
"Solo l'uomo spirituale, che accoglie la Parola, comprenderà a fondo e sarà guidato all'unica conoscenza possibile di Dio". Questo il tema del presente volume, che offre al lettore - in una versione commentata, così da facilitare il primo approccio all'opera del riformatore ginevrino - i primi dodici capitoli dell'Istituzione della religione cristiana. L'attualità dell'opera di Calvino è evidente fin dal titolo: come conoscere Dio è, infatti, la grande domanda di ogni credente e di ogni persona in cerca. Calvino si chiede come possa l'uomo pensare di incontrare il divino nella propria esistenza e nel cosmo, a partire dalla scoperta della propria fragilità; e giunge a definire come unica certezza dell'incontro possa essere la Sacra Scrittura che ci è donata. A partire dall'accoglienza della Parola di Dio, infatti, noi possiamo anche comprendere tutto il resto che ci appartiene, la nostra stessa vita, il nostro peccato e gli atti di provvidenza di Dio nel mondo.
La Chiesa è diventata una sconosciuta per l'uomo contemporaneo, una straniera, come ha scritto il poeta T. S. Eliot più di ottant'anni fa nei Cori da "La Rocca". Si parla poco di lei, o meglio, se ne parla in termini politici o scandalistici, perdendo il senso della Chiesa come corpo di Cristo, indissolubile dalla sua persona. E allora come comprendere oggi chi è la Chiesa? Come cercare e amare il suo volto nella storia? Massimo Camisasca risponde a queste domande puntando al cuore dell'esperienza cristiana: la bellezza dell'amicizia con Cristo. Lo fa ripercorrendo la nascita della comunità ecclesiale al tempo di Gesù, a partire dai primi che lo incontrarono: Maria, i discepoli, le donne, gli apostoli. «Lo scopo di questo piccolo libro è di far amare il corpo di Cristo. Non si può amare Cristo se non si ama la Chiesa».
È possibile superare lo strazio, l'annientamento che lascia la scomparsa di chi si ama? Queste pagine cercano il soffio della vita - che in qualche modo è chiamata a "rinascere" dalla morte - attraverso alcune parole chiave, da #Lacrime a #Fotografie, da #Solitudine a #Sogni. Traccia di lavoro, rosa di domande a cui ciascuno potrà dare la sua risposta, ogni riflessione si chiude con una preghiera audace e postmoderna, un "salmo del cinema" che nasce dalla visione delle pellicole dei più grandi (da Almodóvar a Wenders, da Olmi a Moretti) che hanno avuto come tema la perdita.
Sette brevi meditazioni per 4 settimane, con una ripresa alla fine di ogni settimana e uno spazio per scrivere le proprie riflessioni personali, che offrono al lettore un piccolo diario dell'anima sul tema mariano. I testi sono estratti dalle pagine più belle di padre Gabriele Amorth che - prima ancora di essere un esorcista - fu mariologo e uomo di fede molto devoto alla Vergine Maria.
Juri Nervo, piccolo fratello secolare, sposato, fondatore dell'Eremo del Silenzio situato in un ex carcere, un giorno scopre Chiara M. attraverso i suoi libri, e decide di contattarla via mail. Fin da subito nasce tra Juri e Chiara un'intesa spirituale che sorprende loro stessi per primi. Ambedue scoprono che le immagini della prigione e del silenzio, che entrambi vivono in modo diverso (l'uno nell'Eremo e vicino anche alle persone in carcere, l'altra con la malattia che il tempo ha trasformato nella sua 'cella'), possono diventare i simboli della ferita umana e della speranza che apre alla ricerca di Dio. Tutto quel che accade dopo, è una semplice conseguenza dell'originaria intuizione di Juri e Chiara. Il loro dialogo per posta elettronica diventa fitto, affronta le grandi domande e i temi esistenziali sui quali ambedue si interrogano e che possono interessare ciascuno di noi: l'infinito, l'amore, la santità, il dolore, il perdono fino al grande tabù della morte. Ne nascono pagine indimenticabili, che si offrono al lettore in cerca di speranza come un modernissimo "dialogo fraterno dell'anima".
La semplicità e immediatezza del parlare di Gesù viene recuperata in questo libro in cui Enrico Impalà rilegge con noi e attualizza gli inviti, le esortazioni, i proverbi del Nuovo Testamento fornendoci briciole di saggezza eterna commentate e attualizzate per la nostra vita quotidiana. Un libro perfetto per essere tenuto sul comodino, per una breve meditazione serale o da regalare a chi è in cerca di frammenti di sapienza (sia essa o esso credente o meno) e in cui le frasi del Nazareno possono diventare una sorta di mantra quotidiano, di preghiera del cuore da ripetere quotidianamente. Per chi è in ricerca, l'incontro con una saggezza eterna; per i credenti, un nuovo modo di incontrare la Parola di Gesù e di riscoprire la sua modernità, la sua ricchezza.
Monsignor Bruno Forte raccoglie in questo testo alcune riflessioni su medicina, etica e spiritualità nel loro reciproco rapporto, alla luce della fede cristiana. Sono riflessioni originate dal tentativo di rispondere alla domanda: quali conseguenze ha sull'esercizio della professione medica la fede in Cristo di chi la esercita? Si tratta, almeno in partenza, di un contributo per la riflessione dei credenti che, per vocazione e missione, fanno il medico, l'infermiere o l'operatore sanitario, affinché la loro fede non sia irrilevante rispetto al servizio da rendere, ma ne ispiri le scelte etiche di fondo e ne nutra la carica spirituale. La medesima riflessione, però, si amplia man mano che procede, fino a toccare temi che riguardano ciascuno: i malati, i loro parenti, tutti coloro che - lungo la vita - si trovano a dover fare i conti con un mondo quale quello della salute, che non è mai facile incontrare e dal quale si può ottenere consolazione o senso di abbandono, a seconda di come ci si metta in gioco e di chi si abbia la sorte di incontrare. Così, la domanda sulla medicina e la sua etica diviene la grande richiesta di ogni donna e uomo nella storia: esiste una spiritualità possibile nel tempo del dolore? Un libro che mancava nel nostro panorama editoriale, e che può trovare ampio riscontro nel mondo della sanità attenta all'uomo, una sanità olistica e integrale, con una particolare attenzione ai temi della salute e spiritualità in famiglia e nel mondo dello sport.
Questo piccolo libro di don Epicoco è un invito a ritrovare nei brevi tempi delle nostre povere giornate uno spazio per fare, ogni tanto, una "sosta", un tempo di preghiera, di lettura della Parola e di approfondimento. Le proposte sono quelle di "cinque soste", cui il lettore è invitato, per prendersi una pausa dal mondo e recuperare l'intimità con Dio, che è figlia di un'intimità sempre da ricordare nei confronti di se stessi.
Pensieri e immagini per trovare la forza di affrontare le sfide di ogni giorno.
Dieci anni di cammino insieme a don Andrea, attraverso il suo esempio, che ha suscitato interrogativi, speranze, rinnovata percezione di appartenenza al Signore dentro la sua Chiesa, esigenza di conversione e di missione. Il percorso si è snodato attraverso i luoghi della presenza del sacerdote fidei donum della Diocesi di Roma: nella parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, a partire dalla lunga veglia intorno alla salma che precedette la celebrazione esequiale nella Basilica di San Giovanni in Laterano, passando a Santa Croce in Gerusalemme, "memoria della Terra Santa" nella città di Roma, ove don Andrea era solito incontrare gli amici che sostenevano la sua missione, fino alla chiesa di Santa Maria a Trabzon, Turchia, ove si compì il supremo sacrificio del sacerdote, e dove ogni anno si è recato un piccolo gruppo di pellegrini dall'Italia per celebrarne la memoria insieme al "piccolo gregge" cristiano in Anatolia. Ogni anno, la diocesi di Roma, i fedeli delle parrocchie della Trasfigurazione, di Gesù di Nazareth, dei Santi Fabiano e Venanzio, che hanno avuto in don Andrea un pastore ed un amico, lo ricordano insieme a quanti l'hanno apprezzato attraverso i suoi scritti. Due date: il 30 novembre, in occasione della festa liturgica di sant'Andrea apostolo, e il 5 febbraio, nell'anniversario della morte. Il testo raccoglie le voci e le testimonianze di coloro che si sono confrontati, in tutte queste occasioni, con l'esempio di don Andrea, e sono offerti come stimolo ai lettori perché, come scrive l'Apostolo, "la Parola corra" (2Ts 3,1).
In una parrocchia come tante, in cui le cose non funzionano più bene, la gente è poca e gli operatori pastorali litigano per sciocchezze, ecco che il parroco richiama tutti ai valori da conservare, la confessione in primis; proprio mentre fa questo, però, si accorge che alla sua comunità cristiana, di Cristo, della liturgia, dei sacramenti... non importa più nulla. Da qui la sua crisi: per che cosa ha fatto il prete? Per questa gente che litiga sulla posizione dei vasi di fiori davanti all'altare della Madonna e non si accorge del mondo che le sta attorno e tanto meno del vangelo? Don Beniamino decide che ne ha piene le scatole e, semplicemente, se ne va. Senza il parroco, però, per la prima volta da molto tempo, la gente comincia a riflettere e a interrogarsi, prima su di lui (dove è finito? È scappato con una donna? È impazzito? È morto?) e poi sulla propria comunità. Il parroco viene infine rintracciato, tra vere e proprie situazioni umoristiche che fanno pensare inevitabilmente alla saga di don Camillo: qui non c'è il comunismo popolare a fare da contraltare, ma la difficoltà, che è di tutte le comunità contemporanee, a rintracciare il senso della vita cristiana insieme e, contemporaneamente, una profonda riflessione sul ruolo del sacerdote. Un libro in cui i preti ritroveranno molte immagini dei loro parrocchiani, e i parrocchiani molti meccanismi del loro difficile vivere insieme della fatica di dover accogliere i preti. Il tutto senza mai smettere di sorridere e, qualche volta, di ridere davvero. Il finale? Sarà una sorpresa, inattesa quanto capace di aprire una nuova strada sia a don Beniamino, sia alla sua gente, sia a noi.
Dio riveste Adamo ed Eva dopo il peccato con tuniche di pelli. Gesù viene spogliato sulla croce dalla sua tunica di lino. Una "vestizione" e una "spogliazione" aprono e chiudono il percorso della storia della salvezza biblica. Anne Lécu, che con la vergogna, la spogliazione e le ferite di corpi e spiriti ha a che fare quotidianamente con il suo lavoro di medico e consacrata nelle carceri, ci invita a compiere con lei un cammino straordinario, alla ricerca del "senso dell'abito" lungo la storia biblica. Ne viene, come lei stessa dice, una «ricerca in forma di inchiesta... a un tempo seria e allegra, perché è come un vagabondaggio nel paese delle tuniche, quelle di pelle e quelle di lino, dunque una ricerca molto tattile, dove si incontrano dei tessuti ma anche dei pudori, la nudità, la vergogna, la pelle dell'uomo e i vestiti che la ricoprono. Lettore, non essere sorpreso per il vagabondaggio di queste pagine. Lasciando in ogni posto un sassolino bianco, alla fine ritroveremo il cammino fatto». Un cammino, che è quello di Dio stesso, «tanto appassionato di noi che... davanti a lui siamo tutti innocenti».