
Il racconto lucano dell’infanzia di Gesù si articola in tre sequenze: il concepimento, la nascita e l’arrivo del dodicenne alla sua prima maturità. Con questa successione di fatti, Luca mette in scena il progressivo ingresso di Gesù nella storia; egli esiste «secondo carne» e «secondo Spirito», mentre la risurrezione costituisce lo snodo decisivo tra queste due dimensioni. Vedendo già nell’origine verginale di Gesù una realtà operata dall’azione dello Spirito, Luca organizza la narrazione dell’infanzia proprio a partire dal concepimento, facendone il perno non solo del suo racconto iniziale, ma anche del suo impianto cristologico generale. In questo modo, la prospettiva che vede lo Spirito all’opera già nel Gesù terreno, trova il suo fondamento più solido nei fatti della nascita e nell’identità della sua persona. Il rapporto della comunità cristiana con lo Spirito Santo, descritto con tanta incisività negli Atti degli apostoli, si presenta perciò come il pieno sviluppo di quanto adombrato nel vangelo lucano dell’infanzia di Gesù.
Per focalizzare il contenuto di base dell'introduzione alla lettera ai Corinzi può essere utile partire dal testo degli Atti degli apostoli in cui Luca descrive l'evangelizzazione di Corinto. Siamo nell'ambito del secondo viaggio missionario di Paolo, quello che lo porta ad attraversare le terre europee. Dal racconto emerge anzitutto la costituzione di un nuovo gruppo missionario composto da Paolo, Aquila e Priscilla, Silvano e Timoteo. L'evangelizzazione di Corinto tocca in un primo momento i giudei, ma poi, a causa della loro resistenza e opposizione, si rivolge più direttamente ai pagani o meglio ai proseliti. Il capo della sinagoga tuttavia aderisce, mentre la casa di un proselito diventa base della giovane comunità. A Corinto, dunque, sorge una chiesa abbastanza composita, con presenza piuttosto consistente di membri provenienti da esperienze tra loro diversificate.
Le tredici epistole attribuite a san Paolo si distinguono in lettere maggiori, lettere della prigionia e lettere pastorali. Tra le maggiori, la seconda ai Corinzi è la più sofferta e personale. Il testo sembra essere una compilazione di più lettere e biglietti, piuttosto che uno scritto unitario, anche se non privo di una sopraffina organizzazione retorica. L'apostolo scrive perché sollecitato da informazioni riguardanti calunnie nei suoi confronti diffuse da imprecisati avversari. Dietro lo screditamento personale di Paolo si nasconde però un attacco frontale alla sua missione verso le genti. Di fronte al pericolo che a Corinto si possa decadere dalla purezza del Vangelo verso aspetti maggiormente legati alle forme e non più alla sostanza, con grande maestria Paolo riesce a controbattere agli avversari regalandoci pagine meravigliose in cui parla di sé, della sua mistica della debolezza, in una serie di passaggi di tale altezza da rendere a buon diritto la Seconda lettera ai Corinzi la magna charta del ministero apostolico.
Il libro dell’Esodo, testo fondamentale per la fede degli ebrei e per quella dei cristiani, descrive il passaggio dalla servitù in Egitto al servizio del Signore nel deserto. In ebraico il verbo servire può significare "essere schiavo", "essere al servizio di", "lavorare" e infine "adorare". Va notato che Israele non solo passa dalla schiavitù alla libertà, fatto certamente essenziale, ma quella libertà si traduce immediatamente in un "servizio" che le dà significato e scopo.
Uno dei messaggi del libro è che Israele sarà libero solo se sarà fedele al Dio che gli ha dato la libertà. Non mancherà la tentazione di servire altri interessi – altri "dèi", come il vitello d'oro – ma ciò significherà perdere la libertà e scambiarla per una nuova schiavitù. È solo puntando in alto, molto in alto, che Israele conserverà la libertà trasformandola nella sua autentica patria molto prima di arrivare nella terra promessa.
Sommario
Sigle. Introduzione. I. Che cosa bisogna sapere per leggere il libro dell’Esodo? II. Che cosa ci racconta il libro dell’Esodo? III. Il libro dell’Esodo: un canto piano o una cantata a più voci? IV. Il mondo delle leggi e il loro stile. V. Tema 1: Chi è il Signore? VI. Tema 2: L’indurimento del cuore e le piaghe d’Egitto. VII. Tema 3: Il roveto ardente e la sorgente dalla roccia: Dio e Mosè. VIII. Tema 4: Sul mare la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque (Sal 77,20) – Il miracolo del mare (Es 14,1-31). IX. Tema 5: Il Signore è in mezzo a noi sì o no? (cf. Es 17,7). X. Tema 6: «Pianterò la mia tenda in mezzo agli Israeliti» (cf. Es 29,45). XI. Tema 7: La Legge è prescrittiva o descrittiva? XII. Tema 8: «Sei sceso sul monte Sinai e hai parlato con loro dal cielo» (Ne 9,13). XIII. Tema 9: «Davanti a me riunite i miei fedeli, che hanno stabilito con me l’alleanza offrendo un sacrificio» (Sal 50,5). XIV. La ricezione del libro dell’Esodo. XV. Il libro dell’Esodo e la cultura occidentale. XVI. Conclusione. Breve bibliografia sul libro dell’Esodo.
Jean-Louis Ska, gesuita belga, è professore al Pontificio Istituto Biblico. Autore di opere tradotte in inglese, francese, spagnolo, portoghese, cinese e giapponese, per EDB ha pubblicato di recente: Specchi, lampade e finestre. Introduzione all’ermeneutica biblica (22017); Lo scudo e la farina. Omero, la Bibbia e Dostoevskij (2015); Antico Testamento. 1. Introduzione (22017) e 2. Temi e letture (32018) e La musica prima di tutto. Saggi di esegesi biblica (22020).
«Queste pagine accusano la distanza da un approfondito scavo biblico dei testi; non mi appartiene la profondità degli esegeti, che peraltro hanno tutta la mia stima e la mia gratitudine. Li considero una benedizione per tutti noi che li abbiamo avuti compagni di viaggio preziosi dai giorni del Concilio a oggi.
Oltre la distanza da una raffinata esegesi, d’istinto si potrà cogliere nel mio commento una sproporzione tra testi più a lungo commentati e altri meno approfonditi. La sproporzione viene dalla vita, la mia. Che mi ha portato a sostare più a lungo, anche per ragioni pastorali, su alcuni passaggi del Vangelo e meno su altri.
Sono innamorato – la parola è degna e bellissima – innamorato di Gesù di Nazaret, del rumore leggero dei suoi passi e a volte penso con emozione al movimento che è scaturito dai suoi passi, dal suo viaggio. Dal suo viaggio i nostri viaggi. Non saremmo quello che siamo, non ci troveremmo al punto in cui siamo, non avremmo la visione del mondo che abbiamo se non avessimo sentito il rumore dei suoi passi e se non lo avessimo seguito, pur con tutte le infedeltà che ci segnano, per acuto di nostalgia».
Il Libro di Giona si trova tra i libri profetici, ma potrebbe essere collocato anche tra gli scritti sapienziali. Si tratta di un racconto/parabola in cui il profeta recupera il dialogo con Dio. La "conversione" di Dio è il punto focale del libro e l'approdo di tutta la storia.
Il discorso del monte nella redazione dell'evangelista Matteo costituisce la prima articolatissima presentazione del Regno dei cieli che Gesù è venuto a rendere vicino.
I racconti della Bibbia non sono nati, in primo luogo, per informare sul passato, né per elaborare una teologia sistematica. Il loro obiettivo era anzitutto trasmettere esperienze vitali. "Quei racconti non contengono verità, ma piuttosto indicazioni su strade da percorrere, le strade che hanno condotto il popolo di Israele a scoprire la sua identità, che gli hanno permesso di uscire da vicoli ciechi e superare le grandi crisi della sua storia. I racconti biblici rispondono quindi a domande sull'identità e sull'esistenza. Essi vogliono trasmettere alle generazioni future i tesori più preziosi del passato, quelli da cui dipende l'esistenza di un popolo" (dalla Prefazione). Se è vero che i racconti biblici sono usati ogni giorno per illustrare verità o confermare la validità di insegnamenti, si tratta tuttavia di un'utilizzazione dei racconti, non della loro interpretazione. Quest'ultima prende sul serio tutti gli ingredienti che entrano nella composizione del racconto e il loro legame, e presta attenzione anzitutto ai dettagli. Nel proporre un manuale sulla narrazione nella Bibbia, l'autore intende fornire una "cassetta degli attrezzi" e non analisi bell'e fatte. Il significato di un racconto è infatti inseparabile dall'esperienza della lettura.
Gesù di Nazaret visse in un preciso contesto culturale e il messaggio dell'incarnazione di Dio non sarebbe neppure intellegibile, se non comprendesse la dimensione della sua inculturazione. Proprio lo studio dell'ambiente culturale del Gesù storico ci aiuta a comprendere meglio la sua umanità. Essa è quella di un giudeo, che conservava i tratti specifici di un semita, appartenente alla tradizione mosaica e profetica d'Israele - senza la quale non si riuscirebbe a capire quale sia stata l'originalità delle sue prese di posizione -, pur essendo inserito in un quadro di cui l'ellenismo rappresentava la cornice culturale dominante. Gli studi presentati da Romano Penna richiamano l'attenzione sui due versanti storico-culturali dell'umanità di Gesù. Dopo un capitolo introduttivo, tre capitoli approfondiscono la figura di Gesù all'interno del giudaismo e tre in riferimento all'ellenismo. Il capitolo conclusivo apre la prospettiva al dopo Gesù, affrontando l'universalismo di Paolo.
A causa di una scommessa tra Dio e Satana, un uomo giusto, ricco e felice viene privato dei beni e dei figli, e ferito nel corpo da una malattia ripugnante. La moglie gli consiglia di maledire Dio, mentre tre amici lo compiangono. Il moderato e severo Elifaz, il giovane e impulsivo Zofar e il sentenzioso Bildad difendono la tesi tradizionale della retribuzione terrena: se Giobbe soffre, vuole dire che ha peccato. Alternando il suo grido di rivolta a espressioni di sottomissione, il protagonista di questo capolavoro della corrente sapienziale della Bibbia si scontra con il mistero di un Dio che affligge l’uomo giusto.
A questo punto interviene un nuovo personaggio, Eliu, che dà torto sia a Giobbe che agli amici e, con un'eloquenza verbosa, tenta di giustificare la condotta divina. Viene però interrotto da Dio in persona, che rimprovera gli interlocutori e restituisce a Giobbe i figli e i beni.
Già a partire dalla fine del II secolo la tradizione cristiana attribuisce il terzo Vangelo a Luca, colto medico proveniente dal mondo ellenista e nativo della città di Antiochia, in Siria.
La composizione del testo, avvenuta probabilmente in Grecia, è tardiva.
Quando l'evangelista scrive, già "molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti" e la descrizione lucana della distruzione di Gerusalemme, coincidente con quella proposta dagli storici del tempo, fa pensare che il terzo Vangelo sia stato scritto dopo la caduta della città, quindi tra il 70 e l'80 d.C. I destinatari sono cristiani di mentalità greca ai quali Luca spiega le consuetudini giudaiche, omettendo sistematicamente parole dure nei confronti dei pagani e ponendo in evidenza la portata universale della buona notizia.
Sugli Atti degli apostoli la tradizione cristiana fornisce le seguenti informazioni: il libro è unito al terzo vangelo, di cui costituisce la seconda parte; entrambi sono opera di Luca; a partire dal III secolo è stato considerato come appartenente al canone delle Scritture; un secolo più tardi veniva usato dalle comunità cristiane per le letture liturgiche del tempo pasquale.
Nel profilo che Luca traccia della comunità primitiva, la tradizione della Chiesa ha visto gli elementi caratteristici della norma interna che struttura la vita cristiana; e a questo profilo hanno rivolto lo sguardo, nel corso dei secoli, coloro che si sono proposti di riformarla. Gli inizi della vita monastica sono stati influenzati dai «quadri» dipinti dall’evangelista e molti missionari e fondatori si sono ispirati alla «vita apostolica» descritta negli Atti. Poco si può dire a proposito del luogo e della data di composizione. A livello di semplici ipotesi sono state indicate Roma, Efeso o qualche città della Grecia, della Macedonia o dell’Asia Minore. Sulla data di composizione, gli studiosi convergono sugli anni 80.
Degli Atti degli apostoli il volume propone:
– il testo della Bibbia CEI 2008 con introduzione e note dalla Bibbia di Gerusalemme;
– il testo greco: è tratto dall’edizione interconfessionale The Greek New Testament (GNT), basato prevalentemente sul codice manoscritto B (Vaticano), risalente al IV secolo;
– la versione interlineare in lingua italiana: eseguita a calco, cerca di privilegiare il più possibile gli aspetti morfologico-sintattici del testo greco, anche a scapito, in alcuni casi, della semantica.
In aggiunta alla ricchezza della Bibbia di Gerusalemme e al testo in lingua originale, grazie alla versione interlineare lo strumento consente anche a chi non conosce o conosce solo parzialmente la lingua antica di coglierne le specificità e il ritmo, per una fruizione più piena di un contenuto che non è solo testo sacro ma anche opera letteraria. La collana è adatta anche a un pubblico laico.