
Questo testo rappresenta una sintesi degli studi sui vangeli sinottici in base alla Formageschichte, cioè secondo il metodo che, pur con aggiornamenti e precisazioni, è ancora oggi alla base degli studi biblici sia tra i protestanti che tra i cattolici. L'edizioni italiana di questo studio sull'opera degli evangelisti Matteo, Marco e Luca si propone di offrire una presentazione di questo metodo fatta da uno di maggiori maestri della teologia del Novecento.
Il termine giubileo ha dentro di sé il suono del corno d'ariete che si udiva all'inizio di un anno particolare durante il giorno del Kippur. Esso rinvia a un rito, ma anche a qualcosa che si propone di incidere in modo profondo nell'esistenza del popolo ebraico evocando il riposo della terra, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi, il pellegrinaggio, lo scandire del tempo e l'annuncio del Regno, cioè di un diverso ordine di rapporti. Il giubileo è per eccellenza la festa dei poveri, l'attesa dei diseredati e ha una delle sue insegne eccellenti nel tema del perdono. Assente dal Nuovo Testamento, il termine entra nella vita della Chiesa il 22 febbraio del 1300, quando Bonifacio VIII emana la bolla del primo anno santo, anche se la struttura fondamentale del rito viene definita nell'anno 1500 da papa Alessandro VI Borgia.
Il libro dell'Esodo si apre sotto il segno delle donne che salvano la vita. La madre di Mosè disobbedisce all'ordine di gettare il figlio nel Nilo, lo nasconde e, quando non può più tenerlo nascosto, costruisce un cesto di papiro, ve lo pone dentro e lo affida alle acque del fiume. Un'altra donna, la figlia del faraone, trova il cesto che galleggia sull'acqua e quando vede che contiene un bambino ne ha compassione. Non a caso il popolo ebraico - popolo nomade dai parti difficili nelle tende mobili - ha posto all'origine della sua grande storia di liberazione le figure di due levatrici d'Egitto, Sifra ("la bella") e Pua ("splendore", "luce"). Di loro sappiamo ben poco, ma di certo furono le prime obiettrici di coscienza: "Le levatrici temettero Dio: non fecero come aveva loro ordinato il re d'Egitto e lasciarono vivere i bambini". Il loro gesto riecheggia il mito greco di Antigone, che disobbedisce al re per ubbidire alla legge più profonda della vita: seppellire suo fratello morto in battaglia. La lettura del libro dell'Esodo è un grande esercizio spirituale ed etico per chi vuole prendere coscienza dei "faraoni" che opprimono, alimentare il desiderio della libertà, udire il grido di oppressione dei poveri e imitare le coraggiose levatrici d'Egitto, le amanti dei bambini di tutti. Lo sguardo singolare dell'economista mostra infatti come le vicende della Bibbia abbiano molto da dire al nostro presente. Prefazione di Giovanni Casoli.
Il Salmo 51, detto Miserere dal titolo della traduzione latina, è uno dei principali componimenti del Salterio, di cui costituisce il più celebre testo penitenziale.Già presente nella grande riflessione paolina sul peccato, il Salmo entra nella tradizione patristica, diventa l'ossatura ideale delle Confessioni di Agostino, ma anche il segnale di battaglia del Savonarola e una specie di motto per i soldati di Giovanna d'Arco. Amato visceralmente da Lutero, che gli dedicherà pagine altissime e indimenticabili, il Miserere è stato il silenzioso compagno di lacrime di tanti peccatori pentiti, la segreta biografia di anime sensibili, lo specchio della coscienza vivissima e lacerata di uomini come Dostoevskij e il testo ispiratore per artisti come Rouault e compositori come Donizetti e Bach.
Un esordio sul tema dell'immortalità, una riflessione teologica sul concetto di sapienza e una lunga meditazione sull'esodo e sul suo significato permanente costituisconol 'architettura dei 502 versi che compongono il libro biblico della Sapienza. L'autore biblico è un giudeo che vive nel mondo greco di Alessandria d'Egitto, teso ad ascoltare il contesto della cultura ebraica e dei suoi padri, ma ancor di più attento ai fermenti dell'ambiente culturale in cui vive, di cui fa affiorare la nobiltà e la potenza espressiva. Gli studiosi sono orientati a collocare la composizione del libro nel 30 a.C. Ci troviamo dunque di fronte se non all'ultimo, almeno a uno degli ultimi libri dell'Antico Testamento. Con una spiritualità altissima, l'antico Israele offre questa specie di grande saluto al nuovo orizzonte che sta per schiudersi.
Una persona giusta, integra e retta viene colpita, nel pieno della felicità e senza alcuna spiegazione, da una grande sventura. Il filo rosso che attraversa il Libro di Giobbe ci ricorda che la vita è molto più complessa delle nostre convinzioni meritocratiche e ci invita ad abbandonare una visione «retributiva» della fede - centrale anche nell'etica del capitalismo - portata a considerare la ricchezza e la felicità come premi per una vita giusta. In questo senso, la storia biblica è un insegnamento non solo sulla sventura del giusto, ma anche sul senso dell'esistenza umana.
La paternità riassume in sé i due volti di Dio: quello della misercordia, dell'amore, della tenerezza, e quello severo di colui che deve correggere, educare, formare la sua creatura. Con questo libro il cardinale Ravasi indaga un concetto centrale nel mondo antico e nella Bibbia in un percorso che inizia in Mesopotamia e in Egitto, prosegue nelle pagine dell'Antico Testamento, attraversa i Vangeli, si sofferma sulla preghiera del Padre Nostro e si conclude con le lettere di san Paolo. Un viaggio che conduce alla consapevolezza che «non solo Gesù, il Figlio unigenito, e non soltanto i cristiani ma tutti gli uomini ricevono il «mantello d'oro» della paternità di Dio che si stende su tutte le sue creature»
In un'elegante edizione cartonata, il volume raccoglie i commenti dell'illustre biblista ai quattro Vangeli, oggetto di alcuni cicli di conferenze tenute al Centro culturale San Fedele di Milano.
Questa antologia, composta da trenta delle 150 liriche del libro biblico dei Salmi, si propone di introdurre il lettore nelle prime sale di un castello complesso e pieno di canti per cogliere i colori dominanti, le voci più intense, le linee essenziali.
Per compiere questo itinerario è necessario retrocedere nel passato, in una cultura e in una lingua diversissime dalle nostre, comprendere il tenore originario e l’autentico significato di immagini, frasi e parole. Da quell’origine ebraica e lontana si deve poi ridiscendere verso il presente calando il salmo antico nella vita di oggi.
La Bibbia è tra i libri più venduti nel mondo, è il più presente nelle case degli italiani, ma anche il meno letto nella sua interezza. Le lunghe successioni di nomi, le minuziose prescrizioni liturgiche, le dettagliate e culturalmente lontane norme di comportamento rappresentano, per i più, difficoltà insormontabili. In effetti, leggere dall'inizio alla fine l'Antico e il Nuovo Testamento è un'impresa.Questa Bibbia in breve, che si distingue intenzionalmente dalle introduzioni e dai commenti ai testi, riassume tutti i libri, dalla Genesi all'Apocalisse, in una scala di riduzione di 1 a 20, secondo un modello già sperimentato da san Giovanni Bosco. Per avere un'idea, non esaustiva ma nemmeno superficiale, di una delle opere fondamentali della cultura occidentale.
Stagione di energia ed esuberanza, ma anche di inesperienza e incompiutezza, la gioventù compare nella Bibbia attraverso le figure di Esaù e Giacobbe, Giuseppe, Tobia, Davide, Daniele e le pagine del Cantico dei cantici e dei vangeli. Accanto ad esclusi, reietti, ultimi, schiavi o balbuzienti, anche i giovani sono tra coloro che Dio sceglie come portatori del suo messaggio. La loro ingenuità potrebbe essere d'ostacolo, ma l'elasticità li porta a offrirsi fiduciosi a progetti che li mettono al centro della scena, li considerano creature in evoluzione e rovesciano le tradizionali gerarchie tra le generazioni.
Nei momenti di passaggio individuali e collettivi ci sono libri particolarmente preziosi che aiutano a comprendere in profondità la natura delle crisi, danno parole alle emozioni e illuminano zone buie. Qoèlet, vetta altissima della tradizione sapienziale biblica, è uno di questi, e si configura come una profonda ed efficace cura delle due principali malattie di tutte le fedi, religiose e laiche: l'ideologia e la ricerca di facili consolazioni attraverso risposte banali a domande difficili e tremende del vivere. Il libro biblico è stato scritto in Israele durante la conquista greca, quando un grande impero stava imponendo la sua lingua e la sua cultura. Alcuni intellettuali ebrei erano affascinati da quel mondo e dai suoi valori di ricerca della felicità, del profitto, del piacere e della giovinezza. C'era però chi vedeva in quella «globalizzazione» la crisi profonda della cultura d'Israele. Tra questi, Qoélet, la cui meditazione è utilissima anche oggi per chi, in una nuova età di appiattimento dei valori, vuole pensare in profondità la natura del nuovo mondo e dei suoi dogmi. Il libro biblico è il grande confutatore dell'ideologia pelagiana meritocratica - oggi in pieno revival - secondo la quale il giusto viene ricompensato con beni, salute, figli, mentre il malvagio è sventurato e povero perché colpevole. Qoèlet si rivela così un efficacie antidoto contro la nuova/antica idolatria che sta invadendo, senza trovare resistenza, le imprese, la politica, la società civile e anche alcuni settori delle Chiese.