
Il volume ripropone gli atti del convegno "La funzione e il ruolo del laico nella Chiesa e nel mondo", nel pensiero di don Divo Barsotti, organizzato a pochi mesi dalla scomparsa del sacerdote toscano, avvenuta il 15 febbraio 2006. Gli interventi di Caffarra, Prosperi, Radice, Invernizzi e Negri ci mostrano l'attualità della riflessione di Barsotti; il suo rapporto con i testi conciliari e il magistero di Giovanni Paolo Il; i punti di contatto con un'altra grande figura della Chiesa contemporanea, Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione.
Il libro "Divo Barsotti incontri e aneddoti" è un testo dove si raccontano aneddoti ed episodi della vita di don Divo Barsotti, per conoscerlo anche nel suo aspetto domestico, nella sua umanità... Del padre Barsotti esistono tanti libri scritti da lui, e certamente lo si può conoscere attraverso quelli, ma è importante anche ascoltare i ricordi di coloro che lo conobbero personalmente. Il libro "esce un po' dalle righe" e ci presenta un padre Barsotti vivo, arguto, profondo, a tratti anche divertente o commovente. Se i santi si riconoscono "dalle sfumature", come ebbe a dire uno scrittore spirituale francese, è importante leggere queste sfumature. Ne esce infatti un ritratto, godibile, brioso, sulla figura di don Divo, e naturalmente inedito. Nel testo c'è un capitolo, per esempio, sul suo rapporto con i treni (!), uno sul suo modo di fare la spesa al mercato, uno sui viaggi improvvisati decisi alle cinque del mattino... e tanto altro ancora. Queste testimonianze, se da un lato rivelano come in lui si percepiva la presenza di Dio, la forza dell'amore di Dio che animava ogni suo gesto e ogni sua parola, d'altro lato mostrano anche la sua dimensione umana, il suo carattere non facile, la sua personalità forte, ma soprattutto la sua umiltà. Le testimonianze raccolte suggeriscono che egli viveva realmente l'intimità con Dio, immerso "nella divina Presenza" anche nelle situazioni più quotidiane: i santi di ogni tempo erano realmente la sua famiglia e il Cielo la sua casa. Il Cielo tutto lui "lo portava nel sangue, lo portava nel cuore", e sentiva di essere "la Chiesa", come lo è ogni cristiano che apre il cuore al Mistero dell'amore. La santità non richiede doti eccezionali, ma, come don Divo ripeteva, un'apertura totale e incondizionata all'invasione di Dio. Ed è questo che può renderci tutti liberi ed eccezionali, come ha reso libero e davvero eccezionale don Divo Barsotti.
Mancava, nel vasto panorama delle pubblicazioni su questo tema dopo l'indizione dell'Anno Santo speciale della Misericordia, la comprensione di un semplice fatto: la Misericordia non è solo un attributo di Dio, ma il drammatico, ultimo appello che Dio manda all'umanità di questo tempo, secondo le famose rivelazioni a santa Faustina Kowalska, canonizzata da papa Giovanni Paolo II. Dunque, l'ineffabile dono della Misericordia divina è la lettura teologica del nostro tempo, l'interpretazione dei fatti che succedono, la via, la porta indicata, l'unica risposta. Ed è l'ultima. L'autore cerca di colmare questa lacuna legando il solenne appello del Cielo ad una possibile risposta immediata: la pratica della misericordia.
È certo che mai, in nessuna epoca, gli uomini sono stati così lontani da Dio, così sprezzanti della santità che egli esige; eppure, mai si è manifestata così chiaramente la necessità di essere santi. «In questi giorni apocalittici - scrive Léon Bloy - sembra veramente che soltanto un sottilissimo strato ci separi dagli abissi eterni... C'è una sola tristezza nel mondo ed è quella di non essere santi». In effetti siamo stati creati per essere santi. La santità ci è talmente richiesta, è talmente inerente alla natura umana che Dio la anticipa, per così dire, in ciascuno di noi, mediante i sacramenti della sua Chiesa, cioè con i segni mistici che operano invisibilmente nelle anime l'inizio della gloria. Ma come si fa ad essere santi? Riceviamo lo Spirito Santo, ma poi c'è un cammino da percorrere. Padre Serafino Tognetti, discepolo del Servo di Dio don Divo Barsotti, alla scuola della vita monastica, traccia un itinerario semplice ed esaltante, sulla base della Tradizione e delle vite dei santi, per mettersi sulla via, per ritrovare, con la santità, la propria felicità, che consiste nell'amare e nell'essere amati. Ne è nato questo libro agile e, diremmo, necessario, per rimettersi in cammino decisamente verso Dio. Sono i tempi che viviamo che lo esigono.
Questo volume esorta alla presa di coscienza decisa che oggi, se noi cattolici non affermiamo quello che viviamo nella Messa, giriamo a vuoto e le nostre parole si perdono nel vento. I mali del mondo non fanno altro che aumentare in noi il bisogno di pregare e vivere la Messa come unico grande atto redentivo. Per vivere bene la Messa bisogna amarla. Amare la Messa! Andarvi con desiderio, trepidazione, bisogno, gratitudine. Inginocchiarsi al mistero, purificare i cuori, implorare pietà, ricevere umilmente il Corpo di Cristo, far vivere Gesù in noi durante la giornata. In "Meditazioni sull'Eucaristia. La forza della debolezza", padre Serafino Tognetti ci introduce nel mistero più grande che accompagna la vita di ogni cristiano: l'Eucaristia. La semplicità dello stile e lo spessore delle meditazioni faranno viaggiare il cuore e la mente all'interno del dono incommensurabile che Gesù ci ha lasciato nel Santissimo Sacramento. Scopriremo che la partecipazione alla Messa deve essere un incontro sempre nuovo con Gesù Cristo; l'incontro capace di vivificare e trasformare la vita di ogni giorno in canto di lode e ringraziamento al Padre. Leggendo queste pagine la celebrazione eucaristica sarà per ognuno vertice del proprio incontro con Dio e fonte di nuova forza per testimoniare l'amore di Cristo tra le strade del mondo.
In questo libro padre Serafino Tognetti, monaco della Comunità dei figli di Dio fondata da don Divo Barsotti, con il suo stile inconfondibile ci aiuta a meditare su alcuni aspetti della nostra vita cristiana. Sono meditazioni formidabili per la loro semplicità e per la loro profondità. Meditazioni che sono un sano nutrimento spirituale per i cristiani di questo tempo un po' tristi e chiusi in se stessi . Meditazioni che rispondono all'appello di Papa Francesco: "Donate la gioia di aver incontrato Gesù!". Padre Serafino Tognetti Gesù l'ha veramente incontrato e ci comunica la gioia di questo incontro!
È interessante scoprire come molte delle nostre abitudini alimentari si ispirino al modello di vita comunitaria proposto dalla Regola di San Benedetto...
La Regola di san Benedetto fornisce indicazioni dettagliate sull’alimentazione e sul modo di comportarsi in refettorio, sulla disposizione dei monaci a tavola, sul loro servizio reciproco, sulla lettura e il silenzio, sui tempi dei pasti in comunità e sulle norme salutistiche. Questi precetti prendono il nome di galateo monastico e trovano la loro espressione artistica nella costruzione dei refettori monumentali e delle grandi cucine monastiche. Molte delle nostre abitudini alimentari si ispirano al modello di vita comunitaria proposto dalla Regola, che è ancora di grande attualità.
«L'amicizia di Gesù ci ricorda che Dio mette una virgola dove noi credevamo possibile solo un punto finale.» L'amicizia è uno dei valori più importanti per ognuno di noi, ma anche un aspetto della vita così naturale, e a volte dato per scontato, che raramente ci fermiamo a riflettere su cosa significhi davvero la parola "amico". Se ci pensiamo, l'amico è chi cammina sempre al nostro fianco, anche se separato da migliaia di chilometri o da decine di anni di distanza: nell'amicizia, il lontano e la distanza sono dimensioni del tutto relative. Così come il silenzio e la parola: gli amici parlano una lingua tutta loro, basta un cenno per capirsi a fondo. O un solo sguardo. Con gli amici costruiamo una storia che è sacra, anche se ci sembra fatta soltanto di cose semplici e del tutto umane. L'amicizia, poi, acquisisce una dimensione universale quando supera i confini per unire nel suo abbraccio popoli diversi, rendendo così il mondo un posto migliore, un luogo di pace. L'amicizia è un miracolo che conserva serenamente l'apparenza che non vi sia proprio alcun miracolo. È di questo miracolo che ci parla, in modo tanto diretto quanto poetico, José Tolentino de Mendonça, regalandoci un libro che è un vero e proprio inno all'amicizia, fonte inesauribile e generatrice di valori e azioni positive, esperienza fondamentale per riportare la luce nel nostro presente.
Il libro è un viaggio intenso ma leggibile – in capitoli brevi e adatti alla meditazione - attraverso l’amicizia vista dal punto di vista della fede e di tutte le sue fonti: la Bibbia, la riflessione dei credenti più saggi, la teologia. Il punto di partenza è una considerazione sorprendente: nella comunicazione della fede delle nostre comunità e delle nostre omelie e catechesi si parla molto di amore, un termine che finisce per essere svalutato, come se stessimo parlando di una generica benevolenza. La Bibbia, invece, ci presenta meravigliose e ben definite relazioni di amicizia con Dio e basa sull’amicizia la stessa visione del rapporto tra Dio e gli uomini.
Nei 21 capitoli del libro scopriamo anzitutto le principali figure bibliche dell’amicizia – da Abramo e Dio a Gesù e Lazzaro fino a Paolo e i coniugi Prisca e Aquila – e da qui cominciamo un percorso che ci aiuta a: 1. Pensare l’amicizia (cos’è? cosa le da valore e bellezza? quando c’è davvero e quando è falsa?); 2. scoprire come vivere bene l’amicizia secondo la fede;
3. confrontarci con la stessa esperienza di amicizia che ha vissuto Gesù; 4. gustare il «Vangelo dell’amicizia» come Vangelo della gioia, imparando anche ad affrontare la delusione e la separazione della morte.
Il volume aiuta il lettore a scoprire la visione biblica dell’amicizia e ad applicare la teologia cristiana dell’amicizia alle proprie esperienze personali. Inoltre risulta utile per arricciare con spunti originali la catechesi, le omelie, i percorsi formativi per giovani e adulti.
L’AUTORE
José Tolentino Mendonça è un teologo e poeta portoghese molto apprezzato dal pubblico. Specializzatosi presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, è docente di scienze bibliche all’Università Cattolica di Lisbona. Uno degli aspetti più importanti della sua attività di scrittore è la riflessione sull’interrelazione tra cristianesimo e cultura. Molto importante, al pari di quella saggistica, la sua produzione poetica. Ai lettori italiani è noto per aver pubblicato la raccolta di poesie La notte apre i miei occhi (Ets, Pisa 2006). Presso Paoline editoriale libri ha pubblicato Il tesoro nascosto (ottobre 2011).
DESTINATARI
• Lettori comuni - pastori - insegnanti - educatori.
• Per animare scuole, parrocchie e associazioni.
José Tolentino Mendonça, tra i massimi esponenti della cultura portoghese, rilegge in maniera sorprendente l'episodio della peccatrice raccontato da Luca (7,36-50). Il testo nasce dall'incontro con il libro Vita di Gesù di Shusaku Endo. Comune ai due autori è la convinzione che la vicenda della peccatrice sia un momento centrale nel Vangelo di Luca, più efficace di molti altri nel trasmettere Gesù, anche più delle storie di miracoli, perché dà di Lui un'immagine viva, sorprendente e reale. Si tratta di uno degli episodi dei Vangeli di più difficile interpretazione, ma al tempo stesso è impossibile non ammirarne i personaggi, l'architettura narrativa, la vivacità. Un brano che illumina in modo inatteso la figura di Gesù, recuperando e gettando nuovamente i fili della sua identità, svelando e al tempo stesso addensando il mistero. Il saggio di José Tolentino Mendonça permette al lettore di approcciarsi al brano da un punto di vista innovativo e di cogliere appieno la sua bellezza e la grande misericordia di Cristo.
Brevi spunti ricchi di sapienza biblica e umana per il recupero del vivere "fuori moda" rispetto alla fretta di oggi: l'arte del perdono e della perseveranza, l'arte di "non sapere" come quella di "aspettare". Il "Ravasi portoghese" elogia la lentezza. È un "riscatto del tempo" che punta a una migliore qualità di vita.
Colui che fa una correzione non può sentirsi superiore all'altro. Gesù ammoniva a tavola, il luogo simbolo dell'amicizia: la sua misericordia converte Zaccheo. Ammonire chi sbaglia significa amare il prossimo senza un perché.