
Atti della Conferenza sul tema 'Tommaso d'Aquino e il dialogo con l'Islam', Aquino 7 marzo 2009.
«Quello di Tommaso è un vero umanesimo "simbolico e integrale che permette di concludere che "il modo di esistere che comporta la persona umana è più degno di tutti»
Gianfranco Ravasi
Prefazione di Massimo Cacciari e postfazione di Inos Biffi.
L'autore segue Tommaso sia nel distinguere differenti sfere e dimensioni dei beni personali e sociali, sia nel riconoscere diverse azioni e politiche che verso di essi si indirizzano. Ciò lo conduce alla riflessione di specifiche idee a proposito delle condizioni della comunità, le quali sono, a loro volta, condizioni politiche e giuridiche. Egli cita Tommaso a riguardo dell'esigenza di un solido amore del bene pubblico e suggerisce che esso può essere inteso nei termini di un concetto non così centrale negli scritti di Tommaso, vale a dire il concetto di cultura. Si tratta di un'idea molto interessante che apre ad un potenziale legame del pensiero tomassiano al mondo contemporaneo.
Perché presentare nuovamente al pubblico la Didachè, che sin dalla sua scoperta (1873) e prima pubblicazione (1883) è stata oggetto di numerose traduzioni, studi e commenti? La risposta è una sola: l’esigenza di osservare il testo sotto una luce nuova. La Didachè veniva considerata come la più antica opera della Patristica Cristiana, e, giustamente, era vista come una straordinaria testimonianza della vita di una Comunità alla fine del I sec., nel particolarissimo momento della prima elaborazione di un cammino di fede attraverso cui si sarebbe operato il progressivo sviluppo di tutta la Chiesa. Abbiamo cercato qui quanto più possibile di metterne in luce i profondi legami con l’ambiente ebraico di origine, cercando di intravedere, attraverso il greco della koinè, parole ed espressioni che permettessero di risalire al contesto culturale e spirituale dell’ebraismo. Del resto siamo di fronte ad un’opera che certamente si è avvalsa di testi precedenti composti sia in ebraico che in aramaico. Lo stesso titolo dell’opera viene reso con Torah, termine ebraico corrispondente ad “insegnamento”, in greco Didachè. Quando il testo venne pubblicato gli studiosi ebbero l’impressione di essere trasportati sulla scena delle origini cristiane, all’epoca in cui i membri della Comunità ebraica messianica erano assidui nell’ascoltare la didachè degli apostoli (At 2,42) e la Comunità si apriva all’ingresso dei goyim, dei pagani che decidevano di convertirsi. Un ebreo e una cristiana rileggono e commentano quello che alcuni considerano il più antico testo cristiano, che forse precede anche le Lettere di Paolo e i Vangeli.
La ricca raccolta di liriche latine preparata da un giovane poeta contemporaneo, che scrive unicamente in latino, permette, oggi soprattutto, di recuperare e riflettere sul complesso e organico substrato culturale talora lasciato ai margini della cultura ufficiale. Con questa raccolta Mauro Pisini, efficacemente sostenuto dal prof. Manlio Sodi e da altri appassionati cultori d’un sapere senza limiti né di spazio né di tempo, ha richiamato in vita una consuetudine viva qualche secolo addietro, e ha sfidato l’impossibile con coraggio davvero eroico.
Il prof. Pisini non solo è vero poeta, ma sa dimostrare che anche in piena epoca tecnologica un elevato sentimento dell’anima si può compiutamente esprimere in latino, una lingua più viva che mai. Con quest’opera, unica nella sua solida impalcatura formale, il poeta tocca tutte le corde che un’anima nel nostro tempo riesce a percepire, ad assimilare e ad estrinsecare.
La lettura talvolta può presentare qualche difficoltà soprattutto a quanti non hanno eccessiva dimestichezza con l’antica lingua di Roma, che in questo volume, almeno per l’aspetto formale, rivive gli splendori dell’età augustea. Del resto i maestri, dai quali l’Autore è stato allevato, appartengono tutti a quel periodo, anche se non mancano i più significativi autori sia del Medioevo sia del Rinascimento sia delle epoche successive, che rivivono nelle sottili allusioni in più luoghi del volume.
L’opera permette di compiere un percorso “corpo a corpo” (Comminus), quasi un insieme di incursioni in tematiche che il prof. Pisini ha saputo affrontare ed esprimere anzitutto in lingua latina. Affiancano il lavoro dell’Autore Chiara Savini, docente di lettere, che ha curato le versioni dei testi, e il poeta Nicola Scapecchi, autore delle note.
Scorrendo le varie sezioni si è condotti come in un viaggio immaginario con brani poetici da leggere e ascoltare per realizzare autentici colloqui con se stessi, con la natura, con i sentimenti… con quelle realtà e situazioni della vita che contribuiscono – se ben “letti” – a cogliere in profondità il mistero che avvolge ogni persona, i suoi rapporti con gli altri e la natura.
Ciò costituisce un invito a cogliere i valori di pagine di letteratura che, se pur in latino, offrono un ampliamento e uno sviluppo anche a quella italiana, come pure di quelle altre letterature legate alle lingue neolatine che, in qualche modo, dipendono nella loro storia dalla cultura di Roma.
In occasione della Canonizzazione di Edith Stein, questo libro si propone di far incontrare e conoscere la figura di una importante mistica del XX secolo direttamente attraverso i suoi scritti. Si delinea così un cammino dell'anima verso la Trinità, reso accessibile da introduzioni e note che agevolano il lettore nella comprensione dei testi. Nella prima parte del volume, oltre ad alcuni cenni biografici, vengono presentati gli elementi fondamentali dell'itinerario di fede della Stein, prima e dopo la conversione.
Frutti di rivelazioni dirette del Signore o dell’azione illuminante della grazia concessa nella preghiera, i tre scritti tracciano il cammino di perfezione di un’anima che si apre alla rivelazione mistica con la continua e quotidiana ricerca di Dio.
Partendo dalla meditazione dei dolori fisici di Cristo, rievocati attraverso la lettura della tradizionale Via crucis, la Beata matura un approfondimento sempre più intimo della passione che la conduce all’immersione piena e totale nel cuore sofferente di Gesù, portandola a rivivere le pene dei suoi dolori morali.
In un’epoca di prìncipi e signori, alla sontuosa corte di Camerino, la giovane principessa Camilla Da Varano (1458-1524) sceglie la via della passione e della croce battendosi per indossare l’abito di clarissa. La vita di clausura le riserverà dure prove, ma anche le gioie mistiche più alte rese manifeste dalle rivelazioni di Cristo e dalle visioni di santa Chiara e di santa Caterina da Bologna. La meditazione continua del mistero della sofferenza la renderà maestra di preghiera, esempio di virtù, mistica della croce tra le più sensibili e colte del Cinquecento.
In quest’opera vengono presentati – tradotti e commentati – i più antichi manoscritti che narrano il martirio di Euplo (304 d.C.), secondo per importanza ad Agata (251 d.C.), martire della chiesa catanese; vengono inoltre classificati i numerosi manoscritti greci e latini, perlopiù sconosciuti, che sono conservati in biblioteche italiane ed estere. Il presente lavoro si snoda secondo un tracciato quanto mai vario e ricco, come ricca e aggiornata è la bibliografia che accompagna il volume. La ricerca è corredata da un percorso sulla diffusione del culto e sulle reliquie del martire, oggi conservate a Trevico e a Catania, luogo del martirio.
Maria Stelladoro è docente ordinario di lettere classiche e specialista in paleografia e codicologia greca presso la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica. Ha pure conseguito un perfezionamento in Studi Patristici e Tardo Antichi presso l’Istituto Patristico Augustiniano della Pontificia Università Lateranense e due perfezionamenti in paleografia e codicologia greca. Ha pubblicato saggi di agiografica siciliana greco-latina e di paleografia greco-latina su riviste specializzate. Ha pubblicato la monografia: Agata. La Martire. Agata (251 d.C.) ed Euplo (304 d.C.) illustrarono Catania con il loro cruento martirio.
La storia è scritta dal punto di vista dei vincitori. I vinti lasciano poche testimonianze dirette, spesso filtrate dalla visione di coloro che hanno contribuito alla loro scomparsa. Ed è incontestabile che in seno allo stesso cristianesimo primitivo alcune tendenze che godettero di successo finirono poi con l’uscire dalla storia.
Chi erano e che fine hanno fatto quei giudei che accolsero Gesù come Messia pur mantenendo uno stretto legame con i modi di vivere la fede d’Israele? Chi erano gli ebioniti e i nazorei? Che rapporto avevano con gli apostoli Paolo e Giacomo? Attraverso un affascinante percorso tra gli scritti dei Padri e i “silenzi” del Nuovo Testamento, Lémonon delinea il profilo di questi cristiani dimenticati, testimoni di una continuità tra Israele e la Chiesa, eppure rigettati tanto dal cristianesimo quanto dal giudaismo.
Jean-Pierre Lémonon, sacerdote della Diocesi di Valence, è professore di Nuovo Testamento presso la Facoltà teologica di Lione e professore invitato presso Ambatoroka (Madagascar). Per la prestigiosa rivista di studi biblici Cahier Évangile ha curato il numero dedicato a Gesù, profeta e saggio (n. 119 - 2002). È autore de Les débuts du christianisme (Éd. De l’Atelier 2003) e ha collaborato alla nuova edizione de Le monde où vivait Jésus (Cerf 2004).
Santa Gertrude, insieme a Matilde di Magdeburgo e a Matilde von Hackeborn, è una delle voci più limpide della clausura di Helfta, il monastero cistercense in Sassonia (Germania settentrionale), centro di un’importante rinascita spirituale sul finire del XIII secolo. Nell’Araldo – di cui qui si traduce il Libro II, l’unico integralmente autentico – che costituisce il suo “diario spirituale”, la santa monaca ci parla continuamente della sua conversione e della sua unione mistica a Cristo. Ella ci rivela i misteri del Cuore di Gesù e il suo segreto d’amore capace di trasformare e sublimare la vita del cristiano. Del culto al Cuore di Gesù, prima di una nutrita schiera di devoti nella storia della spiritualità – oltre alla citata Matilde von Hackeborn, ricordiamo Caterina da Siena, Maria Margherita Alacoque e Giovanni Eudes –, la santa si fa testimone e ardente propagatrice.
Gertrude di Helfta. A differenza della sua vita spirituale così ben descritta nell’Araldo con un grande dettaglio di date e di eventi, la vita materiale di santa Gertrude è davvero scarna di notizie e di avvenimenti. Nata nel 1256, a cinque anni venne affidata alle suore del monastero di Helfta. In questo cenobio, dove trascorse tutta la sua esistenza che si concluse intorno al 1301/2, ella poté vivere un’intensa vita spirituale di cui ci resta splendida testimonianza nei due libri che ci ha lasciato, l’Araldo e gli Esercizi spirituali, dove, sotto forma di rivelazioni e di istruzioni, sono narrate le sue esperienze ascetiche e mistiche.
Il Curatore. Lucio Coco, studioso di letteratura cristiana antica, ha curato tra l’altro l’edizione integrale dei Detti dei Padri del deserto (Piemme, 1997) e la prima edizione del Meterikón. Detti delle madri del deserto (Mondadori, 2002). Per quanto riguarda la storia della spiritualità ha pubblicato un’antologia di testi medievali e moderni sulla pratica della lectio spiritualis. Per le Edizioni San Paolo ha raccolto un’antologia patristica sul tema dell’invidia (2001) e ha pubblicato la prima edizione integrale dei trattati Ad Eulogio di Evagrio Pontico (2006). È curatore inoltre di due raccolte di pensieri di papa Benedetto XVI (Pensieri spirituali e Pensieri mariani, LEV).
Nel III secolo d.C. Apollonio, giovane rampollo di una nobile famiglia di Alessandria d’Egitto, è costretto a rifugiarsi nel deserto della Tebaide per salvarsi dalle persecuzioni scatenate contro i cristiani dall’imperatore romano Decio. Questa fuga precipitosa, dovuta a tragiche circostanze, si rivelerà l’inizio di un suggestivo percorso di formazione che Apollonio dovrà affrontare per comprendere il significato profondo delle virtù che caratterizzano la vita eremitica. Il deserto, custode di antichi misteri e creature leggendarie, luogo ideale per intraprendere la purificazione dell’anima, offrirà ad Apollonio numerose occasioni di incontro con gli anacoreti che avevano deciso di ritirarsi dai futili affanni della vita materiale per ricercare qualcosa di più puro e autentico nello spazio profondo della propria interiorità. Personaggi santi e talvolta bizzarri, spinti da motivazioni diverse e spesso ancora legati alle passioni umane, ciascuno però portatore di un ammaestramento morale utile per entrare in comunione con il grande mistero del Divino. Il giovane Apollonio sarà protagonista di una ricerca della propria armonia spirituale, offrendo un messaggio straordinariamente valido anche per la nostra inquieta società contemporanea.
Luca Desiato (Roma, 1941), scrittore e giornalista, si occupa attualmente di ricerche d’archivio e consulenze editoriali. In gioventù ha vissuto per diversi anni in America Latina, dove si è dedicato anche agli studi teologici. Come narratore ha pubblicato romanzi prevalentemente di carattere storico, tra cui Il Marchese del Grillo (Newton Compton, 1981, 2011); Galileo mio padre (Effatà, 1983); La notte dell’angelo. Vita scellerata di Caravaggio (Santo Quaranta, 1994, 2011); Minotauro (Mondadori, 2008).
Il libro raccoglie sessanta testimonianze sulla fede, divise per epoche storiche, tracciando quattro percorsi, ciascuno dei quali corredato da una breve rassegna di brani scelti. In ciascuna testimonianza viene offerta una breve presentazione dell’autore e una riflessione sulla fede.
La conclusione, che costituisce una “guida” alla lettura interna, e la scansione in “percorsi” rendono il volume una proposta estremamente divulgativa.
Tra gli autori inclusi spiccano alcuni nomi inconsueti come: Erasmo da Rotterdam, Cusano, Chateaubriand. Il libro si chiude con la figura del Ratzinger teologo.
Autore
Marco Doldi è nato a Genova nel 1965. Ha frequentato il Seminario Arcivescovile “Benedetto XV”. Ordinato sacerdote nel 1990, ottiene la Licenza in sacra teologia presso la Pontificia Università Lateranense (1993), il Dottorato in teologia morale presso l’Accademia Alfonsiana (1996) e il Master in bioetica presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II e presso l’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (1998). È giornalista pubblicista e collabora con il Servizio Informazione Religiosa (SIR) della CEI. È docente di teologia morale all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Genova (dal 1993), docente di teologia dogmatica e morale alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, Sezione di Genova (dal 1996), e Preside della medesima Sezione (dal 2001). Autore di numerosi articoli e testi a carattere teologico, è membro della Commissione Teologica Internazionale (2009), presso la Congregazione per la Dottrina della Fede.