preghiera quotidiana, dei volumi a caratteri grandi Accompagnati dalla Parola (per i tempi di Avvento e Quaresima) e del Messale quotidiano (22011).

