
Si giunge con questa pubblicazione al quinto volume della traduzione in lingua italiana del Commento ai Salmi di Flavio Magno Aurelio Cassiodoro (485 ca. 580 ca.). Per i precedenti sono stati scelti salmi che potevano raggrupparsi sotto un unico tema; questo, invece, contiene i commenti a ventitré componimenti piuttosto slegati fra loro. Il titolo è senz’altro appropriato, in quanto tiene conto di una verità molto cara a Cassiodoro: la lode al Signore è davvero l’opus Dei, ed è, in un certo senso, quasi un’anticipazione del paradiso; essa, però, va cantata soprattutto «con la cetra della vita». Cassiodoro scopre con disarmante facilità il senso cristologico dei Salmi: secondo lui, anzi, è il Signore stesso che parla in molti di essi. Ed è di pari evidenza per Cassiodoro la lettura del senso ecclesiologico, anche perché la Chiesa è un tutt’uno con il suo Sposo.
L’Epistolario di don Bosco costituisce lo strumento principe per conoscere il suo essere e il suo operare, la sua mentalità e il suo pensiero, i suoi interessi e le sue avversioni: in altre parole lo sviluppo progressivo, materiale e morale, della sua Opera. I primi destinatari dell’Epistolario sono le comunità educative, quelle ecclesiali e particolarmente i membri della Famiglia salesiana, che in esso potranno scoprire la poliedrica figura di don Bosco come uomo, prete, padre, maestro, educatore, fondatore, operatore sociale, comunicatore, santo e così via.
Ma come tutti i grandi epistolari, anche quello di don Bosco emette segnali in più direzioni: può infatti essere oggetto di attenzione da parte di storici, psicologi, pedagogisti, sociologi, antropologi culturali, linguisti, semiologi, studiosi di spiritualità, esperti di comunicazione. E tutto ciò senza che possa essere considerato in alcun modo un epistolario a carattere letterario, artistico, politico, ascetico, bensì un epistolario di vita quotidiana di un uomo dell’Ottocento che, grazie anche alla fitta corrispondenza con un’ampia galleria di persone e personalità di ogni classe sociale, è riuscito a lanciare e realizzare grandiosi progetti, in buona parte tuttora attuali, per l’educazione dei giovani, soprattutto i più poveri.
Gli scritti qui pubblicati di Elisabetta sono:Diario(anni 1899-1900);Lettere (in numero di 346 in tutto),che vanno dai suoi primi anni a qualche giorno prima della morte;Trattati spirituali (Il cielo nella fede,La grandezza della nostra vocazione,Ultimo ritiroil suo capolavoro e Lasciati amare) tutti scritti brevi ma molto densi di spiritualità, risalenti a qualche mese prima della sua morte;Composizioni poetiche(tot.123),lette o cantate in occasione di feste; Note intime:brevi componimenti,spesso preghiere tra cui la famosa:“O mio Dio,Trinità che adoro”. Questa nostra traduzione è condotta sull’edizione critica realizzata da p. Conrad De Meester (J’ai trouvé Dieu. Oeuvres complètes, 3 voll., Cerf, Parigi 1979-80).Il volume presenta gli scritti in ordine cronologico,con il vantaggio di seguire meglio la nascita e la maturazione della vocazione e della spiritualità di Elisabetta fino alla sua massima espressione. Di notevole rilievo l’Introduzione di p.Luigi Borriello o.c.d.,che presenta il livello storico-spirituale e il livello teologico dell’opera di Santa Elisabetta.
Il volume parte dalla consapevolezza che, per gli autori antichi e medievali, il prologo di un'opera serve a esporre a favore del lettore i principi metodologici che guidano il lavoro dello scrittore. In particolare, quando si ha a che fare con il commento a un libro biblico, il prologo esporrà le linee guida che si intendono individuare nel testo sacro. Ora, per i commentari latini del XII secolo al Cantico dei cantici, è possibile riconoscere in queste linee guida «figure di teologia», ossia modalità distinte (secondo l'autore, il suo contesto di formazione e di vita, i lettori a cui si rivolge) di accostarsi all'«oggetto Dio». Lo studio presente, dopo aver messo in luce l'ampia presenza dei commenti al Cantico nel XII secolo e la loro connessione con il passato, indaga tre filoni differenti di analisi: le letture mariane del poemetto biblico (Onorio di Autun, Ruperto di Deutz, Ugo di S. Vittore, Alano di Lilla); la ricerca cisterciense della perfezione dell'anima (Bernardo, Gilberto di Hoyland, Guglielmo di S. Thierry, Giovanni di Ford); altre letture che risentono della Scuola (ancora Onorio di Autune Riccardo di S. Vittore). Di ognuno di questi autori e del suo commentario viene studiata la proposta di teoogia come modo di addentrarsi in Dio facendone viva esperienza, e non solo come oggetto di studio filosofico/logico.
Opera altamente originale: l'esistere e l'operare del Cristo in noi e la nostra partecipazione alla sua vita divina.
La Legatio ad Gaium (Ambasceria a Gaio) di Filone di Alessandria fu composta dopo un grave episodio di violenza antiebraica verificatosi nella capitale d'Egitto nel 38 d.C., durante il principato di Caligola. Con questo scritto l'Autore, noto esponente della comunità giudaica cittadina, offre un resoconto della missione diplomatica condotta presso l'imperatore e volta a ripristinare i diritti dei suoi correligionari. L'opera è inoltre ricca di preziose riflessioni sui rapporti tra Roma e gli Ebrei d'Egitto nella prima età imperiale.
Isacco di Ninive è un autore spirituale siro del VII secolo, vissuto da monaco nel monastero della natia Beth-Abe. Per iniziativa del vescovo Giorgio I divenne a sua volta presule di Ninive, succedendo a Mosè (661). Resistette però solo alcuni mesi, poi rinunciò all'incarico sotto prevalente impulso alla vita monastica, e raggiunse il proprio eremitaggio. Ebediesu gli attribuisce «sette tomi sulla Direzione spirituale, sui Divini Misteri, sul Giudizio e sulla Provvidenza».
Un solo fatto è certo: Isacco fu ritenuto uno degli scrittori più importanti di tutto l'Oriente ed enorme è stata la sua influenza letteraria ed ascetica.
L'opera qui presentata è costituita da due volumi di Discorsi ascetici; il primo raccoglie i primi 39 ed è dedicato, come dice il sottotitolo, alla «ebbrezza della fede» ovvero alla illustrazione della bellezza intrinseca della vita cristiana, intesa come elezione unica di Dio per lievitare il resto del mondo.
Si tratta di un inedito in italiano e la sua traduzione, come l'apparato critico, sono
opera di due specialisti nel settore filocalia: Maria Gallo (primi 19 discorsi) e Paolo Bettiolo (discorsi che hanno condotto il lavoro direttamente sul testo originale siriaco - novità assoluta, se si pensa che l'edizione inglese del 1923 era del tutto insoddisfacente, mentre quella recente francese è ripresa dal testo greco di Isacco. Così, uno dei testi più belli della spiritualità orientale entra finalmente in possesso del lettore italiano, con la garanzia di essere presentato nel modo giusto, data la facilità con cui viene travisata la chiave interpretativa in autori quale Isacco di Ninive.
Esegesi non facile per un libro difficile: queste Omelie ripropongono a una lettura cristiana l'attrattiva temibile e grande della santita di Dio.
Raccolta di testimonianze scritturistiche a dimostrazione che la storia della salvezza e la realizzazione progressiva di una serie ininterrotta di profezie divine.
Appaiono qui per la prima volta in italiano le Omelie su Giosue, pronunciate da Origene tra il 249 e il 250, durante la persecuzione di Decio.
L'Historia ecclesiastica oltre ad essere l'unica opera a noi pervenuta e anche la sola fonte per un profilo biografico dell'autore.
La profonda spiritualita e la costante preoccupazione per la fede, fanno del Damasceno l'ultimo grande teologo della Chiesa greca antica.