
Monaci buddisti, monaci zen, sufi, chassidim… tutti «uomini santi». Il paradosso, all’alba del terzo millennio, sta nel fatto che, affascinati dalla spiritualità di questi mistici venuti da lontano, abbiamo dimenticato quel «monaco » che vive in mezzo a noi da oltre quindici secoli, che ha fondato i nostri villaggi, dissodato i campi, costruito le prime chiese, copiato e miniato i manoscritti, che ha raccolto, nutrito, curato, istruito, guidato e protetto i nostri avi: il monaco cristiano.
Henri Brunel, mosso dalla curiosità e dall’amore per questi uomini, ci conduce nel cuore del monachesimo cristiano. Ci racconta la storia dei tre ordini principali – i Certosini, i Benedettini e i Cistercensi – parlandoci dei loro fondatori e delineandone gli assunti teologici e i precetti morali. Ma soprattutto descrive, grazie anche alle esperienze vissute in prima persona, la vita del convento, scandita oggi come un tempo da un insieme di attività e di riti quotidiani (la preghiera, lo studio dei testi sacri, il lavoro manuale, i pasti frugali…) che conservano intatta la propria suggestione e che trasmettono il profondo senso di dedizione e di sacrificio che anima questi «testimoni della fede» chiamati, secondo le parole di Giovanni Paolo II, «a essere lumi che rischiarano la strada sulla quale camminano tanti fratelli e sorelle in tutto il mondo».
L'AUTORE
HENRI BRUNEL è autore di numerosi libri dedicati alla spiritualità delle grandi religioni. Vive in un piccolo paese della Maine-et-Loire.
Un nuovo vocabolario per la spiritualità di oggi. Dalla A di Amore alla Z di Zero, passando per Dio, Giuda, Quarantena, Occidente, Peccato, Vergogna. Un prete eremita e un poeta si gettano a capofitto nel vocabolario, risignificando parole consunte dall'uso e svuotate, ridotte a ricamo televisivo, a sentimentalismo stantio o ad atto di guerra. Giocando all'alfabeto, Davide Brullo e Alessandro Deho', da inadatti e ingenui, con la ferocia dei felici, percorrono le estremità del sacro, guardando là dove non si deve, nei luoghi oscuri, ostili del Vangelo, nelle stimmate del nulla. In questo Nuovo Alfabeto del Sacro si entra a piedi nudi, con le candele sui polsi. Certi che varcare la soglia di alcune parole è un atto di disobbedienza, di libertà.
Selah è la storia di un vuoto, quello lasciato dal papà del protagonista e quello lasciato all'umanità da papa Benedetto XVI, ma anche il vuoto di un fratellastro e una sorellastra che si cercano e non si incontrano.
La poesia, al suo primo scatto, nasce per celebrare il divino. È una scala per ascendere tra le bestie celesti; è un agguato, la trama - fatale, fatata - per imporre la museruola alla divinità. Tra Orfeo che incanta il re degli inferi e Giovanni che a Patmos vede angeli, draghi e micidiali cavalieri; tra le visioni degli sciamani siberiani e le preghiere ad Ammone, una continuità è ben salda. La poesia è il codice che dissigilla i cieli e solletica gli dèi, li intima a svelarsi in forma di pioggia, rivelazione, luce. Parola che fiammeggia, quella qui antologizzata, da sussurrare con il cuore teso a stendardo. Dai versi di Milarepa a quelli di Boris Pasternak, da Giovanni della Croce a Ikkyû e 'Attâr il rapporto con il divino è declinato in ogni aspetto: a volte si conforma in amore nuziale e in conforto, altre in accesa gelosia, altre ancora in accusa. Nulla limita il dire del poeta: il linguaggio - sublime combustibile, tra obbedienza e ribellione - dà voce all'onnipotente nella sua gloria e nella sua erranza tra gli orrori del mondo. A volte, il dio ha un corpo glorioso, la vigoria di una belva, altre il volto del "buon pastore", del servo che conosce ogni patire; la poesia, sempre, è strategia di battaglia, un'infinita caccia reale. Effimeri! Con una Lettera ai poeti di papa Francesco.
Cos’è il gusto dell’altro? La percezione di se stesso come un altro? Come possiamo capire di non essere soli? Si cammina insieme – ci mostra l’autore ripercorrendo l’itinerario della sua vita – ci si stanca, ma si condivide la fatica e si condivide la ricerca, perché la tensione verso la meta – che non è un luogo misterioso, ma la presenza di colui che è “Dio con noi” “tutti i giorni, fino alla fine del mondo” – serva da bussola per orientarsi nel presente e affrontare coraggiosamente le sfide che dovremo affrontare.
Questi "percorsi della fede" non sono destinati soltanto ai semplici credenti che, in particolari prove e difficoltà, vorrebbero sentire più vicino il Nostro Signore Gesù, ma a tutti i credenti indistintamente, per un rilancio "evangelico" di fede più intensa e di vissuta intimità.
Sono solo possibili indicazioni dei richiami intimi, non riciclabili, che Cristo dona a ciascuno per credere in Lui, amarlo e testimoniarlo. E sono percorsi significativi "per il nostro tempo", tempo di cambiamenti epocali.
Un afflato poetico intenso permea i quattro Vangeli, perché ogni pagina e ogni riga canta l'amore appassionato del Padre dei cieli e di Gesù per tutti gli uomini; per tutti: vicini e lontani, buoni e cattivi, credenti e non credenti. E tutti siamo chiamati ad accogliere questo amore, abbandonandoci a Colui che ci ama e ha dato la sua vita per noi. Nel testo vengono proposte, in versione poetica, alcune riflessioni su avvenimenti salienti dei Vangeli.
L'anonimo protagonista e narratore del racconto è un giovane professore universitario, né credente né miscredente. Annoiato e scontento della vita, accetta la sfida di don Aldo, suo vecchio professore di religione al liceo, e decide di andare a Lourdes per dimostrargli - ma forse per dimostrare a se stesso -che i miracoli non esistono. Imbarcatosi come barelliere su un treno riservato ai pellegrini, è risoluto a compiere il viaggio con un intento quasi scientifico. Oggetto della sua indagine diventano quindi i suoi cinque compagni di scompartimento - un sesto, all'ultimo momento, non li aveva potuti raggiungere -, volontari come lui in pellegrinaggio anche con l'intenzione di ottenere ciascuno un proprio, personalissimo, miracolo. Niente di miracoloso però sembra succedere durante il soggiorno, neppure alle migliaia di ammalati convenuti a Lourdes pieni di fede e di speranza, così che il professore se ne ritorna riconfermato nel suo scetticismo. Ma, invitato dopo qualche tempo al matrimonio di uno dei sei barellieri, scopre che ciascuno di essi aveva visto realizzato, per circostanze in qualche modo legate al viaggio, i desideri che lo avevano motivato: la guarigione del padre, un nuovo lavoro, la riconoscenza dei figli, la risoluzione di una difficile situazione coniugale... Si accorge così che i miracoli avvengono nella vita di tutti i giorni e che per realizzarli Dio non ha bisogno di sospendere le leggi di natura.
L’esperienza della preghiera è un elemento centrale della teoria e della prassi spirituale, non solo cristiana. D’altra parte, l’avanzata secolarizzazione delle società europee, l’erosione della metafisica classica e l’ambivalente "ritorno" e ri-politicizzazione della religione fanno sì che la preghiera diventi una questione aperta. In questo contesto Isabella Bruckner si propone di reinterpretare il tópos della preghiera sulla scia delle opere di Michel de Certeau (1925-1986) alla luce dell’elaborazione psicoanalitica di Jacques Lacan. Ne emerge così un’approfondita analisi degli studi interdisciplinari del teologo francese, storico e ricercatore sulla spiritualità e la mistica cristiana, identificando nel desiderio (désir) il punto di riferimento essenziale per riconoscere la preghiera come un luogo di confronto del soggetto con la sua mortalità e la sua vulnerabilità, uno strumento per realizzare il desiderio in modo simbolico. Un testo che sfida i paradigmi e genera dibattito, accolto con entusiasmo dal mondo accademico e vincitore del Karl-Rahner-Preis dell’Università di Innsbruck.
In questo rapido volumetto l'autore impegna la scienza biblica in una testimonianza pastorale estremamente ricca sui quattro racconti evangelici della Passione.

