
La paura della morte, l’esperienza mistica, la poesia, la genetica, la chiamata alla santità, l’intenzionalità cosmica. Il saggio di Angela Chermaddi verte sui temi dell’antropologia mistica, indagando il pensiero teologico di Karl Barth, Fernando Rielo, Bernardo De Angelis, Divo Barsotti.
In una stagione in cui troppi si affrettano a dipingere scenari da guerra, a svendere il proprio corpo e la propria sessualità, ad affermare il potere dell'uomo sulla donna, ho cercato di proporre un semplice itinerario alfabetico, fatto di "luoghi comuni", per un dialogo possibile con la propria interiorità e per un riconoscimento di quanto sta a cuore a ciascuno di noi. Ogni lettera dell'alfabeto può contenere sicuramente innumerevoli termini o parole chiave, quindi l'itinerario non è concluso, che tutto ciò che ci abita non è un circolo vizioso, ma un avvincente intreccio di conoscenza di Dio, di sé e dell'altro, di custodia del passato e di sguardo aperto al futuro, di ricerca di un Dio che dà ancora senso alla vita e di lotta contro i falsi dèi, che una società continuamente mi presenta, e che mi affascinano.
Dopo uno sguardo sulla fenomenologia dell'istante mortale e l'elaborazione di una fenomenologia della morte dell'altro in generale, osservata o utilizzata, l'analisi si sofferma sull'esperienza della morte dell'altro che, in quanto amato, è presenza che ci costituisce. La sua morte non è solo perdita di possibilità, ma perdita del "noi", ci coinvolge e trasforma estraniandoci, in quanto si configura come perdita di sé e del mondo. Il nulla del rapporto ci precipita nell'isolamento e nello spaesamento. Prima di passare a considerare successivamente le esperienze anticipatrici e quindi la fenomenologia del "come se", la prefigurazione della propria morte, l'indagine si interrompe perché l'autore si trova inaspettatamente ad esperire nell'intimo quanto si era preteso, con giovane spavalderia, di indagare da fuori. Avvicinandosi al cuore del problema il testo non poteva non farsi silenzio e preparazione a questa unica esperienza veramente nostra, nel bisogno di ricapitolare tutto l'essere sul palmo della mano con l'intento di trovarsi pronti al dono nell'attimo supremo. Che senso avrebbe possedersi senza donarsi?
Questi scritti, riuniti qui in un unico volume, costituiscono una lunga riflessione sul Cuore di Cristo, che ha occupato la mente e l'affetto dell'Autore lungo la sua vita; nascono dal suo desiderio di offrire una rinnovata riflessione su questa spiritualità, così feconda e connaturata al Vangelo stesso, per poterla riproporre nella sua freschezza alla pietà dei fedeli. Si tratta di scritti vari: alcuni più di ampio respiro, volti a svilupparne la dimensione più precisamente teologica, altri più semplici, tracce di preghiera per i primi venerdì del mese o per l'Ora santa; altri ancora volti a ripresentare la storia di questo centro e culmine della nostra fede, testimoniata dai santi e corroborata dal magistero.
Queste pagine desiderano esprimere la bellezza e la gioia del Vangelo di Gesù di Nazareth. La buona volontà, la forza ed il coraggio di donare e condividere il Vangelo con tutti i fratelli, sono racchiusi "coralmente" nel mistero di Cristo-Eucarestia.
Una vista tutta sua, quella di un uomo cieco dalla nascita: Alessio Conti ha imparato a gustare la vita in tutti i suoi aspetti tramite la lente di un'ironia garbata e mordace che sa divenire riflessione. Attraverso un inconsueto percorso di venti meditazioni, l'autore ci racconta la capacità di attingere e narrare, senza infingimenti, un mondo diverso: oltre l'orizzonte dello sguardo. In questo contesto feconda appare la categoria del sostare su ciò che si vive, per cui ogni esperienza non è vuota di senso: assistere acusticamente alla preparazione di un pranzo, ricevere dalla sorte l'inaudita opportunità di spalancare i mille pori dei polpastrelli, senza vedere nulla, ma godendo di tutto. E, ancor più, dilatare l'orizzonte del cuore, sede biblica dei più profondi affetti dell'uomo. Così, naturalmente, ma anche in modo sorprendente, il Vangelo si incarna in queste esperienze, come linfa vitale, rugiada limpida e fresca, refolo di un vento che, dolcemente, accarezza la pelle, il confine prediletto del rapporto col mondo.
"Mezzo secolo fa è avvenuto il primo sbarco sulla luna. Le porte dello spazio cominciavano finalmente ad aprirsi e l'uomo non era più destinato ad essere confinato sulla Terra. La scienza ci ha reso la Luna più vicina ma non ha reso meno intenso il fascino e la gioia che trasmette il suo benevolo sguardo. La sua luce rischiara ancora le nostre notti e scrittori, poeti ed innamorati continuano ad essere suoi devoti ammiratori. L'argomento di questo libro è la gioia, raccontata nei vari momenti e situazioni della vita. È una dimostrazione che la gioia, tanto necessaria ai nostri giorni, esiste, anche se talvolta non è così facile da trovare. Per rendere ancora più evidente questo fatto, ho raccolto nelle ultime pagine del libro una serie di testimonianze di persone, diverse per età ed esperienze, che descrivono le varie sfaccettature nelle quali la gioia si manifesta." (Mario)
Finalmente il Vangelo spiegato con parole semplici. Dopo Cento Giorni con Gesù esce questo nuovo libro in cui l'autore accompagna il lettore in un percorso fatto di cento piccoli incontri con Gesù, ciascuno dei quali permette di svelare un pezzetto del mistero di Dio. Cento passi per scoprire che Gesù è vivo più che mai e che, anche oggi, interviene nella nostra vita. Un libro scritto con un linguaggio chiaro e diretto, capace di raccontare Dio a chi non lo conosce ed anche coinvolgere chi già lo conosce un un'esperienza ancora più intima ed intensa con il divino.
Alessandro Ginotta, giornalista e scrittore, classe 1970, collabora con La Voce e Il Tempo, il settimanale della Diocesi di Torino, scrive per Zenit, Rivista Maria Ausiliatrice ed altri periodici cattolici. Impegnato nel campo dell’associazionismo, cura l’ufficio stampa della Società di San Vincenzo De Paoli e si occupa della formazione dei volontari che operano sul territorio nazionale. Il suo blog è www.labuonaparola.it
Di solito chi scrive il diario spirituale è una persona che vive il rapporto con Dio in modo esclusivo. Molti semi di luce però sono disseminati in tanti cuori e, pur nella fragilità della natura umana, agiscono in modo nascosto, permettendo anche alle persone comuni di sperimentare una vita piena, solare, gioiosa e soprattutto ricca di tanti frutti. Questo "diario" vuole testimoniare la storia della grande luce dello Spirito Santo versata nel cuore di una persona fragile, come tante altre, ma estremamente riconoscente per tutto l'amore e la cura vissuta.
Ricevetti un invito inatteso. Lo accolsi. Accettai di partire per un "lungo" viaggio interiore che portava dritto al centro del mio cuore, passando per i luoghi della Terra Santa. Un viaggio spirituale... ma chi me lo faceva fare di mettermi in viaggio con degli sconosciuti?
La chiamata alla santità nella vita familiare assomiglia a quella creatività che bisogna avere quando tornando a casa dopo una giornata di lavoro si apre il proprio frigorifero e si cerca di preparare la migliore cena possibile a partire da ciò che c'è dentro. Solo quando si fa pace con ciò che c'è allora l'amore familiare diventa un luogo di santità. Diversamente si trasforma in un inferno domestico in cui ciò che si dovrebbe essere e non si è, diventa l'arma più contundente per ferire l'altro. In questo testo sono raccolte quattro meditazioni sulla vocazione familiare e sulle possibilità di farsi santi a partire da ciò che siamo.
Quando si parte per un cammino a piedi è inevitabile ritornare all'essenziale: si impara a spogliarsi delle cose che non sono davvero necessarie e ci si rende conto che in fin dei conti basta veramente poco per stare bene. Questo è il diario di un viaggio che ha segnato nel profondo una ragazza. È la testimonianza di un itinerario che, attraversando la metà settentrionale del Portogallo e una parte della Galizia, giunge alla famosa cattedrale di Santiago di Compostela, mèta e sogno di tantissimi pellegrini che ogni anno decidono di intraprendere un'esperienza mistica, religiosa e d'introspezione. È il racconto di un Cammino che già dalle prime tappe si rivela un grande insegnamento di vita. Un viaggio che è anche un'esperienza di crescita personale che porta non solo al raggiungimento della mèta prefissata, ma soprattutto alla comprensione e accettazione di sé stessi, alla scoperta di un profondo senso di gratitudine nei confronti della vita e ad una maggiore consapevolezza. La strada, pertanto, non termina alla cattedrale, ma va oltre e prosegue dritta al cuore. Nelle ultime pagine si trovano pochi ma utili consigli per chi decide di intraprendere il Cammino; una mini guida pratica che l'autrice avrebbe voluto leggere ma non ha mai trovato.

