
Nella vita di un adolescente ci sono mille porte aperte e non sempre è facile scegliere quella che dischiude gli orizzonti migliori. Magari la prima volta si sbaglia, e anche la seconda. Ma la strada giusta si trova, se si è disposti a compiere un viaggio alla scoperta di sé stessi. Questo significa crescere: mettersi in cammino verso il bene desiderato. Seguendo alcuni passi e personaggi dell'Odissea, l'Autore affronta diversi temi che possono orientare il viaggio del lettore che cerca. Il coraggio di mettersi in gioco, le motivazioni, la possibilità di affrontare sconfitte, i sentimenti, la memoria della propria storia: sono alcuni temi che orientano quel viaggio che prima o dopo ognuno fa andando alla scoperta del proprio posto nel mondo. Il libro è arricchito dalla testimonianza di ragazzi e ragazze e da domande per la riflessione personale.
Liberate, liberanti: le madri possono continuare a partorirci. Oppure no. Ed è allora che continuiamo a cercarle: in altre donne, in progetti, in dimensioni di senso. Antonia Chiara Scardicchio e Marilena Lucente, impegnate a intrecciare storie di caduta e di redenzione, utilizzano registri narrativi diversi per dire del femminile nella sua potenza generativa.Non c'è retorica: delle madri si dice anche l'angoscia del giudicare le figlie, così come al rovescio, delle figlie che giudicano le madri. Anche gli uomini si ritroveranno nelle dimensioni che costituiscono tutti cercando nella madre (biologica, immaginata, quella a cui si rivolge preghiera) la via per risorgere. Un Magnificat contemporaneo che mescola il grande e il piccolo.
Otto brani evangelici, otto modi di vedere o di essere guardati. In questo libro, che ripercorre un corso di esercizi spirituali, ci sono soprattutto gli occhi dell'autore: Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, pastore attento a ogni figlio e figlia di Dio. Attraverso le sue meditazioni e i personaggi del Vangelo proviamo anche noi a guardare la realtà con gli occhi del cuore. Come Zaccheo saremo invitati a «vedere da vicino il Signore», ma anche a «vedere da lontano», come il Padre misericordioso. Con Gesù potremo «abbassare lo sguardo» di fronte alla donna sorpresa in adulterio, ma anche «osservare con compassione la madre vedova di Nain», fino ad arrivare a «fissare lo sguardo» su Cristo: è lui che trasforma la vista e attiva la capacità di guardare negli occhi anche i poveri.
La pace, i popoli, l'amore incondizionato di Dio: queste le prime parole che papa Leone XIV ha donato alla Chiesa e al mondo e che queste pagine raccolgono, unitamente a un breve profilo biografico e alle motivazioni della scelta del suo nome. Dal primo saluto sulla Loggia della Basilica di San Pietro al Discorso fatto al Collegio cardinalizio, le sue parole diventano per ogni credente un appello diretto e chiaro a riscoprirsi una Chiesa in cammino, una Chiesa capace di costruire ponti e di affrontare con consapevolezza e parresia le sfide che una "nuova rivoluzione" segnata dall'economia e dalle tecnologie avanzate muovono in difesa della dignità umana, della giustizia, del lavoro.
Questa raccolta, con la quale si prosegue la pubblicazione degli studi su San Pietro di Modena, accoglie il lavoro di studiosi e giovani ricercatrici e ricercatori su singoli temi o interrogativi che riguardano la cultura monastica nel suo insieme. l volume contiene saggi di: Annalisa Battini, Gioia Boattini, Giovanni Cangi, Marco Cattini, Sonia Ca- vicchioli, Alessandra Costi, Eduardo López-Tello García, Cecilia Moine, Lorenzo Pongiluppi, Lara Sabbionesi, Simone Sirocchi, Fabrizio Tonelli, Giuseppa Z. Zanichelli.
Il contributo dell'ordine benedettino alla cultura e all'arte europee tra passato e futuro.
Georges Bernanos, scrittore brillante e fervente cristiano, parlando con alcuni amici fece questa confidenza: «Non vivrei neppure cinque minuti fuori della Chiesa Cattolica; e se venissi cacciato, vi tornerei subito a piedi nudi, in camicia e con la cenere sul capo e accetterei qualunque condizione per rientrare nella Chiesa». Perché? Perché solo nella Chiesa Cattolica poteva ricevere il perdono di Dio, del quale tutti abbiamo bisogno. Il profondo pensatore Søren Kierkegaard ha scritto: «Perché ci si possa veramente fidare di un uomo, si esige la sua parola. Anche Dio ci ha dato la Sua Parola: Cristo!». E Cristo, in mezzo alla nostra cattiveria, ha gridato: «Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno».
I tre “atteggiamenti” raccomandati dal Papa sono mutuati da san Paolo, che “ci invita a preparare la venuta del Signore” con “la gioia costante, la preghiera perseverante e il continuo rendimento di grazie”. “La gioia del cristiano non si compra, non si può comprare”, ha ammonito Francesco: “Viene dalla fede e dall’incontro con Gesù Cristo, ragione della nostra felicità. E quanto più siamo radicati in Cristo, quanto più siamo vicini a Gesù, tanto più ritroviamo la serenità interiore, pur in mezzo alle contraddizioni quotidiane”. “Per questo il cristiano, avendo incontrato Gesù, non può essere un profeta di sventura, ma un testimone e un araldo di gioia”, ha spiegato il Papa: “Una gioia da condividere con gli altri; una gioia contagiosa che rende meno faticoso il cammino della vita. Dio “è molto generoso con noi, e noi siamo invitati a riconoscere sempre i suoi benefici, il suo amore misericordioso, la sua pazienza e bontà, vivendo così in un incessante ringraziamento”, ha aggiunto.
Parole rivelatrici che manifestano la piena consapevolezza di don Stefano che i tesori attinti dalla vita quotidiana non vanno solo custoditi e ammirati, ma vanno anche fatti risplendere e fruttificare. Soprattutto quando si tratta non di beni materiali, ma di beni relazionali. La vera ricchezza non risiede tanto nel denaro, nell’argento e nell’oro, ma nella comunicazione delle esperienze di vita. Una verità tanto più vera se si considera che tra i sacerdoti vige una “fraternità sacramentale”, un vincolo sancito dalla grazia dell’ordinazione e non solo dalla relazione interpersonale.
“La felicità del paradiso, totale e senza fine, non è possibile formularla se non in uno spazio indefinito e privo di qualsiasi identificazione di tempo. Il paradiso esige cioè che, una volta recitato il mea culpa e reso grazie alla bontà divina, vengano recisi i legami con il proprio passato e le sue radici terrene, e spente ulteriori impossibili aspirazioni future. Ma svincolati dal passato e senza il contesto vitale che ci ha distinti e ci orienta, si perde la propria identità.”
Un testo di commento alla Aperuit Illis di Papa Francesco con la quale ha istituito la giornata della Parola. È il Risorto presente vivo nella storia che accompagna l’uomo fino alla meta escatologica.
- Elegante veste tipografica
- Commento alla Lettera Apostolica di Papa Francesco Aperuit illis sulla Parola di Dio
Presentazione di mons. Giacomo Morandi
Questo romanzo si fonda su un fatto immaginario: Gregorio che si reca e si ferma a Montecassino il tem- po necessario per informarsi sulla vita di Benedetto da Norcia e per trascrivere la Regola da lui scritta per i cenobiti.
...Lo sforzo che le monache benedettine di Sant’Atto hanno compiuto con quest’opera dedicata alla risco- perta della figura paternamente geniale di San Bene- detto, è oggi consegnata alla stampa, affinché tutti noi - impegnati nella costruzione di questa nostra grande e amata Europa - possiamo di nuovo riappropriarci di un amico che - con grande genialità - apre ancora oggi sentieri che è bene continuare ad esplorare.
Tutti gli storici oggi concordano nel considerare San Benedetto
come il primo padre fondatore dell’Europa. E, di più, egli può certamente reclamare questa paternità sia in riferimento all’unità dell’Europa, sia in riferimento all’unione degli europei come unica famiglia...
Dalla presentazione di mons. Lorenzo Leuzzi, Vescovo della Diocesi di Teramo-Atri