
Il Rinnovamento nello Spirito è un movi¬mento ecclesiale inserito nella grande galassia del Rinnovamento carismatico cattolico, con più di 100 milioni di seguaci in tutto il mondo. Nel presente saggio Monda prova a far breccia nei luoghi comuni che avvolgono questo movimento fin dal 1967, anno in cui nacque con la rarissima particolarità di non avere un vero e proprio fondatore ufficiale. Considerato positivamente dai pontefici ma ignorato dai media, il Rinnovamento nello Spirito non ha avuto vita facile a livello locale, ed è stato spesso paragonato a una setta di fanatici visionari. Sospinto dalle parole di Paolo VI, che proprio in questi "fenomeni dal basso" intravide una grande chance per la Chiesa cattolica, Monda si è messo alla ricerca della vera forza propulsiva del Rinnovamento, individuandola nella socialità e spiritualità condivisa. Non di eresia si può parlare infatti, quanto piuttosto di un modo inedito di intendere la dimensione spirituale umana, i cui con¬fini non coincidono con intimismo o misticismo, ma si espandono all'intera comunità. Per dirla con Charles Peguy. «c'è molto di materiale nello spirituale», e il Rinnovamento nello Spirito è qui per ricordarcelo.
"Non temere la sacralità e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini trasformandoli in bruti e stupidi automi adoratori di feticci", con questa esortazione Pier Paolo Pasolini, nel 1975, precorreva in modo geniale il suo tempo e anticipava la contraddizione più lacerante - per chi la vuol vedere - del mondo contemporaneo. Il conservatorismo inteso come difesa dei valori dello spirito, come recupero di ciò che di buono aveva il nostro passalo, di ciò che rende ogni uomo "Uomo", è il tema di questo libro, una difesa in controtendenza dei doveri contro i diritti, dell'obbedienza e del rispetto contro l'individualismo sfrenato che regola la società odierna. Camillo Langone, cercando motivazioni nella politica, nella filosofia, nella religione, esorta a recuperare quella "destra divina" che Pasolini diceva chiusa "dentro di noi, nel sonno", a rispondere allo scetticismo e al materialismo imperante che toglie a ognuno di noi quello che ha di più caro: la propria dignità di uomo, la propria storia.
Come la nave dei folli lanciata verso il maelström, il mitico gorgo abissale che simboleggia il potere distruttivo delle nostre illusioni, sembriamo destinati a una realtà dominata dall'avidità, dall'incuria verso ciò che ci circonda e dall'iniquità. È inevitabile tutto ciò? Possiamo ripensare noi stessi calati in un contesto dove le idee di amore, giustizia e verità facciano assumere un significato diverso all'"essere o al diventare ricchi"? La risposta emerge ripercorrendo gli insegnamenti di tutte le guide spirituali dell'umanità e nella riscoperta del patrimonio perduto delle antiche saggezze che hanno esaltato l'ideale concreto della "ricchezza naturale": un'immensa tradizione, religiosa e filosofica, che è oggi quanto mai attuale e che costituisce l'unica reale speranza per un futuro più giusto per tutti. Come infatti già premontano le grandi veggenti del secolo scorso, Etty Hillesum e Simone Weil, quello che veramente occorre è una rivoluzione nello spirito dell'uomo. Non basta parlare di diritti e di persona. Occorre tendere ancora più in alto. E ciò che cerca di fare Massimo Jevolella nel racconto di questo drammatico e coinvolgente confronto tra un povero e un professore di economia, invitando a considerare, come fa Simone Weil nel suo saggio La persona e il sacro, che: "Solo ciò che proviene dal cielo è in grado di imprimere realmente un marchio sulla terra".
Di fronte ai tragici eventi dell'ultimo secolo e di questo inizio millennio, che hanno ingenerato ovunque smarrimento e angoscia, le meditazioni dell'autore ci ricordano con parole semplici e convincenti che la felicità non è condizione irraggiungibile. La ricerca della gioia e della pace appartiene alla natura dell'uomo e l'esperienza della fede rende sempre possibile l'esperienza della pace e della gioia. L'autore prende avvio da alcune espressioni letterarie della cultura degli ultimi due secoli, le quali, muovendo da quei presupposti filosofici che annunciavano la separazione dell'uomo da Dio, continuamente hanno rafforzato il convincimento che destino dell'uomo non è la pace ma l'angoscia, non la gioia ma la tristezza.
Nella notte tra il 26 e il 27 marzo del 1996, sette dei nove monaci trappisti che formavano la comunità del monastero di Tibhirine, vicino alla città di Médéa, a sud di Algeri, furono rapiti da un commando armato. Il 30 maggio furono ritrovate le teste decapitate, non i loro corpi. Sulle circostanze della loro tragica morte non è mai stata fatta piena luce.
Frère Christian de Chergé era il priore della comunità. Per attuare la sua vocazione di monaco evangelicamente solidale con i Musulmani dal 1972 al 1974 egli studiò a Roma presso il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica. Qui fu suo professore Maurice Borrmans. L’amicizia spirituale e la consonanza intellettuale germinate in quegli anni sono all’origine delle 74 lettere che Christian indirizzò al suo ‘ex’-Professore. La prima già nel 1974, appena raggiunta l’Algeria, l’ultima solo qualche mese prima del martirio.
Pubblicate dall’editrice Bayard nel 2015 a cura dello stesso M. Borrmans, le lettere vengono ora proposte in traduzione italiana. Si tratta di una corrispondenza ventennale del tutto eccezionale: il lettore diviene l’amico fraterno al quale Christian partecipa, emotivamente e lucidamente, il suo itinerario di uomo di preghiera che cerca e onora il dialogo con gli uomini di preghiera dell’Islam; lo stesso lettore diviene così testimone della fecondità di una profezia difficile, generosa e coraggiosa.
Verso la fine degli anni Novanta a Guadalcanal, nelle Isole Salomone a nord-est dell'Australia, esplode una guerra civile tra autoctoni e coloni originari della vicina isola di Malaita. Nel corso del conflitto, molte comunità religiose, anglicane e cattoliche, aprono le loro case per soccorrere la popolazione e le Chiese mobilitano la società civile per far convergere le parti attorno al tavolo della pace. Sette membri della Melanesian Brotherhood, fraternità anglicana impegnata nel disarmo, vengono uccisi nel corso di un tentativo di aprire il dialogo con un leader della guerriglia. Attraverso documenti e interviste, l'autrice ricostruisce la continuità spirituale che lega questi martiri contemporanei a quelli dell'epoca dell'evangelizzazione delle Isole Salomone. "Il martirio di sette di questi fratelli per mano del capo di una feroce milizia ha scioccato l'intera popolazione delle isole e ha avuto un ruolo importante nell'accelerare l'avvento di una soluzione pacifica (?). Alcune loro memorie, oggetti religiosi a loro appartenuti, sono preziosamente custodite nella chiesa di San Bartolomeo a Roma dalla Comunità di Sant'Egidio, la cui visione e testimonianza evocano, con molte somiglianze, l'impegno appassionato della Fraternità". (Dalla prefazione dell'Arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams).
Scegliere di leggere il Libro di Giobbe significa scegliere la via del dolore e della protesta. In questo libro biblico sembra che sia stato proprio Dio a indicare la fecondità di questa via così difficile e sofferta. Giobbe si ribella, protesta, si interroga e interroga Dio riguardo al suo operato fino ad accusarlo di ingiustizia. Egli si dichiara innocente e non comprende perciò la logica del comportamento di Dio. Giobbe parla e parla; Dio tace fino alla fine. Ma è il silenzio di Dio a spianare la strada alla fede che genera la speranza. Meditazione dopo meditazione, il lettore può immergersi nel travaglio del discorso degli uomini sul dolore e sul male e così sperimentare la presenza silenziosa e liberatrice di Dio.
Il recupero del valore originario di pratiche devozionali può aversi attraverso la riconsiderazione del loro significato. Con la loro devozione al Sacro Cuore i fedeli si lasciano penetrare dal mistero della salvezza operata da Gesù mediante la sua incarnazione, passione, morte e resurrezione. Cristo, infatti, prolunga la sua incarnazione in ciascun cristiano ("Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi", Gv 20, 21), e noi, afferrando la nostra croce, cerchiamo di realizzare nella nostra esistenza il modello di adesione al Padre che fa da filo conduttore alla vita di Gesù: "Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera" (Gv 4, 34). L'autore si propone di fornire uno strumento di riflessione a tutti coloro che vogliono trasformare la "devozione" al Sacro Cuore, spesso malintesa e svalutata da atteggiamenti di comodo e pratiche obsolete, in qualcosa di attuale e sorgente di un'autentica e perenne spiritualità.
Il volume mette in luce i diversi percorsi che le fonti monastiche antiche propongono all'uomo di ogni tempo per trasformare il cuore individuale nel cuore di Cristo e dei fratelli e sostiene l'idea che, anche in regime di solitudine, la scelta monastica non comporta mai la rinuncia alla relazione e alla comunione con gli uomini. Lo spazio spoglio e nascosto del cuore o quello visibile e operoso della vita comune coinvolgono sempre il monaco nella vitalità del corpo di Cristo e lo impegnano perciò ad aderire a Cristo e ai fratelli, senza la possibilità di separare l'Uno dai molti.
Le voci presenti in questo breve lessico spirituale hanno la funzione di dirigere lo sguardo interiore verso quegli aspetti e quelle dimensioni dello spirito umano che, come guardando una stella, sono sempre alla ricerca di nuove indicazioni da seguire. Così anche le riflessioni proposte dall'autore vanno a comporre una costellazione che, appunto come una mappa, indica dove possono essere segnati possibili e molteplici percorsi di lettura. Attraverso una serie di "istruzioni per l'uso", vengono proposti esercizi per sviluppare la lettura del lessico, attivando dinamiche di lavoro individuale e di gruppo che permettono di aprirsi al dialogo, quello sempre inaspettato che nasce dall'incontro con Dio e con gli altri.