
Il cammino di questo testo dispone a cinque percorsi di meditazione scanditi da corrispettivi passaggi biblici. Cinque icone, cinque immagini mistagogiche e graduali di accesso al Dio vivente, attraverso le quali ci poniamo sulle tracce della Sua conversione verso ciascuno di noi. Credo si debba cessare di porre troppo lo sguardo su di noi, sul nostro piccolo io e sulle sue pretese volontaristiche conversioni, magari da esibire come trofei per 'non essere come gli altri uomini' (Cf Lc 18,9-14) [...]". (dall'Introduzione) "
Tra le voci più alte della letteratura del XX secolo e della resistenza alla folle dittatura hitleriana, Dietrich Bonhoeffer ha portato la riflessione sulla fede a una dimensione completamente nuova che, ancora oggi, andrebbe approfondita. Da un lato, nel suo pensiero emerge un rigore assoluto che indica la fedeltà alla parola di Dio come unica possibile chance per l'umano; dall'altro, man mano che egli avanza verso i giorni del sacrificio che culminerà nel suo assassinio, si fa strada in lui la consapevolezza che quella fedeltà, quel rigore vanno predicati necessariamente in un mondo "senza Dio". Questo paradosso, del dire Dio in un mondo in cui Dio non è più contemplato, segna le pagine antologiche che qui ripresentiamo al lettore. Chi conosce il pensiero bonhoefferiano troverà in questo libro un fedele compagno di memorie; chi non lo ha mai affrontato, avrà l'occasione di potersene abbeverare lentamente, come goccia a goccia, in un tempo, quale è il nostro, in cui - se pure viene meno la sete di un Dio troppo spesso confuso con gli idoli - non manca la necessità di ritrovare oasi d'ombra e acqua dove poter sostare per proseguire rinvigoriti nel cammino.
Le pagine che compongono questo vero e proprio "pamphlet" sulla libertà e la responsabilità in tempi difficili furono offerte da Bonhoeffer ad alcuni amici, in occasione del Natale 1942. Il teologo protestante era già in carcere e non ne sarebbe mai più uscito, per aver preso posizione contro il regime nazista. Ancora oggi queste pagine appaiono di una modernità che stordisce, capaci di interpretare le domande che sono ancora fondamentali e che possiamo riassumere in questa: che donne e uomini vogliamo essere? O, ancora: che cristiani vogliamo essere? La vita responsabile è un dovere a cui fare ritorno, perché ciò che accade ai nostri giorni e quotidianamente ci provoca non accada invano.
Quello che frate Cesare ha da dire non è, di per se, nuovo. Nemmeno lo potrebbe e lo vorrebbe, visto che espone il cuore della dottrina e della tradizione cristiana: chi legge non si aspetti voli pindarici o sgommate oltre i limiti dell'eresia. Eppure è nuovo, scintillante, lo sguardo con cui contempla quel che esiste da sempre e lo ripresenta in una prospettiva accessibile, attraente, soprattutto veritiera, sicché chi lo ascolta avverte una profonda risonanza interiore. A riprova di quanto "Vita e Fede/Fede e vita" sia un intreccio che non si può e non si deve scindere, frate Cesare propone il suo stesso itinerario esistenziale, visto come la storia di una vocazione a vivere che a poco a poco si prospetta e poi si orienta come una ricerca appassionata di Dio. Tutti siamo "chiamati". Dapprima all'esistenza, poi ad amare. L'Autore nel libro analizza Vita e Fede spiegando sia il loro preciso significato che il loro particolare rapporto e valore, che è sincrono proprio e perché nella pratica del quotidiano vivere sono entrambi sintesi e in strettissimo rapporto tra di loro. Completa poi il ragionamento con una spiegazione dettagliata dei Novissimi: Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso. L'espressione quattro novissimi, o, più semplicemente, i Novissimi, indica le cose ultime, ciò a cui l'uomo, secondo l'economia della Provvidenza divina, va incontro nella vita fino all'ultimo istante del viverla.
Santa Rita da Cascia (1381-1457), patrona delle “cause impossibili” e dei “casi disperati”, offre un esempio eccezionale di abbandono totale a Dio davanti alla sofferenza, alla malattia e alle prove della vita. Moltissime persone chiedono la sua intercessione. Canonizzata nel 1900, la sua festa viene celebrata il 22 maggio.
Attraverso queste pagine potremo meditare sull’umiltà e l’abnegazione che caratterizzano tutta la sua vita di sposa, di madre e di donna ferita.
Di solito i cattivi sono sempre gli altri. Almeno così ci sembra. E Caino, a guardarlo bene, buono non è. Eppure, visto da vicino, ci assomiglia in modo impressionante in molte azioni quotidiane, in "omicidi" più o meno simbolici perpetrati nei confronti di chi ci sta intorno e offusca la nostra immagine. Caino è geloso, teme di perdere la predilezione di Dio, ha bisogno di sopprimere il fratello Abele, i cui doni sono più graditi, e di superare ogni competizione. Dopo il delitto scoprirà che ha versato sangue invano e che i suoi guai non sono affatto finiti. Sembra una favola per bambini, per insegnar loro ad andare d'accordo, per spaventarli del castigo se litigheranno ancora per un gioco, per un gelato o per un futile motivo. Invece è la nostra storia di adulti incapaci di superare le nostre emozioni più tristi, di noi saggi, educati ai valori civili e morali, di noi buoni e aperti all'amore del prossimo. Almeno così crediamo. Finché un conflitto preciso, profondo e indiscusso, ci mette a confronto con gli altri e ripropone l'interrogativo: "Chi è meglio tra due?".
Se la vita è una valle di lacrime è anche a motivo di molti dolori inutili di cui si potrebbe fare a meno. Sono infatti numerosi gli atteggiamenti altrui da cui ci lasciamo troppo a lungo ferire, così come le cattiverie che infliggiamo agli altri, magari anche nella convinzione di far loro del bene. Lasciandosi guidare dalla semplicità delle cose è possibile non vergognarsi di stare a proprio agio in questo mondo e imparare a lasciarsi dietro le spalle molti motivi per cui inutilmente struggersi e soffrire. L'autrice accompagna col suo libro in un cammino di liberazione.
«Se non siete una pop star all’apice del successo o la regina Elisabetta, mi dispiace per voi, ma, poco o tanto, siete casalinghe»
La vita quotidiana di una casalinga raccontata con lo stile ironico e piacevole, mai superficiale, di Lilia Bonomi, alle prese con i lavori in casa. E fra un angolo e l’altro di polvere da scovare, un’occhiata anche allo spirito e alla preghiera, magari quando gli occhi sono all’insù per vedere un alone sul vetro che proprio non si leva di torno!
A volte la vita ci sorprende tendendoci degli agguati, che stravolgono il nostro quotidiano. Se poi si tratta di dover rinunciare alla serenità di un matrimonio felice, perché la morte arriva repentina a portarci via il marito, sembra che tutto ci stia crollando addosso. Non è così, anche se niente può essere più come prima. Bisogna mettercela tutta per non lasciarsi confondere da ciò che sembra un'evidenza e imparare ad usare gli occhi del cuore per vedere che il bene non è finito. Il marito è solo "in trasferta" e questa nuova fase della nostra esistenza, pur nella fatica della distanza, se arricchita da una spiritualità profonda, mostrerà la bellezza e il mistero di un amore sempre più forte e fecondo.NB Ogni capitolo si conclude con una canzone composta dall'autrice, che è anche disponibile sul canale YouTube di Àncora, inquadrando il codice QR nel libro.
Frutto del lavoro di un'équipe di qualificati biblisti italiani, il volume si articola in tre parti. La prima prende in esame le forme e le tradizioni della spiritualità documentate nell'Antico Testamento: della Torah, deuteronomista, profetica, sapienziale, dell'apocalittica e del salterio. La seconda parte descrive come è stata concepita e vissuta l'esperienza della fede da alcune grandi figure - da Abramo a Mosé, da Giuditta a Ester, da Davide a Salomone - e da alcune categorie di persone - profeti e sapienti, sacerdoti e martiri - mentre la terza è dedicata alla lettura cristiana dell'Antico Testamento nei principali libri del Nuovo, nel periodo patristico e nella Chiesa di oggi.
Senza pretendere di essere un'enciclopedia esaustiva, l'opera, che si rivolge a un pubblico interessato e competente in teologia e non solo agli esperti di esegesi, si propone di essere completa nell'indicazione di prospettive e tematiche.
L'autore si accosta alla narrazione giovannea non con il semplice intento di studiarla esegeticamente, ma con il desiderio di creare un ponte tra il lettore e il Vangelo, di porre "in dialogo la ricchezza dell'esegesi odierna con la vita quotidiana".

