
Raccolta di orazioni funebri.
Non è un'autobiografia, né un diario intimo: il "Libro della mia vita" è il racconto delle meraviglie che Dio ha operato nella vita di Teresa d'Avila, come lei stessa afferma. Una raccolta di esperienze, di fatti mistici, di memorie. Lo stile semplice, la freschezza dell'espressione, la concretezza pratica, il suo humour introducono quasi con naturalezza ai gradi più alti dell'orazione, che la protagonista definisce "rapporto di amicizia con Dio". Una rara testimonianza, quanto mai attuale, di quella sintesi tra contemplazione e azione che l'uomo di oggi ricerca con tanta fatica.
Jean-Joseph Surin, gesuita francese, è tra i più grandi mistici del XVII secolo, ma anche uno dei più dimenticati. Molti ne sono rimasti affascinati: da Bossuet a Fénelon, da Teresa di Lisieux a Raïssa Maritain.
L’eccezionale statura spirituale di Surin è stata a lungo oscurata dalla sua malattia mentale e dalle intricate vicende che l’hanno visto coinvolto in strani fenomeni di possessione diabolica a Loudun. Nel ’900 è stato riscoperto da studiosi di fama mondiale come Brémond e De Certeau.
La sua luce fruga nelle pieghe nascoste dell’anima. La sua penna sferzante richiama le esigenze radicali dell’amore di Dio. Dotato di solide basi teologiche e di un gusto letterario raffinato, Surin si esprime con linguaggio semplice e diretto. Come tutti i grandi, riesce a condensare la ricchezza della sua proposta in poche idee che ripete con insistenza e rappresenta con efficace concretezza visiva.
Quest’ampia antologia del suo Epistolario consente di accostare un’esperienza mistica di eccezionale qualità.
Le lettere qui presentate (116 delle 594 dell’edizione critica di M. de Certeau) sono state qui raggruppate dal curatore sotto 6 tematiche fondamentali, che bene riassumono le caratteristiche salienti della mistica di Surin:
• Esperienza mistica e vita di fede
• La forza del linguaggio mistico
• La testimonianza mistica dei santi
• Forme e luoghi dell’esperienza mistica
• Forme e luoghi dell’esperienza mistica
• Gioia mistica e fatica ascetica
• Esperienza mistica e apostolato
Indici e prospetti sinottici permettono di rintracciare ogni lettera.
DESTINATARI
Studiosi di teologia spirituale e mistica, persone sensibili a una radicalità di vita spirituale, chi è impegnato nell’accompagnamento spirituale.
AUTORE
Jean-Joseph Surin (1600-1665), gesuita, mistico e scrittore, “discepolo” di Lallemant. Come uomo di intensa spiritualità è stato inviato al monastero femminile di Loudun per esorcizzare le monache che si credevano “possedute” dal diavolo. Si ammalò, divenne “folle” e per 20 anni visse questa tragedia. Guarito, riprese la sua azione pastorale, e la sua influenza in tutta la Francia. Lasciò numerosi scritti, tra i quali il Catechismo spirituale, i Dialoghi spirituali, ecc. La sua corrispondenza comprende quasi 600 lettere.
CURATORE
Ezio Bolis, sacerdote di Bergamo, ha conseguito il Dottorato in Teologia presso l’Università Gregoriana di Roma. Insegna Storia della Spiritualità e Teologia Spirituale nel Seminario di Bergamo, alla Facoltà Teologica di Milano e all’Università Salesiana di Torino. Dirige la Fondazione “Papa Giovanni XXIII”. Collabora con varie riviste.Tra i suoi scritti: Con cuore di padre. La spiritualità di don Carlo Gnocchi (Àncora, 2001); «Gesù, amarti e farti amare». L’esperienza spirituale di s. Geltrude Comensoli (Glossa, 2007). Per le Paoline ha curato I Trattenimenti di san Francesco di Sales (2000) e Solo con Dio, in compagnia degli uomini (2002), un’antologia di scritti di Charles de Foucauld.
Teresa d’Avila (1515-1582), che il 27 settembre 1970 Paolo VI proclama Dottore della Chiesa, emerge da questa opera come donna dal temperamento forte, capace di affrontare sfide enormi e, al tempo stesso, grandi sacrifici pur di raggiungere lo scopo in cui crede senza mai vacillare: la riforma dell’Ordine carmelitano. Coraggiosa tanto da tener testa a confessori, vescovi, alte autorità religiose e da interpellare personalmente il re di Spagna pur di difendere la sua fede, la riforma e le persone che stima e ama (in particolare Gracián e le sue suore).
L’autore racconta la storia delle diverse fondazioni di conventi carmelitani femminili e maschili che Teresa effettua in varie città della Spagna. E anche la storia dei suoi numerosi viaggi, compiuti senza esitazione con ogni mezzo del tempo (carrozza, dorso di mulo e... a piedi), sotto il caldo torrido o le piogge torrenziali. Il racconto è arricchito di ampie citazioni degli scritti di Teresa, delle sue lettere e delle testimonianze di personaggi che la conobbero direttamente.
Ne esce una Teresa perspicace, coraggiosa, capace di umorismo e persino di autoironia.
Destinatari
Le giovani d’oggi, insegnanti, genitori. Una storia al femminile di grande interesse.
Autore Carlos Ros (Santa Olalla del Cala, Huelva, 1941) è sacerdote e scrittore, laureato in Filosofia e Teologia rispettivamente a Comillas e a Roma. Autore di una cinquantina di libri, ha dedicato particolare attenzione all’approfondimento di personaggi e temi sivigliani. Per l’editore San Pablo ha pubblicato biografie di sant’Isidoro Lavoratore, sant’Angela della Croce, María Emilia Riquelme, del beato Leopoldo de Alpandeire e del venerabile Miguel Mañara. Negli ultimi anni si è rivolto quasi esclusivamente allo studio dei primi discepoli di Teresa di Gesù, pubblicando le biografie di Jerónimo Gracián, María de San José e Ana de Jesús.
Le Lettere cristologiche di Atanasio, redatte tra 370 e 372, sono pietre miliari della storia della teologia. La Lettera a Massimo è un limpido sommario del pensiero atanasiano. L'unicità e lo scandalo dell'incarnazione e della croce assumono senso solo considerandone il fine: la salvezza. Solo Dio, non un altro uomo o una creatura, poteva salvare l'uomo, cioè divinizzarlo. E solo avendo un corpo umano, Cristo poteva offrirlo al Padre per tale fine. Con riferimento al culto, invece, la Lettera ad Adelfio afferma la distinzione e l'inscindibilità, in Cristo, di umanità e divinità. Infine, la Lettera a Epitteto, la più famosa delle tre, espone un catalogo di undici opinioni cristologiche dibattute e qui contestate da Atanasio, costituendo il punto più alto a cui si è spinta la sua cristologia. Testo originale a fronte.
Questo volume è dedicato da Walther Völker – uno dei massimi patrologi tedeschi del XX secolo – all’approfondimento di un aspetto fondamentale della figura di Massimo il Confessore finora sostanzialmente poco considerato, quello della vita spirituale.
Massimo (580-662 circa) fu un personaggio di primo piano nella discussione teologica dei suoi tempi, difensore della cristologia ortodossa del Concilio di Calcedonia, e per questo dovette subire le violenze dell’autorità imperiale, tanto da meritarsi il titolo di ‘Confessore’, tipico di coloro che ‘confessavano’ la fede cristiana a costo della sofferenza. Per il suo pensiero, la sua spiritualità e la sua passione fu famoso durante tutto il Millennio bizantino, ma nell’età moderna sostanzialmente trascurato.
La riscoperta di Massimo è dovuta sicuramente alle ricerche di von Balthasar, che risalgono al 1940, ma il grande teologo dedicò il proprio interesse soprattutto alla teologia e alla metafisica dello scrittore. Rimaneva sostanzialmente poco considerato un secondo aspetto dell’insegnamento del Confessore, vale a dire tutta la parte più ampiamente ‘spirituale’, da intendersi nella forma dell’ascesi, della vita monastica, della meditazione. Questo è, appunto, l’ambito della produzione di Massimo a cui si è dedicato Völker. Il grande patrologo ha scritto sull’argomento un volume monumentale, ricchissimo di dati, di citazioni, di riferimenti. Völker ha ricostruito la spiritualità di Massimo nei minimi dettagli, ma anche collocandola nella storia della spiritualità cristiana orientale, individuando in lui, mediante un poderoso lavoro erudito, le tracce dei mistici che lo precedettero, come Clemente di Alessandria, Origene, Gregorio di Nissa, e soprattutto Dionigi l’Areopagita ed Evagrio, in una fitta trama di rimandi e di presenze.
Grazie a questo studio Massimo emerge in tutta la sua grandezza, e insieme a lui spiccano le grandi figure che ne determinarono gli interessi spirituali.
Walther Völker (1896-1988) è stato uno dei più autorevoli patrologi tedeschi del secolo scorso. Libero docente a Halle nel 1927, individuò l’ambito più specifico dei propri interessi cimentandosi con Origene, del quale sottolineò soprattutto la mistica in un volume pubblicato nel 1931 (Das Volkommenheitsideal des Origenes). A questo saggio innovativo, che si distaccava dal giudizio vulgato su Origene, seguirono gli studi su Filone di Alessandria (1938), su Clemente di Alessandria (1952), su Gregorio di Nissa (1955; tradotto in italiano da Chiara O. Tommasi per Vita e Pensiero nel 1993), su Dionigi l’Areopagita (1958) e questo su Massimo il Confessore, del 1965. La linea della spiritualità greca cristiana si concluse nel 1974 con uno studio su Simeone il Nuovo Teologo.
DESCRIZIONE: Il cristianesimo antico ha condannato gli spettacoli, senza riserve e senza eccezioni. Perché nei confronti di una delle dimensioni più importanti della vita civile tardoantica la chiesa non adottò un atteggiamento di valutazione critica, di scelta e di risignificazione in senso cristiano, come avvenne in altri campi, ma predicò con tenacia un’esclusione ed un rifiuto difficili da mantenere e per molti aspetti impopolari anche fra i cristiani? Le spiegazioni tradizionali che vengono date di questo fenomeno, spesso sottovalutato dagli storici, fanno leva sull’immoralità e sull’idolatria dei contenuti degli spettacoli ma, pur contenendo certamente una parte di verità, rischiano di non coglierne le ragioni più profonde.
Attraverso una serrata indagine condotta su un’ampia mole di testi della cultura pagana e cristiana, da Platone ad Agostino e Giovanni Crisostomo, questo libro propone un’interpretazione nuova del problema e fa riemergere dall’antichità cristiana i tratti di un affascinante sistema di pensiero, capace di riflettere con grande profondità sulla struttura della rappresentazione, sull’ambiguo rapporto tra verità e finzione che in essa si instaura, sulla relazione tra spettatore e attore, ma anche sulla valenza metaforica del teatro interiore e di quello cosmico. Un pensiero che, in definitiva, ha qualcosa da dire sulla stessa identità cristiana e sulla natura essenzialmente antispettacolare del dramma di cui Dio e l’uomo sono protagonisti nell’evento della salvezza. Un pensiero a volte sconcertante ma dagli esiti sorprendentemente moderni, con cui gli uomini del nostro tempo, immersi nella “società dello spettacolo”, possono vivere un prezioso confronto.
COMMENTO: La prima e completa storia di come i cristiani abbiano affrontato il problema degli spettacoli, tra condanna e persecuzione.
DESCRIZIONE: Tommaso Acerbis de Viani, meglio noto come Tommaso da Olera o Tommaso da Bergamo (1563-1631), appartiene alla eletta schiera degli umili asceti della riforma cattolica. Dapprima pastore di pecore, poi fratello laico cappuccino, adempì per tutta la vita all’incarico di «lavatore di scudelle» e frate questuante per i conventi del Veneto, del Trentino e del Tirolo. Semianalfabeta, dotato di doni profetici e taumaturgici, percorse la valle dell’Inn catechizzando contadini e potenti. Morì in odore di santità dopo un’esistenza trascorsa nell’adorazione di Cristo crocefisso e nella venerazione della Vergine.
Nei suoi scritti ci ha lasciato un metodo completo e preciso per salire la «scala» che porta a Dio: un percorso che va dalla vita attiva alla purgativa e unitiva, attraverso le pratiche dell’orazione, della meditazione, della contemplazione, fino ai gradi eminenti della presenza di Dio, degli stupori, delle estasi. Strumento privilegiato dell’ascesi è la via della croce, che fa giungere all’«amor puro, cordiale, filiale», a Dio, cui l’anima si unisce.
L’edizione critica che qui si appronta consta di tre volumi e comprende, a eccezione delle lettere, tutti gli scritti del venerabile: nel primo si pubblica la duplice redazione della Selva di contemplazione (il trattato per gli incipienti), nel secondo le due versioni della Scala di perfezione (il trattato per i proficienti), nel terzo compariranno altre operette ascetiche e i Concetti morali contro gli eretici, lo scritto per ricondurre i «fratelli» protestanti alla chiesa di Roma.
COMMENTO: In prima edizione critica gli scritti del padre cappuccino (1563-1631), tra i massimi mistici dell'età della controriforma, che ha influenzato la spiritualità cattolica fino a papa Giovanni XXIII (grande estimatore di Tommaso da Olera).
Qui pubblicato il suo capolavoro.
ALBERTO SANA si è prevalentemente occupato di letteratura secentesca. Ha pubblicato, insieme a Sergio Bozzola, l'edizione commentata del Tribunale della Critica di Francesco Fulvio Frugoni (Parma 2001).
Questa nuova edizione della "Storia della letteratura cristiana antica", riveduta e ampliata, intende mettere in rilievo precipuamente gli aspetti letterari che caratterizzano gli scritti dei primi secoli cristiani e che spesso vengono trascurati dalle analoghe opere esistenti. La produzione letteraria cristiana è stata considerata quasi sempre o come strumento per la storia della Chiesa antica o come aspetto particolare della storia del pensiero patristico. Quest'opera, invece, vuole considerare l'insostituibile apporto che il cristianesimo ha arrecato alla formazione della cultura occidentale. Il termine "cultura" deve essere inteso in senso lato, e non esclusivamente come se si identificasse con i raggiungimenti artistici; essa comprende il pensiero, le problematiche, le soluzioni che l'antico cristianesimo produsse e visse al proprio interno. In tal modo si recupera, pur osservandola in un suo ambito specifico, la peculiarità del messaggio evangelico, che costituisce il nucleo insostituibile di ogni forma letteraria cristiana. Antichi e nuovi contemporaneamente furono i contenuti e i generi di questa letteratura, che costituì il passaggio dalla civiltà antica a quella medievale.